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Autore: Angelique Bouchard    14/02/2012    12 recensioni
E qualcosa nel mio petto si sciolse, si squagliò, andò in briciole mentre guardavo Bulma e gli altri camminare verso la porta della camera, pronti a scendere per non sapevo cosa. E lui allungò un braccino minuscolo, la mano aperta e le dita che afferravano l’aria tra di noi, come a volerla aspirare per avvicinarci. E neppure mi accorsi della mia mano appoggiata al vetro che premeva su di esso. Un altro attimo e l’avrei buttato giù, mentre il piccolo spariva dietro la porta, con la mano ancora tesa in avanti, verso… me.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. FREDDO CHE NON SEMPRE CONGELA

 

Il vento freddo soffiava forte nel giardino della Capsule Corporation, facendo sbattere le persiane delle finestre aperte. Il signore e la signora Brief erano seduti nel salone sul divano, uno accanto all'altro a bere del tè bollente e mangiare biscotti, mentre guardavano fuori da una delle grandi finestre a doppio vetro.

 

"Roba da pazzi" disse sottovoce il signor Brief "insomma questi Sayan sono dei pazzi. Stare fuori in pantaloncini solo per allenarsi, con questo gelo, è impressionante!" aggiunse spalancando gli occhi incredulo. Poi scosse un pò la testa e sorseggiò il suo tè.

 

"Oh sì, caro, hai ragione. Comunque sai, a me non dispiace affatto che se ne stia sempre in pantaloncini. E neanche a Bulma, credo" disse compiaciuta la signora Brief, ridacchiando ammaliata.

 

"Ah moglie!" imprecò il signor Brief, dopo l'ennesimo futile commento "non cambierai mai..." aggiunse sconsolato.

 

La donna non ci fece caso e continuò a fissare Vegeta che si allenava imperterrito proprio nel giardino di casa sua.

 

 

 

Il Sayan era esausto e infreddolito, ma, a suo parere, non erano ragioni abbastanza valide per smettere gli allenamenti. Da alcune ore, infatti, non faceva che sferrare calci e pugni all'aria ghiacciata, quasi si stesse vendicando per quel gelo, prendendosela con la diretta responsabile. Tuttavia, dopo il millionesimo scossone causato dal freddo, ringhiò con forza e lasciò andare un pugno sul frigido terreno morto del giardino sul retro della grande casa. Restò a terra con un ginocchio alzato per diversi minuti, finchè non si ricordò perchè si stava allenando all'aperto anzichè nella stanza della gravità, costruita apposta per lui dal signor Brief.

 

Era guasta.

 

E qualcuno avrebbe dovuto aggiustarla. Qualcuno di estremamente fastidioso.

 

Dannata donna, pensò sprezzante Vegeta, immaginando quell'umana tranquillamente seduta in casa al caldo a far finta di lavorare, mentre lui doveva arrangiarsi lì fuori. Sbuffò forte, osservando per un momento il suo fiato che si condensò non appena uscì dalla sua bocca, poi si alzò deciso e si diresse verso la porta d'ingresso della grande casa.

 

Non appena entrò, la signora Brief gli volò quasi letteralmente addosso, cominciando a parlare freneticamente di dolci, di cena, di abiti e quant'altro, ma il Sayan se la scollò di dosso ringhiando piano e si diresse verso l'ala est dell'azienda, deciso a farsi sentire da quella terrestre che, ormai l'idea gli frullava in testa da un pò, sembrava si stesse prendendo gioco di lui, Vegeta, il Principe dei Sayan.

 

 

 

Bulma, dal canto suo, era estremamente infastidita dall'ingratitudine dal Sayan, ma, conoscendo la sua forza e soprattutto la sua spietatezza, non si sognava neanche di prendersi gioco di lui. Stava davvero tentando di riparare la stanza della gravità, ma aveva dei grossi problemi. Da quasi tre giorni non faceva altro che programmare e riprogrammare il computer di quella dannata stanza, ma ogni volta qualcosa andava storto e la macchina neanche si accendeva.

 

Era ancora una volta seduta sulla sedia girevole che stava di fronte alla scrivania del computer, con davanti pile e pile di fogli: i progetti della stanza della gravità, nella speranza di trovare l'ingrato bullone che aveva inceppato l'intero meccanismo. Si tolse la larga felpa grigia, rimanendo in maglietta a mezze maniche color salmone e fuseaux neri, arrotolati fino al ginocchio. A dispetto del vento artico che tirava fuori dalla finestra, in quella stanzetta il caldo era quasi afoso.

 

Vegeta entrò sbattendo la porta, burbero come al suo solito, ancora in pantaloncini.

 

Bulma alzò improvvisamente gli occhi che le bruciavano, quasi sbiaditi per la stanchezza, e li puntò sul Sayan.

