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Autore: AmaleenLavellan    16/02/2012    1 recensioni
Una raccolta di Song-Fic, una canzone per ogni "Home Assignment" che Will assegna al nostro Glee Club preferito.
[1. I'll Cover You - Klaine]
Dal capitolo 2, "I Believe I Can Fly":
«Questo è il problema alla base di tutto, ragazzi? Credere in qualcosa?» domandò, con uno sguardo preoccupato, in direzione dei suoi studenti.
«Quando si parla di adolescenti, professore, è sempre questo il problema.» cominciò a dire Artie, aggiustandosi gli occhiali sul naso. «Non sappiamo mai in chi o cosa credere. Cerchiamo la nostra indipendenza, e al contempo abbiamo bisogno di aggrapparci disperatamente a qualcosa. È così dalla notte dei tempi, nessuno ci può fare niente.» concluse.
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonsalve a tutti!
Ebbene sì, alla fine ho deciso di rendere quella che era cominciata come una One-Shot una raccolta..!
Tra i personaggi ho messo "Blaine/Kurt" perchè probabilmente la maggior parte di queste one-shot sarà Klaine... Ma ne ho in programma anche altre! Una, per esempio, vede come protagonista la nostra amata (oddio, in queste puntate non esattamente) Miss Jones.
Ma ciancio alle bande!

Dopo I'll Cover You, che vede come protagonisti Kurt e Blaine...
Troviamo "I Believe I Can Fly" di R.Kelly, cantata da Kurt e Blaine (sì, ancora loro) ma questa volta, c'è la partecipazione speciale di un altro personaggio!
La canzone, beh, la conoscete tutti, vero?
Cioè, non potete non conoscerla. 
In ogni caso... è questa! Quanto meravigliosa è? ç.ç

Alcune precisazioni: la vicenda è ambientata in una settimana immaginaria tra la 3x12 e la 3x13. Non avevo ancora visto la 13 quando l'ho scritta, quindi molte cose sono diverse rispetto all'ultima puntata v.v Per esempio, Blaine è già tornato a scuola, Santana non ha avuto una prova dell'amore di Brittany (che ne so io che si baciano allegramente se il signor RM non si decide a farci vedere le scene? >.<), eccetra eccetra.

La storia non è stata betata, quindi potreste trovare errori qua e là xD Ma provvederò appena possibile, promesso!
Buona lettura :D

I Believe I Can Fly



Quel giorno, nell’aula di canto, l’atmosfera diceva tutt’altro che “Glee”. Il silenzio regnava come un gelido sovrano, interrotto soltanto da qualche sospiro rassegnato; perfino Rachel sembrava aver perso lo spirito combattivo, e stava seduta compostamente, rigirando tra le dita l’anello che usava come ciondolo, quello stesso anello che Finn le aveva regalato qualche settimana prima, e di cui aveva nascosto a quasi tutti l’esistenza. Ogni tanto lanciava qualche occhiata al proprio ragazzo, che invece non le toglieva gli occhi di dosso. Ogni volta che i due sguardi s’incontravano lui le accennava un sorriso entusiasta, ma chiunque avrebbe potuto leggere la tristezza che vi nascondeva dietro.
 
Santana, seduta dietro i due, lanciava lunghi sguardi a Brittany. Tra poco sarebbe arrivato San Valentino e, per quanto facesse la dura e dicesse che non le importava… Le sarebbe piaciuto ricevere qualcosa dalla biondina. Certo, Britt le aveva sempre regalato cartoncini a forma di cuore con scritto “Ti Voglio Bene” in occasione di quel giorno, e la sera si trovavano per i loro “dolci baci da ragazza”, ma sarebbe stato il primo san Valentino da coppia.
Anzi, sarebbe stato il primo san Valentino da fidanzata, per quanto la riguardava.
L’idea le provocava uno strano rimescolamento allo stomaco, senza contare l’ansia che cercava di ignorare il più possibile: Brittany le aveva detto che l’amava, quando si era dichiarata, ma allora diceva di amare anche lo storpio. Da quanto stavano insieme… Non glielo aveva mai ripetuto. Come poteva essere certa che si trattasse dello stesso tipo di amore che sentiva lei, che le esplodeva all’interno dell’anima ogni volta che posava negli occhi in quell’oceano azzurro che erano i suoi?
Britt aveva una sua particolare visione del mondo e dei sentimenti, e lei lo accettava, anzi, amava questa sua caratteristica quasi più delle altre.
Avrebbe dovuto ignorare che la cosa la turbava, e semplicemente accettare ciò che le era concesso.
 
