Rumiko
Takahashi era sempre stata una grande disegnatrice,
questo era ormai palese. Ma quando un giorno le venne commissionato di
realizzare il più grande, strambo, originale
manga di tutti i tempi,
si lasciò cadere stancamente sulla sedia della sua scrivania
con le dita tra i
capelli. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi: prima o
poi avrebbe dovuto
metter mano alla sua nuova “opera”, il problema era
però che non aveva la più
pallida idea da dove cominciare. Gettò una veloce occhiata
al calendario: 22 gennaio
1987. Erano ormai due mesi che pensava a come poter realizzare
un’opera
divertente, coinvolgente, appassionante e romantica al tempo stesso,
senza
contare che doveva essere poi oltremodo originale. Si guardò
intorno come alla
ricerca di una qualche ispirazione, anche un piccolo spunto, per poter
metter
mano a carta e pennello e iniziare ad abbozzare qualcosa. Non le
avevano dato
un vero e proprio termine di scadenza, quindi in teoria avrebbe avuto
tutto il
tempo per pensarci su, tuttavia Rumiko sentiva dentro di lei un
qualcosa che si
agitava, come se quel qualcosa fosse impaziente di mettersi al lavoro,
dal
momento in cui le avevano commissionato la realizzazione del
manga, non uno qualunque ma il
manga, quello che sarebbe stato ricordato come la sua miglior opera per
fantasia ed originalità. Certo, la componente romantica ci
sarebbe stata,
quella non poteva mancare, ma non sarebbe stata fondamentale, non in
quel
manga, almeno.
–Takahashi-sensei- sussurrò quasi
impercettibilmente una voce alle sue
spalle. La donna si voltò e sulla soglia della porta di
quella che ormai era
diventata la sua stanza vide comparire Saeko, una delle sue assistenti,
con in
mano una tazza fumante di tè. –Le ho portato del
tè caldo: ho pensato che in
tal modo potesse tranquillizzarsi un po’. L’ho
vista parecchio presa da questa
storia del manga, sa?-. Dopo aver ricevuto il permesso di entrare, la
ragazza
si avvicinò cautamente, poggiando con delicatezza la bevanda
sulla scrivania.
–Grazie, Saeko-chan. Ne avevo proprio bisogno-.
Per
tutta risposta Saeko rivolse alla mangaka uno dei suoi più
radiosi sorrisi. In
quel momento alla donna balenò in mente l’idea che
un personaggio con le
caratteristiche della sua assistente ci sarebbe dovuto essere per
forza: dolce,
tranquilla, sorridente, positiva, affabile. Un anno dopo quel
personaggio
idealizzato dalla Takahashi sarebbe divenuto Kasumi
Tendo. Portò lentamente la bevanda alle labbra,
soffiò piano
e bevve a piccoli sorsi. Il liquido caldo finì dritto
giù per la gola e nello
stomaco, riscaldandola e calmandola un po’.
–Grazie- ripetè ricambiando il sorriso. Ad un
certo punto dal corridoio
udì delle voci, o sarebbe meglio dire delle urla, di donna.
–Perché urlate tanto, si può sapere?-
si precipitò fuori Saeko, seguita
dalla disegnatrice, le quali erano accorse non appena udite le urla.
–Yuka! Kimiko!
Perchè state litigando?-
–Non
stiamo litigando, stiamo solo discutendo amorevolmente
su chi dovesse essere il protagonista del nuovo manga della sensei-
spiegò Kimiko.
–La protagonista, vorrai
dire!-
puntualizzò Yuka.
–Assolutamente
no: sono sicura che Takahashi-sensei avrà in mente un
protagonista maschile,
non è così?- chiese la prima, la cui domanda
sembrava piuttosto
un’affermazione.
–E invece sarà una lei, come
del resto è avvenuto finora. Dico bene, Takahashi-san?-
chiese conferma
l’altra. Dopo pochi attimi le due ricominciarono a discutere
animatamente se il
protagonista dovesse essere un ragazzo o una ragazza.
–Avanti, metteteli entrambi e facciamola
finita!- esclamò un’altra assistente, di nome
Yukiko, sbuffando.
–Intendi una coppia?- s’informò Saeko.
–Ma no, ci dovrà pur essere un protagonista vero e
proprio, giusto?-
protestò Kimiko, guadagnandosi un cenno d’assenso
da parte dell’amica con la
quale stava discutendo fino a poco prima. In quel momento gli occhi
della
mangaka si illuminarono. –Li metteremo entrambi-
annunciò d’un tratto.
