Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Djali    11/02/2012    20 recensioni
"Ehi, donna! Tu, invece, ci tieni alla tua pellaccia?"
"Mi prendi in giro? E' chiaro che ci tengo, una ragazza giovane e carina come ma ha il dovere di essere attaccata alla vita!"
"Allora chiudi subito quella bocca!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Ehi, donna! Tu, invece, ci tieni alla tua pellaccia?"
"Mi prendi in giro? E' chiaro che ci tengo, una ragazza giovane e carina come ma ha il dovere di essere attaccata alla vita!"
"Allora chiudi subito quella bocca!"

Continuava a risentire nella propria mente l'eco di quel dialogo.
Sul momento, quelle parole rabbiose sputate fuori in un momento di rabbia e frustrazione gli erano sembrate tutt'altro che fuori luogo. Quella donna impicciona se l'era cercata, e trattarla in quel modo brusco gli era stato spontaneo. Ben le sta! si era detto subito dopo averla zittita. Poi aveva intravisto la sua espressione nel grande schermo: aveva visto la piega dispiaciuta delle sue labbra socchiuse, il luccichio ferito dei suoi occhi, e non aveva provato pentimento. Un attimo dopo, una fiammella di sfida, di vendetta, era luccicato nei grandi occhi blu di Bulma e il contatto si era interrotto. Lo schermo si era spento senza l'aggiunta di un'altra parola. Vegeta si era ritrovato solo nella camera gravitazionale, gravità impostata quattrocentodieci. L'atmosfera vibrava appena per l'energia statica, i macchinari accesi ronzavano sommessamente. Aveva provato soddisfazione e sollievo e aveva continuato ad allenarsi senza posa fino a sera.
Rientrando in casa, sfinito e ansimante, con i muscoli gonfi coperti da una pellicola di sudore, si era lanciato occhiate furtive intorno, sperando di non incrociare quella donna. Non era accaduto. Il signor Brief era nel salottino dell'ingresso, immerso nella lettura di una rivista di informatica.
"Come vanno i nuovi sensori? Funzionano?" aveva chiesto.
Vegeta aveva risposto distrattamente, senza smettere di camminare: "Benissimo." e si era diretto alla sua stanza. Degli abiti puliti erano piegati sul copriletto. Le solite premure della signora Brief. Mentre faceva la doccia, i suoi pensieri erano stati tutti per i progressi compiuti: ormai, la gravità quattrocento non gli impediva di muoversi agilmente. L'indomani avrebbe tentato con la quattrocentoventi.
Non crederai ai tuoi occhi, Karoth, quando vedrai i miei miglioramenti. La mia forza ti sconvolgerà. aveva pensato nel risciacquarsi, senza riuscire a impedirsi di ghignare.
Solo più tardi, mentre si metteva a letto, l'euforia aveva iniziato a scemare, e l'eco del dialogo con Bulma a torturarlo.
Allora
Le sue labbra incurvate dalla delusione.
chiudi subito
La luce triste dei suoi occhi.
quella bocca!
L'occhiata offesa che gli aveva rivolto prima di interrompere il collegamento.
Adesso che i suoi muscoli si erano raffreddati e le ferite fresche iniziavano a prudere e bruciare, era difficile concentrarsi sull'allenamento, sulla sfida con Karoth, sulla minaccia dei cyborg ancora tanto lontana e vaga. Adesso, solo quell'occhiata offesa di Bulma in risposta alle sue parole sgarbate occupava i suoi pensieri, per quanto si sforzasse di scacciarla.
Con gli occhi chiusi, la rivide addormentata alla scrivania, con la testa poggiata sulle braccia e i riccioli blu che sfioravano il piano di formica. Si era addormentata mentre vegliava lui, il suo sonno agitato, il suo respiro affannato sotto la mascherina dell'ossigeno. E lui, solo poche ore più tardi, le aveva rivolto quelle odiose parole. Continuò a macerarsi per buona parte della notte su quei pensieri, fino a quando il sonno lo colse, liberatore. Ma quell'occhiata offesa fu la prima cosa che gli venne in mente l'indomani, aprendo gli occhi. Pensò a Bulma prima ancora che a Karoth, e quando se ne rese conto capì e prese la sua decisione.

