Piccola
one shot per
questo domenica pomeriggio.
Spero sorridiate
almeno un po’.
Ciao :)
I
wanna be...
Su.
Giù.
Su. Giù.
Su… e
giù.
Scendeva
e risaliva.
Scendeva
ancora… e risaliva un’altra volta.
Era questo
ciò che faceva mia figlia più o meno da
mezz’ora, consumando il parquet delle
scale che portavano al piano superiore di casa.
Scendeva
lentamente in salotto, lanciava un’occhiata indecisa in mia
direzione, poi
scuoteva la testa e tornava su spedita come un razzo. E questa scenetta
si
ripeteva all’incirca ogni cinque minuti. Sicuramente
pensava non l’avessi vista.
Sembrava
pensierosa. Anzi, piuttosto… combattuta.
«Cosa
sarà preso a tua sorella? Eh, bambolotto?»
sussurrai a David, che giocava
tranquillamente nel suo box al centro del salotto. Ma tutto
ciò che mi rispose fu
un «ta, ta, ta», mentre
sbatteva
ripetutamente la testa di un innocente Winnie the Pooh di peluche
contro una
macchinina di gomma.
Mi alzai
dal pavimento e mi sedetti sul divano lì vicino,
così da continuare a tenerlo d’occhio
ma capire cosa passasse per la testa di mia figlia. Forse aveva
combinato
qualcosa e aveva timore di dirmelo per non beccarsi un rimprovero. Ma,
conoscendola, tutto quello che potevo immaginare era al massimo un
brutto voto
a scuola.
«Joy?»
la chiamai quando vidi il suo bel faccino affacciarsi da dietro il
passamano
delle scale per l’ennesima volta. Balzò sul posto,
come se fosse stata colta a
fare qualche marachella e ora avesse paura del rimprovero. Okay, questo è decisamente strano.
«Amore, mi dici che succede?»
Sbuffò
per essere stata beccata, mollando il pomello del corrimano a cui era
poggiata e
avvicinandosi al divano. La guardai in attesa che dicesse qualcosa
finché non
decise di parlare. «Voglio andare a danza»
annunciò.
«Cosa?»
le chiesi di
getto, forse un po’ troppo
sbigottita
perché lei borbottò un «ecco, lo
sapevo» tra sé e sé. «No Joy,
sono solo
stupita» spiegai subito, tranquillizzandola per tono che
avevo usato
involontariamente «Cosa hai detto?»
«Che
voglio fare la
ballerina» affermò, questa volta decisamente
più convinta.
«E da
quando?»
«Da taaaaaaanto tempo» rispose
lei. La fissai, confusa.
«E
perché non me lo hai
detto?» Non aveva mai espresso il desiderio di frequentare
lezioni di nessun
genere, specialmente di danza. Certo, andava in giro per casa saltando
e
facendo qualche piroette qua e là, ma non l’avevo
mai presa seriamente. Forse
aveva trovato la sua passione, ma non capivo tutto quel timore di pochi
minuti
prima.
«Avevo
paura che mi dicessi
di no. Però poi ho chiesto a nonna Jules e mi ha detto
“tranquilla, dillo a
mamma” perché anche tu hai fatto i film quando
avevi la mia età quindi non mi
avresti detto di no. E ora te l’ho detto» concluse.
«Okay…»
risposi, parecchio
sconcertata da tutta quella spiegazione, tornando al punto principale
della
discussione «Ma ne sei sicura? Perché per
diventare ballerina ci vuole
tantissimo impegno…»
«Lo
so, lo so. Con la
scuola siamo andati a teatro e abbiamo visto i saggi di quelli
che suonavano, quelli che
facevano karate e quelli che
ballavano e ci hanno spiegato tutto tutto.
Lo so, ma io m’impegno, te lo giuro!» Sorrisi per
tutto quell’entusiasmo che
potevo benissimo capire. In lei rivedevo veramente
me da piccola e sapevo anche qual era la cosa giusta da fare,
nonché ciò
che avevano semplicemente fatto i miei genitori con me. Incoraggiarmi e
sostenermi, sempre.
«Hai
chiesto a papà?» Ma
a quella semplice domanda, il visino di Joy si scurì un
po’.
«E se
mi dice no?» fece,
preoccupata.
«Prova
a chiederglielo,
è nello studio» risposi, indicandogli la porta con
il capo. Come se Rob le direbbe mai detto no,
pensai. «Dai, vai…» Mi guardò
di nuovo indecisa, per poi scuotere la testa.
«Quando
esce» affermò.
Da dove nasceva tutta questa paura? Solitamente sarebbe andata in giro
saltando
dalla gioia e ripetendo “tanto Papi mi dice
sìììì”, come
fosse una cosa
scontata. Perché lo era, in effetti. Invece questa volta la
vedevo parecchio
restia.
«Su,
bussa ed entra,
tanto sta perdendo un po’ di tempo con la chitarra»
la incoraggiai, ma lei
scosse ancora la testa sussurrando “dopo, dopo” e
sedendosi accanto a me sul
divano. «Joy, che c’è? Perché
non vuoi chiederlo a papà?» domandai,
accarezzandole i lunghi capelli che, man mano cresceva, si scurivano
sempre
più. Lei fece spallucce, continuando a fissare suo fratello
– in quel momento impegnato
a torturare un piccolo Tigro – davanti a sé, il mento poggiato su una
mano e l’espressione
pensierosa. «Joy…»
«Ma
non è che… papà
vuole che io faccio pianoforte?»
