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Autore: Anto1    15/02/2012    3 recensioni
Gabriel ha fatto la sua scelta ed è ormai a capo del Direttorio. Non risolve più casi sul paranormale e ha dei sottoposti che lavorano per lui. Ma cosa succederebbe se una persona a lui molto cara fosse direttamente minacciata? Perché continua a vedere in sogno Serventi? Cosa vuole davvero da lui? Ma soprattutto, cosa vuole dalla sua Claudia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L’autunno era ormai arrivato, e grosse foglie colorate si staccavano dagli alberi quasi spogli, cadendo al suolo come tanti ricordi dimenticati, spazzati dal vento. Tutto quel colore rendeva tristemente allegro quel palazzo bianco e severo che ospitava la Congregazione. Lì si decidevano i destini di tante vite, e pochi uomini avevano il controllo sul destino di molti. Anche, e soprattutto, su quello di una persona in particolare: il suo. Di quell’uomo che era seduto sui gradini del parco, la testa rossa china sulle mani, piena di pensieri affollati. Da un mese a quella parte, pensava a molte cose: alla Profezia, a sua madre, a Serventi, a lei… e si domandava cosa sarebbe stato se sua madre non avesse fatto quello che aveva fatto, non avesse tradito suo padre per un uomo di Chiesa, se non se ne sarebbe andata così all’improvviso, se quello che lui definiva il suo vero padre, Sebastiano, non sarebbe morto. Forse, non sarebbe stato cresciuto nella Chiesa, all’oscuro di tutto, forse non avrebbe avuto i suoi poteri, forse non avrebbe indagato sul paranormale e non ci sarebbe stata nessuna maledetta profezia da scoprire… ma forse, e quel pensiero lo terrorizzava più di ogni altro, non avrebbe conosciuto Claudia, l’unica donna che gli avesse mai fatto battere forte il cuore, che l’aveva stregato con il suo raziocinio, con la sua indipendenza, con la sua risata, con quei meravigliosi occhi castani, il suo angelo custode, come l’aveva definita una volta Muster. L’angelo custode che lo aveva gettato nel tormento del desiderio, che l’aveva fulminato, soggiogato, l’ammaliante dea per la quale aveva quasi deciso di lasciare la Chiesa, e ora, si domandava se avesse effettivamente fatto la scelta giusta. Perché da quando l’aveva lasciata, così, per la Congregazione, e aveva visto i suoi splendidi occhi riempirsi di lacrime, si era odiato, e si odiava tutt’ora. Sentiva come un male fisico, aveva voglia di urlare, di prendersi a pugni, di ferirsi le labbra a morsi fino a farle sanguinare… quelle labbra che avevano baciato le sue, così soffici e deliziose, e che poi avevano pronunciato quelle parole che tanto l’avevano ferita. Quando le aveva pronunciate, sapeva che lei avrebbe pianto, che, nonostante fosse una donna forte, non avrebbe retto il colpo, ma non sapeva cosa sarebbe successo a lui: da quando era entrato a tutti gli effetti nel Direttorio, partecipava alle sedute con malavoglia, spesso con lo sguardo perso nel vuoto, e coi pensieri che vagavano da un’altra parte; non toccava quasi più cibo; stava ore e ore seduto sul divano a fissare il televisore, senza in realtà guardarlo; faceva giri interminabili con la sua moto, quasi sperando che il vento asciugasse via le sue lacrime. E ora lo stava rifacendo, stava pensando a lei. Non doveva, no, sapeva che era sbagliato, che ormai aveva fatto la sua scelta e che aveva un compito da svolgere, eppure non riusciva a capacitarsi di essere stato così stupido. Lentamente, cominciò a fare quello che gli avevano insegnato ai tempi del Catechismo: concentrò la sua mente sul vuoto, sul suo respiro, cercando di scacciare il nome di Claudia dalla sua mente e dalle sue labbra, che stava recitando come una preghiera, senza accorgersene. Lentamente, il suo respiro si calmò, e, altrettanto lentamente, i suoi occhi si chiusero, e lui scivolò nell’oblio.
Stava correndo in quello che sembrava un bosco una selva, facendosi strada fra i rovi pungenti, urlando, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. I rami gli ferivano le braccia e le gambe, facendole sanguinare, ma non poteva affatto fermarsi. Sentiva che qualcuno aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di lui, e si dirigeva disperatamente verso quel qualcuno. Sapeva quel qualcuno chi era, aveva passato troppo tempo con lei per non riconoscere anche da metri di distanza la sua voce, persino il ritmo del suo respiro, che si faceva sempre più vicino, più affannoso. Claudia era in pericolo! Eppure la sentiva vicina, ma non riusciva a raggiungerla. Urlò il suo nome con tutta la forza che aveva nei polmoni. D’un tratto, quell’oscurità sparì improvvisamente, i rami spinosi lasciarono le sue membra e i suoi abiti ormai stracciati, e le fronde nodose lasciarono spazio, come per incanto, a quello che sembrava il limbo da cui salvava le anime che stavano per entrare nell’aldilà, ma solo per un istante, perché poi anche quello scomparve, mentre intorno a lui prendevano vita delle colonne, e poi una stanza spaziosa. Vide una donna inginocchiata al centro della stanza, legata: LEI.
“Claudia!”
Corse verso di lei, le tolse il bavaglio che le ostruiva la bocca, la slegò, e la strinse a sé.
“Claudia, che cosa ti hanno fatto? Chi è stato?”
La lasciò, per farla parlare. Le labbra di lei si muovevano, ma non ne usciva alcun suono, come era successo a lui, pochi attimi fa, nella foresta.
All’improvviso, sentì una scossa elettrica che partendo dal cervello invadeva tutto il suo corpo, un dolore lancinante che gli mozzava il fiato, gli offuscava la vista. Cadde bocconi, e i suoi occhi doloranti videro la persona che ormai infestava i suoi incubi, e che teneva stretta a sé, affinché non scappasse, Claudia, la donna che allietava i suoi sogni più intimi. Al loro fianco, una donna vestita di nero, dai lunghi capelli rossi: sua madre.
Si svegliò di soprassalto, ansimando. Era ancora nel cortile della Congregazione. Strinse le mani a pugno, impotente. Era stato tutto un sogno. O forse no? La voce di una persona cara lo fece sussultare di nuovo, e voltarsi.
“Gabriel, che ti succede? Tutto a posto?”
Gabriel guardava come istupidito quell’uomo anziano dal viso bonario e preoccupato, vestito di una talare. Alonso.
“Ho fatto un altro incubo. Claudia… Serventi… mia madre… Claudia è in pericolo!”
 
  
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