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Autore: fattucchieraDIsogni    08/02/2012    1 recensioni
Mentre le fisarmoniche suonavano, i gatti si innamoravano sui tetti, le acque della Senna si lasciavano accarezzare da fumosi battelli, turisti innamorati si baciavano, il sole si nascondeva centimetro dopo centimetro dietro l’elegante torre Eiffel, le Cirque des Rêves arrivava in città …Celia e Rudolf si amano a Parigi...intensamente ma..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre le fisarmoniche suonavano, i gatti si innamoravano sui tetti, le acque della Senna si lasciavano accarezzare da  fumosi battelli, turisti innamorati si baciavano, il sole si nascondeva centimetro dopo centimetro dietro l’elegante torre Eiffel,  le Cirque des Rêves arrivava in città …
La notte di Saint Germain era considerata la più buia  e spoglia di stelle fra le notti parigine, le leggende  narravano  che in quella notte arrivassero gli spiritelli direttamente dagli Inferi per destare  paura e scompiglio tra gli abitanti;  intere famiglie scomparivano proprio in quel giorno lasciandosi dietro oltre che mistero, scie di sangue per tutta Parigi fino alla Cattedrale di Saint – German dove non si trovavano né corpi né altre tracce.
Ma nonostante tutto era il giorno più atteso tra i bambini, il più romantico per le coppie, il più divertente tra gli adulti  consapevoli che tutte quelle ciarle  fossero storie inventate di sana pianta dagli anziani che  si divertivano a spaventare i fanciulli quando facevano i capricci. La gente così, si radunava attorno a grandi falò accesi per l’occasione  per cantare e ballare a piedi nudi sull’erba fresca , mentre sinuose raffiche di vento mescolavano i colori di ciò che poteva definirsi una frizzante Parigi primaverile,le foglie riemergevano dai rami come se aspettassero il momento giusto per  riesumarsi e la terra sembrava vibrare dall’energia  umana che proliferava su di essa in una magica notte  stramba e bislacca …
Rudolf era lì appoggiato ad un albero a piedi nudi poco lontano a guardare quella marmaglia di gente che sembrava vorticare in aria come una trottola di legno impazzita, la cenere della sigaretta che reggeva svogliatamente sulle labbra gli cadde sulla mano rianimandolo per un secondo  da quegli ebbri pensieri , così si scolò un altro sorso della boccia di vino rosso che aveva nella mano destra  insudiciandosi ancor di più i denti e l’alito di alcool e ricominciò a camminare per destinazioni anche per lui ignote, sentiva la testa libera e vuota, e i piedi come se non toccassero realmente terra, il terreno era  diventato tutt un tratto burroso al suo cammino, aleggiava, vaneggiava sul ponticciolo della Senna, si librava in volo e danzava e cantava felice … oh, era  Parigi,  la si ama e la si odia…. Ma subito dopo la si ama ancora … e per questo che non riusciva più ad abbandonarla..
 
Apre al Crepuscolo
Chiude all’Alba
 
Il ghiaioso ingresso del  Cirque des Rêves  è un orchestra  di rumore sotto i piedi di un curioso pubblico, fa da eco al profumo zuccherato vaporizzato nell’aria mesta,  le grida dei bimbi evocano lo spettacolo prima ancora che esso cominci, grasse risa emergono  come suoni gutturali dalla gola di strani pagliacci, scintillii e bagliori  turbinano attorno alla folla eccitata, lunghe barbe si intrecciano a vestiti troppo larghi e colorati, e donne dalla pelle lattescente quasi abbagliano con i loro strass e pailettes…
I tendoni a striscie bianche e nere sembrano pulsare di vita, le urla di gioia dei bambini balzan fuori come coriandoli e l’eccitazione generale  ferve come battito di cuore. Prospero l’Incantatore accoglie tutti con un cilindro in testa che gli nasconde quasi per metà i lunghi capelli neri,  un abito rosso e blu gli fascia una corpulenta  pancia  e la barba incolta gli ricade su ciò che sembrerebbe un bastone da passeggio, sorride soddisfatto mentre fa accomodare il suo pubblico sugli spalti,  ma quando tutti sono pronti accade qualcosa di strano….Prospero si strofina le mani con un ghigno isterico mentre guarda lo strano orologio che comincia a vibrare e sgretolarsi in mille pezzi al centro del palco … …
