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Autore: Matsi    08/02/2012    1 recensioni
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gente del Circo


Molte persone pensano che il circo sia vivo solo per la metà del tempo: lo vedi nella città e ci sono gli spettacoli, la gente e le voci, ma poi sparisce ed è in viaggio, dormiente, verso altre case, dove torna ad esistere pieno di luci e risate. Un continuo ripetersi di rumore e silenzio, luce e buio. Acceso e poi spento.
C’è da dire che queste molte persone sono anche molto sciocche, o forse soltanto non fanno parte del circo. Che è poi la stessa cosa.

Gli artisti dal canto loro pensano che la maggior parte delle persone viva veramente la propria vita solo per un lasso molto breve di tempo: quello che passa al circo.

Ciò che accomuna queste due categorie è il fermo disinteresse per il pensiero dell’altro. Due linee che scorrono parallele, separate da un velo di pietà macchiato di disprezzo.


Il circo mentre viaggia è esattamente se stesso, nessuna maschera si abbassa lontana da occhi indiscreti. Non ci sono maschere da togliere.
Non è un circo qualunque naturalmente, non si può parlare di un circo qualunque perché nessuno è uguale ad un altro. È il nostro circo, il tuo, quello a cui pensi la notte mentre sei ad un passo dal sogno.
E puoi vederli chiaramente: le ballerine con il viso lucido di sudore mentre si esercitano, i giocolieri che ridono lanciando pietre  a lucertole insonnolite, il mago sempre serio seduto impettito. La ragazza che vende bacchette di caramello ha un grazioso vestito verde e una rosa tra i capelli, ti piacerebbe sapere come si chiama.
Ma ormai sei caduto nella trappola del sonno, e loro si muovono lontani da te in una fila disordinata di carrozzoni scrostati dal ghiaccio e ingialliti dal sole.

Nella realtà, i suoni e gli odori si aggiungono alle immagini degli artisti, che si voltano repentinamente al grido di Matthew dal fondo della carovana.
"Maledizione, le zebre devono essere scappate di nuovo!"
"Gliel'avevo detto io al vecchio Matthew che doveva decidersi ad aggiustare il paletto..."
"Io dico che le ha liberate apposta, il furbacchione! Non è contento se una giornata passa senza dargli modo di sbraitare per qualche cosa."
Tutti parlano e molti si lamentano, ma solo Erik e Steve balzano a terra e raggiungono il povero Matthew, più per voglia di sgranchirsi le gambe che per altro, dato che come gli altri sanno benissimo che le brave bestie torneranno senza indugio dal loro padrone, appena avrà tirato fuori per loro un po' di foraggio.
"Aspetta vecchio - Steve lo ferma mentre sta già rovistando in cerca di una balla d'erba - lasciaci divertire un pochino prima!"
I due si guardano un attimo prima di avanzare lentamente verso le zebre manovrando per accerchiarle, mentre uno scatta all'improvviso verso Baobab, l'anziano e panciuto capobranco, l'altro approfitta del suo momento di distrazione per saltargli in groppa. Baobab, offeso dallo scherzo, si lancia al galoppo sgroppando per liberarsi di quel peso fastidioso. La lotta non dura a lungo e presto la zebra riesce a buttare a terra il ragazzo, che si rialza con una smorfia massaggiandosi il fondoschiena, mentre Baobab trotta verso il suo padrone pavoneggiandosi.
"Sei uno stupido incosciente! Arriverà la volta che ti farai male, finalmente, non potrai più lavorare e il direttore ti terrà per carità, a spalare la merda dei cavalli."
"Non ci sperare Matthew, non sei abbastanza bravo per addestrare i tuoi muli a farmi fuori!"
"Dammi ancora un po' di tempo figliolo, ci sto lavorando..."


La notte è scesa da poco quando arrivano ai margini della città. In quel nudo campo la gente del circo dovrà costruire la propria casa e il proprio palco.
Il lavoro si svolge in silenzio, gli uomini hanno il volto contratto dallo sforzo mentre tirano le corde per innalzare i tendoni sulle impalcature di ferro. Non hanno bisogno di guardarsi, la sincronia dei movimenti è data dall'abitudine, e i movimenti sicuri ricordano quelli ripetitivi e carichi di significato di un rito.
Le donne dispongono gli attrezzi di scena, ognuno al suo posto, con lo stesso animo di una massaia che rassetta la cucina.
Per ultima viene montata l'inferriata, barriera che impedisce al mondo esterno di contaminare il circo, che permette di identificare senza alcuna esitazione il loro territorio.
Allo spuntare dell'alba tutti vanno a dormire.
Un avviso fa mostra di se attaccato al cancello: "Apre al Crepuscolo - Chiude all'Alba"

