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Autore: Arts    15/02/2012    9 recensioni
Cosa succederebbe se, per un fatale caso del destino - altrimenti denominato Chris - Duncan e Courtney finissero a convivere nella stessa casa, per un mese? E se Duncan e Courtney non si sopportassero?
Opzione A: Courtney rischierebbe letteralmente un esaurimento nervoso.
Opzione B: Duncan diventerebbe davvero più sadico del solito.
Opizione C: Censurata.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tre ore dopo.
Ore, 23:15
 
Duncan prese un profondo respiro. C’erano volute due ore e mezzo per convincere Miss Io-non-infrango-le-regole, ma alla fine ce l’aveva fatta. Sorrise soddisfatto, mentre caricava Courtney in macchina.
Courtney mugugnò, dibattendosi. Il sui cipiglio severo aveva lasciato posto a uno sguardo omicida che avrebbe spaventato chiunque. Beh, chiunque ma non Duncan, che la ignorò senza crearsi troppi problemi.
Entrò in macchina e chiuse lo sportello, mettendo le mani sul volante. Era stato piuttosto soddisfacente scoprire che il garage ospitava sul serio una macchina. Senza grandi pretese, certo, ma pur sempre un auto.
Courtney batté un piede sul suo sedile.
 “Finirai per farti male, se continui così” commentò Duncan. Si voltò e la osservò da capo a piedi. Ghignò, scuotendo la testa e accese la videocamera. “Ehi, gente, benvenuti su Duncan Channel! Come potete vedere, sono ancora vivo e vegeto, e oggi ho da mostrarvi una cosa che sicuramente molti di voi troveranno interessante.  Qualcuno di voi convive? E’ fidanzato? Ha una sorella stressante che non riesce a farsi un di fatti suoi? Bene, ecco come io convinco le persone a cambiare idea. La soluzione a tutti i vostri problemi, ragazzi miei!”
Inquadrò Courtney con la videocamera. Uno straccio da cucina le impediva di parlare, e del nastro adesivo la rendeva pressoché simile a una mummia. “Saluta i miei fan, principessa”
“MMH! Ppft! MMMH!” mugugnò Courtney, stringendo i pugni.
Continuando a tentare di urlare insulti, Courtney si dibatté. Duncan scoppiò a ridere. “Sì, hai proprio ragione, Court”
Tornò a inquadrare il suo viso con la telecamera. “Vedete? Facile, semplice e, se siete abbastanza forti, veloce da fare. Rinchiudete coloro che vi danno fastidio in una macchina, legati come se fossero stati rapiti da dei terroristi, e vedrete se oseranno farlo ancora. Beh, la principessa mi ucciderà nel sonno, appena ne avrà l’occasione, ma magari voi siete più fortunati”
Inquadrò Courtney, poi di nuovo se stesso. Alzò un sopracciglio, e sorrise malizioso. “Beh, ora vi saluto, e, visto che sto per procacciarmi la cena, se qualcuno è di qui, mi farebbe un favore se stasera distraesse la polizia. Avevi detto partita giustizia contro delinquenza, principessa? Beh, credo che gli spettatori abbiano capito chi è il vincitore, stasera”
Scosse la testa, con un sorriso sprezzante, e  spense la videocamera. Accese il motore.
Courtney mugugnò nuovamente, dimenandosi, poi fece improvvisamente silenzio.
Due minuti dopo, sfrecciavano sulle strade buie e silenziose. La radio non funzionava, né c’erano dei cd o quant’altro. Non ci misero molto a raggiungere un quartiere di piccole villette tutte simili fra loro.
Era una di quelle zone abitate dai figli di papà; uno di quei posti in cui gli allarmi anti-furto e i mastini scoraggiavano i possibili ladri prima ancora che gli venissero in mente strane idee.
Courtney si era zittita da qualche minuto, e nell’abitacolo della macchina permeava un teso silenzio. Duncan studiò l’espressione delle ragazza dallo specchietto retrovisore. Le labbra era una linea di disapprovazione e, sebbene fosse legata come un salame, ostentava una notevole fierezza. Il ragazzo ghignò, incredibilmente divertito da quella situazione.