tutt’un tratto buio,
 i cancelli vengon chiusi apaticamente da uomini cinerini, la biglietteria viene sbarrata, i lembi di terra intorno illuminata prima da bagliori colorati e festosi son tornati ad essere quasi smorti, l’anima pulsante all’interno del circo si è acquietata, sembra non ci sia più nessuno al suo interno, che tutto faccia parte dalla natura lì attorno. I tendoni cadon giù come fossero morenti, i circensi son pronti ad andar via, issano il tutto su carovane luttuose senza il ben che minimo rumore… colori e  felicità sono stati uccisi dal sole che sta sorgendo all’orizzonte…
 
Mentre cerca di alzarsi sente un sapore metallico in bocca, un formicolio lungo il braccio destro e la testa pesante, come se un masso gli fosse stato conficcato nelle cervella, apre gli occhi, quasi li sente bruciare da tutta quella luce abbagliante che lo aggredisce d’un tratto, cerca di divincolare il braccio dal peso del suo corpo e sputa la terra che è attaccata alla saliva sotto il suo labbro, riesce ad alzarsi senza complicazioni tranne per la testa che gli gira ancora, segno che la notte prima si fosse sbronzato ancora una volta, si pulisce i pantaloni e comincia a fare qualche passo malsano fino a riacquistare equilibrio, si abbassa a riprendere la boccia di vino ormai vuota, e si guarda attorno…. Non ha la minima idea di dove possa essere, c’è qualche donna che lo osserva con aria preoccupata in viso, e cominciano ad urlare,ma lui non vuole sentire, gli fa male la testa e vuole andare a casa, mentre zoppicante si dirige ancora scalzo verso il boschetto sente qualcosa sotto i suoi piedi, si abbassa per guardar meglio, una lastra metallica  “Apre al crepuscolo, chiude all’alba”, non gli dà molta importanza e và via superando quelle donne che continuano a guardarsi attorno ignorandolo con occhi preoccupati..
I pini sopra di lui giocano a fargli ombra, qualche rivolo di luce cerca di divincolarsi e gli arriva addosso, mansueto ed educato, e poi di nuovo ombra, sono le undici del mattino e il sole brilla come fosse felice di aver per sé tutta la scena,  in un cielo senza alcuna nuvola… Rudolf si accende una sigaretta  continuando a non capire ancora bene dove possa essere e come è arrivato fin lì, chiede a qualche nervoso passante delle indicazioni ma tutti continuano ad ignorarlo gridando e correndo nella direzione  da dove lui proviene, si sente stralunato e inebriato dai fumi dell’alcool così continua senza preoccupazioni a camminare, dopo ore di camminate nell’ignoto trova una strada che conosce e finalmente arriva nella sua stanza fetida e ombrosa, l’aria di muffa di sempre lo incalza prima di chiuder la porta d’entrata, si spoglia  si accende un'altra sigaretta e guarda dalla finestra, il Moulin Rouge rubare la scena con il suo rosso sinuoso e prorompente agli edifici vicini, squallida ma particolare … si sente bruciare dentro, e lui sa bene da cosa deriva quella sensazione, così cerca la tela, i pennelli e i colori più brillanti…. È l’ispirazione il suo fuoco vivo… chiude gli occhi e si lascia trasportare dalla musica nella sua testa, appoggia la testa sulla sua spalla con la sigaretta che gli ciondola sul labbro inferiore ed eccitato continua, va su e giù con movimenti ritmici e irregolari, il pennello imbrattato di pittura sembra ballare un sensuale can can… poi ad un tratto Rudolf apre gli occhi  e con questi come in un movimento meccanico la bocca lascia cadere sul pavimento la sigaretta ancora accesa…dinanzi a lui proprio i colori che aveva appena usato avevano ritratto qualcosa di meraviglioso, lunghi capelli ricci incorniciavano un viso celestiale, occhi neri, piccole lentigini, una bocca sinuosa e sensuale, era lei… si sentì pervadere di gioia, di solito dipingeva astrattismo, mai aveva provato a disegnare cose tanto più reali quanto belle come ciò che aveva dinanzi, quasi non gli sembrava lui esser stato l’autore… guardò ancora il ritratto e andò a farsi una doccia, sapeva che l’alcool gli faceva venir fuori la sua vena artistica più di quanto era sobrio ma non pensava che il fatto potesse essere proprio eclatante.
