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Autore: Writer96    12/02/2012    6 recensioni
Molly ha chiamato di nuovo John, ma lui non le ha risposto perché il telefono se ne sta giocando a nascondino, o magari l’ha preso Sherlock, di nuovo.
Dovrebbe prendere il telefono e impostarsi come sfondo un cartone di latte.
Magari Sherlock capirebbe il messaggio implicito.

Niente Slash.
Piuttosto Bromance.
E gli accenni per un nuovo pairing, che abbiamo scoperto con Nali.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Molly Hooper
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì
 
John si alza, si fa una doccia calda e si mette un maglione a quadri rossi e blu.
Va in cucina e apre il frigo e cerca il latte.
Una serie di indici dentro una busta di plastica sembrano puntarlo, dicendogli “We want you for our army”.
Ma non c’è il latte, perché il latte non c’è, mai.
Sherlock l’ha finito un’altra volta e tocca a lui ricomprarlo.
John si siede e beve il caffè amaro, chiedendosi perché Sherlock si ricordi sempre di portarsi a casa qualche parte umana e mai un mezzo litro di latte.

Ma forse il latte non incoraggia la scienza.
 

Martedì
 
John esce dallo studio e chiude la porta alle proprie spalle con un sospiro.
Vorrebbe tornare a casa a dormire, dormire e basta, fino al giorno dopo.
Ma deve fare la spesa, perché ancora una volta Sherlock non gli ha dato ascolto e non ha comprato il latte.
Sherlock non compra mai il latte, ma porta a casa resti di vite.
John sorride amaramente, mentre paga due buste da mezzo litro.
Sherlock dovrà imparare a badare a se stesso, prima o poi.

Ma John non ha molte speranze.
Sherlock colleziona cadaveri.
 

Mercoledì
 
John sorseggia piano il suo thè, godendosi il tepore della bevanda calda sulla lingua.
Gli piace scottarsi leggermente con il primo sorso.
Poggia la tazza sul tavolo e guarda il cartone di latte che sta per finire di nuovo.
John si chiede da quando Sherlock beva così poco latte, ma del resto è fatto così, lui.
Un giorno in un modo, il seguente in un altro.
Non segue schemi, Sherlock, benchè abbia rinchiuso tutta la sua vita in uno schema ben delimitato.
John si alza e mette il latte nel frigo, sollevando la busta in direzione degli indici, che se ne stanno adagiati su un fianco a guardarlo di traverso.

Dovrebbero brindare.
A Sherlock che cambia l’ordine delle cose.
 

Giovedì
 
Molly ha invitato John a cena e lui si sistema il maglione a strisce blu davanti allo specchio un’ultima volta.
Non bussa alla porta di Sherlock, sa che non risponderà.
Forse si sarà rifugiato nel suo palazzo mentale.
O forse sarà semplicemente stanco.
La cena passa, scorre, come un fiume ferito che zoppica tra un sasso e un altro.
Molly ogni tanto boccheggia, ma lo guarda mentre parla tranquillo di latte, di thè, e poi di nuovo di latte.
-Mi piace la fettina ai funghi, sai?- gli dice lei, con i gomiti sul tavolo e gli occhi rossi, forse per colpa della poca luce.
-Anche a me. Ma Sherlock non mi permette mai di cucinarla, dice che lo distrae...-
-John...- dice Molly, ma la forchetta di John è appena caduta, ha tintinnato e si è gettata a terra a peso morto e lui le è corso dietro, con il tovagliolo ancora premuto sulle gambe.

Al momento di andare via, Molly da un bacio sulla guancia a John e gli accarezza la testa.
Quando l’uomo sale a casa, gli indici ancora abbastanza svegli per salutarlo sono solo due.

Finalmente Sherlock potrà concludere quest’esperimento.
 

Venerdì
 
John si sveglia e va allo studio, passando davanti ad un’edicola.
Volta la testa, perché detesta i giornali scandalistici e adesso stanno andando per la maggiore, tutti a raccontare lo scoop di un super matrimonio, o cose così.
La porta dello studio cigola e John la richiude con stizza, sbuffando e borbottando contro chi non sta attento alle piccole cose.
Borbotta un po’ anche contro Sherlock, perché il latte finisce sempre e poi tocca sempre a lui di andare a ricomprarlo.
John borbotta più che può, lì, nel suo studio, tra un paziente e un altro, perché Sherlock non gli permette di borbottare a casa.
Sherlock sembra una di quelle mamme acide, o forse semplicemente una moglie stizzosa, pensa John divertito.

Sherlock la mammina.
Spera solo che con i suoi figli non si comporti come con gli indici in frigorifero.
 

Sabato
 
Molly ha chiamato di nuovo John, ma lui non le ha risposto perché il telefono se ne sta giocando a nascondino, o magari l’ha preso Sherlock, di nuovo.
Dovrebbe prendere il telefono e impostarsi come sfondo un cartone di latte.
Magari Sherlock capirebbe il messaggio implicito.
John guarda la chiamatae poi il messaggio di Molly, che dice che lei l’ha cercato ad una tale ora di un tale giorno.
Chissà perché i computer si nascondano dietro il nome del contatto.
Fingono che sia un messaggio vero, e invece poi si tratta solo di avvisi freddi e poco importanti.

Molly Hooper
Ti ho cercato alle 18:32 di oggi, mentre il tuo telefono era non raggiungibile.

Sherlock Holmes
Il numero è momentaneamente non raggiungibile.

Il telefono rimbalza sul divano, mentre John prende il cappotto e apre il portone.
L’ultimo indice ancora sveglio sembra ridere di lui.
 

Domenica
 
John ha trovato uno dei calzini di Sherlock tra i suoi.
Non sa come, sa solo che sta lì, viola a tinta unita, tra i quadri color senape e le firme finte.
Lo soppesa tra le mani e poi decide di portarlo a Sherlock, perché non vuole che lui pensi male.
Bussa, John, sulla porta che non apre da secoli.
Ma Sherlock non risponde, e lui un po’ se l’aspetta.
La apre ed entra nella stanza con il calzino tra le mani.
Il buio lo schiaffeggia con forza, così come l’odore di chiuso.
I microscopi ghignano nelle loro sagome affilate e il letto perfettamente fatto sembra scappato dal dipinto di Van Gogh.
John cade, cade e cade, e si aggrappa al calzino, che è ancora viola in tutto quel buio.
Le lacrime iniziano a scendere, e non c’è più magia, non c’è più illusione, perché se l’è portata via Sherlock, insieme alla sua razionalità.
John si aggrappa al calzino e piange con lui, abbracciandolo come un vecchio amico.

Nel frigorifero, l’ultimo indice sbeffeggia il latte sul fondo del cartone.
John sta diventando sempre più simile a Sherlock.
Si è dimenticato di ricomprarlo.
 
 
 
 
Molly?”
“John!”
“Senti.... verresti... verresti a mangiare una fettina ai funghi qui da me, stasera?”











Gli accenni ad una possibile John/Molly sono minimi, ma l'idea mi ronzava troppo in testa, già dalla prima puntata, e poi dopo la conversazione con Nali, che deve vedere la 2x03, prima di leggere questa.
Immagino si sia capito, perchè.
E' ovvio che si svolge... beh, dopo la caduta.
*Writ si ritira a piangere sconsolata, dondolando avanti e indietro con tristezza infinita*
Quindi niente.
Sono... molto malinconica, ecco.

-W

 

   
 
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