Dopo essersi vestito e preparato per una nuova sessione di allenamento, andò a fare colazione. La signora Brief lo accolse con un gridolino festoso, mettendolo in imbarazzo come sempre. Arrossendo, Vegeta prese posto, fingendosi interessato al vassoio carico di biscotti che campeggiava al centro del tavolo.
"Come sei bello stamani, caro!" cinguettò la signora Brief. Vegeta non rispose, se non arrossendo ancora più decisamente. "Gradisci un caffè?"
Lui si passò una mano sulla fronte. "Doppio, per favore."
La signora Brief sparì per qualche minuto, lasciandolo solo nella cucina. Picchiettò le dita sul tavolo, nervoso. Forse Yamco si stava già allenando. Oppure stava facendo colazione in giardino con Bulma, approfittando della bella giornata. Il pensiero gli diede una spiacevole contrazione allo stomaco.
Come attirata dal suo pensiero, un attimo dopo Bulma fece il suo ingresso in cucina. Rimase impalata sulla porta per qualche secondo e poi andò a sedersi alla sedia più lontana da quella di Vegeta.
"Buongiorno." borbottò senza guardarlo, e pescò subito un biscotto dal vassoio.
Vegeta studiò il suo profilo in silenzio: non era ancora truccata eppure era bellissima. Anzi, probabilmente proprio per questo era ancora più bella. Si ritrovò a pensarlo con un misto di stupore e vergogna. Le orecchie di Bulma divennero gradualmente rosse e infine lei si voltò a guardarlo, sbottando con la sua voce acuta: "Insomma, cos'hai da guardare? Non hai neanche ricambiato il saluto, sei un vero maleducato!"
L'irritazione prese il sopravvento, spazzando dalla mente di Vegeta i buoni propositi. Digrignò i denti: "Di' un po', donna, per chi mi hai preso?"
Avrebbe aggiunto altro se la signora Brief non fosse rientrata in quel momento reggendo un piccolo vassoio. Lo posò sul tavolo, porgendo una tazzina a Vegeta, e poi iniziò a chiacchierare con Bulma. Il principe dei Sayan bevve in silenzio, isolandosi da tutto quel ciarlare. L'irritazione sbollì pian piano. Infine, si ritrovò a rigirarsi la tazzina vuota fra le mani. Attese qualche istante, cogliendo stralci di conversazione tra madre e figlia che riguardavano un nuovo taglio di capelli o una messa in piega. Decise che era il caso di uscire, e al diavolo tutto.
Si alzò e fece per uscire, salutando voltato di spalle e rivolgendosi a chiunque fosse in ascolto: "Vado nella camera gravitazionale. Credo di non uscire per pranzo."
"Ma Vegeta!" cinguettò la signora Brief. "Non puoi allenarti molto se non mangi a sufficienza! Non devi saltare pasti!"
Rispose la voce di Bulma, tagliente: "Lascialo fare. Se starà di nuovo male dovrà trovarsi qualche altra infermiera, però."
Vegeta si inchiodò sulla porta ma la sua esitazione durò un solo secondo. Poi varcò la porta e se ne andò.