Per tutto il giorno un gran numero di curiosi si aggira nelle vicinanze del circo, molti ai lati delle strade si scambiano sussurri eccitati, in ogni casa un bambino promette di essere buono e scongiura la madre per avere il permesso di entrare in quel luogo favoloso.
Altri fingono indifferenza e ostentano un'aria di superiorità. Ci andranno anche loro, ma per un senso del dovere e non certo per svago. Gli uomini di ogni città infatti immaginano che la loro presenza debba essere fondamentale per il circo. Senza di noi, pensano, gli spettacoli e i grandi tendoni non avrebbero ragione di esistere. Quale altro scopo se non il nostro divertimento?

Nel frattempo gli artisti si preparano, il sorriso si disegna con prepotenza sulle loro labbra, smascherando la comune euforia per l'esibizione che sembra non arrivare mai.
La verità è che nessuno di loro pensa al pubblico, la soddisfazione che bramano non è quella di un applauso stupito o di mormorii confusi.
Jodie e le altre ballerine aspettano la gioia dei passi fluidi e armoniosi, riassunto della perfezione.
Beth e Lou, i trapezisti, sognano il sapore del vuoto e la stretta delle mani dell'altro, un altro modo per dirsi "Ti amo".
Il mago Dionis osserva incantato un filo di inchiostro dipanarsi languido su una tela bianca senza l'aiuto della mano di un pittore.
Gli spettatori non sono altro che un mezzo, misere vittime sacrificali sull'altare dell'Arte che loro, gli artisti, immolano per la capricciosa Dea.

Al crepuscolo, si va in scena.

Ed è un turbine di musiche, risate, magie, piroette, colori, profumi, sospiri, immagini sfocate come quelle di un sogno.
All'alba tutta la famiglia del circo si riunisce davanti ai carrozzoni, sfinita ma ebbra di vita.
C'è qualcosa di cui parlare, tanto importante da scacciare il sonno, ma nessuno sembra voler iniziare il discorso.
È Gabrielle a spezzare il silenzio, sul vestito verde il profumo di caramello e nella voce tutta l'ingenuità promessa dai suoi occhi.
"Ve ne siete accorti?"
Non sarebbero qui altrimenti. Se ne sono accorti tutti. Dal direttore allo zio Tony, che ha occhi solo per la sua giraffa dalle movenze eleganti.
Non è qualcosa che si vede, non è un brillio negli occhi e non è la curva di stupore delle labbra. Gli spettatori sono sempre uguali, stesse facce e stesse emozioni. È più un modo di respirare, come se per la prima volta i polmoni si riempissero veramente, come se stessero aspettando solo quell'aria. Il respiro di chi ha trovato la sua strada.
"È solo un bambino!"
"Avremo dei problemi con la gente di qui, tutti sospetteranno di noi."
"Forse non è ancora pronto..."
"Lo avete visto benissimo, è pronto. Non siamo noi a dover decidere" La replica di Steve è determinata. Lui e sua sorella Martha sono stati gli ultimi a raggiungere il circo, quattro anni prima, si ricorda bene cosa ha provato e sa cosa sta provando quel bambino adesso.
"E se anche decidessimo di non prenderlo, finirebbe per arrivare da noi in qualche modo."
È vero e lo sanno tutti, nessuno contesta le parole di Dionis e il cerchio di persone si disperde.
Ormai è solo questione di aspettare.

Dopo tre settimane, lui torna. Nessuno ne aveva dubitato.
Irrompe boccheggiante nel tendone delle ballerine, deve aver corso per tutta la strada da casa fino ad arrivare lì.
Tutti sono presi dallo spettacolo e nessuno si accorge della ragazza dai ricci biondi che gli si avvicina.
"Ciao, io sono Martha. Ti stavamo aspettando"
Qualcuno lo chiama destino, altri lo chiamano vita.


Sam vive nel carrozzone con Billy, il pianista con dodici dita. È forte avere una casa con le ruote, e Billy è gentile con lui anche se sembra sempre un po' triste. Erik dice che è perchè sua moglie lo ha lasciato.
Non ci sono altri bambini nel circo, però Alicia, che è la moglie del direttore ma anche una ballerina, è incinta. Quindi Sam passa il tempo con Steve, Martha, Erik e Gabrielle. Anche se sono molto più grandi di lui se lo portano sempre dietro e non lo prendono troppo in giro.