La polizia raccolse per giorni tutte le testimonianze di madri, mogli, figli, mariti, nonni  disperati per la scomparsa dei propri cari in quella notte … erano decine e decine le persone  ad esser sparite senza lasciar alcuna traccia, e per le vie della città già si insinuava che le leggende sugli spiriti della notte di Saint – Germain fossero tutte vere…  l’accaduto si protese a macchia d’olio persino nelle città limitrofe e la paura prese il sopravvento, si cominciarono a sacrificare agnelli e fare croci di sangue dietro ciascuna porta, e i preti ebbero un gran da fare a benedire tutte le case della città, gli uomini organizzarono battute di caccia all’uomo, ma al loro ritorno chi li aspettava pregando e confidando in loro si accasciava a terra vedendo che la spedizione non era andata a buon fine, il popolo cominciò ad impazzire, divenne diffidente e più devoto, speravano che pregando potessero scacciare gli spiriti maligni, se la presero con le forze dell’ordine accusandoli di non lavorare abbastanza al caso, ma purtroppo anche loro si trovavano con aria e polvere tra le mani… il popolo si spaccò a metà, la gente più devota credeva fortemente che fosse stato Lucifero in persona, la gente più pragmatica credeva che le scomparse fossero collegate alla mano di un uomo spregevole …… e non sbagliavano!
Il vento caldo che soffiava su Parigi asciugò per un attimo le lacrime di sofferenza del popolo, portò con sé i profumi del mare, fece risuonare nell’aria le conchiglie degli scaccia pensieri sulle finestre delle abitazioni, colorò i frutti nelle ceste dei mercati, allietò il calore del sole sulle pelli già abbronzate, donò nuova forza agli innamorati…
E così che arrivò Celia a Parigi… notò lo sguardo curioso delle donne del quartiere quando la vedevano uscire dalla sua nuova casa, e quelle dei loro uomini desiderosi di sapere se anche lei avesse un marito… Ma a lei non importava nulla adesso, aveva altro a cui pensare…
Rudolf amava andare al mercato dei fiori in quelle giornate così calde, guardare e prendere spunto, era questo che faceva ogni volta, e poi tornava a casa e dipingeva, il sole agevolava il tutto, e quel vento, lo amava .. sentiva aria di novità in ogni singolo soffio. Anche quella mattina diede una rapida occhiata ai primi fiori fino ad inoltrarsi nel cuore del mercato, dove le urla degli ambulanti si confondeva al profumo dei fiori che sembrava evaporare per toccare le nuvole, quando ebbe un sussulto, e la sigaretta puntualmente fece capolinea sull’asfalto, la ignorò, rimase con lo sguardo pietrificato alla Sua visione, sapeva a memoria i suoi lineamenti, il colore dei suoi occhi e persino quante lentiggini avesse in viso.. le si avvicinò quasi sotto ipnosi fino a toccarle le mani, al tocco della sua pelle sembrò ridestarsi e si allontanò nel momento in cui lei si girò sorridendogli…
-          Mi scusi … non volevo
Balbettò Rudolf cercando di riacquisire una certa compostezza
-          Non importa, non è successo nulla
 Disse lei girandosi di nuovo e continuando ad annusare la petunia che aveva in mano…
Imbambolato Rudolf rimase lì aspettando che il cervello gli suggerisse cosa dirle, ma intanto la ragazza era andata via, lasciando nell’aria un profumo di… non sapeva riconoscerlo, ma era di una purezza unica…
Quando salì le scale per tornare a casa sua vide un ragazzo con un piede appoggiato alla sua porta, guardava distrattamente i passanti con rivoli di fumo che gli uscivano dal naso dopo aver aspirato un po’ dalla sigaretta appoggiata sulle labbra, Celia fece finta di non vederlo ma sentiva già le gote paonazze, con lo sguardo basso si avvicinò alla sua porta di ingresso e alzò lo sguardo proprio nel momento in cui le si avvicinò per guardarla negli occhi e cominciò ad accarezzarle un braccio con una petunia,
-          Verresti con me?
Chiese lui con la sicurezza che gli era mancata poco prima, facendolo cadere nell’imbarazzo totale.
-          Certo, in realtà ti aspettavo..
