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Autore: Elle Sinclaire    14/02/2012    12 recensioni
Lo aveva visto togliersi la giacca e mostrare il corpo magro e tonico ma aveva tentato di non soffermarsi su pensieri poco casti.
Dodici mesi e tre ore che non lo vedeva e aveva già dimenticato che fosse così bello.
Ho fatto indigestione di qualcosa, aveva imbastito come scusa.
Si rifiutava di credere che quelle nel suo stomaco fossero farfalle.
[La storia partecipa all'iniziativa "Latin Lover" indetta dal Collection of Starlight]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Draco Malfoy è in ritardo per San Valentino.

La storia partecipa al Latin Lover Challenge, iniziativa ideata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

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A tutte voi che vorreste una dichiarazione del genere da Draco,
San Valentino o meno. 

"Pensavo fossero farfalle nello stomaco, ma era dissenteria." [cit.]

*

“Scusa il ritardo,” le aveva detto Draco e lei si era chiesta di quale ritardo stesse parlando.
Non si vedevano da nove mesi e dodici giorni; il tempo esatto trascorso dalla fine della guerra, dal ricordo delle macerie su cui aveva dovuto ricostruire una vita.
Hermione lo aveva guardato confusa, chiedendosi se le troppe tinte gli avessero annebbiato la razionalità; poi aveva alzato le spalle, noncurante.
La voce di Draco l’aveva fermata, dopo appena un paio di passi che aveva fatto per allontanarsi da lui.
“È San Valentino, fatti offrire una burrobirra.”
Aveva ghignato furbo, convinto di irretirla con il suo fascino; Hermione aveva riso ed era andata via.
“Mai nella vita, Furetto.”

In nove mesi possono cambiare tante cose nella vita di una persona; in quella di Hermione Granger era cambiato solamente il suo impiego. Più volte.
Allontanatasi dal Mondo Magico, aveva cercato lavoro in ogni luogo di prestigio della Londra babbana, ma a conti fatti non aveva alcun titolo di studio valido. Aveva perciò lavorato in un bar, fino a quando non aveva rovesciato il caffè bollente sulla testa calva del cliente che allungava sempre pacche al suo sedere; aveva consegnato pizze a domicilio, fino a quando la macchina della madre, datata millenovecentosettantacinque non era spirata nel nulla delle campagne londinesi; aveva risposto al telefono per un mese, in un call center, fino a quando non aveva imprecato poco educatamente contro un cliente pressante.
Infine, aveva trovato lavoro in una piccola libreria nel centro di Londra ed era soddisfatta di quello che era la sua vita…
…se non fosse stato per l’imminente San Valentino: Hermione si era lamentata ore e ore, al camino con Ginny, di quella festa consumistica, maschilista e ipocrita. Ron l’aveva lasciata da tre settimane, un giorno e quindici ore e lei era troppo ferita nell’orgoglio per poter pensare di soffrire per amore.
Sono discorsi da zitelle acide, Herm, le aveva fatto notare la rossa e Hermione aveva interrotto la comunicazione.
Quel San Valentino sarebbe stato orribile.

Draco Malfoy era convinto che mai, in tutta la storia dell’umanità, nove mesi fossero stati così lunghi; la sua vita era cambiata radicalmente. Un’unica volta.
Non più adepto di un pazzo sanguinario, aveva tentato di inserirsi di nuovo nella comunità magica, ma a conti fatti era e sarebbe sempre stato, per tutti, il Mangiamorte che aveva quasi ucciso Silente. Aveva tentato di aiutare le vecchie streghe appostate sulla panchina di fronte al Paiolo Magico ad attraversare la strada, ma loro lo avevano colpito con i loro bastoni da passeggio; si era fatto vedere in giro con un paio di Mezzosangue, tra cui quello sfigato di Jorsie, Serpeverde, classe millenovecentosettantanove, ma lui aveva cominciato a uscire con una Purosangue Corvonero; aveva smesso di fare battute sul sangue di chicchessia, o sullo status sociale dei Weasley, ma i rossi continuavano a tormentarlo con gli scherzi de I Tiri Vispi.
Infine, si era rintanato nel Manor, insoddisfatto di quella che doveva essere una nuova vita e si era rivelata un incubo.
Ma per quel San Valentino aveva un piano: aveva ascoltato Blaise starnazzare per ore sul vestito adatto da indossare per uscire con Pansy, tra un tentativo e l’altro di convincerlo ad accettare un appuntamento al buio. Erano tre settimane, un giorno e qualche ora che non faceva sesso, ma gli era quasi passata la voglia.
La verità è che vorresti farlo con una persona solamente, gli aveva ricordato l’amico e Draco lo aveva cacciato da casa sua.
Quel San Valentino ci avrebbe provato.

