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Autore: Wyrd_    08/02/2012    1 recensioni
"Il tempo stringeva, dopotutto loro aprivano solo dal crepuscolo all' aurora, e c'erano altre persone che aspettavano di esibirsi quindi, raccogliendo tutto il coraggio che aveva, decise che era ora del suo gran finale.
Era un trucco chiamato Sliser Illusion, pochi ci si erano cimentati perchè richiedeva un'eccezionale bravura nel creare l'illusione che fosse tutto reale, ma per lei invece era solo un enorme uso di energia e quando suo padre gliel'aveva proposto, anche se il termine giusto sarebbe imposto, non era molto d'accordo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimostrargli che poteva farcela."
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando i cancelli del circo si aprirono, la folla, che nelle ore precedenti si era radunata al loro esterno, faticò ad entrare in modo composto e ordinato, le madri cercarono di proteggere i propri figli da eventuali spinte e lentamente si ritrovano all'interno del tendone.

Davanti a loro c'è una donna minuta, i boccoli castani cadono lunghi ad incorniciarle il viso mettendole in risalto gli zigomi alti e gli occhi verdi e vispi contornati da sottili ciglia nere. Indossava un body nero, come i lunghi guanti e gli stivali alti, che slanciavano la sua esile figura, ma le calze e i fianchi del vestito erano grigi, luminosi, quasi come se migliaia di stelle fossero rimaste attaccate a quel tessuto.


<< Benvenuti Signori, Signore e Bambini al Circo dei Sogni, prego accomodatevi >>


La voce melodiosa che uscì da quelle sottili labbra incantò il pubblico che siandò ad accomodare nelle piccole sedie intorno alla grande arena, mentre la ragazza prese posto al centro di essa.


<< Io sono Celia l'Incantatrice e questa sera assisterete ad esibizioni al limite dell'impossibile. Godetevi lo spettacolo >>


Le luci si spensero per quello che a tutti parve un battito di ciglia, ma quando si riaccesero l'arena era vuota, deserta, eppure, in cuor loro, gli spettatori sapevano di non essere soli.

Celia apparve davanti ad un bambino e gli sorrise con dolcezza sperando che non scoppiasse a piangere, mentre nella sua testa si ripeteva gli insegnamenti di suo padre.

"La nostra è un'arte " le ripeteva con insistenza " Dobbiamo creare nello spettatore l'illusione che stia realmente accadendo qualcosa di magico".

"Padre, ma noi non siamo magici?" chiedeva sempre lei ed ogni volta lui doveva ripeterle che si, erano magici, ma nessuno doveva saperlo, era il loro piccolo segreto di famiglia.

Così ora si ritrovava a dover mettere in pratica quegli insegnamenti, stando attenta che nessuno capisse il "trucco", anche se inesistente ed era da sola, cosa molto più importante.
Non c'era suo padre ad aiutarla, a darle consigli, doveva fare tutto lei e "Possibilmente nel migliore dei modi" si era raccomandato Prospero.


Lentamente fece vedere al bambino la monetina che teneva nel palmo della mano, poi la sfregò insieme all'altra e all'improvviso non c'era più nessun disco di ferro, entrambi i palmi erano vuoti, ma, protendendo un braccio verso l'orecchio del suo piccolo osservatore, gli sfilò il penny e glielo mostrò orgogliosa di avergli anche strappato un sorriso, insieme ovviamente all'applauso generale, ma il meglio doveva ancora venire.


Il tempo stringeva, dopotutto loro aprivano solo dal crepuscolo all' aurora, e c'erano altre persone che aspettavano di esibirsi quindi, raccogliendo tutto il coraggio che aveva, decise che era ora del suo gran finale.

Era un trucco chiamato Sliser Illusion, pochi ci si erano cimentati perchè richiedeva un'eccezionale bravura nel creare l'illusione che fosse tutto reale, ma per lei invece era solo un enorme uso di energia e quando suo padre gliel'aveva proposto, anche se il termine giusto sarebbe imposto, non era molto d'accordo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimostrargli che poteva farcela.
Da dietro il grande sipario, rigorosamente a righe bianche e nere, spuntò un uomo anziano, ma ben vestito e con un grande cappello a cilindro in testa. Occhi verdi, capelli brizzolati e in volto un sorriso di circostanza che rivolse al pubblico incuriosito dalla grande scatola che portava con sè, "ricorda un bara" pensò invece Celia, mentre suo padre Prospero l'aiutava a sdraiarsi dentro quello scomodo e freddo legno.

