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Autore: MichaelJimRaven    10/02/2012    0 recensioni
Un racconto collocato diversi anni dopo gli venti di Hogwarts, con un Tom RIddle ancora vivo e vegeto.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Tardo pomeriggio, quasi sera. Poca gente in giro e quella che si attarda a sbirciare pigra tra le vetrine dei negozi, pare anche piuttosto annoiata e stanca. Tutti intabarrati in improbabili mise pre invernali, sorpresi dal freddo veloce che si è sostituto subdolamente al caldo penetrante di qualche giorno prima. Indispettiti, anche, dal fatto che i prezzi esposti sopra ogni singola cosa che avesse destato un  minimo di interesse..fossero decisamente troppo alti. Oramai era uno standard. Rimanevano qualche secondo a lamentarsi sulla cosa e fingevano poi di snobbare lo stesso capo o prodotto "puntato", tacciandolo di chissà quale difetto di fabbrica. La volpe e l'uva, come sempre.
Tra queste persone, un uomo fasciato in un vecchio montgomery scuro, chiuso fino al collo e col cappuccio tirato sulla testa,  si faceva largo camminando diritto. Direzione obbligata , la sua.
Da quando aveva parcheggiato l'auto aveva compreso che la corta strada che lo avrebbe separato dal proprio punto di arrivo a quello dove si doveva recare, era per lo più in linea retta sulla stessa strada.
Miracoli del periodo pre-halloween.
L'insegna della libreria era ancora accesa. Avrebbe dovuto affrettare il passo. Tom era puntualissimo in apertura e lo era dannatamente di più, in chiusura.
Non aveva voglia di essere un motivo per fare tardare l'uomo dai suoi impegni serali, qualunque essi fossero stati.
Ed era sicuro che ne avesse avuti . Ne ha sempre.
La porta aveva annunciato l'ingresso del cacciatore con il solito vecchio "ding" del campanello appeso su di essa. La zaffata di cuoio e inchiostro che aveva preso l avia delle narici di Mike, era paragonabile al profumo dei dolci per un goloso..o all'essenza di un qualsiasi profumo speziato, per una donna. Era sempre piacevole infilarsi in quel luogo.
"Ci sei, vecchio mio?"
Dal retrobanco, una piccola stanza dove Tom aveva allestito una specie di ufficio, era emersa una figura affilata e allegra. Quasi un contrasto vivente. Solitamente si accosta la rotondità' all allegria e la secchezza alla tristezza.
Ecco, Tom era la classica eccezione alla regola.
Stava ridacchiando in maniera scomposta, mentre teneva in mano un paio di lettere. Cristo, aveva le lacrime agli occhi!
"Ci sono , ci sono! Hahah.. Ciao Mike! * stava asciugandosi le lacrime con un fazzoletto bianco , stile "addio del 1800", mentre aveva posato le lettere sopra al bancone.
Accanto a loro, un minuscolo teschio in quella che sembrava terracotta, era illuminato da un cerino messo all'interno.
"Ammiratrici?"
"Peggio! Ammiratori!"
La smorfia di incredulità con la quale Mike aveva incassato quella confidenza, era così accentuata da indurre Tom in una seconda e sonora "ribollite"
"Mi hanno scritto due signori, pare, entrambi frequentatori dello stesso locale dove io mi prendo relax durante la settimana.. E sono estremamente convinti che io sia ..Aspetta, com'è che hanno scritto?"  veloce, la lettera torna nella mano dell'uomo, che ne scorre le righe con l'indice fino a trovare la parte che lo aveva fatto ridere. " …Ecco ecco qua! Senti! * …sono convinto che lei sia un sostenitore del nostro particolare partito. Gente sensibile e attenta ..e rigorosamente attratta da proprio stesso sesso!* ..alla fine, secondo loro , dovrei essere gay! Ma ti pare? Sono sempre stato un estimatore della donna. E tu lo sai!"
"Certo che lo so'. E la cosa continua  tutt'ora a crearmi dei problemi, Tom!"
Frecciatina. Era consapevole della buona fede del fratello, ma era anche geloso del fatto che lui e Reyes continuassero ad avere un rapporto particolare. Ma non poteva farci nulla. Sarebbe sempre stato così.
" Finiscila, idiota. Non pensare nemmeno a quello che sono sicuro tu abbia pensato!"
L'indice accusatore dell'uomo , unito all'occhiataccia derivante, avevano sortito lo stesso effetto di una pistola puntata.