Le porse il fiore, scaraventò in terra la sigaretta e lentamente incrociò le sue dita con quelle affusolate di lei, la sentì sobbalzare un attimo, e quando la guardò vide lo sguardo sicuro e fiero di una bellissima donna baciata dal sole e dal mio sguardo inebriato..e la ricordò ancora…amandola… Sulla Senna c’è  il parco più bello della città, Rudolf ci passava le giornate a guardare come il sole nasceva e moriva in quelle stesse acque lasciando dietro di sé un giorno diverso ogni volta, ogni giorno che portava con sé la giovinezza e il colore , lasciando  i ricordi e il domani. Quando ci sedemmo sull’erbetta intorno fu lei a parlare per prima…
-          Londra, gennaio 1873, ero una bambina, mi avevano detto che mi avrebbero riportata a casa presto , ma non lo fecero, ed  io rimasi lì ad aspettare…
Rudolf la guardò, le scostò i capelli e sfiorò la guancia dove era rimasta incastrata una lacrima, non capiva, ma voleva la pena esser gentile..
-          Mi dispiace se hai sofferto…
-          Io aspettavo te……Rudolf
A quel punto Rudolf scattò in piedi, come se potesse guardarla meglio dall’alto, lei alzò lo sguardo e in quel preciso momento catturò tutti i raggi solari come un fotografo cattura la sua musa in un secondo, i suoi occhi neri rivelarono tutto, i lunghi capelli ricci ballarono con il vento e un'altra lacrima riuscì a scivolarle via dal viso…
-          C .. Celia?
-          Mi avevi promesso che … se non tornavo mi avresti cercata…. Io ti ho aspettato per così tanto tempo….
Rudolf  si abbassò come se dovesse scacciare una pericolosa bestia accanto a lei, non credeva che fosse vero, aveva sognato quel giorno per lunghi anni, le lacrime segnavano il suo viso come lunghi solchi, prese il suo viso tra le mani e la baciò,  con smania… e amore …e passione…. Quando finì non si discostò rimase a pochi centri menti distante dal suo viso..come se potesse evaporare in un sogno…
-          Tu….ricordi……
-          Io volevo stare con te..solo con te…..
E rimasero così fino a che il sole egoista come previsto si portò via anche l’ultimo rivolo di luce, Celia e Rudolf rimasero così, l’uno tra le braccia dell’altro, a raccontarsi della loro vita, l’ uno senza l’altra, quando più ne avevano bisogno …
-          quando l’avvocato mi portò via da te quella notte, mi portarono da mio padre, dal signor Hector Bowen
-          Prospero l’Incantatore è tuo padre?
Pensava che lei si fosse ricordata per un attimo di lui….ma invece ….
-          Sì, quell’uomo mi ha rovinato la vita, ma
Disse lei, con aria di sfida e odio nei suoi occhi
-          tutto ciò che ha fatto gli si ritorcerà contro, Rudolf sono migliorata tanto nelle tecniche di magia, adesso so di esser più forte di lui, per questo sono scappata ..
-          E Con queste mani da strega mi hai trovato!!
Le disse baciandole le mani;  fin da subito si apprese che Celia avesse spiccate doti nella magia e ipnosi, sua madre non potette sopportare che potesse diventare come suo padre,  così l’abbandonò nell’orfanotrofio di St. Louis di Londra, eravamo poco più che lattanti che già sentirono  un forte legame tra loro , Rudolf il figlio della bambinaia che mandava avanti l’orfanotrofio e Celia la figlia di un grande mago … quando si seppe che la madre di Celia morì, gli avvocati vollero portare la bambina dal suo padre legittimo , che si leccò i baffi quando si rese conto che tra le sue mani aveva una potenziale maga… qualcuno che mandasse avanti il suo “impero” .
-          Rudolf, c’ è un circo …. le Cirque des Rêve …. arriva a Parigi una volta ogni 50 anni … aspettavo quella tappa da tempo, perché sapevo che tu eri qui, volevo salutarti per l’ultima volta
-          Non ti seguo …
-          Ho fatto cose orribili …. Non sono più quella di una volta, e adesso devo sistemare le cose dopo averti detto che ti ho sempre pensato in tutti questi anni, e che non ci sarà mai nessuno come te per me….
-          Non capisco …. Parli come se non ci dovessimo vedere più..ormai tu rimarrai con me..
-          … tu sta attento a chiunque ritorni a Parigi in questi ultimi giorni ….