–Ma
Takahashi-san, d’accordo inserire una coppia nei nostri
disegni, ma dovrà pur
esserci un protagonista o una protagonista principale, no?- . E
stavolta fu
Yuka a guadagnarsi un cenno d’assenso da parte
dell’altra. –No,no…quello che
volevo dire è che li metteremo entrambi in
un’unica persona!-. A quest’affermazione
le quattro ragazze si guardarono
negli occhi l’un l’altre, forse nella speranza che
qualcuna di loro fosse
riuscita a interpretare le misteriose (perché, bisognava
ammetterlo, la
Takahashi a volte era davvero misteriosa!) parole della loro sensei.
Presa da
un’ improvvisa ispirazione, la donna corse nella sua camera
e, mettendo mano a
carta e matita, iniziò a scribacchiare qualcosa.
Lasciò
che fosse la matita stessa a guidarla e alla fine, dopo qualche
correzione e
piccola modifica, ammirando quegli schizzi, potè finalmente
ritenersi
soddisfatta del suo lavoro.
–E’ assolutamente…perfetto-
disse fra sé e sé.
Sia ben chiaro: Rumiko
Takahashi non aveva mai peccato di superiorità o di
vanità, anzi, si poteva
dire che fosse una persona davvero modesta. Tuttavia, quel giorno fu
“l’eccezione
che conferma la regola” : più, infatti, la mangaka
osservava punto per punto,
linea dopo linea, il suo disegno, più si convinceva che quel
personaggio
avrebbe fatto la storia di tutti i manga. Un ragazzo alto, di robusta
costituzione, con una camicia tipicamente cinese e lunghi capelli
legati da una
piccola treccia dietro la nuca, regnava trionfante sulla parte centrale
del
foglio bianco, insieme ad una formosa ragazzina dall’aria
vivace, anch’ella con
i capelli raccolti da una treccia.
–Takahashi-san?- pronunciò la timida vocina di
Yuka, affacciandosi la ragazza
alla porta. La disegnatrice continuava a lavorare sui suoi schizzi,
così le
quattro ragazze decisero di sporgersi a dare un’occhiata. Si
avvicinarono di
soppiatto e allungarono le teste nella speranza di scorgere qualcosa.
–Un
uomo che si trasforma in una donna con l’acqua fredda e
ritorna normale con l’acqua
calda.- annunciò senza distogliere gli occhi dal foglio.
–Che cosa ne dite?
Credete di poter sostenere un disegno tanto impegnativo?- chiese poi
rivolgendosi alle quattro assistenti.
–Takahashi-san, se sarà lei a sorvegliare il
nostro lavoro, affronteremo
tutte le difficoltà!- esclamò determinata
Yuka.
Rumiko sorrise: in quello stesso istante aveva
già deciso che uno dei suoi personaggi avrebbe avuto la
personalità di Yuka:
determinazione, testardaggine, caparbietà, forza
d’animo. Osservò il suo
disegno: sarebbero stati una coppia più che perfetta. Quel
personaggio un anno
dopo avrebbe preso il nome di Akane Tendo.
–Ce la metteremo tutta per non deluderla!- esclamò
altrettanto
determinata Kimiko.
–Conti su di noi,
Takahashi-sensei!- sorrise Saeko.
–Vi aiuterò solo se avrò una parte nel
manga!- protestò Yukiko. A
quell’affermazione, la giovane donna sorrise maliziosamente:
aveva appena avuto
una rivelazione per un altro dei suoi personaggi, il quale avrebbe
avuto le
stesse e identiche caratteristiche di Yukiko: pungente, cinica,
sarcastica,
diffidente. Quel personaggio sarebbe poi passato alla storia come Nabiki Tendo. Animati da un
incontenibile spirito di determinazione, le quattro assistenti si
misero subito
al lavoro, sebbene l’ora fosse ormai tarda, sotto il severo
ma anche
soddisfatto sguardo della loro insegnante. Intanto lei tra un consiglio
un
richiamo, tra una modifica e una
precisazione, continuava ad abbozzare personaggi e relazioni. Cinque
anni dopo,
metà del lavoro era stato fatto: Kuno, Kodachi, Ryoga,
Akane, Nabiki, Kasumi,
Ukyo, Mousse, Shan-Pu e tutti i personaggi a noi noti avevano preso
vita tra i
fogli e le pagine della Principessa dei Manga. Adesso bisognava solo
scrivere
la storia così come Rumiko l’aveva ideata e
trovare un titolo. Nessuno però
sembrava avere idee a proposito. –Un ragazzo che si trasforma
in una ragazza
con l’acqua fredda…- pensò Kimiko ad
alta voce mentre era distesa sul
divano.
–E torna normale solo con l’acqua
calda…- completò Yuka.