Era entrato nella libreria al centro di Londra, aveva fatto finta di guardare l’ultimo libro di una certa R.J.Kowling e poi si era avvicinato a lei.
Nove mesi, undici giorni e venti ore che non la vedeva ma non aveva dimenticato affatto il suo viso.
Mai nella vita, gli aveva risposto.
Il suo piano era fallito.

*

“Scusa il ritardo,” aveva provato a dirle di nuovo e lei lo aveva guardato storto.
La guerra era finita da ventuno mesi, dodici giorni e tredici ore e Hermione aveva archiviato tutto il dolore provato in un angolo della sua mente.
Draco le aveva sorriso, ammiccante e aveva parlato prima che lei gli chiedesse di cosa stesse parlando; aveva alzato un sopracciglio, divertito.
L’aveva inseguita quando lei si era allontanata, sbuffando.
“È San Valentino, fatti offrire una cioccolata calda.”
Hermione aveva letto la speranza nei suoi occhi: l’aveva infranta senza pietà.
“Ho fatto indigestione di qualcosa, scusami.”


In dodici mesi, le cose per Draco Malfoy non erano mutate affatto.
Reintegrato grazie alla presunta santità di Potter nel mondo che era suo per nascita, aveva preferito ugualmente rimanere nascosto tra le mura del suo maniero, torturando elfi e dando festini in perfetto stile Serpeverde. Aveva cercato di ottenere alte cariche ministeriali, ma nessuno gli aveva dato abbastanza fiducia, tranne l’odioso e perfetto Salvatore del Mondo Magico. Draco, senz’alcun dubbio, aveva rifiutato la sua raccomandazione. 
Aveva molti hobbies, però, che lo tenevano impegnato durante le giornate più noiose: impartire ordini assurdi agli elfi, come procurargli un osso di un brontosaurus-rex; aveva inventato un gioco di squadra, praticabile sulla scopa, il Quidditch-a-nuoto; aveva trovato le scuse più assurde per intrufolarsi a casa di Blaise e Pansy nei momenti che sapeva sarebbero stati più imbarazzanti.
Non si era annoiato, in realtà, ma quella vita era così monotona che sarebbe potuto impazzire senza un altro litigio con un membro del magico trio.
Per questo, quel San Valentino aveva deciso di sfidare la sorte, di nuovo. L’aveva incrociata qualche altra volta, dopo l’ultimo incontro rilevante, ma non erano mai stati abbastanza vicini da giustificare un battibecco. O un bacio.
Questa tua ossessione è così romantica, Drà, aveva gongolato Pansy e Draco l’aveva ignorata.
Non poteva credere fosse troppo tardi.

In dodici mesi, le cose per Hermione erano cambiate sin troppo velocemente.
Tornata nel Mondo Magico, bacchetta alla mano e voglia di agire, aveva dovuto fare i conti con chi pensava non sarebbe stata capace di diventare un Auror, combattendo con le unghie e con i denti per ciò che era suo di diritto. Era entrata nella squadra di Harry e di Ron e piano piano le era stato riconosciuto coraggio e intelletto da tutti, tranne che da qualche irritante recidivo. Hermione semplicemente ignorava le malelingue.
Aveva trovato molti nuovi amici e ne aveva ritrovati di vecchi: Brenda, la nuova fidanzata di Ron, era abbastanza bionda e stupida da farla ridere sguaiatamente piuttosto spesso; Ron, appunto, era tornato a essere il suo migliore amico tonto e tenero con cui intrattenere conversazioni dello spessore di un tappeto volante; Lindsay era una ragazza molto simpatica della squadra Auror che più volte le aveva salvato la vita, soprattutto quando, tentando di cucinare una torta, aveva dato fuoco alla cucina.
Aveva perciò ripreso in mano la propria vita e aveva fatto valere i propri diritti e la propria personalità, non lasciandosi calpestare da maschilisti e bigotti maguncoli da quattro soldi.
Quel quattordici febbraio, aveva tutta l’intenzione di tornare a casa subito dopo il turno di lavoro. Aveva appena messo piede fuori dall’ufficio, però, che aveva cominciato a piovere e si era rifugiata al magi-pub, poco lontano, per bere qualcosa di caldo. O aspettare il sole.
Il tuo San Valentino è così triste, aveva professato scandalizzato Ron, quando l’aveva incontrata per caso e Hermione lo aveva schiantato.
Poi era arrivato Draco.

Lo aveva visto togliersi la giacca e mostrare il corpo magro e tonico ma aveva tentato di non soffermarsi su pensieri poco casti.
Dodici mesi e tre ore che non lo vedeva e aveva già dimenticato che fosse così bello.
Ho fatto indigestione di qualcosa, aveva imbastito come scusa.
Si rifiutava di credere che quelle nel suo stomaco fossero farfalle.