Mercedes teneva le labbra appoggiate alle mani giunte, quasi in preghiera. Sentiva gli sguardi che Sam le lanciava, quasi a stessero colpendo come schiaffi; frecce conficcate tra il cuore e lo stomaco che la stavano avvelenando con il senso di colpa.
Era davvero la scelta giusta, quella che aveva fatto?
Shane al posto di Sam?
Certo, Shane le dava quella stabilità di cui aveva avuto bisogno dopo la rottura con Sam, che l’aveva lasciata da un giorno all’altro, togliendole completamente il terreno da sotto i piedi.
Però, Sam…
La ragazza non avrebbe mai potuto negare l’ansia con la quale aveva aspettato che le lancette dell’orologio si decidessero a raggiungere il momento in cui avrebbe potuto parlare di nuovo con il ragazzo, i battiti che erano accelerati alla follia mentre compiva quei pochi passi per raggiungerlo, il respiro che le si era mozzato in gola quando finalmente se l’era trovato così vicino, le labbra a portata di bacio. In quel momento, ne era certa, avrebbe scelto Sam, se solo Shane non fosse arrivato, a metterle una mano sulla spalla… Non aveva potuto fare altro che interpretarlo come un segno divino.
E Dio non le avrebbe mai fatto fare la scelta sbagliata, vero?
 
Persino Blaine, di solito così energico, stava in silenzio; nonostante il ritorno a scuola l’avesse reso mille volte più felice. La notizia che Cooper, suo fratello, sarebbe tornato a casa dal college, e sarebbe rimasto per qualche settimana. Per quanto la sua vita potesse sembrare perfetta, dall’esterno, chiunque l’avesse conosciuto meglio avrebbe scoperto che invece, era l’opposto. Ignorato fin dalla nascita, oscurato dalla luce radiosa del magnifico, perfetto fratello, Blaine era cresciuto con la convinzione di non poter essere altro che l’inutile numero 2. Il fatto di essere gay non aveva certo migliorato la situazione: i suoi genitori avevano finto di accettarlo, certo, ma non avrebbe mai dimenticato le parole di suo padre verso sua madre, quella notte di pochi anni prima.
Dove abbiamo sbagliato con lui? Cooper è il figlio ideale!”
Nessuno avrebbe preferito Blaine a lui, nessuno.
Con che motivi, del resto?
Il più giovane degli Anderson non era altro che una copia riuscita male del maggiore.
Stare senza di lui aveva leggermente alleviato il gigantesco senso di inferiorità che si portava dietro dall’infanzia, e rivederlo… Sarebbe stato orribile, ne era certo.
Soprattutto perché adesso aveva qualcosa da perdere.
Adesso aveva Kurt.
 
Se solo Kurt avesse saputo che il suo ragazzo aveva paura che lo abbandonasse per suo fratello, il soprano non avrebbe fatto altro che baciarlo, stringerlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene.
Ma Kurt non aveva idea di tutto questo, e non avrebbe potuto accorgersene; la sua mente continuava a vorticare su un unico, terrificante pensiero: la fine di quell’anno.
Certo, ad attenderlo ci sarebbero stati i suoi sogni, ma a che prezzo?
Blaine sarebbe rimasto a Lima, in quella cittadina orribile e sperduta in cui ciò che era diverso era sbagliato, da solo.
 
Kurt sarebbe stato a chilometri di distanza dall’unica persona che avesse mai amato davvero, e il pensiero lo distruggeva.
 
Ce l’avrebbero fatta, a sopportare la distanza? La proposta che Finn aveva fatto a Rachel non aveva fatto altro che incrementare i suoi dubbi. Aveva spinto il suo fratellastro ad aspettare, perché l’amore avrebbe bloccato i sogni di entrambi…
Kurt non avrebbe mai rinunciato ai suoi sogni, di questo era certo.
Ma aveva bisogno di Blaine.
Avrebbero resistito, per un anno intero?
 
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dall’arrivo del professor Shuester, che smise di sorridere appena si accorse  dell’aria che regnava all’interno della stanza.
«Che succede, ragazzi? C’è qualcosa che non va?» domandò, perplesso, appoggiando la ventiquattrore su una sedia. Gli rispose il lamento frustrato di Tina, dall’ultima fila di sedie.
«Me lo dica lei, signor Shue. È da stamattina che sono tutti giù di morale, e nessuno ci vuole spiegare il perché.»
 
Will guardò il gruppo di ragazzi che aveva di fronte.
 
«Ragazzi, non voglio costringervi a confidarvi con noi.», disse, facendo scorrere lo sguardo su chi era chiaramente già di morale, «Ma ricordate sempre che il Glee Club è come una seconda famiglia, e quando avrete bisogno di aiuto, ognuno di noi sarà sempre pronto a dare una mano.»
 
Ci fu un lungo istante di silenzio. Brittany annuiva convinta, sempre sotto lo sguardo preoccupato di Santana, quando Sam si decise a prendere la parola.
«Per quanto riguarda, signor Shue… Sono stato deluso da una persona. Non è colpa sua, sono io ad essermi illuso. Sono solo uno stupido, a quanto pare.» affermò, abbassando la testa nel pronunciare tali parole. Mercedes spalancò gli occhi; avrebbe voluto girarsi e dirgli che no, non era uno stupido, semplicemente doveva andare così. Ma non trovò il coraggio.
 
Sull’onda dell’amico, anche Finn buttò fuori ciò che gli stava divorando il cuore. «Io ho dovuto fare una scelta. È stata una scelta difficile e alla fine ho fatto ciò che era meglio per me, ma… vorrei che non lo fosse. La cosa migliore per me, intendo. Odio aver dovuto fare quello che ho fatto. Capisce cosa intendo?» chiese. Prima ancora che l’insegnante potesse rispondere, Rachel prese parola.
 