Parcheggiò in prossimità di un vicolo buio, proprio allo sbocco di un tratto di strada che separava lo stuolo di villette dal centro. Tuttavia non ebbe il tempo di spegnere il motore che si sentì soffocare.
Dallo specchietto, vide il sorriso vittorioso della principessa.
“Ora me la paghi” sibilò Courtney al suo orecchio. “Non mi dire che credevi sul serio che un po’ di scotch bastasse per immobilizzarmi?”
Courtney stringeva lo strofinaccio da cucina intorno al suo collo e tenendo le estremità, lo legava al sedile in modo da non dargli modo di fare il benché minimo movimento, a meno che non desiderasse soffocare.
 “Ma come diavolo hai fatto? Chi sei, un ninja?!” sbottò Duncan sgranando gli occhi.
“No, peggio” Lo guardò in cagnesco. “Io sono Courtney Dawson”
Duncan alzò gli occhi al cielo. “Sì, principessa, fino al nome c’ero arrivato anch’io”
Courtney sbuffò e strinse lo strofinaccio, quanto bastava per non soffocarlo e allo stesso tempo impedirgli di muoversi.  “Duncan, ti voglio dire una cosa e ti conviene ascoltarmi, perché credo che quando a scuola spiegavano cose fosse giusto e cosa no, tu probabilmente eri in bagno” Lo guardò negli occhi:  “Credersi l’unico ad aver ragione non è coretto. Avere la prepotente convinzione di poterla passare liscia in ogni situazione non è giusto. Ma, cavolo, legare una persona con lo scotch e un strofinaccio in bocca è incredibilmente stupido perfino per te!
Duncan sorrise sprezzante. “Vuoi delle scuse?”
Courtney represse un urlo. “No, ma desidero tanto che la natura, in futuro, abbia un poco di pietà di te e ti restituisca il cervello che ancora cerchi in giro!” Poi lo scrutò “E poi, certo, pretendo delle scuse sincere”
Pretendo delle scuse sincere!” Duncan imitò la voce acuta e stizzita di Courtney. “Ma tu ti rendi vagamente conto di quanto tu sia assurda e ridicola certe volte? Pretendo delle scuse sincere! Mi fai morire dal ridere, sai?”
Courtney si morse il labbro, indignata, e strinse ancora di più lo strofinaccio intorno al suo collo. “La tua mamma non ti ha spiegato che non bisogna mai far incavolare la tipa che potrebbe decidere di strozzarti da un momento all’altro?”
“No, è una delle cose che ha dimenticato di accennarmi” Duncan serrò la mascella. Si trattò solo di un secondo, ma la sua espressione mutò radicalmente e il sorriso lasciò il posto ad uno sguardo impenetrabile.
Tuttavia, fu solo un attimo, che chiunque avrebbe lasciato perdere. Chiunque, certo, ma non Courtney che, di natura, tendeva a notare e prendere in analisi molte cose, anche le più impercettibili. “Tua madre non era una donna che impiegava tempo in spiegazioni?” gli chiese gentilmente.
“Era leggermente occupata da altro” replicò laconicamente Duncan. “Nulla di importante”
“No, io …”
“Lascia perdere, Courtney”
Courtney lo scrutò e annuì. Continuò come se non avesse notato nulla, ma un quesito su Duncan rimase comunque aperto, dentro di lei. Si ripromise di chiedergli da dove venisse, chi fosse, e come fosse la sua vita. Credeva di conoscerlo bene, ma bastava un minuscolo particolare a farle rendere conto che non conosceva nulla di lui.
“Sai qual è il mio dubbio?” disse a un certo punto Duncan, spezzando il silenzio. Sorrideva di nuovo, ilare e ribelle come al solito. “Si può sapere come diavolo hai fatto a liberarti?”
“Oh, beh, sai, con le mie grandi arti di autodifesa e concentrazione e grazia e …
Duncan roteò gli occhi. “Ho messo male lo scotch, vero?”
“Beh, sì” ammise Courtney sbuffando. “Ma ci sarei riuscita anche in caso contrario!”