Mike aveva alzato le mani.
"Mi arrendo…"
A quelle parole, il dito di Tom era sceso nuovamente a scorrere le righe della missiva, ed aveva ripreso a ridere sguaiatamente.
In quello stesso istante, il teschio in terracotta aveva cessato di illuminare con la tenue luce della candela, lo spicchio di tavolo sul quale era appoggiato.
Una folata d'aria fredda aveva smorzato la fiamma, ed era penetrata fino a sotto il montgomery di Mike.
Tom aveva levato il viso dalla lettera e sorrideva ancora, mentre si apprestava a salutare il nuovo entrato.
"Buonasera! Posso esserle utile?"
Passi pesanti e quasi strascicati. Un uomo enorme, con folta barba e capelli scompigliati , era entrato in quel negozio. Era fisicamente impacciato. Sembrava pauroso di rompere o far cadere qualcosa. In effetti, la mole era spaventosamente "troppa" per qualsiasi tipo di stanza normale.
Tom parve riconoscere qualcuno in lui, tanto più che era passato dal formale, all'informale.
"Era ora che arrivassi, Rubeus. Hai portato quello che ti avevo chiesto?"
L'uomo gigantesco, avvolto in un logoro cappotto marrone, con il collo di pelo di qualche animale, aveva grugnito un "Sì!" che si era confuso con un sonoro colpo di tosse. Quindi, aveva proseguito la frase.
"Te sei tutto matto, Tom. Lo sai che non ci si fa così! Mi chiami veloce, senza nemmeno spiegare e vuoi che vengo subito, senza spiegazioni! MA che te ne fai , poi, della polverina anfibia?"
Tom aveva guardato il gigante con un sorriso compassionevole. Sembravano in confidenza. Subito dopo aveva osservato Mike, ancora a bocca aperta davanti a quella figura incombente.
"Mike, cuccia. Rubeus non morde. E' uno dei fornitori del mio negozio, oltre che un vecchissimo amico. E mi ha portato una cosa che gli ho ordinato, fuori catalogo. E' stato gentilissimo a venire a portarmela ora!"
Il gigante aveva agitato la manona, come a schernirsi per il complimento di Tom sulla sua gentilezza.
"Fa nulla, fa nulla! Quando serve basta che chiami, Tom! Io ora..beh, sì, lo sai! Torno al mio posto! C'e' da preparare per Halloween.. Il preside non sa nemmeno che sono scappato! Ciao!! Vado!"
Così come era entrato,l'uomo era sparito.
Il punto interrogativo che svettava sulla testa di Mike era decisamente grosso, ma aveva già deciso anni addietro  di non chiedere mai nulla a Tom , a meno che non fosse stato lui a decidere di parlare e spiegare di conseguenza.
Tom aveva preso in mano un sacchetto di iuta, che conteneva evidentemente un preparato o qualcosa di polveroso, comunque, visto che si stava attrezzando con pesi e bilance, per "travasarlo" in una specie di vasetto di argilla , a forma di pesce.
"Come mai sei qui, Mike? "
La domanda aveva riportato il cacciatore alla realtà del momento, levandogli dalla testa pensieri fantasiosi riguardo al fratello e a delle branchie che gli sarebbero spuntate se si fosse immerso da qualche parte.
"Mi serve la tua consulenza, Tom."
La mano destra di Mike era scivolata fuori dalla tasca del montgomery.
L'aveva poggiata sul banco della libreria, proprio accanto al teschio in terracotta. Il calore che aveva lasciato la candela sarebbe stato ancora tangibile, se la mano di Mike avesse avuto la pelle per sentirlo.
Era scheletrica. Senza pelle e senza muscoli.
La mano di un cadavere lasciato nei secoli dentro la terra, e divorata dai vermi.
Tom, era impallidito.


"Per tutti i folletti, Mike! Che cazz..!"
Aveva lasciato letteralmente cadere la lettera dalle mani. Il pezzo di carta stava ancora fluttuando senza controllo verso il pavimento quando Tom aveva spostato completamente tutta la sua attenzione sull'artiglio che era attaccato al braccio del fratello. Stava guardandolo, fissando impietrito quella mutazione ambigua e sinistra cercando di capire cosa potesse mai essere stato a ridurla così. Si era ben guardato dal toccarla. Non era saggio maneggiare una cosa che potesse aver subito delle maledizioni. Alcune di esse erano contagiose quanto i peggiori virus. Girava attorno alla mano, con la stessa aria di un segugio che fiuta una traccia.
