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Autore: horansupras    10/02/2012    3 recensioni
Era davvero una bella sensazione.
Stare tra le braccia di Louis e sapere che era mio.
Cavolo, da quando a Londra splendeva un sole così bello e forte? Forse era lo scenario adatto al nostro bacio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era davvero una bella sensazione.
Stare tra le braccia di Louis e sapere che era mio.
Cavolo, da quando a Londra splendeva un sole così bello e forte? Forse era lo scenario adatto al nostro bacio.
Sorrisi sentendo le sue labbra sulle mie e lui scese sul mio collo facendomi rabbrividire.
«Tomlinson che intenzioni hai?» chiesi ridendo, mentre l’ennesimo brivido mi scuoteva dalla testa ai piedi.
«Non buone» mugugnò, poi tornò a fissarmi negli occhi e annegai il quell’azzurro che tanto amavo.
«Hai il mare in quegli occhi» sussurrai e lui arrossì leggermente. Era bello vederlo in imbarazzo per i miei complimenti, ma quel ragazzo se li meritava davvero. Mi stesi sull’asciugamano che Louis aveva portato nel giardino sul retro della sua casa e chiusi gli occhi. Lo sentii stendersi di fianco a me e inspirai il suo profumo.
Dopo dieci minuti di assoluto relax la sua mano mi accarezzò la pancia e aprii gli occhi, ritrovandomelo molto più vicino di quanto pensassi e, sulle mie labbra, sussurrò «Che ne dici di entrare?»
«L’idea non è male» dissi con un tono che risultò eccessivamente malizioso. Sorrise e mi sollevò come se fossi una piuma. «Ma quanta cazzo di palestra fai?»
«Come siamo volgari Malik» mi prendeva sempre in giro, ma ogni volta che lo faceva non riuscivo a trattenere le risate.
Fu così anche in quel caso.
Entrammo dalla porta-finestra che dava sul grande soggiorno di casa sua e, mano nella mano, mi fece salire le scala e aprì la porta della sua stanza.
Ora si inizia a fare sul serio, pensai e subito dopo mi morsi con forza il labbro per non ridere al pensiero idiota e perverso che avevo avuto.
Quel ragazzo era il mio sogno da sempre, l’avevo visto a scuola e da allora mi ero innamorata di Louis William Tomlinson.
In quel momento lui era tutto ciò che vedevo e volevo ed eravamo nella sua stanza.
Si sedette sul letto vicino alla finestra e mi cinse i fianchi con le mani. Mi sedetti sulla sue gambe e gli sussurrai un «Ti amo idiota» all’orecchio, dopo di che gli morsi il lobo e sentii una piccola scossa sulla sua schiena.
«Stai cercando di farmi impazzire o di portarmi sulla cattiva strada?» disse e notai che la sua voce era più bassa e roca.
Non stai giocando pulito neanche tu, tesoro.
«Ah e comunque ti amo anche io, nel caso tu non lo sapessi.»
Detto questo mise le mani sotto la mia maglietta di cotone e percorse la mia spina dorsale con un dito, soffermandosi sul gancetto del reggiseno.
I suoi movimenti erano lenti e inesorabili, così come anche le sue labbra sul mio collo. Afferrai i suoi capelli e li intrecciai tra le dita, costringendolo a posare la sua bocca sulla mia.
Quando mi accontentò lo abbracciai, dopo poco le mie mani erano sul suo petto e le sue mi stringevano i fianchi, alzando i lembi della maglietta.
Perché eravamo vestiti? Sorrisi ancora, da quando ero diventata così depravata? Infondo ero solo una verginella, mio fratello me lo ripeteva sempre.
Non sapeva quanto io soffrissi per quella cosa.
Ci staccammo un attimo e lui mi guardò negli occhi, di nuovo.
Amavo quel contatto visivo, era così bello potermi perdere nella luminosità di quegli occhi.Riprese a baciarmi con più foga, facendo scontrare le nostre lingue.
Le mie mani non si erano più mosse e così la feci scendere lentamente.
