Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
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Autore: manubibi    11/02/2012    2 recensioni
[Harry Potter!AU] Ad interrompere i propri pensieri fu l'arrivo frettoloso e rumoroso di un vecchio gufo spennato, che si posò non senza difficoltà nell'equilibrio sul davanzale della finestra e che poi si mise a fissarlo, tubando con urgenza. Jude sbatté le palpebre, interrompendo il filo del proprio personale vortice silenzioso, gettando la sigaretta sul prato umido e sterile. Legato alla zampa dell'animale c'era un pezzo di pergamena che non si poteva davvero chiamare "lettera", ma che conteneva abbastanza informazioni per fargli battere il cuore più forte per l'adrenalina. Poche parole per dargli ragione: i Mangiamorte erano fuggiti da Azkaban. (credits & note all'interno della fic)
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Terrible Love
Fandom: Crossover (RPF Attori/Harry Potter)
Genere: Introspettivo, angst, fantasy
Pairing: Robert Downey Jr/Jude Law
Rating: SFW
Avvertimenti: AU, OOC, death, BORING.
Parole: 2905
Disclaimer: Non posseggo nessuno dei personaggi o l'universo di riferimento citati nel racconto, Harry Potter appartiene a quella magnifica donna di J.K. Rowling e Robert Downey Jr. e Jude Law appartengono... beh, sicuramente non a me. *piange* E se qualcuno mi pagasse per sta roba sarebbe il segno tangibile del declino definitivo della letteratura mondiale. :|
Note: 1. Yep. Vedete questa fic qui sotto? Ecco, fa schifo. Innanzitutto perché di sicuro ci sono quel centinaio di incongruenze con i libri di Harry Potter, secondo perché beh, è proprio orrida. *piagnucola* vorrei dire altro, ma è tutto spoiler quindi trovate altre note in fondo alla fic.
2. Partecipa alla terza settimana del COW-T di [info]maridichallenge per la prima missione con prompt "Altrove" (che io ho interpretato come "AU settata in un altro luogo/contesto e anche tempo" ed ho anche messo proprio la parola "altrove" nel testo, quindi penso valga XDDD).
Partecipa anche alla prima settimana della RDJude Week del [info]rdjudefic_ita, con prompt "conflitto".

3. L'idea di scrivere una HP!AU mi è venuta leggendo quelle di [info]michiko_taichou che sono qui e quo, e delle quali questa fic è un ideale sequel - ma può essere compresa anche senza leggerle (cosa che comunque vi raccomando perché ;333;). Comunque l'idea di crossoverare HP e RDJude è sua.
4. Il titolo è preso da questa canzone dei The Nationals.

5. So che può assomigliare ad un'altra fic in corso in questa sezione, ma vi assicuro che non c'entra nulla.


.Terrible Love.

Jude osservava le volute di fumo sollevarsi in una spirale continua, sottile, lenta ed effimera per poi venire attirato dall'aria gelida dell'inverno, diradarsi e sparire nel cielo scuro di Wennington.
Piegò le labbra screpolate in un sarcastico sorriso, mentre la luce del Sole moriva piano, inghiottita dalle ore serali in un incolore e stagnante Lunedì uguale a tanti altri. Pensava, come tante volte in quel periodo, a quale falsità si celasse dietro una parola come "futuro". Ci aveva creduto, da giovane: aveva creato così tanti scenari diversi per i cento anni seguenti che a volte si era confuso e li aveva mischiati, ingigantiti, colorati con tonalità troppo intense. E ci aveva giurato, aveva rinunciato a cose grandi, perseguendo quell'idea vaga e labile che aveva architettato.
Aveva sposato una donna bellissima, purosangue, abbastanza fedele e leale a qualsiasi cosa dicesse o facesse per non piacere ai suoi genitori, l'aveva portata nella propria casa e le aveva dato tutto ciò che poteva dare; lei non era stata da meno. Ma i loro progetti condivisi non li avevano portati a vivere in una casa da sogno come volevano, i loro sogni avevano prevalso sulla realtà delle cose: si erano cibati di bugie reciproche, finendo per condividere un modesto spazio familiare in un villaggio piccolo e tranquillo fuori Londra - fuori dalla loro portata, ma abbastanza vicino per poter annusare ad Ovest e sentire quasi il profumo del Tamigi. Li avevano portati altrove.