 

"Potresti bussare una volta tanto" disse acida la ragazza soffermandosi appena sul corpo scolpito di Vegeta. Dopo due mesi si era abituata a vederlo sempre mezzo nudo, ma ciò non le impedì di arrossire lievemente. Cercò di mascherarlo togliendosi la fascia per capelli e facendoli ricadere riccioluti ai lati del viso, con le solite ciocche ribelli che le caddero sulle guance fiammanti. Poi tornò a sfogliare i suoi fogli.

 

Il Sayan era ancora sulla porta, lo sguardo più minaccioso del solito, gli occhi spietati puntati sul viso della donna. Quando però quest'ultima non lo degnò della minima attenzione si mosse. Fu più veloce del vento: aggirò la scrivania facendo volare qua e là numerose carte, ma prima che la ragazza potesse rendersi conto di cosa fosse successo, la sua sedia fu fatta girare bruscamente e si ritrovò col viso a una decina di centimetri da quello del Sayan. Le guance che prima si erano leggermente arrossate ora erano fiamme vive e il suo cuore batteva all'impazzata, come se volesse uscirle dal petto. Se fosse paura o attrazione ancora non sapeva dirlo.

 

"Stammi bene a sentire, donna" sputò l'ultima parola come fosse un insulto "sono stufo di stare ai tuoi comodi, voglio poter rientrare in quella stanza entro stasera, mi sono spiegato? Vedi di farla funzionare!" sussurrò.

 

Già, sussurrò. Vegeta non aveva urlato, ma il tono con cui aveva parlato era stato più agghiacciante e terrorizzante di qualunque grido di guerra.

 

Ma non per Bulma. Nella sua testa, le parole stufo di stare ai tuoi comodi vorticavano come un uragano e rimbalzavano sulle pareti del cranio, torturandola.

 

"Come hai detto?" ringhiò piano "Tu sei stufo di stare ai miei comodi???" ormai aveva perso le staffe e stava urlando. "Stammi bene a sentire brutto scimmione: sono tre giorni che dormo al massimo tre ore a notte per cercare un modo per riparare quest'aggeggio che TU hai rotto; mi bruciano gli occhi, mi fa male la testa, vorrei farmi una doccia di otto ore per potermi rilassare un pò e TU vieni a dire a ME che sei stufo di stare ai miei comodi??? Ma come diavolo ti permetti? Questa è casa mia dopotutto, io ti ho ospitato e tu per ringraziare non fai altro che distruggere ciò che ti costruisco per allenarti, pretendendo poi che lo riaggiusti in fretta! Sei un ingrato maleducato antipatico scimmione arrogante!" finì la sua sfuriata incrociando con forza le braccia. Vegeta intanto, che si era allontanato di vari passi quando Bulma si era alzata dalla sedia, la fissava con un misto di fastidio e antipatia, ma anche sorpresa e sbalordimento. Non era la prima volta che lo insultava per la sua ingratitudine, ma non era mai stata così seccata e così detestabile. Doveva essere quel periodo del mese.

 

"Grr" Vegeta ruggì piano infastidito, si voltò e fece per allontanarsi dalla stanza, ma si fermò dopo un piccolo strillo della donna alle sue spalle. Avrebbe voluto tagliarle la lingua una volta per tutte.

 

"Ma che ti sei fatto?" strillò ancora avvicinandosi al Sayan e prendendogli una mano tra le sue. Questa aveva dei tagli profondi sulle nocche che sanguinavano.

 

"Giu le mani, donna!" rispose brusco il Principe dei Sayan ritirando subito la mano. Non si era accorto che stavano sanguinando, ma ora che l'aveva notato gli bruciavano parecchio. Naturalmente non lo diede a vedere.

 

"Ma Vegeta stai sanguinando! Non sarai stato fuori tutto il giorno, vero?" l'espressione orgogliosa del Sayan era una piena conferma delle sue parole.

 

"Sei forse ammattito? Ti si sono spaccate le mani dal freddo!" e parlando si riavvicinò velocemente a lui. Fu molto veloce. Gli prese entrambe le mani e le tenne delicatamente, senza toccare le ferite.

 

L'istinto del Sayan gridò di tirarsi indietro da quel contatto, ma cercò di trattenersi o avrebbe detto addio alla sua camera gravitazionale. Sbuffò forte dalle narici e abbassò lo sguardo sulle mani. Per aver semplicemente preso a pugni l'aria, erano ridotte piuttosto male.

 

Bulma accarezzò piano le ferite, con dolcezza. Quel tocco fu tanto semplice quante piacevole. Vegeta si sentì scaldare, tutto il freddo patito durante il giorno era solo un brutto ricordo.  Le mani morbide e calde di quell'insopportabile terrestre lo fecero sentire meglio. Scacciò in fretta quel pensiero e ritirò piano le mani, voltandosi pronto ad andarsene.

 

"Aspetta! Devi fasciarle!" gli gridò Bulma dalla porta della stanza.

 

Ma Vegeta era già lontano. Svoltò l'angolo e si diresse nella sua stanza al primo piano. Non si sarebbe più fatto toccare da lei, di questo era certo.


   
 
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