“Certo, come no. E scommetto che vuoi ancora impedirmi di procacciare una pizza”
“Al contrario” disse piano Courtney.
“Interessante” Duncan inarcò un sopracciglio. “Spiegati”
“Ti propongo un patto. Lo accetti?”
“Ti sembro uno che ha possibilità di scelta?” Fece un ceno verso lo strofinaccio legato al suo collo.
“No, ovviamente, ma è proprio qui che volevo arrivare” replicò. “Innanzitutto, testa verde, noi prenderemo quelle pizze. Non importa quale incredibile metodo hai: fatto sta che deve funzionare, anche perché muoio di fame. E seconda cosa: troveremo il modo di ridare quei soldi alla pizzeria, entro due settimane, con un biglietto di scuse” Gli rivolse una delle sue occhiata severe da sergente dei Marines. “Chiaro?”
“Vuoi rubare due pizze, e poi rimandare i soldi dopo con un biglietto di scuse?!”
“Esattamente”
“E’ ridicolo, ne sei cosciente?”
“Non importa. E’ un fatto di giustizia” tagliò corto Courtney.
“Ma tu non ci riesci proprio a infrangere la legge e basta?”
“Vuoi quella pizza sì o no? Allora segui le mie regole. Non vuoi seguire quelle degli Stati Uniti? Okay. Te ne infischi della Costituzione? Va bene. Ma se sei con me, allora fai quello che dico io e quando lo dico. Comprendi?”
Duncan alzò un sopracciglio. “Tu sei pazza, ma affare fatto. Ora liberami però”
“No, prima devo dire un’ultima cosa” sibilò Courtney. Accese la videocamera velocemente, senza mollare Duncan che ormai non opponeva neanche resistenza, curioso di vedere cosa volesse fare.
Courtney puntò la videocamera verso di sé. “Salve, gente, benvenuti su Duncan Channel!”
“Ehi!” protestò Duncan “Quello è il mio programma! Usurpatrice!”
Courtney scrollò le spalle.
“Beh, oggi Duncan è finito male. Si, esatto, ho soppiantato Duncan Channel, signori, e sapete perché? Per dire che una partita giustizia contro delinquenza non esiste e volete saperne il motivo? Perché la giustizia esiste, mentre la delinquenza è solo un imperfezione della società” Soddisfatta, inquadrò Duncan legato e sorrise angelica. “Per di più, credo che gli spettatori, stasera, si sbaglino di grosso sul vincitore. ”
Sorrise e spense la videocamera. Mollò lo strofinaccio e Duncan si tastò il collo. Courtney passò agilmente sul sedile anteriore, come l’espressione di chi ha una missione da svolgere e non intende fermarsi.
“Andiamo?”
Duncan le rivolse uno sguardo quasi stordito. Una parte di lui avrebbe voluto guardare la principessa impressionato, e chiederle nuovamente se fosse un ninja o un esponente dei Power Rangers.
 Sarebbe morto, piuttosto che ammetterlo, ma c’erano quasi cinque strati di scotch intorno ai polsi di Courtney e, sinceramente, se era riuscita a liberarsi tanto facilmente, allora iniziava a preoccuparlo sul serio. Tuttavia mai, in nessun modo, avrebbe fatto capire a quella secchiona che la considerava quasi un genio per aver sciolto quei lacci.
“Allora, principessa” Duncan si voltò verso di lei con un sorriso malvagio. “In mezzo a tutti quei corsi che seguivi a scuola, c’è anche un corso di teatro?” Dato che Courtney sembrava aver appreso qualsiasi tipo di disciplina scolastica e non, per di più con il massimo dei voti, la risposta era scontata.
“Sì, però non ho mai fatto parti principali … ma che c’entra questo con la nostra pizza?”
Come volevasi dimostrare. “C’entra. Okay, questo è il piano: vedi quella casa lì” indicò una villetta a qualche isolato di distanza. “Loro non vedono la nostra macchina da casa loro, ma noi vediamo la casa perfettamente. Ho bisogno solo di tre di quelle forcine che ti porti sempre dietro. Ora, questo è quello che dobbiamo fare …”
 