Il progetto di cui parlavano ad Hogwarts - felicità, potere, sicurezza - era finito tutto all'aria, come fumo, dimenticato ed impolverato, buono solo per parlarne ogni tanto e perdersi nella nostalgia dei tempi in cui le preoccupazioni più incombenti erano i M.A.G.O. o i G.U.F.O. o l'ultimo saggio da scrivere per il Professor Silente.
Rifugiarsi in quel loro passato gonfiato di bei ricordi sembrava quasi inevitabile, era una delle poche fonti di sorrisi che fosse loro rimasta.
Sienna non lo amava. Glielo aveva detto il giorno del matrimonio, ma Jude già lo sapeva. Sienna non lo amava, e di sicuro lui non amava lei. L'aveva creduto, per qualche mese, troppo superficialmente entusiasta di avere finalmente una fidanzata tutta sua, con un bel sorriso e, francamente, un corpo grandioso.
Quel corpo che non gli aveva dato nessun'altra soddisfazione se non quella più immediata. Non che Jude desiderasse dei figli, soprattutto da lei e specialmente nelle proprie condizioni.
Cosa fa un lupo mannaro quando mette il naso nella cameretta dei bambini?
Rabbrividì. Si strinse nella propria felpa di cotone, piantando gli occhi chiari sulle nuvole quasi nere e sbuffando un'altra nuvoletta di fumo, la sigaretta che pendeva dalle labbra. Jude provava un'ansia indefinita, dei brividi salivano su per la schiena fino a scuoterlo fisicamente per le spalle, come se dentro di lui qualcuno stesse urlando per farsi capire. Ma non poteva, e non voleva sapere nulla. La situazione era in stallo da anni, non c'era nessuna sostanziale novità, perché l'unico avvenimento degno di nota era accaduto una decina di anni prima. Ricordava ancora le frasi entusiastiche della radio. La Guerra è finita, Voldemort è sconfitto. La Guerra è finita, siamo tutti salvi.
Aveva sentito racconti entusiasti e sollevati su quell'episodio di Godric's Hollow, di come il Signore Oscuro fosse caduto inspiegabilmente una sera di pochi giorni prima, uccidendo un'intera famiglia tranne un frugoletto, un bambino come tanti altri. E aveva anche sentito dire che proprio a causa di quel bambino Lord Voldemort era crepato, sparito, si era volatilizzato.
Palle, pensava. Non credeva nella fine di un mago così potente ed enorme ad opera di un bambino, non era possibile nemmeno prendendo in considerazione gli incantesimi più potenti che conosceva.
Pensava a tutto questo, abbracciato dal freddo, mentre sospirava silenziosamente. Non era più accaduto nulla da allora - tranne quell'episodio che aveva portato Sirius Black ad essere incarcerato ad Azkaban, ma era roba vecchia ormai - e se questo da una parte significava pace, dall'altra significava anche inquietudine, specialmente per lui che, appunto, non aveva mai messo in dubbio che Voldemort fosse ancora vivo.
Jude non era più servito al Ministero, chiaramente, perciò aveva dovuto ritirarsi in quell'angolino dove il suono più forte era il treno diretto per il centro di Londra. Dove Sienna si era, nonostante tutto, presa cura di lui, era cresciuta con lui e gli aveva dato abbastanza momenti belli e sereni da giustificare almeno in parte un matrimonio di convenienza. Jude si chiese se, tornando indietro e sapendo cosa sarebbe stata la sua vita con lei, avrebbe di nuovo fatto quella scelta. Smise di pensare, a quel punto, perché in realtà non lo sapeva. Sbuffò di nuovo, dicendosi che comunque non sarebbe finito in condizioni molto migliori ed era già molto che vivesse dignitosamente e in un posticino sicuro. Non poteva ambire ad una vita migliore di così. Eppure sapeva che dietro ogni scelta c'erano mille alternative diverse, fantasiose o fantastiche o romantiche, ma nessuna di quelle a cui riusciva a pensare era abbastanza convincente da fargli pentire di aver sposato lei.