Celia abbassò lo sguardo, il suo sogno era di rivederlo per l’ultima volta, anche se avesse sofferto di più, doveva baciarlo, dirgli che anche se erano due bambini lei l’aveva pensato ogni singolo giorno, e che lo aveva spiato spesso fino ad allora …. Ma più voleva dirgli più sapeva che sarebbe stato difficile divincolarsi per sempre da quell’amore destinato alla morte prematura …  così non le restò che avvicinarsi alle sue labbra per l’ultima volta e con una lacrima che le rigò il viso lo baciò appassionatamente
-          Au revoir mon amour… je t’aime!
…e si dissolse nel nulla come aria…
Erano passati 7 giorni esatti dalla Notte di Saint –Germain , quando erano scomparse decine di persone; la polizia studiava il tutto  con minima perizia ma con  ormai l’assoluta certezza di non ritrovare più nessuno, era il caso più misterioso della storia di tutta la Francia ...rimasero sconvolti  quando al calar del sole quel settimo giorno  videro tornare nelle proprie abitazioni quegli uomini, donne, bambini e anziani come se nulla fosse successo, indenni e incoscienti di tutto ciò che gli fosse accaduto … gli altri non potevano sapere che a quelle persone era stato tolto quanto di più caro avessero, i loro sogni …. Non si sarebbero mai più addormentati e avrebbero finito per bruciare gli ultimi granelli di forza fino all’imminente morte.
Rudolf dalla finestra della sua stanza studiava ciò che Celia le aveva detto qualche giorno prima, …tu sta attento a chiunque ritorni a Parigi in questi giorni … le parole gli scorrevano nella mente mentre guardava una bambina che continuava a mangiare il suo zucchero filato mentre i suoi genitori continuavano ad abbracciarla con le lacrime agli occhi e chiederle dove fosse stata sinora …. Prese la giacca e le fedeli sigarette erano tornati … scese giù in strada, doveva trovare Celia, e sapeva dove trovarla … così attraversò il bosco di corsa fino a che non gli si parò dinanzi quello spiazzale di terra battuta, dove si era svegliato una mattina qualche settimana prima …. Sapeva di ritrovarlo lì, bianco e nero,  smosso dal vento, sembrava ballasse una romantica sinfonia trasportato così dal vento, e quell’orologio  era lì che aspettava solo lui per quel l’ultimo spettacolo …. Siamo alla resa dei conti …
A dargli il benvenuto fu il solito cartello che sembrava esser sorretto da mani di rampicanti verdeggianti che si contorcevano tutt’attorno quel cancello mangiato ormai dalla ruggine, camminò lentamente, si sentiva osservato ma non vedeva ancora nessuno, un fievole vento gli sfiorò i capelli e giocò con la cenere della sigaretta librandola in aria, sputò l’ultimo rivolo di fumo dal naso oltrepassò la biglietteria sbarrata, e quando spostò all’entrata del circo un lembo nero di tendone i ricordi vorticarono come farfalle colorate nella sua mente, il luogo era lugubre e spoglio, e in quel momento il silenzio diventò quasi assordante, fuori il vento soffiava tra i rami che all’interno mostravano la loro delicatezza nei movimenti con oscillazioni di ombre, Rudolf cominciò a fare qualche passo immergendosi nel vuoto  che gli si parava dinanzi
-          Finalmente sei tornato a casa tua….
Prospero l’Incantatore era lì che lo osservava su uno degli spalti dietro di lui, quando Rudolf si girò a guardarlo lui si alzò in piedi, per guardarlo  meglio dall’alto e forse, per incutergli timore, anche se sapeva bene che una cosa di cui era in possesso il ragazzo era proprio il coraggio, dote che gli venerava spregiudicatamente, e il motivo principale per il quale lo voleva assolutamente nel suo circo.
-          Prospero, una cosa che non renderà mai questa, la mia casa è che c’è troppo buio, e l’aria è fetida…
Disse Rudolf parandoglisi di fronte e guardandolo negli occhi..
-          E allora cosa ti ha spinto a varcare la soglia di un posto che non ti piace?
Cominciò a camminare sogghignando qualcosa tra sé e sé, le mani intrecciate dietro la schiena, a guardarlo così sembrava un normale indifeso anziano, piegato dall’età e dalla stanchezza, non era cambiato di molto da quando l’aveva visto Rudolf l’ultima volta a Londra otto anni prima… ad un tratto si girò e gli puntò un dito all’altezza del cuore..
-          Devo dedurre che questa non sia una visita di cortesia, ma di dovere…. Come si dice ..  le cœur ne peut pas contrôler ..