«Non so più in cosa credere.»
 
Kurt spalancò gli occhi, mentre Blaine e Sam annuivano, a testa bassa, e Mercedes si mordeva il labbro guardando a terra.
Perfino Santana sembrò scossa da tali parole.
Will non poté fare altro che accorgersene.
 
«Questo è il problema alla base di tutto, ragazzi? Credere in qualcosa?» domandò, con uno sguardo preoccupato, in direzione dei suoi studenti.
«Quando si parla di adolescenti, professore, è sempre questo il problema.» cominciò a dire Artie, aggiustandosi gli occhiali sul naso. «Non sappiamo mai in chi o cosa credere. Cerchiamo la nostra indipendenza, e al contempo abbiamo bisogno di aggrapparci disperatamente a qualcosa. È così dalla notte dei tempi, nessuno ci può fare niente.» concluse.
Mike, accanto a lui, gli batté il cinque, mentre ciascuno di quei ragazzi annuiva.
Dopotutto, ognuno di loro sapeva a cosa si riferisse. Artie aveva parlato per tutti.
 
Will sospirò. «Beh, ragazzi, avevo intenzione di parlare della musica degli anni ’60 per questa settimana, ma direi che mi avete dato un’idea migliore.»
Si girò verso la lavagnetta, e, afferrando il pennarello nero, cominciò a scrivere. Persino coloro che erano giù di morale si lasciarono sfuggire un sorriso, nel leggere ciò che aveva scritto.
 
«Don’t stop believing.» lesse Rachel, mentre la voce le si incrinava per l’emozione.
Quella canzone era stata l’inizio di tutto, in un certo senso. Aveva dato loro la forza quando le New Directions non erano altro che un gruppo di ragazzi sfigati, esclusi, soli, e l’aveva fatto ancora alle Regionali di tre anni prima, quando avevano perso ma, in fondo, avevano vinto.
 
«Queste tre parole, ragazzi. A cosa vi fanno pensare?» domandò, con un sorriso.
«Forza.» affermò Puck, battendosi un pugno contro il palmo dell’altra mano.
«Essere accettati.» mormorò Quinn, accarezzandosi il ventre con la punta delle dita.
«Casa.» fu la risposta di Kurt, che aveva gli occhi leggermente lucidi.
 
«Sì, sono d’accordo. Casa.» concordò l’insegnante con un sorriso, prima di continuare, «Quando si crede in qualcuno o qualcosa, questo diventa la nostra casa, il nostro rifugio, il nostro luogo sicuro. E ora ditemi, in cosa si può credere?»
 
«Negli altri.» dissero Blaine e Santana, quasi in contemporanea. Si lanciarono un’occhiata perplessa, e Santana si lasciò scappare un sorriso.
«Nel proprio futuro.» fu la risposta di Finn, che lanciò un’occhiata verso Rachel, seduta accanto a lui.
Quasi si fosse sentita chiamata in causa, la ragazza parlò: «Nei propri sogni.»
Will scriveva ogni cosa sulla lavagna, velocemente.
«Nell’amore.» affermò Tina, stringendo la mano a Mike.
Kurt e Mercedes ebbero un sussulto. Sam scosse la testa.
«In Dio.» l’ultimo fu quasi un sussurro, da parte di Mercedes.
 
Will finì di scrivere, e si girò. «Esattamente, ragazzi. Si può credere in ognuna di queste cose. Il compito di questa settimana, sarà cantare una canzone che riguardi il “Credere in qualcosa”. Ricordate, non smettete mai di credere; a volte è l’unica cosa che ci resta. Pensate alle mie parole, e intanto preparate una qualcosa.»
 
 
 
 
 
 
Quando Finn tornò a casa, quel pomeriggio, dopo aver accompagnato Rachel, trovò Kurt e Blaine seduti al tavolo della cucina. Kurt stava praticamente urlando in direzione del proprio ragazzo.
«Questa è pura follia! Blaine, non ti ho mai sentito dire qualcosa di così stupido da quando ti conosco!» gridava.
«Kurt, credimi, se lo conoscessi penseresti-
«Sai cosa penserei, se lo conoscessi, Blaine Anderson?! Penserei che dev’essere fortunato ad avere un fratello così meraviglioso!»

Finn si avvicinò cauto, cercando di sviare in camera sua, non volendo intromettersi nella conversazione.
«Non lo conosci! Lui è- è perfetto! Non ha mai sbagliato nulla, nulla in tutta la sua vita! È bello, intelligente, lo amano tutti!»
Anche Blaine, adesso, aveva cominciato a gridare.
 
«E così io sarei tutti, Blaine? È questo ciò che pensi di me? Che sia uno dei tanti?»
Kurt non aveva urlato queste parole. Le aveva dette con un tono piatto, gelido, di accusa. Si sentiva ferito, e Blaine se ne accorse.
 