Ad interrompere i propri pensieri fu l'arrivo frettoloso e rumoroso di un vecchio gufo spennato, che si posò non senza difficoltà nell'equilibrio sul davanzale della finestra e che poi si mise a fissarlo, tubando con urgenza. Jude sbatté le palpebre, interrompendo il filo del proprio personale vortice silenzioso, gettando la sigaretta sul prato umido e sterile. Legato alla zampa dell'animale c'era un pezzo di pergamena che non si poteva davvero chiamare "lettera", ma che conteneva abbastanza informazioni per fargli battere il cuore più forte per l'adrenalina. Poche parole per dargli ragione: i Mangiamorte erano fuggiti da Azkaban.
Osservò il cielo, e capì che quella sera ci sarebbe stata la luna piena. Dannazione.



Gli occhi scuri, liquidi e contaminati scattavano frenetici da un lato all'altro, come fosse un ratto alla ricerca di vie di fuga, braccato da un padrone di casa arrabbiato. Gli occhi grandi si allargavano a scatti ogni tanto, come se attendesse l'Anatema da un momento all'altro, eppure era solo. No, non esattamente solo, ma tutti quei suoi compagni non erano per nulla affidabili e non avrebbe riposto la affidato la più irrilevante decisione a nessuno di loro. Era abituato a quel costante senso di ansia, ma in momenti cruciali come quello era assolutamente vitale sapersi guardare efficacemente alle spalle.
L'aria gelida gli perforava la pelle come milioni di spine, l'umidità si infiltrava fra le dita chiuse attorno al manico di scopa mentre il vento urlava dentro le sue orecchie, lo accusava, lo respingeva. Si appiattì di più contro il legno freddo, col mantello dritto dietro di sé, i capelli premuti all'indietro. Strinse le palpebre contro il gelo mentre scendeva di scatto per infilarsi nella boscaglia oscura del Middlesex. O almeno, sperava che il proprio senso dell'orientamento oscurato dagli anni ad Azkaban l'avesse portato proprio dove credeva.
Erano tutti stanchi, il volo aveva quasi congelato una ventina di persone, o meglio un pugno di Mangiamorte. Non avevano intenzione di rimanere lì a lungo, la loro fuga era stata sicuramente annunciata e gli Auror avevano sicuramente messo mano alle bacchette per dar loro la caccia e rispedirli lì dentro. Bellatrix aveva protestato con quella sua voce penetrante ed acuta, furiosa, accusando tutti loro di mancanza di spina dorsale, dopo appena tre ore di volo. Ma erano tutti sfiniti, specialmente perché dopo un decennio in quel posto buio anche i loro corpi erano annichiliti, proprio come le loro menti. Lei sembrava l'unica creatura che non sentiva la stanchezza grazie alla propria fedeltà al Signore Oscuro, come se quella fosse l'unica cosa che fosse rimasta dentro quel corpo magro e filiforme, dentro gli occhi spiritati e nei suoi respiri frettolosi. Era infuriata, frustrata, sola in quel suo maniacale entusiasmo. La maggior parte di loro era lì perché la vita li aveva semplicemente portati a compiere azioni illegali, contro natura, contro la vita. Pochi di loro aveva agito per fedeltà verso Voldemort, quasi tutti erano passati sotto il suo comando per proteggere le famiglie che probabilmente ora li rifiutavano.
Robert non si riconosceva in nessuno di loro. Non aveva mai provato la minima traccia di fedeltà o gratitudine per Voldemort, era entrato nei Mangiamorte solo per se stesso. Ed era ancora convinto della rettitudine della propria scelta. Quella via l'aveva portato in un sentiero così oscuro che non era più riuscito a vedere altro se non la sopravvivenza, non c'era più luce che gli impedisse di guardarsi dentro e ricordargli perché.
