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Autore: Rowena    07/02/2012    1 recensioni
L’avvocato scrolla la testa e scaccia quel pensiero. Non deve interessargli. Non lo riguarda. Continua a ripetersi queste frasi, mentre cerca l’ufficio del direttore. Prepara la sua aria da peggior squalo del foro, determinato a non ammettere un rifiuto. Ha già perso fin troppo tempo dietro alla bambina, dice, e la sua consegna è rispettata.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’avvocato tiene saldamente per mano la bambina, mentre si avvicinano alla sagoma comparsa in città da qualche giorno. Un tendone singolare, per un circo: bianco e nero, niente colori, niente tinte sgargianti, niente musichette da varietà.

Nemmeno il direttore fa il suo lavoro, pensa l’uomo con un certo fastidio: in qualunque altra compagnia, il responsabile farebbe quante più scene possibile per attirare clienti per ogni spettacolo, affascinare i bambini della città, così che questi convincano i genitori a portarli a vedere lo show spendendo quanti più soldi possibile in zucchero filato e altre schifezze.

L’avvocato storce il naso.

Non è un uomo da circo, lui. Non ha mai apprezzato quel tipo di divertimento, neanche da bambino: dove gli altri vedevano meravigliosi animali selvatici, lui notava soltanto l’odore fetido delle gabbie, al massimo le zanne smussate o mancanti delle fiere. I suoi amici rimanevano impressionati dai contorsionisti, lui si chiedeva che rara malattia alle ossa potessero avere per essere così flessibili. Quanto agli acrobati… No, non c’era nulla di strabiliante per lui, nel saltare nel vuoto senza neanche una rete di sicurezza, solo un’insana follia e gran desiderio di morire.

Forse è l’unica persona della cittadina che non si è entusiasmata per la novità della piazza. E perché mai? Di notte l’avvocato dorme, perché di giorno deve essere sveglio e preparato, mordente, pronto a giocare fino all’ultimo asso nella manica pur di vincere una causa. I sogni non sono cosa per lui, né così le sciocche fantasticherie su cui si basa l’effetto di meraviglia che i numeri dei circensi vogliono scatenare nel loro pubblico, così da convincere ogni presente che non ha buttato i suoi soldi.

Tuttavia, è proprio lì che si sta recando: al Cirque des Rêves.

La bambina cammina tranquilla, nei suoi stivali allacciati fino all’ultimo gancio. Ha una massa incredibile di ricci sotto il cappello e due occhi brillanti, ma l’avvocato non si cura di tutto ciò.

È passato a prenderla nel palazzo dove viveva con la madre, come pattuito: la piccola era già sul pianerottolo, ben vestita e profumata, la lettera appesa al secondo bottone del cappotto. L’avvocato non è entrato, né ha fatto domande alla bambina: le scelte della sua cliente non lo devono interessare, così come le modalità con cui ha deciso di porre fine alla sua vita.

Deve solo consegnare la bambina, è questo il suo compito. È già stato pagato profumatamente – in anticipo, ovvio – per cui non ci sono motivi per non accontentare le volontà della sua cliente. Interagire con lei è fuori questione: cosa mai potrebbe dire a una ragazzina così piccola?

Non si ricorda neanche come si chiama, a pensarci bene. La donna sicuramente glielo ha riferito, anche più volte, ora che ci pensa, ma non riesce proprio a richiamare quel nome alla mente. Cosa potrebbe fare, se neanche sa come rivolgersi a lei?

Per fortuna la bambina sembra essere ben educata e anche istruita a dovere su quello che deve fare. Si lascia condurre quietamente per le strade della città senza emettere un fiato, saltellando sulle punte dei suoi stivali. Probabilmente sua madre si è raccomandata con lei di obbedirgli senza fare i capricci, prima di metterla fuori dalla porta. Forse sono state le sue ultime parole, prima dell’addio e di una dichiarazione d’affetto non troppo sincera. Chi abbandona una bambina e la fa consegnare da uno sconosciuto a un uomo che non è neanche consapevole della sua esistenza, come può volere davvero bene a qualcuno?

L’avvocato scrolla la testa e scaccia quel pensiero. Non deve interessargli. Non lo riguarda.

Continua a ripetersi queste frasi, mentre cerca l’ufficio del direttore. Prepara la sua aria da peggior squalo del foro, determinato a non ammettere un rifiuto. Ha già perso fin troppo tempo dietro alla bambina, dice, e la sua consegna è rispettata.

Si occupi quell’uomo di condurla da Prospero l’Incantatore! Un nome ridicolo, questo l’avvocato se l’è ricordato senza difficoltà. Per quanto lo interessa, le sue mansioni sono state svolte in maniera impeccabile, come sempre: abbandona la bambina e se ne va, camminando rapido accanto al tendone senza degnarlo di uno sguardo.

Ha svolto il suo compito, si ripete: la piccola ora è con suo padre, presunto o reale che sia, non è più affar suo. Che la tratti come una figlia o la metta su un monociclo come parte dello spettacolo, non è di sua competenza.

Non si farà smuovere da un paio di occhi innocenti, non diventerà un sentimentale, non sarà in quella folla di creduloni a emozionarsi per una ragazza pelle e ossa che vola sul trapezio.

È così, si convince. Non sarà il calore di quella piccola mano a fargli cambiare abitudini dopo tanto tempo, né le opalescenze che rilucono sulla grande tenda bianca e nera.

Dopo tutto, è un avvocato.





   
 
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