Chiacchierò con sua madre ancora per una decina di minuti, sorseggiando il suo caffè. Non prese più neanche un biscotto: da quando Vegeta era uscito dalla stanza, le si era chiuso lo stomaco.
"Non trovi che oggi Vegeta sia particolarmente bello?" le chiese d'un tratto sua madre, come per rigirare il coltello nella piaga, pur senza farlo apposta.
Bulma ripensò a come le era parso pochi minuti prima, quando se l'era trovato davanti entrando in cucina. Aveva tolto tutte le bende e alcune ferite spiccavano, color ruggine, sulla sua pelle. I suoi muscoli erano gonfi e tesi, ben visibili sotto i pantaloncini e la canottiera. Il suo viso era corrucciato come sempre, i suoi occhi tristi e profondi come buchi neri che avrebbero potuto inghiottirla con un'occhiata. Era doloroso vedere a anche solo pensare tutta quella bellezza. Si strinse nelle spalle. "E' il solito cafone."
La signora Brief prese posto a tavola, accanto alla figlia. "Sai, credo che dovresti essere un po' più carina con lui."
"Un po' più carina?!" sbottò Bulma, portandosi una mano al petto.
"Ehi, donna! Tu, invece, ci tieni alla tua pellaccia?" le risuonò nella mente. Sua madre non aveva sentito quelle parole ingrate, feroci.
La signora Brief pescò un biscotto dal vassoio, chiedendosi vagamente quante calorie avesse, prima di sgranocchiarlo. "Yamco è un gran bravo ragazzo, ormai è di famiglia. Ma Vegeta è di gran lunga più bello, non trovi?"
Bulma si alzò in piedi, incapace di proseguire ancora quella conversazione. Salutò sua madre e andò nella propria stanza per lavarsi i denti e dare una sistemata ai capelli. Che avrebbe fatto quella mattina? Le sarebbe piaciuto fare un salto al centro commerciale per svagarsi, per cancellarsi dalla mente Vegeta e i
"Allora chiudi subito quella bocca!"
suoi modi barbari. Non apprezzava le sue premure e il suo affetto. Anzi, probabilmente la disprezzava. Era solo una debole donna, un impiccio. Avrebbe dovuto tenere il naso fuori dagli affari di quello scimmione. Avrebbe dovuto dimenticarlo, lasciarlo bollire nel suo brodo. Che la camera gravitazionale esplodesse un'altra, altre due, tre volte! Lei stavolta non sarebbe stata lì per tirarlo fuori dalle macerie, nossignore. Lo avrebbe ignorato. Più tardi avrebbe chiesto a Yamco di accompagnarla a fare un giro in città, si disse andando in giardino. Forse avrebbe trovato un po' di tempo per...
Non appena ebbe varcato la porta, si sentì tirare per un polso e inchiodare al muro. Spalancò gli occhi, sorpresa, e quando si rese conto che a trattenerla era stato Vegeta sussultò incredula. L'aveva attesa accanto alla porta? Trovandosi a due spanne di distanza dal suo corpo scolpito provò una strana, piacevole sensazione, come un formicolio che le partiva dallo stomaco. Un attimo dopo digrignò i denti, strattonando la mano per liberarsi dalla presa di Vegeta.
"Ma dico, sei impazzito? Come ti viene in mente di mettermi le mani addosso? Mi hai fatto prendere un colpo, sei..."
"Nessuno si era mai preoccupato per me." la interruppe lui, secco.
Bulma rimase interdetta: "Come?"
Vegeta distolse lo sguardo e a lei parve di vederlo arrossire. "Nessuno si era mai interessato alla mia salute come la tua famiglia."
Ah , si disse Bulma, provando una punta di delusione. Parlava della sua famiglia.
"Beh, noi siamo delle persone ospitali. Ci fa piacere che tu, Yamco e Puar stiate qua da noi, e speriamo di farvi stare bene." Tu e Yamco si ripeté in mente, soddisfatta. Così impari.
Vegeta rimase zitto per qualche secondo, come se non sapesse come proseguire. Infine disse con il tono più duro e disinteressato che riuscì a mettere insieme: "Non ti permetterò di mettere bocca sui miei allenamenti. Non hai nessun diritto di impicciarti. Se tenterai di fermarmi di nuovo..."
"Ah, è per questo che mi hai fermata?" lo interruppe lei, furibonda. Aveva sperato che il motivo fosse qualche altro. Qualche altro...
Vegeta le rivolse un'occhiata imbarazzata. Forse non sapeva che parole usare. Forse non voleva dire nulla di compromettente, nulla di imbarazzante. Cosa voleva trasmetterle con quell'occhiata? Bulma incrociò le braccia, seccata: "D'accordo, d'ora in poi mi farò gli affari miei. Ammazzati pure, se vuoi. Non sarò..."
All'improvviso, sentì le dita di Vegeta cingerle la gola. Si sentì premere contro il muro, delicatamente, ma la mano di Vegeta era solida come una morsa di ferro. Bulma, solo per qualche secondo, provò paura. Sapeva che mai avrebbe potuto sfuggire a quella presa che la inchiodava al muro, a quella mano d'acciaio che avrebbe potuto spezzarle il collo con un minimo sforzo.
"Che... che fai? Che..." balbettò.
La presa di Vegeta sulla sua gola era troppo dolce per essere una minaccia. Se ne rese conto quando lui tornò a guardarla negli occhi, con quel suo sguardo malinconico.

La pelle del suo collo era liscia e fresca sotto le dita. Per un attimo gli parve che i grandi occhi blu venissero sommersi da un'ondata scura, da... paura ? Quella sciocca donna terrestre aveva paura di lui? Certo, faceva bene. Lui era il principe dei Sayan, l'uomo più forte della galassia. Tutti avrebbero dovuto temerlo. Ma non lei...
Non avrebbe mai potuto farle del male. Non si era mai sentito seguito, desiderato,
protetto?
prima di conoscere la famiglia Brief. Prima di conoscere lei . E anche lui... Aveva mai amato qualcuno prima che lei si addormentasse al suo capezzale?
La inchiodava al muro, dolcemente, tenendole la mano sulla gola. Non lo faceva per trattenerla là con la forza: se lei avesse voluto andarsene, lui avrebbe immediatamente mollato la presa. Ma adesso negli occhi di Bulma non c'era più paura, né offesa.

Il bacio di Vegeta non fu una pressione leggera delle labbra, lo sfiorarsi delicato di labbra di un bacino da primo appuntamento. Fu un'ondata di ardore che le si riversò nella bocca e da lì in tutto il corpo. Gli mise una mano sulla nuca, attirandolo ancora di più a sé, mentre lui la baciava con foga, furia, come per divorarla. Le parve di non avere mai baciato Yamco. Il corpo di Vegeta non toccava il suo, ma a Bulma arrivata tutto il suo vibrante calore. Il principe dei Sayan, orgoglioso e implacabile, non pensava alla sfida con Goku in quel momento, o a trasformarsi in Super Sayan, o a correre nella camera gravitazionale per allenarsi. Pensava solo a lei , era annullato in lei.
Era suo.

   
 
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Djali