Era stato l'amore, ma lui lo aveva dimenticato, aveva sepolto quell'unica motivazione almeno vagamente valida sotto le macerie di una vita passata all'ombra.
Era stato Jude. Jude che l'aveva fatto innamorare proprio nel momento in cui non c'era più tempo per rendersene conto, Jude che lo aveva intrappolato quando era troppo tardi per potergli dire a parole che cosa provava davvero. Jude che a Hogwarts gli era arrivato davanti mano nella mano con quella... No, non la poteva insultare nemmeno nei suoi pensieri: lei era una purosangue, Robert no. Non sapeva nemmeno perché Voldemort avesse cercato dei "pulciosi mezzosangue" da unire alla propria schiera di Mangiamorte, sapeva solo che appena aveva visto la possibilità vi si era unito subito, senza esitazioni. Gli avevano promesso potere, forza ed apatia, e proprio quest'ultima l'aveva attirato definitivamente verso la magia oscura. Che poi essendo un Serpeverde la cosa fosse più semplice era assolutamente irrilevante. Aveva conosciuto decine di Serpeverde finiti a svolgere mansioni onestissime e modeste senza desiderare di più. Lui no, lui avrebbe desiderato un po' di più, un abisso sempre più profondo nel quale scomparire. Non per amore, né per vendetta. Robert cercava l'autodistruzione, ed i Mangiamorte prima o poi gliel'avrebbero data.

Si era allontanato per qualche minuto dal resto della compagnia silenziosa ed inquietante dei maghi oscuri, con la scusa dei bisogni personali, ma aveva presto dimenticato il proprio proposito, camminando sopra le foglie umide per la pioggia, guardandosi attorno e sentendosi alleviare per un momento un po' dell'ansia e dell'oscurità immensa che avvertiva agitarsi dentro il proprio cuore. Perché lui ancora ne aveva uno, nonostante tutto. E batteva forte. Rispondeva al vento e respirava assieme agli alberi, ed a Robert venne in mente per un istante che amava le lezioni di Erbologia, a scuola. Ma quelli erano altri tempi, quello era una versione di se stesso che non sapeva più ritrovare da nessuna parte. L'aveva cercata, ma alla fine si era arreso. Ma gli alberi gli piacevano, così tanto che perse la strada per il rudimentale accampamento, così tanto che non sentì più alcun richiamo verso il mondo. Questo, si intende, finché non udì una voce ringhiare.
«Fermo».
Si voltò, accecato dal buio delle nove di sera - o giù di lì - cercando la fonte di quel richiamo. Udì anche qualche passo lento e prudente, sul pavimento di foglie e rametti.
«Chi sei?» Sibilò, facendo scattare la mano alla propria bacchetta.
«Fermo!» Ripeté l'altra voce, aggressiva. Robert pensò che era inutile ripetere la propria domanda, quindi si limitò a prendere la bacchetta e puntarla nella direzione generica dalla quale proveniva la voce. Rimase in silenzio, attendendo.
Quando finalmente un volto illuminato da occhi azzurri apparve fra le foglie di un paio di arbusti, Robert avvertì un fremito sconosciuto nel petto: non sapeva da dove provenisse, non capiva che ragione ci fosse per sentirlo battere in gola. Forse era la paura.
«Chi sei?» Chiese lo sconosciuto, ed il Mangiamorte si limitò a ghignare. «Che cosa ci fai in questo bosco? Chi sei?»
«A che ti serve? Tanto fra cinque minuti sarai bello che morto.»
L'altro non batté ciglio e puntò la bacchetta contro Robert, la mano ferma e lo sguardo ghiacciato. «Sono del Ministero della Magia, dimmi chi sei tu.»
Robert fece una smorfia, fissando con un nuovo astio indotto l'altro mago.
