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Autore: MichaelJimRaven    12/02/2012    1 recensioni
Robert Johnson, una leggenda del blues, ha dato il via a questa diceria. Ma lo è poi, una diceria?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il freddo della sera non era ancora arrivato a livelli di guardia. I decrepiti e vecchi palazzi dell East side stavano per lasciare il posto alla prima periferia. Era quasi imbarazzante come il contrasto tra lo smog ed il cemento della città con il verde inasprito dalle auto e dalle rade case basse che popolavano la zona ritenuta "campagna", fosse netto e palpabile. Cambiava tutto,perfino il modo di vestire delle persone. Si passava dalle sgargianti "divise di lavoro" di impiegati, banchieri e altro..alle tute da ginnastica, i maglioni smessi e le vecchie scarpe da tennis dei popoli periferici.
Mi sentivo quasi a disagio a passeggiare in quella zona.
Ma non per il fatto che io stessi indossando un Armani nuovo di zecca...no.
 Quello non mi toccava minimamente, Ero a disagio per quello che stavo per compiere.
Avevo letto tutto quello che mi poteva interessare. Ero consapevole di quello a cui andavo incontro.
Non era una decisione da prendere a cuor leggero..ed infatti non avevo fatto così.
Alle mie spalle, le nere ed enormi sagome dei palazzi, non mi tenevano più al riparo con la loro ombra..anzi. Mi avevano praticamente abbandonato.
Come se avessero capito lo scopo del mio viaggio ..e mi avessero voltato le spalle, cinici e delusi.
Ben presto, anche la periferia scivolava distante dalle suole delle mie scarpe. Era strano. Avevo incontrato molte persone durante la mia "passeggiata"..eppure nessuno mi aveva guardato in viso . Forse, chi compiva il mio stesso passo, veniva tacitamente indicato da una luce sinistra,,ed evitato da tutti. Le poche vetrine che avevo costeggiato, rimandavano ai mie occhi l'immagine di un giovane di bell'aspetto, con una barba poco curata come contrasto alla pulizia dell'immagine. Mi piacevo. Ero sicuro del mio essere affascinante..e questo aveva sempre giocato a mio favore nei rapporti con le persone. Eppure.. non mi bastava. Volevo di piu'.
Le luci del tramonto erano scomparse da ormai due ore..e io continuavo a camminare.
Lo sapevo. Sapevo che avrei dovuto arrivare a piedi. Era scritto che dovesse essere così.
Il cemento se ne era andato..e aveva lasciato il posto al terriccio . La strada era ora ricoperta di sassi e terra. Avevo con me la valigetta. Era chiusa .Conteneva il necessario.
Finalmente, l'incrocio era davanti a me. La vecchia quercia che ne delimitava il bordo, era immobile. Come se mi stesse aspettando. LE stelle brillavano..ma la luna non c'era. Non le andava di fare da testimone a quello che sarebbe successo di li a poco.
Vento.
Dal nulla era scaturito, soffiando forte. Così forte che chiusi gli occhi per il timore di vederli centrati da un sassolino.
La polvere già mi aveva reso momentaneamente cieco e lacrimante.
D'un tratto , così come era iniziato..il vento era cessato con un ultima imponente soffiata.Seguii con lo sguardo una foglia della quercia..che andò a cozzare contro la nera giacca di un bellissimo abito scuro appartenente ad un uomo di mezza età, fermo e ritto..davanti a me. Pochi passi più in la'.
"Sei in anticipo, uomo. " mi disse, con un ampio sorriso. Il suo cappello era imponente.
Infondeva timore. Evitai di fissarlo, non mi sembrava una buona idea.
"La strada è stata lunga per te, figliolo...ma non credere. La mia lo e' stata di più!"
la voce dell'uomo era fredda. Non aveva il calore che invece ci si aspettava dalla giovialità del viso.
Era quasi metallica.
Mi voltai, come se un ordine tacito mi venisse imposto. Dietro me, un giovane di colore, fasciato in un vestito bianco che sembrava quasi luccicare, stava venendo lentamente verso di me.
Le sue pupille erano bianche. Non vi si vedeva l'iride Era fastidioso fissarlo.