*

“Scusa il ritardo,” aveva esordito Hermione e lo aveva baciato sulla guancia.
Trentatré mesi, dodici giorni e nove ore prima, la guerra era finita e Hermione ormai non ci pensava quasi più.
Draco aveva contraccambiato il gesto, soffermandosi più del dovuto sulla sua gota arrossata dal freddo ma poi l’aveva lasciata andare, prima di fare qualcosa di sconveniente.
L’aveva guardata accomodarsi di fronte a lui, continuando a sorridere.
“E’ San Valentino, cosa mi offri?”
La curiosità nello sguardo di Hermione era palpabile; le aveva baciato una mano.

Le vite di Draco e Hermione scorrevano placide e tranquille, quando quell’orribile ordigno magico era esploso tra le mani della ragazza, costringendola all’immobilità per sette mesi.
Draco era da poco entrato a far parte dello staff di alchimisti del San Mungo, sfruttando la sua dote di abile pozionista; era perciò stato chiamato in causa, affinché producesse la pozione adatta al caso di Hermione.
Aveva lavorato giorno e notte alla pozione perfetta e aveva insistito per portargliela lui stesso. Così, si erano finalmente conosciuti. Per la prima volta.
Poche parole durante i primi incontri, sempre più confidenze con il passare del tempo e sorrisi impossibili da nascondere che affioravano quotidianamente sulle loro labbra. Finita la convalescenza, erano tornati alle loro vite di sempre, un pensiero sempre rivolto all’altro, ma poche erano state le occasioni d’incontro.
Perché non far recapitare un invito ufficiale per San Valentino, avevano domandato Ginny e Blaise e i due ragazzi avevano concordato con gli amici.
L’appuntamento era da Madama Piediburro alle otto.

Era arrivato prima Draco e l’aveva aspettata dieci minuti; quando Hermione era arrivata, si erano sorrisi imbarazzati, gli sguardi avidi del corpo dell’altro.
Dodici mesi e nove ore dall’ultimo San Valentino ma entrambi speravano che questo fosse diverso.
Perché ti scusi sempre per il ritardo?, era stata la domanda di Hermione a fine serata.
“È sempre così che dovrebbe cominciare una storia d’amore,” aveva risposto Draco e l’aveva baciata.

*

Una storia d’amore dovrebbe cominciare sempre con un “Scusa il ritardo.” – anonimo

 

Note: Io continuo a chiedere perdono. 
A Draco Malfoy in primis, perché so che mi odierebbe in modo spropositato se leggesse una cosa simile... Anzi, probabilmente mi avrebbe già cruciata :3 A Hermione Granger perché la rendo sempre un po' acida e antipatica. A chi capita qui e ha la sfortuna di leggere, perché, sul serio, io mi odierei tantissimo.
Se però avete letto spero abbiate apprezzato, almeno per la sua stupidità.
Se avete apprezzato, fatevi due domande sulla vostra sanità mentale e fatemelo sapere, fa sempre piacere avere a che fare con gente matta come me.
Ora, la mia giustificazione è che questi due, sotto le feste, mi ispirano cose veramente idiote. E non è colpa mia, giuro, è il mio lato da Cindy Lou che ogni tanto esce fuori, cacciando via il Grinch!
E niente... La storia è tutta ispirata alle due frasi che ho citato all'inizio e alla fine. L'ultima mi è piaciuta tantissimo, devo dire, perciò ho deciso di sfruttarla. Ognuno può interpretarla come vuole, ovviamente, ma io ci vedo tanta tanta tanta fluffosità.
E quella iniziale, vabè, si commenta da sola xD Apprezzate che ho avuto il buon gusto di non far andare a diarrea la povera Herm.
Questo voleva essere un omaggio ad una festa che io non ho mai concepito - neanche quand'ero fidanzata, ma si sa, io sono strana. Però mi piace prendere spunto da qualsiasi cosa per scrivere baggianate e quindi ho dato vita a questa cosa.
Ora, non credo di avere altro da dire, a parte, a chi la segue, che mi dispiace per il ritardo dell'aggiornamento di Don't carry the world upon your shoulders, ma sono un po' presa da altro, ultimamente. Ma comunuqe il capitolo è in scrittura, giuro!
Se vi piace la storia, invece, ieri ho pubblicato una one-shot/prologo di un'originale ambientata durante la Rivoluzione Russa e si chiama Rosso Sangue.
Quindi... non ho altro da dire, perciò buon San Valentino a chi lo festeggia, a chi non lo festeggia e a tutte le Valentina che passeranno di qui.
Un bacione,
Elle

   
 
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