-          Celia dov’è?  Non ti succederà nulla se me lo dici ADESSO…
-          Ahahah perché credi  che io abbia il timore di un bamboccio che ha fatto della magia uno stupido dipinto? Rudolf sei ridicolo…
Rudolf si accese una sigaretta, si sedette su una gradinata degli spalti e lo guardò con aria spavalda dritto negli occhi
-          Sarà ma io non ho mai sbagliato in nessuno dei miei incantesimi e sortilegi, “grandissimo Prospero l’Incantatore”
-          Tu mi devi tutto, brutto ingrato!
-          Tutto? L’avermi portato via l’UNICA cosa di cui mi importava? Il mio tutto era tua figlia
-          Ti ho detto che quando il lavoro sarà terminato potrai prenderla e portarla via
-          Il mio lavoro con te è finito in questo momento
Non appena il giovane terminò la frase Prospero lo scaraventò con il solo gesto della mano contro il lato opposto del tendone vuoto, questi non appena toccò terra si rialzò dolorante e cominciò a corrergli contro fino a che non vide il vecchio mago contorcersi a terra dal dolore, sentiva le ossa spezzarsi e il sangue cominciò a sporcare la terra sotto di lui.. Rudolf lo guardò soffrire, pensando che se avesse avuto corpo il suo cuore avrebbe espresso gli stessi gemiti, avrebbe avuto lo stesso sguardo contorto vedendo andar via la sua amata quel giorno…. Ma lo lasciò andare presto dalla morsa della sua rabbia e Prospero cominciò ad alzarsi malamente, quando alzò la testa Rudolf vide una smorfia di felicità che tiravano in su la linea delle sue labbra, mosse il capo da un lato all’altro come se volesse rimetterlo apposto
-           ti devo fare i miei complimenti – cominciò ad applaudirgli ad un pelo dal suo naso Prospero – però sono sicuro che ora di una cosa ti pentirai … non avermi ucciso tu, perché adesso lo farò io …
-          Scusa il ritardo ma questo è un mio compito, papino…
Ruggì Celia entrando nel tendone con uno sguardo che fece rabbrividire Rudolf, era tanto lontano da quello della ragazza che aveva amato, baciato …. sposato tanto tempo prima …  Prospero l’aveva incantata di nuovo, le aveva cancellato i suoi ricordi come quando si da una pennellata di bianco su di un colore troppo brillante.. quella brillantezza era il loro amore, svanito qualche anno prima, senza lasciare nessuna traccia se non il Rosso, il colore del suo sangue, quello che sentiva in bocca come se all’interno del suo corpo il cuore gli fosse esploso gettando ovunque pezzi inanimati quando si rendeva conto che doveva vivere un'altra giornata lontano da lei …
Celia tirò su le mani a coppa, una scintilla divampò in una vampata di fuoco
Prospero soddisfatto della potenza di sua figlia le diede le spalle e cominciò a grandi falcate a percorrere il circo
-          Buona morte Rudolf, l’avresti mai detto che l’amore della tua vita sarebbe stata la ragione della tua Morte?
Una risata accattivante lo oltrepassò, ma lui già piangeva … si strappò dal collo una catenina  e la buttò ai piedi di Celia che lo guardava , nel momento in cui la collanina del ragazzo tocco i suoi piedi una scia di luce annebbiò la vista di Rudolf e dopo solo calore e buio….
 
La Senna quel giorno rispecchiava dei colori che il cielo terso le donava….
Una petunia giocava tra le ciocche scure di quella massa di ricci, Rudolf e Celia erano lì, mano nella mano che guardavano la luna salire faticosamente sopra di loro…
Allora raccontami tutto, me lo devi….
-          Io e te ci siamo sposati e amati per tanti anni finchè tuo padre non ti ha ritrovata e fatto un sortilegio, tu ti dimenticasti di me….. del nostro amore….
L’unica cosa per riaverti era lavorare per il circo…
-          Il circo?? Cosa centravi tu con le cirque des reve?
-          Io dovevo procurargli i Sognatori che avrebbero alimentato la sua potenza, quando lui ne avrebbe raggiunta abbastanza, mi promise che avrebbe spezzato il sortilegio….
-          Ma è terribile…
-          La cosa importante è che tu ora sia qui…
-          Je suis avec vous ici avec moi
-          Era la frase scritta sul nostro anello… - le disse Rudolf carico di gioia…
-          Aggiungerei ….per sempre – disse Celia  passandogli la catenina dove all’interno era incastrato il loro anello…
  
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