<< Andrà tutto bene, vedrai >>


A quelle poche parole la ragazza si lasciò scappare un sorriso, era la prima volta che quell'uomo cercava di rassicurarla e si sentì più rilassata di prima, poi, con un cenno del capo, decise che era ora di inziare.

La scatola venne chiusa, tutto il suo corpo era interamente coperto dal legno, solo i piccoli buchi sulla parte superiore le permettevano una continua immissione di ossigeno. Un rumore metallico, una sega per la precisione, era l'unico suono udibile in quel momento, persino gli spettatori avevano trattenuto il respiro quando quell'oggetto aveva iniziato a tagliare a metà, partendo da quella che doveva essere la testa, la cassa. Nessun urlo di dolore squarciò quel silenzio, nessun grido straziante e quando Prospero mostrò al pubblico le due parti separate, così rosse, vive e gocciolanti di sangue, si levò un applauso generale seguito da un sommesso vociare e da esclamazioni di puro stupore.
Il padre della ragazza avvicinò nuovamente i due pezzi di legno e li fece combaciare mentre, da dentro, Celia, sfruttando tutto il potere che le fluiva caldo nel corpo, si ricostruiva e si riattaccava grazie anche all'aiuto di Prospero che, sentendola in difficoltà e dovendo stringere i tempi, velocizzò il procedimento.
Quando il coperchio della cassa venne alzato, la ragazza uscì, mostrando alla folla adorante e rapita un ampio sorriso e, abbracciando l'uomo, lo ringraziò.

<< Signori, Celia l'Incantatrice! >>


L'ennesimo applauso si alzò dalle tribune, ma stavolta era per lei, per il suo finto talento, per la sua bravura e si sentì finalmente orgogliosa, come se tutti i suoi sacrifici, i dolori e le rinuncie che aveva dovuto fare ora fossero state ripagate e felice andò dietro il sipario seguita da Prospero.

Le esibizioni si susseguirono numerose, c'erano i pagliacci con i loro buffi nasi rossi e i vestiti esageratamente larghi, le circensi che creavano intricate coreografie aeree ed infine i giocolieri del fuoco con il loro numero di chiusura.
Questi ultimi avevano vestiti la cui gamma di colori andava dal rosso al giallo, proprio come le fiamme con cui si destreggiavano. I loro movimenti erano sciolti e fluidi, troppo simili all'elemento che dominavano, perchè era quello il segreto del circo, tutti loro possedevano grandi poteri e i pirotecnici potevano controllare il fuoco, come le ballerine con l'aria, era tutta una grande magia.

Quando venne il momento di chiudere e Celia tornò al centro della grande arena sabbiosa, anche i giocolieri diedero il loro personale saluto con il numero di chiusura che avevano preparato. Soffiarono il fuoco delle torcie che tenevano in una mano dentro a delle figure intagliate nel legno che sorreggevano nell'altra ed improvvisamente le fiamme divamparono prendendo le sembianze delle sagome intagliate. Il pubblico esplose in un applauso ricco di rinnovato stupore e di ammirazione verso quelle tigri e quei leoni infuocati che si rincorrevano e poi, con la stessa velocità con cui erano comparsi, si dissolsero lasciando solo un grande calore.



L'alba arrivò troppo velocemente quel giorno o almeno così la pensavano gli spettatori del Circo dei Sogni mentre cercavano di uscire, anche se controvoglia, dal tendone che gli aveva regalato qualcosa di unico e raro, qualcosa di così speciale che nemmeno loro riuscivano a dargli un nome, a spiegarselo.

Il giorno seguente quelle persone raccontarono ad amici e parenti cosa si celava in realtà all'interno di quel posto, ma ormai era tardi perchè, anche se la nuova folla desiderosa di vivere le stesse emozioni che gli erano state descritte si era radunata nello stesso posto, il circo era già sparito lasciando dietro di se un alone di mistero e di gioia riscoperta.




   
 
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