Lo stavo facendo impazzire, lo percepivo dal rigonfiamento che c’era nei suoi pantaloni.
Era quello il Willy di cui parlava sempre, cercando di farsi bello con gli amici.
Noi ragazze non parlavamo delle nostre “doti naturali”, perché allora i ragazzi erano così superficiali?
«Non ce la faccio più, non resisto!» esclamò e un secondo dopo mi trovai senza maglietta. Risi e gli occhi di Louis scesero sul mio petto.
«Lou!» lo rimbeccai , così lui si morse il labbro superiore, chiuse gli occhi e sorrise.
«Scusa amore, sono un ragazzo» disse poi con nonchalance e tornò ad accarezzarmi la schiena. La sua maglia bianca a righe rosse volò alle mie spalle e quando lo baciai per l’ennesima volta cominciai a slacciargli la cintura dei pantaloni.
Sentivo il gonfiore farsi più forte e gli morsi la lingua facendolo ansimare.
Sfiorai con l’indice il bottone dei jeans e aprii gli occhi cercando in qualche modo di intuire la sua reazione. Lui capì e mi guidò, feci scendere la cerniera e vidi i suoi boxer neri.
«Ultimamente metto roba seria, non pensavo volessi ritrovarti un Superman proprio lì» sussurrò un po’ affannato e mi concessi una risata.
«Mi sarebbe piaciuto lo stesso» dissi, cercando di sembrare più sicura di quanto in realtà fossi. Mi fece alzare e si tolse i pantaloni, poi si avvicinò a me e dopo pochi secondi eravamo stesi sul letto.
Louis si reggeva con un braccio, cercando di non pesarmi addosso, mentre i nostri respiri si facevamo sempre più veloci e irregolari.
Un rumore assordante echeggiò nella stanza. Era continuo e fastidioso, stava cercando di rovinare il mio momento.
No eh, non è possibile!
La voce di Louis era forte e chiara e urlava.
Louis non aveva la voce da donna vero?
Merda, perché i suoi occhi blu sembravano più distanti ora?
Aprii gli occhi giusto in tempo per realizzare che tutto quello era un sogno.
La mia sveglia stava suonando ininterrottamente da più di tre minuti e la urla non erano di Louis, ma bensì di mia madre che cercava di svegliarmi.
Spensi la sveglia buttandola a terra violentemente e, non trovando mia madre, mi girai dall’altro lato per cercare di tornare a baciare Louis nei miei sogni. 
Pessima decisione, la luce entrava dalla finestra libera dalle tende che avevo accuratamente sistemato la sera prima.
Fanculo, era solo un sogno.
Un bellissimo sogno.
Mi alzai di mala voglia, ma ricordai in un attimo che quel giorno avevamo solo due ore a scuola, perché poi tutti i professori si riunivano in un’aula e discutevano.
Di cosa? Beh non me ne fregava minimamente.
Mi lavai e mi vestii in tempo record, scesi in cucina e presi il cornetto che mio padre stava per addentare.
«Buon giorno anche a te Joanne, non preoccuparti, fai come se quel cornetto fosse tuo!» quell’uomo era una pacchia, così risi con la bocca piena e cercai di dirgli un «Grazie mille papà» con scarsi risultati.
Mio fratello scese le scale cinque minuti dopo di me con i capelli pettinati alla perfezione e mi investì con quel suo sorriso perfetto.
«Buon giorno famiglia!» disse raggiante e baciò me e mia madre sulla guancia, poi si sedette e soffiò sulla sua tazza di caffè.
Dopo un quarto d’ora eravamo già sulla strada della scuola, il cielo non era coperto e un sole pallido spuntava timidamente a intervalli di tempo irregolari. 
Quel giorno era davvero bello. Sarebbe successo qualcosa, me lo sentivo.
«Oggi sono felice.» annunciai a Zayn, il quale si voltò una frazione di secondo a destra per sorridermi, poi mi accarezzò la gamba e mi chiese quale fosse il motivo.
«Non so, sono felice e basta» risi vedendo mio fratello che scuoteva la testa.
