Not alone


Oramai il chiarore del sole aveva quasi lasciato il posto all’oscurità della notte, illuminando tutta la città di Toronto con i suoi ultimi raggi di luce disponibili.
E questa strana atmosfera decorava il cimitero della grande metropoli canadese con delle tonalità di color marrone, la stessa che un ragazzo di 21 anni aveva già percepito sulla sua pelle qualche anno fa.
Ma per lui non era una novità.
Infatti dal 2007, anche se da solo, giungeva spesso in quel luogo, tant’che oramai non faceva neanche più caso a tutto ciò che succedeva attorno a sé, anche quando passeggiava fra le tombe in completa solitudine, non essendoci infatti nessun’altra persona là attorno.
Così, non appena si fermò all’improvviso, iniziò ad osservare attentamente una lapide grigia con una sola scritta gialla in maiuscola, “Yorke”, così si accomodò su una terra coperta, come la prima volta, di una neve bianca
- Più passa il tempo e più di manchi… - e, quando prese in mano una cornice con sovraimpressa una foto di un ragazzino di 16 anni dai capelli marroni, fissò attentamente quell’oggetto attraverso i suoi occhiali.
Ed alcune lacrime cominciarono ad uscire dalle sue palpebre, perciò Toby se li alzò leggermente in modo da potersi asciugare con una sua mano…forse aveva solamente paura che, al contatto con il freddo gelido di Gennaio, si sarebbero raffreddate in modo da rovinare la sua pelle.
- Fa talmente freddo che forse era meglio non venire... che ne pensi? - sorrise verso quell’immagine appoggiandola poi a terra davanti alla pietra sepolcrale, in modo da strofinarsi e soffiar sulle sue mani, nonostante indossasse dei pesanti guanti neri – Ovviamente scherzavo! Non potevo non venire a trovarti…
L’oramai adulto non riuscì a pronunciare nessun’altra frase, perciò abbassò il suo viso in modo da poter osservare le sue ginocchia alzate e, una volta chiusi gli occhi, iniziò a pensare ad ogni momento passato assieme, tant’che tutti gli altri studenti della Degrassi Community School non riuscivano a comprendere come un nerd e un buffone potessero essere inseparabili.
Ma il 21enne non riusciva a domenticarsi anche del periodo in cui lui, geloso della popolarità di J.T., decise distaccarsi da lui mettendo a rischio la loro amicizia.
- Non riesco ancora a credere che, ogni volta che ti faccio compagnia, c’è una specie di amacord nella mia testa! - e, una volta alzato il volto, si grattò la testa in segni di imbarazzo, ma questo gesto durò solamente il tempo di uno schiocco di dita, che abbassò il viso verso il basso - E’solamente colpa ma se adesso non sei più qui… Perché quella sera ti ho detto di uscire fuori a cercare…
- Toby, non è assolutamente colpa tua… - ed una voce proveniente da dietro alle spalle lo riportò alla realtà, facendolo girare di scatto curioso di scoprire chi fosse - É solamente colpa mia…
- Liberty?- fu l’unica parola pronunciata dall’occhialuto, stupito ed incredulo di rivedere la sua vecchia amica dai corti capelli riccioluti ferma lì in piedi.
E la ragazza di colore indugiò in quella posizione per qualche minuto in attesa di qualche altra reazione da parte sua, ma, non riscuotendo nessun successo, prese la decisione di avvicinarsi.
- So benissimo che ti presenti qui molto spesso, Tobes… e sono sicura che J.T. sarebbe molto orgoglioso di te, poiché non lo lasci mai da solo in questo buio cimitero… - sorrise dopo aver accarezzato con una sua mano coperta da di guanti blu la fredda pietra marrone situata di fronte a loro – Semmai sono io che sarei dovuta venire molte più volte…
- L’università prende molto tempo nella vita di un suo studente, quindi non devi assolutamente sentirti in colpa! – la interruppe Toby guardandola negli occhi, in modo che entrambi potessero guardare i loro visi riflessi negli occhiali di entrambi - Mentre io ne ho molto, lavorando solamente come uno stupido giudice di battaglie fra robot…
- Credevo ti piacesse… - si stupì la sorella di Danny udendo l’ultima frase e aspettò qualche reazione da parte della persona accanto a lui, ma il ragazzo decise di non aprire bocca, continuando a contemplare la lapide dell’amico morto.
In realtà la coetanea si aspettava una reazione del genere, così decise di non proseguire su questo argomento, rimanendo in silenzio per alcuni minuti, quando ad un tratto Liberty udì alcune parole.
- Lib, ma come sai che vengo qua quasi spesso? – e la guardò in maniera curiosa tentando di scoprire la verità.
- Diciamo che ho i miei informatori segreti! – e, dopo aver visto la faccia del nerd delusa dalla sua risposta, si limitò a ridere contagiandolo.
E capì che Toby non volle sapere nient’altro sull’argomento, intuendo che, se J.T fosse stato lì in quel momento avrebbe riso con loro, ignorandone il vero motivo.
E in realtà neanche loro riuscivano a capirne la ragione.
Così alla fine, quasi come se le loro menti pensassero all’unisono, i due presero la decisione di alzarsi in piedi, dando un ultimo sguardo alla lapide.
- Sai che mi manchi, vero? – furono le uniche parole pronunciate da Liberty.
- Credo che mancherai ad entrambi… - iniziò a parlare il ragazzo dagli scuri capelli marroni, il quale rimase ancora un po’ piegato sulle sue ginocchia fissando per l’ultima volta la foto dell’amico morto – E sappi che, fino a quando non ti raggiungeremo, non sarai mai da solo in questo cimitero. Non ti abbandoneremo mai, intesi?
E, quando anche lui imitò l’amica, si voltarono lasciando insieme quel posto desolato.
Entrambi sapevano che J.T. sarebbe rimasto per sempre nei loro cuori…
Lui non se ne sarebbe mai andato dalle loro vite, poiché mai e poi mai li avrebbe lasciati soli.