«Perché
dici questo?»
«Perché
lui è contento
che suono» rispose, un po’ triste
«però io non voglio fare quello» Mi si
strinse il cuore, intenerita. Aveva paura di deludere suo padre. Era
vero, Rob
le aveva insegnato qualcosa al piano e alla chitarra, come io le avevo
insegnato a leggere e a scrivere già a cinque anni, ma solo
perché lo aveva
chiesto lei. Era brava perché era estremamente intelligente
e noi ovviamente ne
andavamo fieri, ma non l’avremmo mai costretta a fare nulla.
Volevamo trovasse
la sua strada come noi avevamo trovato la nostra.
«Scemina, papà vuole solo che
tu faccia ciò che vuoi e che ti renda
felice. Non pensare neanche ad una cosa del genere» cercai di
rassicurarla,
guardandola dritto negli occhi.
«Sicuro?»
«Certo»
«E il
pianoforte?» mi
domandò, titubante «Perché a me piace,
però…»
«Lo
suonerai a casa
quando vuoi, se vorrai» la tranquillizzai «Ora vai
e chiediglielo, su!» Joy mi
guardò, ancora un po’ indecisa «Vengo
anch’io, dai…»
«Okay»
disse rincuorata,
scendendo dal divano. La seguii fino alla porta dello studio, alla
quale bussò –
Joy che bussa in casa? Un miracolo! -,
poi aprì piano, infilando la testa dentro.
«Papi?» Mi appoggiai allo stipite per
osservare la scena. Joy quasi tremava dall’agitazione. Era
davvero ipersensibile, ma
soprattutto era
veramente attaccata a suo padre. Lanciai un’occhiata
intenerita a Rob, che mi
guardò confuso. Probabilmente aveva notato anche lui la
vocina tremante di Joy,
cosa che non le si addiceva proprio. Era sempre così sicura
di sé.
«Principessa,
che
succede?» le chiese, avvicinandosi e aprendo del tutto la
porta. Joy dondolava
sui suoi piedini, agitata, con lo sguardo basso. «Hey
piccola, che c’è?»
«Posso…
posso andare a
scuola di danza?» mormorò, quasi timorosa di
ricevere un rimprovero. Notai
com’era passata dal voglio andare al
posso andare.
«A
scuola di danza?»
chiese lui, confuso quanto me. Joy annuì, senza alzare lo
sguardo. «Vuoi fare
la ballerina?»
«Sì…»
«Mamma
che ha detto?»
«Ha
detto sì»
«Allora
lunedì ti
accompagno ad iscriverti, okay?» Joy alzò la testa
di scatto, fissando il padre
incredula.
«Davvero?»
«Certo»
rispose lui, tranquillamente.
Gli occhi di Joy si illuminarono e un sorriso enorme le
comparì sul viso.
«Grazie,
grazie, grazie!
Grazie Papi, grazie Mami!» esclamò, cominciando a
saltellare e scappando via
dallo studio mentre urlava «Faccio la ballerina!
Sììììììììì!»
La seguii con lo
sguardo e risi di cuore: quella era
mia figlia. Mi avvicinai a Rob, che mi guardò con sguardo
interrogativo.
«Aveva
paura le dicessi
di no» gli spiegai.
«Perché?»
domandò,
stupito.
«Aveva
paura di deluderti…
Sai, che volessi prendesse lezioni di pianoforte invece che di
danza…» Rob alzò
gli occhi al cielo, divertito per quella reazione.
«Che
sciocchezze!»
«Già»
«Come
se la obbligherei
mai a fare qualcosa…»
«Gliel’ho
detto anch’io»
«Non
potrei mai costringerla
a studiare pianoforte… o chitarra…»
«Infatti…»
«Tanto
sarà David il
musicista!»
Certo,
Rob. Convinto.
E
Joy vuole fare la
ballerina! Chi se lo sarebbe mai aspettato? Tutti.
Io ho il trauma di
quei saggi che ti portano a vedere con la scuola, però
grazie a uno di questi
ho fatto i miei anni d’oro di pianoforte, che rimpiango come
non mai. Perché i
miei non mi hanno costretta a
continuare? Uffa, ho avuto troppa libertà LOL
Okay, a parte i miei
non problemi
dell’infanzia… David per
cosa sarà più incline? La musica come vuole
papino Rob o altro? Vedremo, ma
tanto si sa che i figli non fanno mai ciò che sperano i
genitori xD
Bene, mon c’è nient’altro
da dire.
Ieri ho pubblicato
il prologo della mia nuova fanfiction, Beautiful
Mess – è una EB (AU), se vi va
fateci una salto. Come, sempre se vi va, venite a trovarmi su facebook
nella
mia pagina “autrice”. Anche solo per sclerare,
minacciarmi di morte o
imbrattarmi la bacheca.
Un in bocca al lupo a Cloe, che
domani ha
un esame e… alla prossima shot.
Bye!