«Siamo sicuri che non c’entri qualche ragazzo?»
Non sapeva di Louis, era il suo migliore amico e avevo paura della sua reazione.
Un giorno o l’altro gliel’avrei detto.
Un giorno o l’altro, certo.
«Ti piacerebbe eh? Sarebbe un altro scoop per te e quel coglione di Harry vero?» risi pensando a quanto fossero pettegoli lui e Styles. Lo conoscevamo da tantissimo e gli volevamo davvero bene, nonostante a volte fosse troppo sicuro di sé per i miei gusti. Arrivammo a scuola proprio mentre Zayn finiva di raccontarmi della telefonata avuta con nostro cugino, il quale ci aveva invitati a casa sua la settimana prossima per il suo compleanno.                                                                                                                                     
«Vado a parcheggiare» disse, per poi baciarmi sulla guancia sotto lo sguardo geloso di alcune ragazze.
Scesi dall’auto e mi voltai verso il grande cancello in ferro dell’edificio sbuffando, il mio respiro si bloccò a metà quando vidi Louis avvicinarsi a me.
Dio se era bello! Quel giorno indossava la sua maglietta preferita, che era anche la mia e i suoi pantaloni rossi erano davvero stupendi.
Lo squadrai e lasciai il viso per ultimo, era quella la parte più bella.
Sorrideva e agitava la mano sinistra nella mia direzione, gli occhi celesti pieni della gioia che il suo sorriso stesso trasmetteva.
Restai immobile con la bocca aperta, incurante del fatto che qualcuno avrebbe potuto vedermi in quella misera condizione, fare due più due e concludere cheero follemente innamorata di quello stupido di Louis.
E’ solo il migliore amico di tuo fratello, ficcatelo bene nella testa!
Quanto potevo odiare la mia coscienza? Sapevo bene che Louis non mi avrebbe mai notata in quel senso, ma ero un’inguaribile romantica e i miei sogni su di lui non sarebbero mai finiti.
Finalmente arrivò da me e mi stritolò in un abbraccio.
Non sudare Joanne, faresti solo un’enorme figura di merda. Ripetevo quella frase nella mia testa e per un attimo ebbi la sensazione di averla addirittura detta ad alta voce, ma il fatto che Louis mi stesse ancora stringendo era la prova che, per una volta in tutta la mia vita, ero riuscita a trattenermi dall’aprire la bocca e dire qualcosa di compromettente.
«Ciao piccola!» mi sussurrò all’orecchio e si spostò quel tanto che bastava a regalarmi il secondo sorriso della giornata. Mi fermai un attimo a riflettere, i suoi occhi avevamo un nonché di strano quel giorno; erano fin troppo irrequieti e il suo sorriso era nervoso.
«E’ successo qualcosa?» chiesi guardinga, mentre lui alzava le spalle e sussurrava un «no, niente.»
«Sei sicuro? Guarda che ti conosco, c’è qualcosa che non va, ne sono sicura.» ribattei convinta. Louis era come un libro aperto per me, avevo passato così tanto tempo in adorazione di lui che conoscevo il significato di ogni sua espressione facciale o movimento. 
Cazzo Joanne, un giorno di sbatteranno dentro per stalking e nessuno pagherà la cauzione per te. Mi morsi forte il labbro per non ridere della mia idiozia e fissai il mento di Louis –l’unica cosa che riuscivo a vedere dato che ero più bassa di lui di almeno mezza testa- in cerca di una risposta. Lui si grattò la nuca e guardò alle mie spalle, poi si aprì in un sorriso, caloroso quanto quello che aveva rivolto a me e capii che mio fratello aveva fatto il suo ingresso trionfale e stava venendo verso di noi, infrangendo il mio momento perfetto.
«Ciao fratello!» disse Zayn mollando lo zaino per terra che finì sul mio piede, facendomi trattenere a stento un urlo di dolore. Come mai Zayn portava così tanti libri lì dentro se la scuola aveva gli armadietti? E poi perché faceva finta di studiare? La media era comunque schifosa, non c’era bisogno di fare tanta scena.