"E' iniziato una settimana fa. All'inizio credevo che fosse solamente la pelle secca  , a causa del "caldo/freddo" e della mia non eccessiva cura della pelle.. Ma poi ha iniziato a degenerare. E quel che è strano..è che non mi fa male. Non sento dolore."
"Non senti dolore? Cioe'… fammi capire! La tua mano sta diventando polvere.. e tu non avverti alcuna sensazione?"
"Gia.. Per paradosso, la sento come prima. Senza alcun tipo di problema..Ma se la guardo, vedo un artiglio. Non capisco cosa sia, questo tipo di mutazione."
Tom si era sporto ancora di più verso la mano di Mike. Vi aveva soffiato sopra, come se avesse dovuto scostare della polvere da un antico reperto archeologico, e ora ci aveva avvicinato il naso, per odorare.
Sembrava scettico.
"Sembra una maledizione, Mike!"
Lo sguardo severo di Tom era puntato ora negli occhi scuri del cacciatore. La libreria scricchiolava nei legni antiche e un minimo tarlati delle mensole. La mano artigliata dell'uomo era nuovamente tornata a nascondersi dentro la tasca del montgomery.
"Ho isolato il momento esatto in cui credo di aver contratto questa cosa. So quale sia la causa.."
"E allora dimmelo, no? Che aspetti.. Aspetti di vedere se ti riesce di diventare come Jack Skeleton? …Perché , non so se ci sei arrivato, fratello! Quella e' progressiva! Non si limiterà alla mano!" indicava , ora, con la sentenzialità di un giudice, la tasca che stava fungendo da ricovero alla mano dell'uomo.
Il corpo del cacciatore aveva profuso un rapido "dietro front" , per dare le spalle al fratello. Stava guardando la vecchia mensola sopra la porta d'ingresso. Quella dove Tom teneva i suoi "trofei". C'erano numerose cose delle più diverse categorie: Libri, animali impagliati, strane coppe, anelli, fogli di carta, pergamene..anche un paio di teste rinsecchite. C'era veramente di tutto, su quella mensola. Tranne una cosa. Una cosa che Tom aveva dato allo stesso Mike quasi due mesi prima.
"Spolveri poco , eh? C'e' ancora il contorno delineato della sagoma!"
Osservando , infatti, dove era stato indicato dal fratello, Tom aveva notato il lungo e rettangolare segno contornato dalla polvere posatavi attorno. Era insindacabile che in quel luogo vi fosse stato tenuto qualcosa che era da poco stato regalato, venduto o rubato.
"Hai ucciso il Banshee? …Hai usato lo spingardino di Lestrange?"
Ora il tono di voce era curioso. Esterrefatto.
Qualche settimana prima, Mike si era recato a Nuntucket, a casa del fratello per chiedere consiglio. Anche se Tom aveva smesso di cacciare con lui da tempo, era rimasto uno dei migliori esperti nel settore creature.
Era quindi il più ferrato nel sapere sia come eliminarle, che come farsele amiche. Aveva passato anni della sua precedente vita assieme a loro. Mike lo sapeva. Tom aveva sempre evitato di parlare a lungo della cosa, come se quella parte di vita potesse in qualche maniera tornare indietro e riprenderselo.
Ed era palese che non lo volesse , nel modo più assoluto.
C'erano state delle morti improvvise e incontrollate nella vecchia brughiera di Dartmoor,  nord di Galway , nell'Irlanda dell Ovest. Improvvisi attacchi di panico. Ragazze giovani, sparite e trovate morte ai piedi del Maumturk, il grosso monte che guardava la baia di Galway, sorvegliando le vecchie scogliere di Moher e le isole Aaran.
Mike era stato interpellato dai Finnegan. I cacciatori irlandesi. I "Leprechaun's eater" , come li definivano tutti gli altri cacciatori del mondo in maniera quasi dispregiativa.
Era uscito che un vecchio spirito Irlandese, la Banshee appunto, era diventata improvvisamente affamata.
Pericolosa.
Ultimamente era stata sentita gridare spesso. Ed era cosa risaputa che quando la Banshee piange  o urla, la morte si aggira per i villaggi dove essa appare, per reclamare un anima.