Ore 23:45
Avviata missione: Prendi quella pizza e fuggi!
 
Il fattorino della pizza era un tipo brufoloso, con i capelli arancioni e l’apparecchio. Court vide subito che prenderlo in giro non sarebbe stato molto difficile, perfino per lei che non mentiva per puro spirito di onestà e definiva “Il Piano” di Duncan niente più che una prova di recitazione.
Courtney Dawson non mentiva, ovviamente. Semmai lei recitava.
Aspettò dietro un albero che i signori Charles aprissero la porta al fattorino, e prese un bel respiro.
Sono una ragazza disperata, sono appena sfuggita a una banda di delinquenti che volevano farmi del male e sto cercando di far catturare il mio assalitore. Com’è che diceva l’insegnante di teatro … ah, sì! Non esiste un personaggio, io sono il personaggio e lui è me. Okay, concentrazione e …
“No, non abbiamo ordinato alcuna pizza” sentì la voce stridula della signora Charles “No, controlla meglio, devi aver sbagliato casa” continuava a dire al fattorino. Courtney sentì il telefono vibrare in tasca.
Il segno. Si va in scena.
Con i capelli scompigliati, i segni rossi dello scotch e gli occhi grandi e impauriti, sbucò fuori da dietro l’albero e si gettò addosso al fattorino. “Aiuto! Aiuto, vi prego! Loro … io … oh, mondo … mondo crudele! Mi sento male … credo di aver visto una persona legata in un vicolo. Venite! Venite!” strillò, piagnucolando.
Courtney si sbracciò, con il palmo della mano poggiato sulla fronte e la voce concitata, e allo stesso tempo, debole, di chi è stato spettatore di qualcosa di terribile. “Chiamiamo la polizia!” esclamò la signora Charles.
“NO!” urlò con impeto Courtney, correggendo velocemente quel repentino scatto di salute e risoluzione. “No … no, dobbiamo andare subito! Subito! E se stesse male, se arrivassimo tardi e morisse per colpa nostra?! Come vivreste poi?! Oh! Oh! Mondo crudele … vedo forse una luce alla fine di quel tunnel buio?”
La signora Charles rivolse lo sguardo al punto indicato da Courtney. “Quale tunnel?”
“Quel tunnel!
Courtney si girò dall’altra parte della strada, puntando il dito pallido con uno sguardo da drogata.
La vecchia signora Charles si girò a guardare, e così pure il fattorino e lei ne approfittò per guardare verso il giardino con la cosa dell’occhio, giusto il tempo di vedere una cresta verde che, confondendosi in modo perfetto, si nascondeva dietro un cespuglio, proprio accanto al motorino del fattorino, e alla mini-cassa che conteneva le pizze per tenerle calde.
“Beh, n-non lo ve-vedo neanche i-io” commentò il fattorino, con l’espressione ebete.
“Non importa” Courtney si asciugò le lacrime “Venite, presto! Salviamo quella persona legata! Presto, presto!” Si mise a correre verso un vicolo a parecchi isolati di distanza, e sperò che i due la seguissero.
La signora Charles rimase ferma, ma il fattorino la guardò. “S-seguiamola”
 