«Zayn, amico! Come va?» si abbracciarono dandosi delle pacche vigorose sulla spalla e mi chiesi da quanto tempo non si vedevano.
Facile, ieri Zayn aveva passato tutto il pomeriggio a casa del suo migliore amico facendomi morire d’invidia. Evitai di fare qualche battutina e rimasi lì, ferma, a guardare la scena per almeno due minuti. Poi la campanella suonò e mi svegliò dalla trance in cui ero caduta, mi sistemai con cura lo zaino sulla spalla e salutai i ragazzi.
«Ci vediamo a pranzo.» dissi sorridendo e abbracciando entrambi, soffermandomi qualche secondo in più su Louis, in modo da poter inspirare il suo profumo. Cominciai a camminare, scansando qualche matricola che camminava con il naso incollato ad una piantina della scuola.
Avevo quasi raggiunto il mio armadietto quando sentii dei passi pesanti alle mie spalle, mi voltai spaventata e vidi Louis correre trafelato verso di me. Mi fermai e lui fece lo stesso dopo avermi raggiunta. 
Poggiò una mano al muro e si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato. Mi inchiodò con lo sguardo e vi lessi serietà, incertezza e decisione al tempo stesso. 
Serrò le palpebre e si avvicinò ancora di più a me.
Una voglia di baciarlo mi investì all’istante. Era così bello, persino con i capelli spettinati dalla corsa.
Mi prese la mano e il mio cuore iniziò a battere più veloce; aspettavo che parlasse perché, conoscendolo, avevo paura che dicesse una cazzata delle sue e mi lasciasse lì a bocca aperta maledicendo il suo spiccato senso dell’umorismo.
Non accennava ad iniziare un discorso, ma anziché dargli fretta rimasi in silenzio a fissare le sue labbra. Si schiarì la voce e inspirò profondamente dal naso, poi disse «Senti..C’è una cosa a cui penso da tanto. Prima ne ho parlato con tuo fratello perché mi sembrava giusto informarlo delle intenzione che ho» balbettava su alcune parole, ma quando finì questa frase il suo viso si rilassò e smise di torturarsi le labbra. «Intenzioni?» sussurrai, certa che lui potesse sentirmi, dato che eravamo davvero vicinissimi. «Di cosa stai parlando?» risi nervosamente perché davvero non capivo.
Louis mi sorrise e il bianco dei suoi denti mi accecò.
«Ehm, si tratta di quella cosa a cui penso. Si tratta di te» stavo per dire qualcosa, ma Louis mi mise la mano libera sulla bocca, intimandomi di fare silenzio e lasciarlo parlare.
«Da quanto tempo ci conosciamo, Jo?» arrossii ancor di più sentendo il nome in cui mi aveva chiamata, solo lui e mio fratello potevano farlo, tutti gli altri si limitavano a chiamarmi con il mio nome intero.
«Quattro anni» risposi come un automa, schiarendomi la voce. Non avrei mai dimenticato il giorno in cui lui si presentò a casa nostra quel venticinque settembre. Era da poco iniziato il primo anno di superiori di mio fratello e io ci sarei andata solo l’anno successivo e lui mi si presentò con un sorriso e una vigorosa stretta di mano. Era stato un colpo di fulmine, pensavo di aver visto un angelo. Ripercorsi quel pomeriggio con la mente e poi tornai al presente nello stesso istante in cui Louis intrecciò le sue dita alle mie.
«Ecco, io credo di essermi innamorato di te. Anzi no, ne sono convinto Joanne. Sono convinto del fatto di amarti. Ti vedo dappertutto e il tuo sorriso mi distrae da ogni pensiero che non sia tu. Posso anche sembrarti esagerato, magari un coglione, ma è come che mi sento. Non un coglione eh! Ok, mi sento anche coglione, ma lo sai come sono» risi, ma ero incredula. Il ragazzo dei miei sogni aveva davvero detto di essere innamorato di me? Non è che stavo ancora sognando?