«No, tesoro, non direi mai una cosa del genere. Tu sei… Tu sei tu, Kurt. Sei… sei semplicemente indescrivbile.» mormorò, prendendogli una mano tra le proprie.
Hummel sospirò, e rilassò le spalle.
«E allora perché non ti fidi di me?»
Blaine scosse la testa. «Certo che mi fido di te, come non potrei? Ma lui… lui è migliore di me in ogni cosa. Non c’è nulla che non possa fare.»
Kurt sorrise, con uno sguardo strano. A Blaine ricordò quello che gli aveva rivolto, quando qualche mese prima gli aveva detto di voler passare la sera, la notte, con lui.
«E invece c’è qualcosa che tu puoi fare, e lui non potrà fare mai.» affermò, deciso, prima di chinarsi sulle sue labbra.
Blaine sospirò nel bacio, allacciando le braccia attorno alla vita del proprio ragazzo, attirandolo più vicino a sé.
 
Finn girò il viso dall’altra parte, diventando di un’accesa tonalità di rosso. Dio, ma possibile che non potesse stare a casa cinque minuti senza beccarsi la scena di suo fratello che limonava con il proprio ragazzo?
Doveva sparire, prima che i due decidessero che il ripiano della cucina era comodo e-
Dio, ma perché certe cose gli dovevano venire in mente per forza?!
Fece qualche altro passo in avanti, attento a fare meno rumore possibile. Mancava poco alle scale…
 
Kurt, nel frattempo, si era staccato da Blaine e si era seduto di nuovo.
«Blaine Anderson, amo te e solo te. Te lo devo ripetere ancora una volta?»
Blaine sospirò.
«Mi chiedo come tu faccia..»
«Blaine, per la miseria-
 
SBAM.
 
Entrambi si girarono in contemporanea verso la scalinata che conduceva al piano di sotto.
Lì stava Finn, completamente steso a faccia in giù sui gradini, lo zaino impigliato nella ringhiera, una scarpa slacciata qualche gradino più in basso.
 
«Finn! Oh cielo, stai bene?»
Il ragazzo si rialzò a fatica, dolorante, massaggiandosi un fianco dolorante.
Maledetta ringhiera. Era perfino riuscito ad arrivare alle scale senza fare rumore, quando quella dannata gli aveva afferrato lo zaino e l’aveva buttato per terra.
«Tutto a posto, grazie.» balbettò, recuperando la scarpa che era caduta e indossandola di nuovo.
«Finn… quanto hai sentito della nostra conversazione?» domandò Blaine, con aria leggermente preoccupata. Il ragazzo arrossì visibilmente e scosse la testa, recuperando lo zaino.
«N-non molto, non ti preoccupare. Ora… Io… Me ne andrei, ecco… Ciao!» esclamò, con un sorrisetto nervoso, per poi correre al piano di sotto e chiudersi in camera sua. Kurt scosse la testa, con un sospiro.
«Ci ha visto baciarci, vero?» domandò, rassegnato. Aveva la non vaga sensazione che Finn non si sarebbe mai abituato a vederli insieme.
Blaine annuì, mentre il sorriso tornava ad illuminargli il volto.
«Ci ha visto baciarci.»
E scoppiò a ridere.
 
 
 
Era ormai giovedì e anche l’ora di Glee era giunta al suo termine.
A parte Kurt, Blaine e Finn, che ancora non sapevano come avrebbero completato il compito, tutti quanti avevano cantato qualcosa: Santana e Brittany, per esempio, si erano espresse con una versione tutta al femminile di “I’m a Believer”, mentre Tina aveva dedicato a Mike “Wanna Believe”, prima di scoppiare a piangere tra le sue braccia.
Finn aveva ancora uno sguardo pensieroso dalla performance di Rachel, che gli aveva cantato “I Still Believe in Love” quello stesso giorno, quando Kurt lo riscosse dal suo stato di trance.
«Finn, tu sai già cosa canterai?» gli domandò, mentre uscivano dall’edificio scolastico.
«Non ne ho idea.» rispose l’altro, grattandosi la testa, «A dir la verità non so neanche più in cosa credere, come faccio a cantare qualcosa?»
Kurt si parò davanti a lui, bloccandogli la strada e poggiandogli una mano sulla spalla. Attorno a loro, gli studenti che uscivano dai vari club si stavano tutti dirigendo verso il parcheggio.
«Qui c’è bisogno di una chiacchierata tra fratelli.» dichiarò, serio.
«No, Kurt, davvero, non c’è bisogno-
«Sì che c’è bisogno. Cosa credi, che non mi sia accorto che sei strano da qualche giorno?»
Poi, abbassò la voce tanto da ridurla a un sussurro.
«C’entra… la proposta di matrimonio?» domandò, avvicinandosi di poco a lui.
Finn spalancò gli occhi, allontanandosi di scatto e agitando le mani davanti a sé «Non ad alta voce, amico! Vuoi che ti sentano tutti?»
Kurt scosse la testa.
«D’accordo, allora. Accompagno Blaine a casa, e quando torno ne parliamo. A dopo.» lo salutò, e se ne andò.
Finn sospirò.
Con Kurt, era inutile protestare.
 