«Se sei del Ministero allora non possiamo essere amici come avrei tanto voluto» Ironizzò Robert, sghignazzando.
«Mangiamorte, allora!» Esclamò, con un guizzo di eccitazione. Ne aveva trovato uno, finalmente.
«Auror, allora!» Lo imitò Robert, riducendo gli occhi a due fessure. Si chiedeva se gli altri della sua compagnia si erano accorti che mancava da... Quanto?
Il dialogo si interruppe quando entrambi avvertirono che quello era il momento di tensione che sarebbe esplosa in un duello. Lo sapevano, era inevitabile.
Il primo a colpire fu Robert, e subito mandò l'avversario sul terriccio, agonizzante, che cercava di trattenere le urla per evitare che accorressero altri Mangiamorte.
Jude sapeva di essere solo, lì. Era partito senza aspettare gli altri Auror ed era atterrato in quella zona, attirato da luci di incantesimi. Non aveva capito che era magia oscura.
«Avada---» Iniziò Robert, alzando la bacchetta, ma Jude in mezzo alle fitte del Cruciatus aveva mosso la propria, mormorando: «Expelliarmus!». Aveva avuto successo, il dolore era finito, ma Robert aveva richiamato la propria e gliela stava puntando contro. Ritentò lo stesso Anatema, ma Jude, di nuovo, riuscì ad interromperlo a metà. Robert ringhiò, imprecando ed iniziando a sentirsi vagamente minacciato.
Jude si rialzò da terra, fissando Robert e digrignando i denti, le pulsazioni del cuore sempre più veloci.
Il loro duello non stava sembrando un vero combattimento: si stavano piuttosto studiando. Jude non voleva uccidere, Robert nemmeno - per ora.
«Chi sei?» Ripeté Jude, frustrato da quello stallo. Era impossibile distinguere bere i tratti di quell'uomo velato dall'ombra del bosco, proprio mentre la luna sopra di loro brillava nella sua interezza. Era una notte di luna piena, ricordò Jude, e bastava un raggio di quella luce per perdere il controllo.
Ripresero a duellare, sempre più veloce, mentre il vortice di aggressività li prendeva sempre di più in un attaccare e contrattaccare frenetici, gli incantesimi sussurrati, gli scoppi e le luci che quasi danzavano fra i rami. Solo che quello era un gioco sul filo del rasoio, e tutti e due sapevano che uno di loro sarebbe finito faccia a terra per il beneficio dei vermi.
«Più o meno hai la mia età» Constatò Robert, osservando il nemico ad una distanza più ravvicinata. Jude si accigliò, non rispose ma si limitò a tenere la bacchetta puntata sul suo viso. In mezzo ai suoi occhi.
Occhi che, se ne rese presto conto, gli erano familiari. Ci vollero un altro paio di pause indagatorie per, finalmente, capire.
«Robert?»
Il Mangiamorte strinse le palpebre, sibilando ancora. «Cosa?»
«Robert... Robert? Sei tu?» Chiese l'altro, avvicinandosi cautamente. «Ti conosco?»
«Bella domanda da fare ad uno che hai cercato di uccidere almeno una ventina di volte nell'ultima mezz'ora.»
«Tu sei Robert Downey. Il mezzosangue di Serpeverde.» Fece una pausa, concedendosi un sospiro. «Robert, credo che tu non mi abbia riconosciuto.»
L'altro strinse i denti, confuso, ma rifiutava di mostrare il proprio disorientamento. «Perché, tu chi sei?»
Non si aspettava una risposta precisa, ma quando la sentì risuonare nelle orecchie gelò.
«Robert, sono Jude. Jude Law, eravamo amici a Hogwarts.»
C'era una nota di tristezza nella sua voce, e Robert non poté non notarla, ma andò persa nella propria cacofonia dissonante di dolore e delusione che lo stavano assordando tutto d'un tratto. Tornavano per lui, per ingoiarlo di nuovo in quell'angoscia che aveva dimenticato.