«Joanne Malik, ti conosco da quattro anni e non c’è giorno in cui non pensi a quanto sarebbe bello baciarti. Ti ho vista ridere, piangere, disperarti e fissarti su qualcosa fino a farti esplodere il cervello. Ti ho vista dormire nel tuo letto e scrivere temi di italiano lunghi anche sei pagine. Ti ho vista ingozzarti di patatine fritte del fast food e litigare con tua madre. Ti ho vista rifiutare un ragazzo e da quel momento ho avuto il terrore che un giorno potessi essere io quel ragazzo. Ho sempre pensato a come sarebbe stato questo momento e onestamente lo immaginavo migliore. Ho scritto tanti di quei discorsi sdolcinati, ma ora sono qui e riesco a dirti solo che sei bellissima. Riesco solo a tenerti per mano e ripetere lo stesso concetto tremila volte perché sono così imbarazzato che davvero non so che dire» Louis si stava impappinando con le parole, cosa che non accadeva mai. Persino nelle rare occasioni di imbarazzo, lui riusciva sempre a smorzarlo con una qualche battuta idiota. Una qualche battuta che io avrei amato comunque. Rise nervosamente e si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Poi se la passò fra i capelli, dandogli una sistemata. «Riesco solo a dirti che sono pronto a darti il mio cuore e ad amarti come nessuno prima d’ora, se solo tu mi dirai di si. Sono pieno di dubbi, in tutto questo tempo non sono riuscito a capire se ti piaccio o meno e so già che se mi dirai di no tu ti allontanerai, ma non voglio che accada! Sappi solo che non cambierà niente, ti vorrei bene nella stessa maniera di sempre e ti obbligherei a restare con me, anche solo come amici, mia piccola Malik» si zittì e capii che il suo monologo era finito. Toccava a me dire qualcosa, ma avevo la bocca così secca che se l’avessi aperta per parlare non credo sarebbero usciti dei suoni.
Cercai di muovere un dito o di fare qualcosa, cavolo sembravo davvero una mummia!
Da quando era così paralizzata con i ragazzi?
Beh certo, lo ero da quando “i ragazzi” erano “Louis Tomlinson”.
«Se ti dicessi che ti amo ti basterebbe? Se ti dicessi che tu sei tutto quello che vedo e che voglio da tre anni? È il discorso più bello ed emozionante che tu abbia mai fatto Lou e non preoccuparti, non sei brutto come Mark, né tantomeno antipatico e appiccicoso come lui» mi scappò una risata e il ragazzo di fronte a me la imitò. «Ogni volta che sorridi mi accechi e poi... hai il mare in quegli occhi» arrossimmo entrambi, lui per il complimento, io perché avevo usato la stessa frase che dicevo nel sogno di quella mattina. Strano come le cose fossero cambiate nel giro di un paio d’ore, ma in fondo me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa e si sa, il sesto senso femminile non sbaglia mai.
Mi poggiò l’indice della mano destra sulle labbra e sussurrò un «Non aspettavo altro.» poi, con mia grande sorpresa, mi baciò.
Da quanto tempo sognavo quelle labbra e quel contatto? Erano morbide e dolci, sapevano di dentifricio alla menta, io e lui usavamo la stessa marca, quindi ne conoscevo bene il sapore.
Si muovevano delicatamente sulle mie, senza la fretta di arrivare chissà dove, ma con lo scopo di dimostrare che le sue parole erano vere.
Ti amo Louis, ti amo e lo griderei a tutto il mondo.
«Ma ancora qua state? Sono le otto e mezza ragaz.. ah ah, hai capito la piccola di casa si dà da fare!» il nostro bacio fu interrotto dallo sghignazzo divertito di mio fratello che stava urlando per il corridoio deserto.
All’improvviso mi risuonò in mente la prima parte della frase “ma ancora qua state? Sono le otto e mezza”, quindi capii di essere nella merda fino al collo.
«Cazzo ma siamo in ritardo!» dissi, passandomi una mano tra i capelli.
«Cazzo sei perspicace» mio fratello era proprio un broccolo!