 
 
 
«Sono tornato!» gridò Kurt, entrando in casa. Appese borsa e giacca all’attaccapanni e, senza preoccuparsi di fare altro, si diresse direttamente in camera di Finn.
Trovò il fratello che ascoltava musica, steso sul letto; dalle cuffie i suoni giungevano tanto alti che perfino il ragazzo, in piedi sulla soglia della stanza, riusciva a sentirli.
Appena si accorse della sua presenza, il giovane Hudson gli rivolse un’espressione che voleva vagamente somigliare a un sorriso, ma sembrava più la smorfia di un uomo che si avvicina al patibolo, mentre si tirava a sedere, spegnendo la musica.
«Finn, sono seriamente preoccupato per il tuo udito. Quella musica era così alta che riuscivo a sentirla dal piano terra!» esclamò, lanciando un’occhiata all’I-Pod che Burt e Carole gli avevano regalato, dopo che lui aveva venduto il suo a Natale.
«Lascia perdere… Allora, cosa avete fatto tu e Blaine? No, anzi, aspetta, questo davvero non ci tengo a saperlo, non dirmelo per piacere! Ehm… com’è andata a scuola?» cominciò a dire Finn a raffica, senza quasi respirare tra una frase all’altra, con il solito sorriso che faceva quand’era imbarazzato o stava nascondendo qualcosa.
Hummel sospirò, alzando gli occhi al cielo con fare teatrale. «Finn, per quanto tu ti rifiuti di crederci, io e Blaine non passiamo ogni secondo che stiamo insieme a fare… cosacce.» affermò, arrossendo appena, «E in ogni caso…» continuò con sguardo duro, «Io e te dobbiamo finire il discorso di oggi e no, non puoi farci nulla, non puoi fuggire, non puoi cambiare argomento. Allora, che ti succede?»
 
Finn prese un profondo respiro e, guardando Kurt negli occhi e capendo che non sarebbe potuto scappare da quella conversazione, si rassegnò a parlare.
«L’altro giorno…» cominciò, con un sospiro, «quando mi hai fatto tutto quel discorso che come me ci sono poche persone e che anche io posso credere nel mio futuro, ecco… Ci ho riflettuto, e sono giunto alla conclusione che hai ragione. Ho parlato con Rachel, le ho spiegato che prima dovremmo… avviare i nostri sogni, e poi sposarci. Lei è d’accordo, mi ha dato ragione, e le ho detto di tenere l’anello come promessa.»
Hummel annuì. «Avete fatto bene. Non fareste che tarparvi le ali a vicenda.»
«Sì, non faremmo che targa… eh?»
«Lascia perdere; va avanti. Ma se lei è d’accordo, il problema qual è?»
 
Finn sospirò ancora, e si prese la testa tra le mani. A Kurt si strinse il cuore, nel vederlo così affranto.
«Il problema è che non sono sicuro di aver fatto la scelta giusta. Io amo Rachel, e chiedendole di sposarmi per poi ritirarmi… Mi sembra di abbandonarla, è come se ci fossimo lasciati, amico. E poi… Le ho detto di voler provare a seguire i miei sogni, ma mi sono accorto che non ne ho. Il Football era tutto ciò che vedevo nel mio futuro, oltre Rachel, e non sono sicuro di riuscire a trovare un nuovo sogno. Non riesco proprio a credere in me stesso…»
La sua voce era così debole, che per un istante Kurt pensò fosse sull’orlo del pianto. Gli passò un braccio attorno alle spalle, stringendolo per dargli conforto. Era strano pensare a come ora potesse tranquillamente fare una cosa del genere senza preoccuparsi di una reazione da parte dell’altro, mentre meno di due anni prima Finn l’avrebbe sicuramente allontanato, impaurito e disgustato.
«Finn… Hai così tanto da offrire al mondo, ma come puoi pretendere che gli altri credano in te, se prima tu non credi in te ste-
 
All’improvviso, si bloccò, e spalancò gli occhi. Lentamente, si allontanò da Finn, e si poggiò le mani in grembo, guardando dritto davanti a sé. L’altro ragazzo si girò verso di lui, con aria perplessa.
«Kurt? Che succ-
«Finn, sei un genio!» gridò Kurt, saltando in piedi e alzando le mani al cielo, girandosi per guardarlo.
«Woh, questa non è una cosa che mi dicono spesso. Perché sono un genio?»
«Credere in se stessi, Finn! È questa la chiave!» esclamò Hummel.
In quel momento, Hudson si sentiva tutt’altro che un genio. La chiave? La chiave di cosa? Per risolvere il suo problema? Beh, a lui sembrava piuttosto un dato di fatto. Che Kurt ci fosse arrivato solo ora?
Ciò voleva dire che aveva capito qualcosa prima di Kurt?!
Allora sì che era un genio!
 
«L’ho sempre saputo, io!» esclamò Finn, con un sorriso fiero, a testa alta.
Kurt aveva cominciato a muoversi freneticamente nella stanza, in preda all’agitazione. «Perfetto! C’est magnifique! Devo dirlo a Blaine! Ci aiuterai?»
 