Appena furono abbastanza lontani da non poterlo sentire, Duncan scoppiò a ridere. Era in assoluto una delle cose più strane e divertente che avesse fatto. Il tunnel! Come cavolo le venivano in mente cosa del genere? Ora aveva esattamente cinque minuti. Si avvicinò al motorino del fattorino, e agguantò la forcina dalla tasca dei jeans. La cassa che conteneva le pizza era chiusa a chiave, ma passare del tempo in un riformatorio, alle volte, poteva darti l’occasione di imparare cose molto utili.
Infilò la forcina dentro e la girò piano, finché non sentì un breve scatto, un impercettibile rumore e infine un altro giro completo diede vita a un grosso schiocco. Praticamente un gioco da ragazzi … delinquenti, certo, ma pur sempre ragazzi.
E il gioco è fatto.
Sorrise ribelle. Non resta che il gran finale.
 
Ma è qui, vi dico! Come fate a non vederlo!” strillò Courtney. “C’è una persona che è stata legata proprio davanti a voi, e non vi accorgete di nulla” La signora Charles sbuffò e la fissò come se fosse pazza.
Si trovavano in un vicolo e Courtney annunciava che c’era una persona invisibile proprio di fronte a loro. “Cos’è questo, uno scherzo?”
“No!”
“Beh, io me ne torno a casa” commentò. “E ti converrebbe fare lo stesso, signorina, prima che io chiami la polizia”
“Oh, no, la prego” implorò Courtney, “Grazie comunque dell’aiuto” aggiunse a voce più alta in un repentino scatto di educazione che, a dir la verità, avrebbe fatto sospettare chiunque che Courtney avesse due personalità.  
 
La ragazza scoccò uno sguardo al fattorino, come se solo lui potesse capire la situazione.
“Tu mi credi, vero? Non chiamerai la polizia … posso fidarmi, vero, Morten?”
“Oh, io … ehm … è un po’ strano ciò che …” balbettò lui, ma in quel momento accostò una macchina davanti al vicolo. Un ragazzo con la mascella contratta, e uno sguardo gelido e furibondo, si rivolse a Courtney.
“Eccoti qui, maledizione!” ruggì Duncan.
Il fattorino emise un suono simile a uno squittio. “L-lo conosci?” chiese a Courtney.
“Sono il suo …” rispose Duncan, laa voce bassa e terrificante, e Courtney intervenne “E’ il mio, ehm, ragazzo!”
Duncan le rivolse uno sguardo sorpreso, che si addolcì in un espressione beffarda e sicura di sé. “Già!” sibilò, avvicinandosi minaccioso al fattorino. “Le stavi facendo del male?”
 “No, no!” spiegò Courtney “Oh, Dunc … Tyler, ho avutoè successo che …”
“No, Dasha, non mi dire!”
“Cosa … Tyler, non ti dico?” disse Courtney, con uno sguardo che diceva giuro che se dici qualcosa di imbarazzante, ti uccido. Tuttavia, sembrava proprio che Duncan avesse una mezza intenzione di vendicarsi con lei di aver usurpato il suo programma tv.
Non dirmi che hai avuto un altro dei tuoi attacchi dovuti alle pillole che prendi perché tua madre, ehm …  Chris! Ecco, tua madre … Chris sta male e soffre, e quindi anche tu soffri ed hai iniziato ad avere quelle allucinazioni paurose in cui inizi a chiamare i vicini di notte e li trascini per tutta la città! Ragazzo mio” continuò Duncan rivolgendosi al fattorino “non sai quella volta che era convinta di vedere il gattino morto della signora Richards e continuava a dire – Tommy!” Tommy! Vieni qui, piccolo Tommy! Dasha ti vuole bene!  –“
Uccidetelo.“Infatti non ho mai detto questo, Dunc … Tyler” ringhiò Courtney.
Duncan si avvicinò al fattorino, passato da bullo a ragazzo pieno di problemi. “Scusala, sai, ha così tante difficoltà. Mi dispiace che ti abbia disturbato, sembri anche un bravo ragazzo.  Puoi anche andare via ora”
Duncan tirò Courtney per un braccio,  ordinando in maniera prepotente di entrare in macchina, giusto per recitare meglio la parte del fidanzato sensibile/autorevole.
A quella vista, Morten sembrò prendere un po’ di coraggio. “Dasha, se-sei si-sicura c-che va-vada tutto b-bene?” Accennò con lo sguardo a Duncan.
Duncan lo guardò male. “Stai insinuando che con me le cose vanno male?” proferì, e fece il gesto di avvicinarsi.
Courtney ebbe l’istinto di sbattere la testa al muro per la disperazione.
Morten saltò indietro,  con  uno sgrilletto, e Courtney tirò un calcio a Duncan senza farsi vedere. “Stai buono, Tyler, non rovinare tutto” disse sottovoce, fra i denti.
 “Tranquillo, ha ragione il mio ragazzo. E’ tutto okay, ma sai, Tyler e i suoi amici sono dei tipi davvero, davvero, davvero permalosi, e non voglio che si sappia in giro ciò che è successo a me oggi” Courtney si avvicinò al fattorino, rivolgendogli un sorriso gentile  e innocente. 
“Quindi non accennare nulla a nessuno di tutto ciò che è successo stasera. Torno a casa, e dimentica questa brutta serata. Sei stato molto coraggioso. E ti ringrazio” Lo baciò sulla guancia e gli diede un buffetto. Sorridendogli, lo lasciò lì, impalato, e salì in macchina.
Duncan partì subito, finché Morten, fattorino convinto di essere un eroe, salvatore di fanciulle indifesa da fidanzati di nome Tyler, divenne solo una sagoma indefinita e, alla prima svolta, scomparve.
A quel punto, Courtney scoppiò a ridere. “Ricordami di iscriverti a un corso di recitazione”
 