«Jude?» Fu la domanda breve ma enorme che gli sfuggì dalle labbra. Non disse altro, perché improvvisamente ricordò, e fu come precipitare sotto il terriccio molle, i piedi che formicolavano così come le mani. Jude lo teneva ancora incatenato, e nemmeno lo sapeva. Doveva essere stato un incantesimo forte, perché non c'era nessun'altra spiegazione. «Jude?» Urlò poi, digrignando i denti. «Quel Jude? Quello che mi ha abbandonato per una zoccola infima che nemmeno amava?»
Jude si scosse appena, tenendo la bacchetta puntata sull'altro. Era lui, e non si capacitava della scoperta. Era lui e non riusciva ad essere felice di averlo ritrovato, come avrebbe voluto.
Lui e Robert erano stati migliori amici, si erano voluti bene, si erano cercati anche di notte, ma non pensava che si sarebbe trascinato dietro l'odio di una vita intera.
«Robert...?»
«Quella puttana.»
«Non parlare così di...»
«Di tua moglie
«Sì.»
Robert rimase in silenzio, fissando gli occhi che ora non riusciva più ad abbandonare, tacendo quelle parole che non era riuscito a dirgli nemmeno anni prima, cercando un senso in quel suo sopravvivere giorno dopo giorno per più di un decennio, alla ricerca di lui - ora lo sapeva. Avrebbe voluto rinfacciarglielo, ma improvvisamente pensò che non lo poteva biasimare. Lui si era innamorato, lui aveva preso una strada che l'aveva aiutato solo ad evitare quegli occhi. Tutto per colpa di una fragilità che non aveva mai saputo guardare in faccia.
«Robert, mi dispiace. Ma ti devo arrestare» Disse Jude dopo un lungo silenzio carico di messaggi, indossando la maschera di una Giustizia nella quale non aveva mai creduto. Non era giusto, eppure la Legge e la propria educazione gli dicevano il contrario. Prima che potesse dire altro, Robert aveva ruggito, facendo scattare la bacchetta e riprendendo a lottare con una nuova vigorosa fitta di rabbia. Jude avrebbe voluto fermarsi e fermarlo, avrebbe voluto spiegarsi, avrebbe voluto parlare.
Mno dei loro incantesimi finì in alto, verso la chioma di un albero vicino a Jude, e quando quest'ultimo guardò istintivamente in alto era ormai troppo tardi per controllarsi.
Si irrigidì, avvertendo le pulsazioni uscire dalla frequenza normale, sapeva che non sarebbe dovuto uscire. Robert sbatté le palpebre, accigliandosi e dimenticando per un momento il proprio proposito. Non aveva mai visto un lupo mannaro, nonostante le compagnie che aveva frequentato, e la paura della morte fu mitigata dalla curiosità di vedere. Di avere un vero lupo mannaro davanti a sé. E quel lupo era Jude. Non l'aveva mai saputo ma, rifletté, forse era stato morso dopo essersi diplomato ad Hogwarts.

Quando Jude, nella sua folle furia istintiva ed animalesca, gli strappò il cuore dal petto, Robert sorrise negli spasmi di dolore. Dopotutto era giusto, perché era sempre stato suo.
Al ritorno della forma umana di Jude, era tutto ciò che gli sarebbe rimasto.

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NdA: Era da tanto che volevo scrivere di Werewolf!Jude, perché ce lo vedo, e sono felice di avercelo messo, anche se praticamente non appare in forma canina (giusto perché a fine fic avevo il mal di testa e la volevo CHIUDERE XDDD). E visto? Per una volta ho fatto morire Robert, il che è un'eccezione enorme nelle mie fic! x'D per una volta ho risparmiato Jude, ma direi che gli ho messo sulle spalle un malloppo non indifferente di angst, sul finale. Che dire? L'idea mi divertiva, metterla in pratica un po' meno, ho agonizzato sulle ultime mille parole perché non sono abituata a scriverne quasi 3k in un pomeriggio, però alla fine ce la feci \o/ e spero vi sia piaciuta, almeno un pochino.

   
 
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