Bene. Ciao ciao, momento di genialità.
Finn era tornato a essere lo sciocco gigante che non capiva nulla.
Perché avrebbe dovuto aiutarli? A fare cosa, poi? E Blaine che c’entrava in tutto questo?!
Spalancò gli occhi con espressione terrorizzata nel momento stesso in cui giunse a una conclusione.
«Non ho intenzione di fare una cosa a tre con il tuo ragazzo! Amico, siamo fratelli e ti voglio bene, ma te lo puoi scordare!»
L’entusiasmo di Kurt sparì completamente dal suo viso, per far posto alla confusione, che si trasformò in disgusto appena capì di cosa stesse parlando. Santa Barbra, quel ragazzo guardava decisamente troppi filmacci! Kurt si sentiva violato nello spirito. Era orribile anche solo pensare una cosa del genere!
«Finn!» esclamò, la voce più alta di un’ottava, «Sei disgustoso! Ma come puoi andare a pensare una cosa del genere?! Siamo fratelli! Oh mia Gaga che schifo!» esclamò, chiudendo gli occhi per cercare di togliersi dalla testa l’immagine che vi si era appena formata.
Finn aprì la bocca per parlare, ma a quanto pare Kurt non aveva ancora finito di esprimere il suo orrore. «Te l’ho detto neanche cinque minuti fa, Finn, io e Blaine non facciamo solo… sesso, perché non ti rassegni?! Cos’è, ti piace l’idea?! Non riuscirò più a togliermi quest’immagine dalla testa, ed è tutta colpa tua! Sono rovinato a vita! La mia pelle ne risentirà, ne sono sicuro, dovrò farmi un lifting a diciotto anni per le rughe di disgusto che mi verranno a causa tua
Finn ascoltò vagamente terrorizzato la crisi isterica da tredicenne in crisi ormonale di Kurt. Quando vide che si era finalmente zittito, e stava cercando di riprendere fiato, prese parola.
«Fratello, calmati, ho solo capito male, non c’è bisogno di arrabbiarsi e no l’idea non mi piace proprio per niente ti prego non farti strane idee!» esclamò, nonostante stesse tirando un sospiro di sollievo, dentro di sé.
«Ma allora cos’è che dovete fare tu e Blaine, e perché vi devo aiutare?» chiese, guardando Kurt, con aria seriamente confusa.
Il giovane Hummel sospirò: Finn era davvero lento quando si trattava di capire le cose. In volto, però, gli tornò il sorriso: la sua idea era a dir poco geniale e perfetta, e nulla avrebbe cambiato ciò; quindi si armò di pazienza e cominciò a spiegare.
 
«La canzone per il Glee, Finn. Si tratta di credere in qualcosa, ricordi? Eppure, la prima persona in cui bisogna credere è se stessi. Beh, tu di autostima non ne hai affatto, a Blaine scompare magicamente quando non si trova su un palco, o al centro dell’attenzione, quindi direi che è perfetta per voi!»
Finn annuì, capendo improvvisamente cosa l’altro volesse dire. In effetti, Kurt aveva ragione: l’idea era fantastica, e considerando le loro situazioni, ideale.
«Giusto! Amico, è un’idea grandissima! Ma… tu di autostima ne hai fin troppa, quindi cosa c’entri? Senza offesa, eh.»
 
Kurt sospirò con fare, teatrale, scuotendo la testa. «Proprio perché ne ho a bizzeffe, Finn. Se non avessi creduto in me stesso, credi che sarei qui a poter parlare con te? Mi avrebbero spezzato, Finn, se solo gliel’avessi permesso.»
La voce del ragazzo si era ridotta ad un sussurro, mentre negli occhi viaggiavano le immagini delle persecuzioni dei bulli dei due anni precedenti. Kurt sapeva che non c’erano ragazzi fortunati, forti come lui; ragazzi che subivano le stesse torture che lui era stato costretto a sopportare, e decidevano di farla finita.
C’era una sola persona che Kurt ringraziava, per non essere diventato uno di loro.
Se stesso.
 
«Hai ragione, amico! Sei un figo!» esclamò Finn, alzandosi e battendogli una pacca sulla spalla con un enorme sorriso. Non voleva che Kurt ripensasse a quei momenti, non voleva vederlo rattristarsi; soprattutto perché ogni volta che vedeva nei suoi occhi il dolore, non poteva fare a meno di stare male. Quando Kurt aveva avuto bisogno di lui, Finn non c’era stato, e il senso di colpa ancora non lo lasciava.
 
Kurt sorrise di rimando, mettendosi una mano sul fianco. «Lo so, grazie. Allora, ci stai?» domandò, tendendogli la mano.
«Certo che ci sto! Hai già in mente qualcosa?»
L’espressione di Kurt si fece pensierosa. «Credo di sì. Ne parlo con Blaine, tra mezz’ora massimo ti so dare una risposta.»
Finn scosse la testa, mettendosi a ridere. «Mezz’ora? Amico, se ti metti a telefono con lui, mezz’ora la passate solo a decidere chi deve mettere giù tra i due!»
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno successivo, al Glee Club, Finn si alzò in piedi e prese parola appena il professore entrò nella stanza, senza neanche dargli il tempo di salutare.
«Mr. Shue? Io, Kurt e Blaine avremmo qualcosa per il compito della settimana.» esordì. Kurt lo guardò con aria di rimprovero.
«Ottimo, ragazzi! Pensavo non ce l’avreste fatta, dato che è già venerd’. Allora, forza!» esclamò, con la sua solita allegria. Si sedette al posto precedentemente occupato da Finn, mentre anche Kurt e Blaine si alzavano ed andavano a prendere posto, Kurt al centro della stanza, accanto a Finn, e Blaine al violino. Era la prima volta che mostrava pubblicamente al Glee la sua abilità con gli strumenti musicali, ma lo avevano visto suonare, da solo, chitarra, pianoforte, batteria ed armonica.
«C’è uno strumento che non sappia suonare?» bisbigliò Rory a Puck, seduto accanto a lui. L’altro ragazzo fece un’alzata di spalle. 
«Amico, di Blaine ne so quanto te, davvero.»
 
