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Autore: Feel Good Inc    13/02/2012    0 recensioni
[ Vol. XIII, The magic of Oz ]
Era una cosa che aveva imparato a suo tempo, quando ancora giustificava quel senso di vuoto alla testa – e allo stomaco – col fatto che « non aveva un cervello »; ma anche a questo non si sarebbe mai abituato.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dorothy Gale, Ozma, Spaventapasseri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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candlelight

~ di regali di compleanno e storie sussurrate all’orecchio

 

 

 

 

 

 

 

 

Sixteen candles make a lovely light, but not as bright as your eyes tonight.

 

 

Il tavolo dei doni pareva risplendere di luce propria, anche se Ozma non vi aveva ancora posato la sua attenzione. Già da qualche minuto lo Spaventapasseri dondolava nervosamente le gambe imbottite. Non si sarebbe mai abituato a starsene così seduto, e poi era troppo curioso di sapere cosa avesse scelto Dorothy, alla fine, dopo tanto riflettere.

Alla sua destra, la ragazzina smise di caricare Tiktok per rivolgergli uno sguardo divertito.

« Lo so che vuoi chiedermelo. Ma dovrai aspettare ancora un po’. Non sta bene sciupare la sorpresa alla festeggiata » e così dicendo indicava con un cenno del capo la sovrana bambina seduta là accanto, all’estremità della lunga, lunghissima tavolata degli ospiti del banchetto in suo onore.

Lo Spaventapasseri sbirciò Ozma, che lo ricambiò coi suoi occhi sorridenti che parevano sempre sapere tutto. Si strinse nelle spalle prima di voltarsi nuovamente verso Dorothy.

« Un indizio?... Uno piccolo? »

Dorothy scoppiò a ridere. Lanciò un’altra occhiata a Ozma, quasi di scusa, prima di aggrapparglisi alla giacca e attirarlo pian piano giù verso di sé.

« Non mi va di rovinare nemmeno a te la sorpresa. Però posso raccontarti del regalo di Trot e Capitan Bill. »

Lo Spaventapasseri ascoltò solo per metà le parole che gli sussurrò nel minuto successivo, di un Fiore Magico nascosto su un’isola stregata che rendeva prigioniero qualunque esploratore, di come i loro amici marinai si fossero incautamente avventurati laggiù e avessero rischiato di morirvi dimenticati, e di come lei, Dorothy, aveva suggerito al Mago quello che sarebbe stato l’unico modo di salvarli – per metà, sì, perché era difficile concentrarsi col respiro di Dorothy così vicino al suo orecchio rozzamente disegnato. Era una cosa che aveva imparato a suo tempo, quando ancora giustificava quel senso di vuoto alla testa – e allo stomaco – col fatto che « non aveva un cervello »; ma anche a questo non si sarebbe mai abituato.

Eppure, l’apprendere del salvataggio di Bill e Trot lo stupì.

« Sei stata brava » le sorrise, « hai seguito il mio consiglio. Ti avevo detto di pensare e – be’, pensi persino meglio di me, Dorothy. »

Lei rise ancora e si ritrasse sulla sua sedia, assicurandosi che Ozma non avesse seguito i loro discorsi, lisciando tra le dita il tovagliolo che Jellia le aveva sistemato sulle ginocchia. Lo Spaventapasseri la guardò ancora per un istante, sinceramente ammirato, sentendo un po’ la mancanza delle sue mani su di sé.

Poi si scosse e riprese a dondolare le gambe. Si era appena reso conto che non era il tavolo dei doni a risplendere di più, in quel giorno di festa.

 

 

[ 422 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Consapevole di una lunga assenza, torno felicemente alla carica con The magic of Oz, tredicesimo dei quattordici Libri di Oz firmati da Baum. Spoiler!

In questo volume Ozma compie gli anni – non chiedetemi quanti: è una creatura fatata, non ci è dato sapere – e tutti i suoi amici si ingegnano per trovare un regalo che sia degno di una giovane regina che possiede già tutto ciò che si possa volere. Dorothy, in particolare, chiede consiglio a chiunque le capiti a tiro, non ricavando nulla di più utile del consiglio dello Spaventapasseri di pensare, di far lavorare il cervello. Parallelamente, Capitan Bill e Trot partono alla ricerca di un Fiore Magico, ma restano intrappolati sull’isolotto che lo custodisce poiché un maleficio vi fa loro (letteralmente) mettere radici. Dorothy e il Mago, in un viaggio analogo, finiscono da quelle parti – ed è proprio Dorothy a trovare il modo di liberare i due compatrioti, suggerendo al Mago di usare un incantesimo appreso durante la strada. La spiegazione di questo punto sarebbe troppo lunga. Basti dire che se non ci fosse stata lei forse il Mago non ci sarebbe mai arrivato (xD) e i poveri Trot e Bill sarebbero morti di sete.

E ora veniamo alla scena del banchetto finale. Baum si sofferma a lungo sulla disposizione a tavola degli ospiti della festa di Ozma, e il fatto che Dorothy sia seduta tra lo Spaventapasseri e Tiktok piuttosto che tra zio Henry e zia Emma è solo un’altra delle numerose conferme alla mia teoria sulla canonicità dello Spaventapasseri/Dorothy u__ù Ebbene... Io ho solo immaginato che Dorothy gli raccontasse che, in sua assenza, è stata proprio lei a “far lavorare il cervello”. Un po’ ciò che lui le aveva consigliato all’inizio del libro. Aww.

La lyric in incipit è tratta da Sixteen candles dei Crests. L’ho trovata per caso e mi è parsa una coincidenza assurda. Anche perché, nonostante l’età di Ozma sia incalcolabile, il suo aspetto viene definito da Baum quello di una quindicenne – che qui, guarda caso, compie gli anni ;)

Hope you liked it,

Aya ~

   
 
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