All'inizio doveva stare sempre nascosto, perchè c'erano uomini che tenevano d'occhio il circo, sospettato del rapimento, ma ora sono abbastanza lontani e Sam inizia ad aiutare in qualche numero: porta gli spartiti a Billy, passa i birilli e le palline a Steve ed Erik...
Finalmente arriva la mattina in cui il direttore decide di parlare con lui. Martha gli aveva detto che sarebbe successo presto, e lui da allora non ha più smesso di pensarci.
Il suo futuro, quello che vuole fare. Il suo essere parte del circo.
"Guardi"
Prima che il direttore possa fermarlo Sam ha messo la mano sulla candela appoggiata sulla scrivania, e sotto i suoi occhi sgranati ne raccoglie la fiamma come se si trattasse di un fiore.
Trattiene la piccole luce nel palmo e ci soffia sopra. Il fuoco si distende come se fosse un piccolo gomitolo, con lievi movimenti della mano Sam lo modella in un disegno intricato che rimane sospeso tra loro.
Con un gesto rapido e quasi vergognoso Sam riporta la fiammella sulla candela e abbassa gli occhi.
"Come... Come ci riesci?"
Il direttore non ottiene risposta, e come lui non la ottengono tutti gli altri che provano a chiedergli qualcosa. Anche Dionis è stupito, sa per certo che in lui non c'è traccia di magia ma non riesce a spiegarsi la sua strana capacità.

Ora Sam, con il suo sorriso e i capelli rossi, è uno di loro.


È felice, sapeva che lo sarebbe stato. Ma ci ha messo due anni a capire che a spingerlo a scivolare di nascosto fuori casa quella notte è stato il bisogno di libertà, di sottrarsi al giudizio della gente che non capisce e nonostante questo vuole imporre i propri dogmi.
Sam lo sa perchè hanno smesso così presto di cercarlo, dopotutto lui è il pazzo, quello strano. A nessuno era mai importato qualcosa di lui, e a lui non importava veramente di nessuno.
Ma ora è diverso, si sente al suo posto e ha degli amici. Soprattutto un'amica, in effetti. Sarebbe tutto perfetto se solo... Martha vorrebbe ancora essere sua amica se sapesse il suo segreto?
Ci ha pensato molto, prima o poi dovrà dirlo...

"Tu sei mia amica?" Tiene gli occhi fissi sulla punta delle sue scarpe, così la ragazza lo coglie di sorpresa atterrandolo e iniziando a fargli il solletico senza pietà.
"Che domanda stupida Sammy, certo che lo sono!"
"Basta! Basta, ti prego!" Ormai senza fiato il ragazzino riesce a bloccare le mani di Martha e si siede a terra accoccolato vicino al recinto delle giraffe.
"Ti devo dire una cosa. Sai, il fuoco... I numeri che faccio con il fuoco. Non sono io a farli. È Jasper."
"Non c'è nessun Jasper qui, Sammy!"
"Lui è mio fratello. È sempre con me. Quando eravamo piccoli la nostra casa è bruciata, Jasper non è riuscito a uscire e tutti dicevano che era morto. Ma non è vero! È tornato da me, solo che gli altri non riescono a vederlo... Al mio paese mi chiamavano 'Il matto' , ma non mi interessava, mi bastava avere Jasper."
Martha lo guarda mordicchiandosi un labbro, sembra spaventata ma non accenna ad andarsene.
"Perchè lo stai dicendo a me?"
"Perchè sapevo che non mi avresti abbandonato."
Finalmente lei sorride e gli scompiglia i corti capelli rossi.
"Non lo farei mai, piccolo. È il nostro segreto."

Non si accorgono si una massa di riccioli scuri che ondeggia poco lontano.

***

Sam lo sapeva che c'era qualcosa che non andava in lei. La bambina americana è la nipote di Dionis, suo fratello l'ha mandata da lui per imparare la magia. Vive con loro da parecchi mesi ormai, ma Celia non è una del circo.


L'ha guardata con occhi sospettosi quando gli si è avvicinata, ma poi l'ha seguita.
Ha cominciato senza preavviso, con tono quasi annoiato. Con gli occhi sbarrati Sam ha provato a no ascoltare, ma le parole si stringono crudeli attorno a lui.
"Sei uno sciocco."
"Tuo fratello è morto."
"Ti circondi solo di illusioni"
"Sono tutte bugie."
"Tuo fratello è morto."
"Jasper non c'è più."
Celia ha detto quelle cose sorridendo, le lacrime che rigano il viso del ragazzino sembrano divertirla. Non ha smesso di parlare fino a quando Sam non è corso via singhiozzando. Urla inutilmente, grida quel nome finchè non ha più fiato e poi continua a ripeterlo nella sua testa. Non è più un richiamo. È una preghiera.
Jasper
Jasper
Jasper
Ma lui non c'è più.
  
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