"E così...sei qui, Matt. Curioso.. Non credevo avresti avuto il fegato di venire!"
Deglutii nervosamente.
Ora che mi trovavo lì , non ero più molto sicuro della mia scelta.
Dietro me, il vice di Cypher aveva già estratto la penna.
Cypher, dal canto suo, aveva appena scostato la propria giacca..rendendomi palese ora il foglio che mi stava porgendo.
"Leggi, Matt...attentamente."
Ancora una volta, la voce di Cypher non emetteva alcun tono Era piatta. Come quella di alcuni cronisti quando comunicano i necrologi.
Presi il foglio. Curioso come non ne sentissi il reale peso. Mi sembrava di aver preso in mano uno dei bilancieri che usavo in palestra.
Era pesante e faticavo a tenerlo ritto.
"Tanto più e' ambizioso il tuo progetto…Tanto più il contratto pesa, Matt. Non mi dire che non lo sapevi!"  trillo' il vice, sedendosi su una delle pietre miliari della vecchia statale.
"Non sono sicuro, Cypher... io…Non credo , non credo più che sia una buona idea!"
"UOMO!" tuonò il giovane, piantando le sue bianche orbite nei miei occhi, che si abbassarono all'istante,
"Non ti trovi ad un negozio..dove puoi scegliere se acquistare o meno una cosa, una volta saputo il prezzo. Noi non siamo venditori e non ci muoviamo senza il nostro compenso. Chiaro, piccolo arrogante?"
Non aveva semplicemente parlato. LA voce che era uscita dalla sua bocca aveva il tono dell'eternità! Aveva sottolineato quella frase, alzando la mano destra e chiudendola a pugno. Solo il dito indice era rimasto ritto,e mi indicava. " E tu, sei mio! Firma, uomo!"
Avevo scelto il patto.
Lo avevo fatto a voce alla taverna. Volevo ricchezza e fama. Non mi bastava la mia vita. Volevo di più. Volevo il controllo. Donne, soldi, fama.
Volevo quello.
 In cambio di cosa?! Suvvia.. Non vorrete farmi credere che non l'avete ancora capito.
"Coraggio, metti la firma.non vorrai costringermi a obbligarti a farlo, Matt!"
Guardai i due uomini. Quello seduto e quello in piedi. Guardai il foglio..che oramai stava sfuggendomi di mano. Presi la penna del vice. Si era alzato nel frattempo..ed era arrivato davanti a me. Ora mi dava la schiena, per posare il foglio e legittimare lo scambio.
Lentamente, sollevai il pezzo di carta e lo poggiai sulla larga schiena del vice.
Cypher aveva incrociato le braccia, sorridendo compiacente.
Firmai.
Sudavo..ero nervoso e impacciato. Avevo firmato un patto con il diavolo.
Lo sapevo e ne ero cosciente. Cypher mi strappo' il foglio dalle mani che , istantaneamente, si dissolse in una nuvola di fumo.
La sua risata echeggiava per le lande della campagna.
"Sei mio, uomo. La tua vita e' tua.. la tua anima mia . Per sempre!!"
Alzai la testa. Stavo ghignando.
"Si, Cypher! La mia anima e' tua!...E quando arriverò all'inferno, prenderò il tuo posto."
Mi guardò stranito..come se stesse guardando un pazzo.
Lo stava facendo.
Lo ero. In fin dei conti. Solo un pazzo venderebbe l'anima al diavolo, ai giorni nostri.
La politica, la mafia, la chiesa stessa era in mano al potere divinatorio del male e ne eravamo tutti consapevoli.
Io più di tutti.
Il male mi aveva sempre affascinato..e ora avevo le carte in regola per poterlo protrarre senza problemi di sensi di colpa o simili.
Come "nostalgico", pero', avevo preferito il "vecchio metodo".
Risi.
Credete che abbia commesso un errore? Chissà! Ve lo dirò quando mi incrocerete lungo il vostro cammino.
Perchè prima o poi, mi troverete. E io vi chiederò : "Figliolo, vuoi avere fama fortuna e successo?"
Vedremo allora, se sarete così convinti di quello che mi risponderete.
  
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