«Ehm.. Abbiamo scelto questa canzone perché…» Finn si bloccò; le parole improvvisamente non uscivano più dalle sue labbra. C’era così tanto da dire, che non sapeva da dove cominciare.
«Finn, se permetti.» domandò spazio Kurt con un cenno del capo; «Abbiamo scelto questa canzone perché possiamo credere in tante cose: negli amici, nella musica, nell’amore…» lanciò un rapido sguardo a Blaine, che lo stava osservando, rapito. Sorrise. «Ma tutto questo non basta, se non crediamo in noi stessi. Tutto questo non ha senso, se non sappiamo di poter raggiungere ciò che vogliamo.»
 
Rachel diede un piccolo cenno di assenso, pienamente convinta delle parole del suo migliore amico; quando subito dopo la base partì e Blaine cominciò a suonare, si portò le mani a coprire la bocca spalancata. Era perfetta!
 
Kurt si morse il labbro, immobile, mentre Finn dondolava spostando il peso da un piede all’altro, in imbarazzo.
Lanciò un’ultima occhiata dietro di sé. Sulla lavagna troneggiava ancora la scritta “Don’t Stop Believing”.
E cominciò a cantare.
 

Kurt: I used to think that I could not go wrong
And life was nothing but that an awful song

 
Cantò tali parole con tanto sentimento, tanta rassegnazione, tanto dolore, che Blaine sentì il cuore stringersi tanto da far male. Tutto quello che Kurt aveva passato, il non essere accettato, il rifiuto di se stesso, il dolore di sapere di non avere nessuno su cui contare, il bullismo… La voce del suo ragazzo era impregnata di tutto ciò, e lo colpiva come una doccia gelida, ma delicata; rivoli di emozione gli scorrevano sulla pelle ed entravano in lui, riempiendogli e svuotandogli il cuore nello stesso momento.
 

Kurt: But now I know the meaning of true love
I'm leaning on the everlasting arms

 
Kurt guardò Blaine, cantando quelle parole. E non gli importava che lo stessero guardando tutti e che tutti potessero vedere lo sguardo che gli stava rivolgendo.
Perché era vero.
Lui aveva scoperto il vero volto dell’amore.
E aveva due labbra bellissime, due occhi che brillavano, un’espressione da cucciolo bisognoso e due ridicole sopracciglia triangolari.
Sorrise, perché lo stesso pensiero riflesso negli occhi di Blaine.
Ed era tutto ciò che gli serviva.
Si avvicinò a lui, e nel suo sguardo innamorato trovò la forza per cantare le parole seguenti.
 

Kurt: If I can see it, then I can do it
If I just believe it, there's nothing to it

 
Strinse le mani a pugno, aprendo poco le braccia, e guardò negli occhi ognuno di quei ragazzi, quei ragazzi che erano anche la sua famiglia.
 

Kurt: I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away

 
Le voci di Blaine e Finn si unirono alla sua.
 

Kurt, Blaine, Finn: I believe I can soar
I see me running through that open door
I believe I can fly
I believe I can fly
Oh I believe I can fly

 
Kurt smise di cantare, per lasciare il posto a Finn, e in quel momento seppe che tutti i suoi amici erano fieri di lui.
Soprattutto, però, Kurt era fiero di se stesso. Aveva affrontato tanto, nella sua vita, ma aveva sempre trovato la forza di alzarsi di nuovo in piedi, guardare il Destino, Dio, o qualunque entità fosse che gli mandava tutte quelle sciagure, e dire: “Ehi, sopporto la vista dell’abbigliamento di Rachel Berry tutti i giorni, e tu pensi di abbattermi così?”
Sì, Kurt era fiero di se stesso e di ciò che aveva raggiunto, perché sapeva che anche se non avesse incontrato Blaine, sarebbe riuscito ad andare avanti a testa alta lo stesso.
 
Perché Kurt aveva una forza che nessuno poteva schiacciare. Kurt aveva qualcosa negli occhi, che nessuno poteva spezzare. 
 
 
Quando Kurt gli lasciò il posto, Finn prese un profondo respiro. Era giunto il suo turno, avrebbe dovuto dimostrare ai suoi amici – e a se stesso – che lui era convinto di potercela fare.
 

