L’unica cosa davvero
importante.
I never had the words to say
But now I'm asking you to stay
For a little while inside my arms
And as you close your eyes tonight
I pray that you will see the light
That's shining from the stars above.
(One Direction, More Than This.)
- Non posso crederci. È semplicemente
assurdo, te ne rendi conto?-
- E perché?-
- Perché … hai anche il coraggio di
chiedermelo? No guarda, rimango allibita.-
- Avanti, dimmi perché. Che c’è, tu non
ti sei mai innamorata?-
- Claudia … sei sicura che sia amore? Che
non sia solo attrazione fisica? Insomma, è un bell’uomo dopotutto.-
- Lo sapevo che saresti arrivata lì,
guarda. Cosa credi, che non me lo sia chiesto? Beh no, non è solo una questione
fisica. Io lo amo, è la cosa di cui sono più certa in questo momento.-
Il sole era tramontato da un paio d’ore e
l’aria della sera era abbastanza fresca per il periodo.
Claudia, un paio di giorni prima, aveva
compiuto il madornale errore di telefonare a sua madre, per farla partecipe
della sua vita. Non c’era mai stata, non ricordava una volta che le avesse
chiesto di una sua cotta o anche del suo gusto di gelato preferito. Ma era sua
madre e lei, in quel momento, aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno che
potesse capirla.
I giorni erano passati lenti, privi di
vita, mentre l’autunno avvolgeva con il suo caldo mantello tutta la città. Le
strade si erano riempite di foglie secche, le sciarpe avevano ripreso ad
avvolgere il collo delle persone. La gente si preparava già all’inverno, ma lei
non ne aveva bisogno.
L’inverno era entrato nel suo cuore sin
da quando aveva parlato con lui, per
l’ultima volta.
- Ed ora?-
- Ed ora, non lo so, mamma. Cazzo, non lo
so. Non so niente.-
Claudia si alzò dal divano, avvicinandosi
alla finestra. Il cielo era scuro, fitto di nubi gonfie d’acqua. Sembrava
essere d’accordo con la sua anima.
- Che ne dici di una vacanza? Tu e la tua
mamma. Insieme, così magari trovi qualche bel fanciullo!-
La psicologa si girò a guardare la madre,
con un angolo della bocca sollevato in un mezzo sorriso.
- No, ma grazie. Non posso abbandonare
tutto e fuggire … non voglio essere vigliacca.-
La madre le si accostò, abbracciandola.
Ne sapeva qualcosa, lei, di amori improbabili, ma non impossibili.
- Claudia, se dovessi sentire di non
farcela più, di aver bisogno di staccare da tutto e prendere una boccata
d’aria, chiamami. So che non ci sono stata molto, ma voglio aiutarti, se posso.
Voglio starti accanto.-
La strinse più forte, cercando di
nascondere quelle lacrime di amore materno che non sempre si riuscivano a
frenare.
- Lo farò, mamma. Lo farò.-
La sua auto era una traditrice. Si era
fermata così, senza preavviso, in mezzo al nulla. D’un tratto si era messo
anche a piovere e lei era minacciata da una crisi di nervi che le avrebbe
giocato la sanità mentale, lo sentiva. Prese un respiro profondo, bloccata in
quella gabbia di acciaio e plastica, senza un ombrello a portata di mano. Per
di più aveva solo un leggero cappottino addosso, e di scendere dall’auto a
cercare aiuto non se ne parlava affatto.
Sbuffò sonoramente, afferrando il
cellulare dal sedile al suo fianco. Come accadeva sempre in quei casi, non
prendeva.
- Merda. -
Passarono un paio d’ore, ma il cielo non
voleva saperne di schiarirsi. Claudia si rese conto di non poter più aspettare
in quel piccolo bugigattolo e ormai era saturo del fumo di almeno cinque
sigarette, che aveva fumato una dietro l’altra. Da quando aveva ripreso il
vizio, subito dopo aver conosciuto lui,
non c’era stato verso di frenarsi.
Afferrò le chiavi dell’auto e scese in
mezzo a quel diluvio universale. Neanche il tempo di fare due passi, ed era già
bagnata fradicia.
Camminò per quelle che le parvero ore,
prima di giungere ad un sentiero delimitato da alberi che, con i loro fitti rami,
creavano quasi una cupola, dalla quale scendeva poca acqua. Probabilmente
portava ad una casa di campagna e lei lo intraprese.
Senza rendersi conto che quel sentiero lo
conosceva bene.
Il cielo era ormai diventato nero quando
raggiunse il cancello della villa.
Villa, che spesso, ricorreva nei suoi
sogni.