"Lo spingardino è stato veramente eccezionale. Un colpo. Un solo colpo e si è dissolta, tra urla e lamenti. E' stato un lavoro pulito e veloce.. Peccato per il ritorno di fiamma. Quando ho sparato, il grilletto ha scaturito una fiammella che ha attecchito , ricomprendomi la mano. La fiamma era verde, non gialla. Dal giorno dopo, è iniziata la malattia.
Tom era rimasto poggiato con i gomiti al bancone della libreria, guardando fisso il fratello. Stava ripercorrendo mentalmente , non solo le cose di cui lui ora gli aveva accennato… ma anche la maniera in cui era entrato in possesso del famoso spingardino. Gli occhi persi davanti a sé, a scrutare il pavimento accanto ai piedi di Mike. Un tic nervoso al piede destro, faceva ritmare un incerto tempo di blues al mago.
"Fiamma verde.. Dopo l'esplosione del colpo. E hai sentito urlare la Banshee."
Il battito del piede si era fermato. Non di botto. Era scemato di tempo ed intensità fino a cessare del tutto. Come se avesse esaurito la carica. Tom aveva levato lo sguardo sul viso del fratello. Aveva tratto un profondo respiro.. e ora stava per pronunciare una frase , della quale aveva timore di ricevere risposta.
"Mike… Dimmi. La Banshee ti ha guardato in viso, mentre urlava?"
L'eco delle parole dell'uomo stava svanendo dentro il ticchettio del vecchio orologio a pendolo che Tom teneva accanto alla cassa. Ora , era l'unico rumore che si potesse udire dentro la libreria. Due statue immobili, una di fronte all'altra: una piegata sui gomiti , poggiata al banco ed intenta a fissare l'altra in piedi, con uno sguardo quasi impaurito.
La testa del cacciatore si era mossa lentamente , in un inequivocabile assenso.


" Non va bene! Non va bene per niente, Mike! Lo sai cosa vuol dire quando una banshee ti guarda dritto negli occhi! Cazzo!"
"Lo so." era irritante nella sua calma. Sarebbe di sicuro morto entro l'anno.. eppure sembrava stranamente rilassato. Era fastidioso. Rimaneva fermo ed impassibile, fissando il fratello che stava andando in escandescenze. Aveva iniziato a guardare libri, consultare vecchie dispense e aggirarsi come un invasato in mezzo alle pareti mobili della libreria, cercando di far mente locale e di appellare tutte le sue nozioni sulla cosa. Ripeteva frasi inerenti alla Banshee , ai metodi di guarigione  e annullamento della maledizione, come filastrocche. Ad ogni passo. Stava tenendo le mani appoggiate alle tempie, come se dovesse evitare di far uscire quello che riusciva a ricordare.
Improvvisamente, un lampo. Un ricordo veloce.
Tom era schizzato nuovamente al bancone ed aveva aperto frettolosamente un cassetto che era stato chiuso a chiave fino a poco prima che lui lo palesasse. Era il contenitore di un voluminoso tomo, dalla copertina nera in pelle. Profumava  di zolfo e cuoio.  Sulla facciata vi era una specie di prisma geometrico che sembrava tracciato con il vivo rosso del sangue. Sfogliava frettolosamente le pagine  e sbuffava impaziente.
"Cazzo! Dov'e? Dove sta! Eppure sono sicuro.."
dopo qualche secondo, sotto lo sguardo quasi divertito di Mike, Tom aveva fermato il dito su una pagina che recava la figura di una donna col volto celato da una lunga chioma scura, attraverso la quale si poteva intravedere il vermiglio luccicare degli occhi.
"Leggi qui, vecchio mio!"
Tom era pallido. Il libro era stato voltato verso il cacciatore , dove il dito del mago teneva inchiodata una frase.
"L'unica maniera per sconfiggere una banshee, è ucciderla!"
Mike non stava capendo.
"Ma io l ho già uccisa, Tom! Le ho sparato con lo spingardino..E lei si e' dissolta urlando in una fiamma verde!"
Tom aveva sorriso.
"Già ! La stessa fiamma verde che ha avvolto la tua mano."
Tom stava fissando Mike. In silenzio, sperando che il cacciatore capisse al volo.
"La Banshee non è morta. Si è unita a te, col ritorno di fiamma dello spingardino. La tua mano, Mike. La tua mano….. E',  la Banshee.