«Come fai a scherzare Zayn? Quell’idiota del professore di chimica mi ammazza»
«Mi dispiace..» la voce limpida di Louis nel mio orecchio fece esplodere i fuochi d’artificio nel mio stomaco.
Mi sarei mai stancata di lui e di tutto ciò che mi provocava anche un suo sguardo?
No, non mi sarei mai stancata e onestamente mi andava più che bene.
«Dispiacerti di cosa? Penso che oggi sia il giorno più bello di tutta la mia vita.» dissi e. alzandomi sulle punte lo baciai per una frazione di secondo, per poi ricordarmi della fastidiosa presenza di quella scimmia che ero costretta a chiamare fratello. Sbuffai guardandolo in cagnesco poi controllai che nel mio zaino ci fosse almeno il libro di chimica e un quaderno.
Odiavo quella materie e quel pazzo che aveva il compito di insegnarmela, ma quanto meno dovevo far finta che mi interessasse un po’ seguirla.
«Forse è meglio andare» dissi e Louis, lasciandomi per un attimo senza parole, raccolse il mio zaino da terra e cominciò a camminare sorridendo.
«Hey Lou, un’ultima cosa: buona fortuna con quell’ornitorinco di mia sorella!» urlò Zayn mentre si allontanava a grandi passi verso l’edificio sette.
«Ricordami di staccargli le palle quando lo rivedo» dissi fra i denti dopo aver raggiunto Louis.
Lui rise e mi strinse la mano. Era esattamente lo stesso contatto di sempre, ma le emozioni provate da entrambi, ora, erano diverse. «Quanto vi volete bene tu e Zayn eh?» la sua domanda ironica scatenò la mia risata, ma infondo volevo davvero bene a mio fratello.
«Allora ci vediamo tra due ore principessa.» la voce di Louis era dolce e... innamorata? Poteva una voce essere innamorata? Beh, il suo tono era quello di un innamorato, quindi si.
«Saranno troppo lunghe..» non volevo entrare in quell’aula e far finta di nulla, ma purtroppo dovevo.
«Chi ti dice che non possiamo mandarci i messaggi? Infondo lo facciamo da sempre, ora però possiamo mandarci più cuori e frasi romantiche, se vuoi.» si mentre il labbro e strizzò gli occhi.
Era proprio tenero, sembrava un bimbo dagli occhi blu.
«Mi sembra ovvio, amore» cazzo Joanne l’hai chiamato amore?
«Co..come?» merda, Louis se n’è accorto!
«Oh!, è ora di andare. Ciao, ci vediamo tra due ore.» gli sfilai lo zaino dalle mani ed entrai in classe dimenticando di bussare.
«Benvenuta signorina Malik, quale onore averla qui tra noi dopo ben ventotto minuti dallo squillo della campana!» l’acidia di Mister “la chimica ve la dovete mangiare col pane” era davvero incontenibile.
«Mi scusi prof., la sveglia stamattina non ha suonato..» per fortuna.
Presi posto al mio solito banco e il rumore della zip dello zaino infastidì ancor di più l’insegnante. Risi sommessamente e poi lessi il messaggio di cui non mi ero accorta.
Mi era stato inviato pochi minuti fa e il mittente era il ragazzo dei miei sogni.
“Mi piace come sei vestita oggi, mi piace davvero tanto” avevo indossato dei jeans e una maglietta a righe. Cosa c’era di speciale nel mio abbigliamento? Oh, ma certo, Louis andava matto per le maglie a righe. Sorrisi e mi promisi di vestire sempre così. Continuai a leggere: “che ne dici se alla fine dell’inferno andassimo allo Starbucks del centro? ps: baci davvero bene, amore.”
Ok, Louis Tomlinson non solo mi aveva fatto innamorare, ma prima o poi mi avrebbe anche fatta impazzire.
Sorrisi e digitai velocemente un “ci vediamo all’uscita, amore”, aspettando che il tempo passasse. Aspettando il momento in cui finalmente avrei rivisto quegli occhi che amavo.
  
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