–Ah, sai che
confusione!- esclamò Yukiko al sol pensare allo sviluppo di
una storia del
genere. Ancora una volta era stata la cinica e distaccata Yukiko a
stuzzicare
l’ispirazione della mangaka, la quale era seduta alla sua
scrivania nel
tentativo di trovare un nome alla storia e al protagonista.
–Confusione?- ripetè sottovoce la sensei,come
rivolta a qualcuno di invisibile.
–Ran…ma. Ranma. RANMA!- scattò
improvvisamente dalla sedia della
sua postazione. Le quattro ragazze si voltarono contemporaneamente,
spaventate
da quell’urlo disumano.–Takahashi-sensei!-
si precipitò Yuka.
–Sta bene?- s’informo preoccupata Saeko.
–Io non sto bene. Io sto benissimo!- esclamò lei
entusiasta. –Ho appena trovato il nome
perfetto per i il nostro protagonista…e tutto per merito di
Yukiko!-
–Io?- domandò confusa la ragazza in questione,
indicandosi con un
dito.
La donna annuì. –Quale nome migliore per un simile
personaggio se non Ranma?-
–Ranma?!- esclamarono le ragazze all’unisono,
visibilmente confuse.
La donna annuì ancora una volta. Le
assistenti sembrarono pensarci un attimo su.
–Ranma…è un bel nome-
commentò
Yuka.
–E
si addice anche alla sua situazione- confermò Kimiko.
–Inoltre
va bene sia per un ragazzo sia per una ragazza- sorrise Saeko.
–Sì, direi che è
proprio perfetto per lui…ehm…per
lei…insomma, volevo dire, per Ranma!- esclamò
esasperata Yukiko. Tutt’ e cinque scoppiarono in una
fragorosa risata e la
tensione che c’era fino a poco prima sembrò
completamente essersi
dissolta.
–Ranma: il ragazzo per
metà uomo e
per metà donna! - rise Yuka,
contagiando anche le compagne.
–Quindi un mezzo Ranma!- commentò
sorridente Saeko.
–Non un
mezzo Ranma…ma Ranma
½ !- si
illuminò la sensei improvvisamente. Le quattro ragazze la
osservarono prima
incredule, poi meravigliate.
–E’
geniale Takashi-san!- esclamò Saeko, guadagnandosi un
convinto cenno d’assenso
da parte delle altre tre.
–Sì,
in fondo credo che si possa fare- commentò infine Yukiko
senza sbilanciarsi
troppo.
Il
giorno dopo le cinque donne iniziarono a lavorare alla stesura del
manga vero e
proprio e quattro anni dopo il lavoro era finito. Per davvero,
stavolta. Quando
la Takahashi presentò la sua ultima opera, dal fondo
dell’aula partì un
gigantesco e sincero applauso, seguito subito dopo da
un’ovazione da parte di
tutti i presenti. Ranma ½ divenne in pochissimo tempo il
capolavoro (così fu
definito) più amato della Takahashi, tanto da fare il giro
di mezzo mondo:
Giappone, Stati Uniti,Cina, Germania, Argentina, Italia.
E
mentre il manga veniva letto e addirittura si stabiliva di mandarlo
sotto forma
di “anime”, lì sulla scrivania di quel
piccolo appartamento nel pieno centro di
Tokyo, era rimasto solo un foglio che raffigurava due personaggi molto
simili,
quasi come se uno fosse l’alter-ego dell’altro, uno
con l’espressione dura, gli
occhi cobalto, un sorriso spavaldo dipinto sulle labbra e folti capelli
neri
raccolti in un codino; l’altra con un’espressione
più dolce, grandi occhi blu e
profondi e lunghi capelli di un rosso vivace anch’essi
raccolti in un
codino.
Sotto
il foglio, in basso a sinistra, c’era una minuscola scritta: Rumiko Takahashi, 22 gennaio 1987- 15 aprile
1996.
_*Note
dell’autrice*_:
Salve
a tutti, è un po’ che non ci sentiamo, vero? ^^
Per puro caso stamattina mi è balenata l’idea di
scrivere questa piccola
shot su come, a mio parere, sia nato il manga Ranma ½ . Non
so come sia venuta,
ci saranno di certo delle incongruenze, soprattutto per quanto riguarda
le
date, le quali già vi avverto sono largamente
approssimative, dal momento che
non sono a conoscenza dei mesi e del tempo realmente impiegato dalla
nostra
mangaka per realizzare il suo capolavoro. ^^” Spero che se
siete arrivati a
leggere fin qui, vogliate almeno concedermi il piacere e
l’onore di leggere
qualche vostra recensione…come vedete la trama è
molto differente da quella
delle altre storie finora lette e per questo mi piacerebbe conoscere il
vostro
parere. Accetto anche critiche,nessun problema: la sincerità
prima di tutto! (:
PiccolaEco