Sfrecciavano nuovamente per le strade notturne. Non c’era traffico e i lampioni apparivano come minuscole lucciole nel bosco. Aloni di luce che indicavano la giusta ai viaggiatori. E forse, fra quei viaggiatori, ce n’era qualcuno che, come loro, avevano dovuto architettare l’impossibile per mangiare.
Prese un profondo respiro. “Prese le pizze?”
“Sissignora”
Ci fu un secondo di silenzio, e nessuno dei due riuscì a reprimere un sorriso.
“E pensare che avresti potuto prendere quelle pizze anche se io non avessi finto di essere una psicopatica” esordì Courtney.
Duncan sorrise. “Si, ma non sarebbe stato così divertente”
“Lo definisci divertente?”
“Beh, fingere di vedere Tommy, il cagnolino morto,  per ottenere una pizza, non ti sembra una cosa divertente? E poi, non scorderò mai la faccia di quel fattorino quando mi ha visto. Era terrorizzato!”
Courtney rise. “Non montarti troppo la testa, Duncan”
“Oh, neanche tu principessa. Vogliamo parlare del tuo mondo crudele …  odel tunnel? Ma dove hai imparato a recitare così male? Io credevo che avessi dieci in tutte le materie!”
“Ha parlato il brutto e cattivo Tyler, il re dell’improvvisazione e dell’arte drammatica!” Courtney imitò la sua voce grossa. “Sono Tyler, bello, hai qualche problema con me? Vuoi che ti finisca male? Eh? Eh? Sono grosso e cattivo e la mia ragazza è psicopatica! Vede i cagnolini morti di nome Tommy!”
Entrambi scoppiarono a ridere.
Courtney così forte che dovette tenersi la pancia, che ancora brontolava alla ricerca di cibo.
Duncan sorrise inconsapevolmente, mentre la guardava ridere “Un giorno, principessa” disse “dovrai spiegarmi perché hai detto ragazzo, anziché fratello
Courtney avvampò. “Perché rendeva le cose più credibili”
Si girò dall’altra parte, senza guardarlo.
Duncan fece un sorrisetto beffardo. “Sì, principessa, per questa volta faccio finta di crederci … solo che dovresti smetterla di reprimere il tuo amore per me. Davvero, ti fa male alla salute!”
Courtney alzò un sopracciglio.
“Caro Tyler, mi dispiace ma non sei il mio tipo” replicò. Sfoderò un sorriso da giocatrice di poker che ha la carta vincente in mano. “Un giorno, piuttosto, tu dovrai spiegarmi come ti è venuto in mente di dire che Chris è mia madre”