"Ma che cazzo stai dicendo? Che un fottuto spiritello della brughiera si e' messo a casa nella mia mano?"
"No, idiota! Non è quello. Non si limiterà alla mano! Ti stai trasformando! Quella puttana ti è entrata dentro e ti sta facendo corrodere!!"
Nell'enfasi del momento, Tom aveva letteralmente scavalcato il bancone posando l emani sulle spalle robuste del cacciatore. I due erano della stessa altezza. La differenza sostanziale era nella mole. Affilato Tom, massiccio Mike.
In una gara di lotta libera, il cacciatore avrebbe vinto solo starnutendo.
In quel momento, mentre erano uno di fronte all'altro, Mike stava ridendo. Rideva con voce sottile. Non con il solito tono roco.
Una risata quasi infantile.
L' artiglio era scattato fuori dalla tasca e si era serrato rapido attorno al collo del mago, impedendogli di respirare.
La Banshee era apparsa.
Dopo quasi un mese di "riposo" dentro al corpo del cacciatore, aveva trovato il nutrimento necessario per riavere ancora forza. Stava lentamente sostituendosi al cacciatore. Ed era una visione grottesca. Tom era inerme, stretto nella morsa della spettrale mano dello spirito, che ora aveva iniziato a parlare con la fredda e nuda voce della morte che lui stesso presagiva.
"Non puoi impedire questa cosa, uomo! Per ogni sottrazione c'è un reintegro. La sua morte è necessaria alla mia rinascita… Mi ha sfidato, e ha perso! Mi ha solo indebolito.. non sconfitto! E ora, pagherà per questo!"
Era grottesco: fuori dei quattro muri dell Arkana, vi era un sacco di gente che stava passeggiando per rientrare in casa.. e sicuramente più di qualcuno stava osservandone la vetrina, incuriosito dai titoli particolari che Tom vendeva. Eppure, nessuno di loro poteva sospettare che dentro quel  negozio si stesse per perpetrare un qualcosa di arcano e di pericoloso. Se la Banshee avesse vinto, si sarebbe aggirata niente di meno che per l'America intera , veicolata da un corpo che le aveva permesso di lasciare la Terra Madre, sotto forma di spora.. di virus.
Le parole dello spirito avevano risvegliato in Tom qualcosa di strano. qualcosa di maligno. Ricordava.
Stava ricordando. Una luce verde.. Una maledizione. Il suo corpo che scemava a terra e una parte di se' stesso che era fuggita, lontano, per aggrapparsi a qualsiasi cosa fosse viva per mantenersi tale. Rivedeva se stesso, anni prima, "ospite" dentro al corpo di Raptor..e ancora una volta sconfitto, allontanato.
Rabbia. Stava montando una rabbia incontrollata, pericoosa..cinica e spietata. Gli occhi dell'uomo ora si erano fatti rossi.
Due fessure infuocate simili agli occhi d'un serpente.
Sapeva cosa stava succedendo.  Si sentiva fremere di un desiderio di morte. Il tocco della Banshee stava risvegliando quella parte di lui che era riuscito a scindere, ad eliminare e allontanare da quella sua nuova vita.
Mike stava combattendo dentro al suo stesso corpo, per riprendere possesso di se ma era incapace di sopraffare l'entità da solo.
Il viso di Tom era mutato in un ghigno terribile. Aveva afferrato il polso dell'artiglio ed aveva volto il viso verso il retrobottega.  Un sibilo, un rumore come di una frustata, aveva liberato un pezzo di legno di circa 20 cm che si stava dirigendo verso la sua mano.
Una bacchetta. La sua bacchetta.
Nello stesso tempo in cui il legno aveva toccato la nuda pelle del libraio, la banshee si era ritrovata costretta a lasciare la presa.
Incredula.
Davanti a lei, non più Tom Riddle. Davanti a quello spirito si era palesato ancora una volta , il male.
"Non sai quale piacere io stia provando ora , creatura..!"
Era spaventoso. Bianco, come un cadavere, occhi vermigli e terribili, bocca ghignesca e naso incavato. Non un capello in testa. Le lunghe dita simil all'artiglio che poco fa lo stringeva in una morsa.
"La morte non può solamente far cessare una vita! Può risvegliare anche il male." Sorrideva , Tom sorrideva.
Guardava l'involucro esterno di Mike,  ma vedeva realmente la banshee che vi si proteggeva all'interno.
