Capitolo
7
La
luna splendeva alta nel cielo scuro. Era nella sua fase più bella, il
plenilunio, e fievolmente illuminava la cittadina creando uno spettacolare
gioco d’ombre che mai nessun pittore sarebbe riuscito a rappresentare così fedelmente
vista la sua particolarità. Le ombre che prendevano vita erano tante e vivevano
quella vita che è loro negata quando il fratello sole brilla alto nel cielo.
Daichi
camminava nel buio a tratti interrotto da qualche lampione. Si muoveva felino
col tentativo di non dare troppo nell’occhio.
Lento
e silenzioso era giunto fino al cancello del suo liceo; ovviamente chiuso data
l’ora della notte.
Il
moro, essendo abituato alla vita spericolata e avventuriera, non trovava per
niente che quel cancello fosse un ostacolo, per egli era una bazzecola; aveva
scavalcato tante di quelle inferriate che al confronto quella della scuola era
come se fosse aperta. Nell’oscurità della notte amica si precipitò
sull’inferriata e con un gesto di classe la scavalcò. Giunto dall’altra parte
si sistemò i vestiti e si guardò intorno compiaciuto, era rimasto lo stesso di
quando aveva tredici anni; sempre sportivo.
“Credo
bene che ci sia solo uno stupido cancello a –proteggere- la scuola. Nessun
ragazzo, neanche fosse un sonnambulo pazzo, desidererebbe venir qui anche la
notte. Però mi tocca.
Avrò
quel fascicolo costi quel che costi.” Sussurrò alla tiepida brezza notturna e
volse lo sguardo alla luna che quella notte lo assisteva nella sua pazzia.
Restò così ammaliato dalla sua semplice ed incantevole bellezza che distolse lo
sguardo solo qualche minuto più tardi.
Conoscendo
la scuola, sapeva che a quell’ora di notte non c’era nessuno, nemmeno il
custode, e che, cancello escluso, non vi era nessun’altro espediente contro
possibili introduzioni furtive. A nessuno sarebbe mai servito entrare lì,
tranne che a Daichi.
Dopo
diversi minuti si ritrovò per uno dei corridoi e mentalmente iniziò a
ripercorrere ogni passaggio creandosi a tal modo una piantina nella sua testa. Al buio è più difficile di quanto pensassi rifletté guardando una volta a destra e una a
sinistra davanti ad una specie di crocevia cercando la via giusta. Sembra un labirinto la notte, e un carcere
il giorno, bene la cosa quadra almeno. E prese a ridere silenziosamente.
Vagando
come un’anima senza meta venne visto da qualcuno, due ragazze per l’esattezza,
e in una di queste riconobbe anche Hibino. Daichi si fece subito dietro e si
nascose in un punto strategico in modo da ascoltare che dicessero.
Le
due giovani si erano strette vicine e trattenendo urla iniziarono a tremare e
balbettare. “un fa-fantasma …” Disse una delle due. Sbirciando con un occhio,
attento a non farsi vedere, intravide proprio Hibino e una delle sue amiche
grazie alla luce lunare.
Daichi
si riabbassò nuovamente e iniziò a riflettere sul da farsi quando la lampadina
si accese. Bene, sto al gioco. Pensò
con uno sguardo divertito e misto da volpe astuta.
“Stay away. Far, far away from here. There’s the
moonlight and now this is my home. Go away!”*
Esclamò con una voce un po’ inquietante che funzionò alla grande. Le due si
strinsero più forte e dopo attimi di riflessione se la diedero a gambe levate.
Daichi
guardò soddisfatto la scena. “Fortuna che so l’inglese e ho un buon accento se
no mi avrebbero riconosciuto, Hibino in particolar modo.” Detto ciò si voltò a
vedere quale fosse la porta che aveva di fronte. “Residenza. Perfetto.” Disse
in un lieve sussurro ed entrò senza farsi attendere oltre.
Il
moro iniziò una frenetica ricerca cercando di non fare troppo disordine finche
scorse l’oggetto della sua ricerca. “Fascicoli alunni” Lesse su di un foglio
che prontamente afferrò. Notò che al di sotto vi erano molti altri fogli. Gli
alunni erano divisi in ordine alfabetico “A-b-c-d …”
Lesse mentre sfogliava e quando giunse alla lettera desiderata si bloccò di
scatto. “Devo sbrigarmi.”
Estrasse
il fascicolo, ripose il blocco grande contente gli altri a posto e come era
venuto, silenzioso e furtivo, se ne andò.
Tornò
alla casa abbandonata, ossia la sua seconda casa, e si preparò ad aprire quel
fascicolo.
“Harris
James.” Lesse sfiorando con le dita la prima pagina.
Infatti
era successo il giorno prima che gli era balenata quest’idea. James era un caro
amico sia suo che di Hime e quest’ultima, nell’ultimo periodo, aveva iniziato a
parlare molto di lui.
Ovviamente
Daichi pensò che se fosse veramente scappata, era senz’ombra di dubbio andata
da lui. Il perché ancora non lo sapeva. Quel pomeriggio aveva ritenuto
opportuno trovare il suo fascicolo per saperne di più su di lui. James era
sempre stato taciturno, anche con lui; l’unica con cui si confidava appieno era
Hime, suscitando in lui anche un moto di gelosia qualche volta.
James Harris, nato il dieci maggio a
Oakland, California a partire dal giorno diciannove ottobre è alunno ufficiale
dell’istituto.
Scorse
veloce sui data anagrafici che poco gli interessavano quando giunse lì dove gli
premeva. Perché se ne era andato? Ora avrebbe avuto la risposta al suo quesito.
Oggi, giorno 20 aprile, l’alunno Harris
abbandona ufficialmente l’istituto.
Harris James, indagato per la morte dei
genitori, è stato ricondotto dalle forze
dell’ordine fino a Oakland per proseguire con le indagini, la scuola si
estrania dall’accaduto essendo avvenuto molto tempo prima.
Nel
leggere quelle parole il sangue nelle sue vene ghiacciò. Dunque era quello il
motivo … Hime lo sapeva? Secondo lui sicuramente no. “Hime è in pericolo
allora. Devo sapere di più su James, su questo caso e su dove si trovi ora. Qui
non c’è scritto nulla dannazione. Dice solo che è stato arrestato
preventivamente lì a Oakland ma non dice nient’altro!” Esclamò e batté con
forza il pugno sul foglio stropicciato.
“Devo
trovarli. Sono certo che lei sia andata lì! Dannazione!” Esclamò furioso, non
con Hime ma con sé stesso. L’aveva lasciata andare via. Era colpa sua in fin
dei conti.
Ripose
il fascicolo e si sdraiò sul divano. La luna continuava a fissarlo e ora quel
sentirsi così osservarlo iniziava a dargli sui nervi. Infastidito si voltò
dall’altra parte e chiuse gli occhi. Nella sua testa gli interrogativi erano
tanti ma uno spiccava sugli altri. “perché te ne sei andata?” sibilò nelle
tenebre della notte.
Note dell’autrice:
Nuovo capitolo ** Spero vi
piaccia ;)
Trad. * State lontane, molto
lontane da qui, c’è la luna piena e ora è la mia casa. Andate via.
Grazie :) fatemi sapere che ne
pensate ** un bacio
Fanny
Ps. Il 10 maggio è
il mio compleanno xD