Finn: See I was on the verge of breaking down
Sometimes silence can seem so loud

 
Le parole cominciarono a scorrere dentro di lui, ed improvvisamente non aveva più paura. Sentiva una nuova forza nascere dal proprio cuore; era la musica a dargli questa forza.
Ma… non solo. Perché cantando, Finn si rese conto che la musica non era nulla, senza qualcuno che la esprimesse al mondo. Ed era lui, in quel momento, a coprire quel ruolo – la musica non sarebbe stata nulla senza di lui. Era lui a dare il via a tutto, lui a poter decidere le sorti di quella canzone.
E allo stesso modo, avrebbe deciso le sorti della propria vita.
 

Finn: There are miracles in life I must achieve
But first I know it starts inside of me, oh

 
Certo, non era un granché né come cantante, né come giocatore di football, e non lo sarebbe di certo mai stato come ballerino. Avrebbe fatto fatica a trovare un nuovo sogno, avrebbe dovuto lottare.
Ma non importava. Avrebbe compiuto il primo passo.
Anzi, l’aveva già compiuto.
Il primo passo era avvenuto dentro di sé.
 
In quel momento, vide Blaine avvicinarsi a lui: era ora di lasciargli le luci della ribalta. Dopotutto, nonostante le apparenze, anche lui aveva bisogno di quella canzone.
 
Nell’istante prima che cominciasse a cantare, Blaine vide la vita con Cooper passargli davanti agli occhi ad una velocità esorbitante. Non aveva mai sentito suo fratello cantare, ma aveva la netta sensazione che se ci avesse provato, lo avrebbe battuto anche in quello.
Si girò verso Kurt. Il suo ragazzo era lì, e lo guardava con aria d’incoraggiamento e di orgoglio.
 

Blaine: If I can see it, then I beat it
If I just believe it, there's nothing to it

 
Cantando quelle parole, guardando gli occhi di Kurt e trovandovi la fiducia, decise che non importava che Cooper fosse migliore in tutto ciò che faceva; Blaine avrebbe lottato per ciò che amava. Suo fratello non gli avrebbe tolto la musica, non gli avrebbe tolto l’amore: non l’avrebbe permesso. Blaine avrebbe combattuto con le unghie e con i denti, se fosse stato necessario; sarebbe andato contro tutto e tutti pur di tenersi stretto le uniche cose che amava.
E la forza per farlo, l’avrebbe trovata dentro di sé.
 

Blaine: I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away
Blaine, Kurt, Finn: I believe I can soar
I see me running through that open door
I believe I can fly
I believe I can fly
I believe I can fly

 
A Blaine non importava più essere migliore di Cooper, né di nessun altro.
 
Aveva la sua musica, aveva Kurt; e loro non l’avrebbero mai tradito.
 
E questo era tutto ciò di cui aveva bisogno.
 

Blaine: Hey, cause I believe in me, oh

 
Finn e Kurt, che si erano spostati dietro di lui, gli si avvicinarono. Finn passò un braccio attorno alle spalle del fratello, le cui dita corsero ad intrecciarsi con quelle di Blaine.
 

Finn: If I can see it, then I can do it
Blaine: If I just believe it, there's nothing to it

 
Come sotto tacito accordo si separarono, e cantando insieme, misero tutta la passione e la forza di cui erano capaci in ogni singola parola.
In quei pochi minuti, avevano dimostrato qualcosa. In quei pochi minuti, ognuno di loro aveva vinto una battaglia.
Certo, quella canzone non avrebbe improvvisamente convinto Finn di poter raggiungere tutto ciò che desiderava, o Blaine di valere quanto il fratello, ma era stato un primo passo.
E loro sapevano, che il primo passo, quello che avevano appena compiuto, era stato il più importante di quello che sarebbe stato un lungo viaggio.
Passo per passo, ce l’avrebbero fatta.
 

Kurt: Hey, if I just spread my wings
Finn: I can fly
Blaine: I can fly
Kurt: I can fly, hey
Blaine: If I just spread my wings
Finn: I can fly
Blaine: Fly-eye-eye.

 

***Angolino di MoonBlossom***
Ed eccomi qui! Finita anche questa!
Spero abbiate gradito V.V Io sono davvero convinta delle cose che ho scritto, dell'insicurezza di questi personaggi. 
Soprattutto quella di Blaine. Oh, my baby ç.ç

Una cosa che devo assolutamente dire: metà di questa ff (ovvero la metà in cui c'è la canzone) l'avevo scritta ancora prima di Natale, quindi prima che si sapesse che avrebbero effettivamente cantato I Believe I Can Fly, QUINDI LA QUIPRESENTE MOONBLOSSOM è FINALMENTE (dopo milioni di tentativi) RIUSCITA A PREDIRE UNA CANZONE. 
Yeah. Ora sì che posso definirmi una vera Gleek.
Mi sento ultrastrapotentissima. 
Adoratemi.
Adoratemi.
Adoratemi ancora un po'...
...
Ma seriamente, chi ve lo fa fare di leggere sta roba? No, dico davvero, io avrei già premuto la simpatica x nell'angolo. Ma voi non fatelo! çwç

Altre cose da dire... Non mi sembra che ce ne siano. 
Spero vi sia piaciuta! Me la lasciate una recensioncina per dimostrarmi che non a tutti fa schifo ciò che scrivo, vero? <3 

Alla prossima, da un'irritantissima e lunaticissima
MoonBlossom (che vi vuole bene e vi dice ciao!)
 

   
 
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