L’acqua le scorreva gelida lungo il
corpo, i vestiti erano inzuppati e la facevano tremare violentemente, i capelli
le si erano incollati al viso, ma mentre la riconosceva, nulla aveva più
importanza.
Ebbe la fugace idea di ritornare indietro,
di rimettersi in auto e di aspettare. Qualcuno l’avrebbe cercata, prima o poi.
Avrebbe aspettato anche di morire sotto il violento getto dell’acqua, se non
fosse stato per l’attrazione che quella casa esercitava su di lei.
Continuò a fissarla, quasi incantata,
mentre lentamente si avvicinava.
Vista da lontano, poteva essere scambiata
per un fantasma o un ladro.
Ma tanto non c’era nessuno.
Si sbagliava.
Aveva trovato il pesante portone di legno
aperto, fortunatamente.
Villa Antinori, al suo interno, era nello
stesso stato di quando l’aveva lasciata, alcuni mesi prima, dopo la morte di
Demetrio. Salì al piano di sopra, sfiorando con la punta delle dita, le mura
bianche e crepate. Non era una donna facile da spaventare, ma quella casa,
spesso e volentieri, le aveva sempre messo una strana sensazione di soggezione
addosso. Arrivò nella sala del camino, quella dove avevano dormito, lei e lui.
Il fuoco ardeva schietto e vivace.
Ne rimase spaventata.
Chi c’era in casa? Lei non aveva visto
nessuno, non aveva sentito nessuno. Non c’erano auto fuori.
- Claudia …-
La psicologa sobbalzò, lasciando cadere a
terra le chiavi e il cellulare che aveva ripreso in mano. Si girò lentamente
verso la porta e lo vide, fermò lì,
con dei rami tra le braccia, come una visione.
Le sembrava di aver dimenticato il suo
volto: non lo ricordava così bello, così carico di gioia. Così … così tutto.
- Gabriel … io …-
- Sono contento di rivederti. Mi sei
mancata molto.-
Gabriel si avvicinò, dopo aver posato a
terra ciò che portava tra le braccia.
Era vero, gli era mancata terribilmente.
Aveva sentito la mancanza della sua scetticità, del suo acume, del suo viso.
Persino del suo linguaggio troppo colorito.
Claudia era spuntata nella sua vita dal
nulla, ma ben presto aveva messo radici profonde nel suo cuore, che non
accennavano nessuna voglia di andar via.
- Non lo fare …-
- Cosa?-
- Non dirlo, non provare a dirlo ancora.
Non è vero che ti sono mancata, non … non dirlo.-
- Ma cosa dici?-
- È meglio che vada … non so neanche
perché sono qui … addio, Gabriel.-
L’uomo le afferrò un braccio, mentre lei
cercava di superarlo per uscire dalla camera.
Gli formicolarono le dita e un brivido
gli attraversò il corpo. Non era una sensazione spiacevole, però.
- Ti prego, resta. Fuori piove e qui
sarai al caldo. Prometto di starti lontano, di non parlare, ma resta.-
Claudia lo guardò negli occhi, prendendo
leggermente coraggio. Non voleva andare, voleva rimanere lì a specchiarsi nei
suoi limpidi occhi azzurri, lasciando tutto il mondo fuori da quel loro angolo
privato. Voleva scoppiare in lacrime e abbracciarlo, sfiorare con le labbra
ogni lembo di pelle possibile. Ma non poteva. Non doveva.
- Ti prego, resta.- disse lui ancora una
volta, e lei si lasciò convincere.
Si avvicinò al fuoco, tolse il cappotto
fradicio e strizzò i capelli per far colare via tutta l’acqua in eccesso.
Improvvisamente non riusciva più a capire se sentisse freddo o caldo. Sentiva
solo la sua presenza.
- Tieni.- disse Gabriel, porgendogli un
cambio e una coperta.
Lei lo guardò stranita, ma grata.
- Li ho trovati nel vecchio armadio di
mia madre, credo che siano della tua taglia. Puoi indossarli, mentre i tuoi
asciugano.-
Claudia annuì, poi approfittando del
fatto che lui fosse uscito, si cambiò davanti al fuoco, per poi sedersi sullo
spesso tappeto. Portò le gambe al petto, stringendole con le braccia.
Gabriel tornò dopo una decina di minuti e
anche lui prese posto al suo fianco. Indossava un semplice maglione nero con
dei jeans ed era bello, terribilmente bello.
- Come stai, Claudia?-
- Avevi promesso che non avresti
parlato.-
Gabriel sorrise, tornando a guardare il
fuoco.