"Non puoi sconfiggermi, uomo! Non puoi allontanarmi da lui, senza che muoia!"
Le parole dell'entità tradivano un nervosismo particolare . Sembrava quasi che si sentisse in trappola, come se non avesse alcuna via di scampo. Tom aveva annuito.
"Quello che pensi, non quello che hai detto, e' la verità! Non hai scampo… Sei nelle mie mani.."
Era agghiacciante il tono di voce. Freddo ma eccitato. Era come sentire un boia che pregava di felicità prima di poter fare qualsiasi brutta cosa alla propria vittima. Lord Voldemort era tornato, ora, in quella stanza. E passeggiava sereno, camminando attorno alla Banshee senza nemmeno guardarla.
"Non mi importa. Io ti torturerò. Ti mutilerò. Ti strapperò ogni singola cellula , spiritica o meno!"
"L'uomo morirà! Non ti importa di lui?"
Una risata terribile, nuovamente. Lacerante e buia come la notte.
La bacchetta si era levata in aria. Le parole che Voldemort stava pronunciando stavano scavando il corpo di Mike, riducendolo polvere attorno alla Banshee. Sentiva le urla dell'uomo che stava morendo, ma non provava più nulla. Voleva solamente arrecare più' dolore possibile allo spirito.
Poco importava chi ci fosse andato di mezzo. Quella creatura insolente e inferiore, sarebbe dovuta bruciare e lacerarsi sotto il suo volere.
L'eco di una maligna risata stava ancora echeggiando nella libreria, quando Tom riaprì gli occhi , madido di sudore. Il respiro affannato e corto di chi pare abbia fatto una maratona senza essersi allenato.
Attorno a lui , l' Arkana era placida e tranquilla come un sonnacchioso gatto persiano.
Il calendario indicava il 12 di ottobre.
Non era Halloween! Mancavano ancora venti giorni.. ma allora?
Aveva sognato.
Aveva avuto un pessimo incubo. Stava ancora cercando di recuperare saliva. Tanto aveva la gola secca.
Aveva estratto il fazzoletto dalla tasca, e cercava di asciugarsi alla meno peggio il sudore dalla fronte e dal collo.
Il telefono aveva squillato.
Il vecchio telefono dei primi del novecento, con la classica suoneria spaccatimpani.
La mano libera aveva staccato il ricevitore e lo aveva accostato all'orecchio.
"Arkana Kebana , b.. buonasera. Sono il signor Riddle!"
"Pronto, Tom? Sono Mike!! Come va, vecchio mio?"
"Bene.. Bene, Dio santo. Tu? Tu come stai?"
"Sto partendo per venire da te. Mi serve lo Spingardino dei Finnegan. Mihanno chiamato da Galway! Sono sicuro che ci sia una Banshee da fare fuori!"
Una premonizione. Un sogno rivelatore. Erano anni che non accadeva.
"Hey, Tom! Ci sei? …Pronto!??"
Nuovamente, la voce del mago era tornata a parlare.
"Lascia perdere lo spingardino, Mike. Ci vado io in Irlanda. E' un po' che non vado a caccia! Me lo concedi?"
"Hey! Non hai detto che avevi smesso? Sei sicuro? E' meglio se ti accompagno!"
La voce metallica di Mike, da chissà quale parte della città, sembrava canzonarlo.
"Ci vado da solo! Non sono poi così arrugginito. Passo da te in serata. Ho voglia di bermi un Whisky con mio fratello! Mi manchi!"
" Vieni pure, leccaculo! Mi ci trovi! Lo so che diventi affettuoso solo quando hai finito l'alcol!"
" Arrivo!"
La conversazione era chiusa.
Mike non sarebbe andato in Irlanda.
Era ora di chiusura. Stava riordinando tutto e facendo i conti per la chiusura fiscale.
Era tutto regolare.
L'ultimo cliente se ne era uscito con una copia di un vecchio libro di una certa Rowling.
Mentre stava chiudendo a chiave la porta a vetri, già al di fuori della libreria, aveva tastato la propria tasca.
La bacchetta era lì.
La sua immagine riflessa aveva mostrato un baluginio di luce rossa che era scaturita dalle sue pupille.
Aveva sorriso, sinistramente.
Nessuno spirito avrebbe riportato Lord Voldemort su     questa terra.
Mancavano ancora 3 settimane  ad Halloween.
Mike sarebbe sopravvissuto.
E lui pure.
  
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