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Autore: Kanda_90    15/02/2012    5 recensioni
Castor. Integerrimo nel suo lavoro, vescovo modello, immune dalle distrazioni...ma allora quando queste avvengono, come spiegarle?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A breve distanza dall'ultima micro one-shot eccone un'altra, lievemente più lunga (forse di una riga XD)
Come la precedente, e daverro una cavolata, lo ammetto...ma al momento non ho il tempo per impegnarmi molto XD Buona lettura!

Strano. Così aveva sentito.
Aveva sopportato di tutto da quel pervertito del suo collega, ma che si mettesse a spettegolare con Labrador su di lui, appioppandogli appellativi privi di fondamento rasentava i limiti della sua pur elevata pazienza.
Cosa mai poteva aver fatto di così bizzarro da destare l’attenzione di quella portinaia travestita da vescovo?!
Si...forse aveva commesso qualche errore nella costruzione di una delle sue ultime bambole...ma a tutti può capitare di dimenticare una o due braccia no? Semplici errori dovuti al troppo lavoro.
Certo, ieri si era incantato, per non dire addormentato, fissando una vetrata della chiesa durante la messa. Semplice mancanza di sonno, tutto qui.
Anche i migliori avevano momenti di crisi dopotutto, inoltre da quando quel ragazzino era piombato, letteralmente, nelle loro vite, i kor non davano tregua e loro si ritrovavano col doppio del lavoro usuale.
Decisamente, era solo stanchezza.
Ma allora perché si sentiva così irritato dalle parole di Frau?
Quel pomeriggio stava per entrare nella camera di Labrador per chiedere delucidazioni su...mah, nemmeno se lo ricordava più, quando, poco prima di girare la maniglia, aveva udito distintamente la voce di Frau. Era raro che quel biondo depravato si privasse delle sue ore pomeridiane di “lettura”, tanto più per andare a scomodare Labrador. Cosa mai avevano da dirsi?
Un vescovo non si sarebbe mai messo ad origliare e lui stava ponderando l’idea di passare più tardi, quando...
“No, dico, ma l’hai visto? Castor che si addormenta durante la messa? Non vorrà fregarmi il monopolio dei pisolini liturgici?”
Risata sarcastica.
“Frau” Era la voce di Labrador. “Non dovresti prenderla così alla leggera. Sappiamo quanto Castor sia integerrimo nel suo lavoro e queste sue ultime....particolarità..”
“Diciamo stranezze!”
“...stranezze, o in qualsiasi modo tu le voglia chiamare, non sono da lui. Forse ha qualche problema di cui non vuole parlarci, magari è preoccupato per qualcosa...forse dovremmo...”
“Ma per favore! Secondo me a forza di starsene a costruire bambole gli si sta fondendo qualche neurone. Se si immergesse in qualche lettura costruttiva, come fa il sottoscritto, vedresti come si riprenderebbe. Vedi come sono sempre fresco e riposato?”
“Tu sei riposato perché dormi durante le messe, nessuna esclusa.”
Ribatte Labrador ridendo sommessamente.
“Dettagli. Ma resto dell’idea che sia il troppo amore per quelle bambole a....”
Pausa.
“E se invece....si fosse innamorato?”
“Delle sue creazioni? Ma questo già lo sappiamo..”
“No, intendo nel vero senso del termine.”
“Ma, non saprei...”

A quel punto se n’era andato, livido di irritazione, anche se nemmeno lui sapeva il perché.
Eppure la risposta ai suoi problemi era così ovvia, se solo si fosse fermato un momento a riflettere.
Camminava per il porticato della piazza centrale, diretto verso la sua camera, mentre pensava a tutto questo. Il sole stava lentamente calando dietro le guglie dell’imponente cattedrale, illuminando i marmi di una luce aranciata e soffusa...una melodia dolce e malinconica riempiva l’aria, quasi a salutare la morte del giorno, augurandosi la sua rinascita l’indomani....
Da dove proveniva quella musica? La sua anima sussultava a quel suono, una morsa gli attanagliava lo stomaco, un dolore dolce, bellissimo, eppure così tremendo...
Poi la vide.
Appoggiata alla vasca centrale, illuminata dal tramonto che rifrangeva in mille arcobaleni le minute gocce d’acqua sulla sua pelle, Razette cantava. Bellissima in quella luce che lentamente si tingeva di rosso, non si accorse della sua presenza.
Era pietrificato, come se ogni suo pensiero fosse stato annullato improvvisamente.
Immane fu la fatica nel proseguire il tragitto, quasi quanto l’irritazione che lentamente montava dentro di lui.
C’era solo una cosa che odiava più di Verloren stesso.
Dar ragione a Frau.

   
 
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