- È vero, ma non posso. Come stai?-
- Come credi che possa stare? Bene, tutto
sommato. Se non fosse che l’uomo che amo è un prete, che sono confinata nella
sua casa con lui senza avere la possibilità di andarmene e che inizio a perdere
colpi a lavoro perché penso a chi non dovrei.-
L’uomo sorrise, tenendo a freno la voglia
di stringersela al petto. Riusciva a sentire, anche ad un metro di distanza, il
suo profumo, che l’acqua non aveva mandato via. Era un profumo che sognava la
notte, era un corpo che voleva sempre al suo fianco. Era un viso che non
abbandonava mai i suoi sogni.
- Non mentivo, quando ti ho detto che mi
sei mancata. Mi manchi tutt’ora.-
- Gabriel lo stai rifacendo.-
- Cosa?-
- Mi stai ferendo. Lo capisci che non è
facile per me? Non puoi dirmi che ti manco, non quando l’unica cosa che vorrei
fare è stare sempre con te. Ma non posso e devi rendermi la cosa più facile,
altrimenti rischio d’impazzire.-
- Mi dispiace, non voglio farti star
male.-
- Lo so, Gabriel, lo so.-
Rimasero in silenzio per dieci minuti. La
stanza si era riscaldata abbastanza, tanto che entrambi sentivano molto caldo,
e il fuoco continuava a scoppiettare allegro.
Tante volte, Claudia, si era ritrovata a
dire, ai suoi pazienti, che le figure particolari e familiari allo stesso tempo
che comparivano nel fuoco, non erano segno di pazzia, ma solo di desideri
inconsci o consci, a seconda delle situazioni.
In quel momento, lei, nel fuoco, vedeva
solo il viso del’uomo che le stava accanto.
Non si accorse che lui aveva annullato la
leggera distanza tra i loro corpi, fin quando non si ritrovò la testa
appoggiata alla sua spalla.
Non ebbe la forza di staccarsi, non
quando il suo odore era così forte.
- Voglio fare l’amore con te, Claudia.
Voglio sentirmi parte di te almeno una volta, almeno per un po’. Non credere
che le cose siano state difficili solo per te, fin’ora. Voglio fare l’amore con
te.-
Le baciò la testa e dopo che lei l’ebbe
alzata, guardandolo con occhi che non lasciavano spazio ad indugi, baciò le sue
labbra.
Fu come tornare a casa dopo tanto tempo,
come un marinaio che tocca terra dopo mesi, con le gambe tremanti e il cuore
gonfio di felicità.
Si staccò dalle sue labbra, per farle
riprendere fiato, scendendo lungo il collo liscio e delicato.
Pian piano i vestiti scivolarono a terra,
lasciandoli tremanti, ma non di freddo.
Le mani s’intrecciavano tra i capelli, le
labbra lasciavano scie infuocate.
Non c’era più nessun’ostacolo, tra loro.
C’era solo voglia di dimenticare i
dolori, le tristezze che li avevano tenuti lontano.
C’era solo voglia di perdersi l’uno nelle
braccia dell’altro, per sempre.
Non erano Padre Gabriel e Claudia.
Erano solo un uomo e una donna che si amavano,
per la prima volta senza paura.
Il sole li trovò abbracciati, la mattina
dopo. Stesi di fronte al camino ormai spento, i loro corpi ancora avvinghiati,
i visi sorridenti e sereni nel sonno.
Ci sarebbe stato il tempo di svegliarsi,
di guardare in faccia la realtà e ciò che era accaduto tra loro.
Ci sarebbe stato il tempo di prendere
decisioni.
Non c’era fretta.
Si erano amati. L’unica cosa davvero
importante.
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Sono di
nuovo qui, in questa sezione, a scrivere sul Tredicesimo Apostolo.
Capitemi,
ne sono stata così affascinata che non riesco a fare a meno di pensarci.
Non oso
immaginare il vuoto che sentirò mercoledì sera, sapendo che non vedrò il mio
amato Gabriel.
Non so
cosa dire, se non che è una shot, questa, totalmente distaccata dall’altra.
Insomma, due modi diversi in cui le cose sarebbero potute andare. Magari ne
scriverò altri, chissà.
Spero di
non aver scritto enormi cavolate, ma La Mediaset non mi è stata d’aiuto, visto
che ogni cinque secondi passava la pubblicità dei DVD della fiction e io
rimanevo imbambolata xD
Non sto
bene, me ne rendo conto.
Spero vi
piaccia e … grazie alle stupende persone che hanno commentato l’altra, sul
serio.
Mi avete
fatta felice, siete meravigliose.
Baci ^^