Il mio personale angolo di profonda analisi, poesia e interpretazione ... forse.
Bene, eccomi qui. E stavolta, come promesso, puntuale! Anzi, direi pure in anticipo.  Quindi, miei cari schiavi ... ehm, commentatori!, vedete che non c'è nulla di ci lamentarsi, alla fin fine?
In questo capitolo, vediamo una partita giustizia contro delinquenza giocata fino ai calci di rigore. Beh, da miei due fedeli commenti, ho visto che il precedente capitolo è piaciuto e questo mi fa piacere. Tuttavia, come potete immaginare, quello era un capitolo di transizione e anche questo, in parte. I prossimi due, invece, sveleranno in parte molte cose dei protagonisti e sopratutto daranno inizio alla vera azione all'interno della storia (credevate che fosse solo una storiella romantica? Beh, sbagliavate).
Ma comunque, bando alla ciance, con le risposte ai commenti!

SamSam333: Grazie, speravo che qualcuno dicesse qualcosa sulla punteggiatura. Iniziavo a credere che nessuno si fosse accorto del mio impegno in proposito u.u
  *Si alza in piede in mezzo al cerchio di drogati e alcolizzati" Lo ammetto, il mio nick è Angel, ed anch'io sono ossessionata dalla punteggiatura u.u
Da notare il fatto che ho costretto i miei amici a limitare più che possono l'uso dei puntini di sospensione e regolamentare le virgole (prima o poi mi faranno uccidere dai pretoriani, codeste vittime) xD
La parte della foto è anche la mia parte preferita. Senza quella il capitolo non varrebbe molto. E comunque, concordo con te, i capitoli più lunghi sono più belli e completi ed è per questo che questa è la prima e ultima volta che taglio un capitolo a metà.

Courtney Smith:
Si, i miei titoli sono frutto di grandi macchinazioni mentali (traduzione: ci metto giornata a cambiare e inventare titoli che sfiorano l'assurdo, se non la demenza, finché non trovo quello giusto xD). Ma per favore, mi spieghi che cavolo vuol dire IC o OOC? In tutta sincerità, me lo dicono tutti, ma io sto ancora qua, che il significato credo di averlo intuito, ma non vorrei sbagliare ò.ò
E comunque, neanche a te piace Valentine? Io invece la trovo piuttosto simpatica, anzi, mi ricorda una mia amica. Ha un solo difetto: le manca la grinta di Courtney. (Courtney regna! u.u)
Vedi? Ho aggiornato presto. La faccia da cucciolo funziona, alla fin fine u.u


Vi ringrazio per aver commentato. Un grosso bacio sulla guancia a tutti coloro che, nell'ombra o facendo sentire ad alta voce i loro pensieri, stanno seguendo questa storia! ;)


Okay, una cosa da aggiungere. Con l'avvento dei messaggi privati, molti rispondono tramite quelli. Io invece no. Non perché sia pigra o alto, ma perché credo che il dialogo lettore-autore sia importante ed è giusto che le risposte possano essere lette e commentate da tutti, così come i commenti. Dunque, io risponderò sempre sotto il testo stesso a tutto ciò che apprezzerete e non, e a quello che vorrete farmi notare.

Ora vado.

Notte! :)

  
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