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Autore: Vahly    17/02/2012    2 recensioni
Solo quarantotto stupidissime ore, normalmente gli sarebbero sembrate un’inezia. Ma essere legato, seduto a terra in un angolo della stanza con una pistola puntata contro… beh, aveva fatto sì che per Mike, quelle ultime quarantotto ore erano state lunghe un’eternità.
Poi era accaduto tutto in un attimo. La polizia che intimava al rapitore di arrendersi, che faceva irruzione. Fumogeni. Spari, grida. Un uomo che si avvicinava a lui e scioglieva le corde.
«Sei salvo. Va tutto bene.»

[hurt/comfort, leggero harvey/mike]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarantotto ore

 

 

 

Quarantotto ore.

Solo quarantotto stupidissime ore, normalmente gli sarebbero sembrate un’inezia. Ma essere legato, seduto a terra in un angolo della stanza con una pistola puntata contro… beh, aveva fatto sì che per Mike, quelle ultime quarantotto ore erano state lunghe un’eternità.

Poi era accaduto tutto in un attimo. La polizia che intimava al rapitore di arrendersi, che faceva irruzione. Fumogeni. Spari, grida. Un uomo che si avvicinava a lui e scioglieva le corde.

«Sei salvo. Va tutto bene.»

No, non andava affatto  bene. Mike aveva creduto che quando l’avrebbero liberato si sarebbe sentito meglio, libero da quel nodo in gola. E invece ancora non riusciva a credere che fosse tutto finito, di essere fuori pericolo.

Non riusciva a smettere di tremare.

 

Quando finalmente i paramedici ebbero finito di controllare che stesse bene, fu permesso ai suoi amici di raggiungerlo. Rachel e Harvey si avvicinarono a lui cautamente.

«Ho provato a contattare Jenny, ma…» cominciò la ragazza, con aria di scusa.

«Non importa.» Tagliò corto Mike. «Non ci sentiamo più. Probabilmente non sarebbe venuta lo stesso, anche se fossi riuscita a chiamarla.»

E in un attimo, Mike fu colpito dalle sue stesse parole come da una pugnalata in pieno petto.

A Jenny non importava più nulla di lui, e Trevor non gli rivolgeva la parola da mesi. Le uniche persone a cui interessasse anche solo un minimo erano lì. Harvey aveva ripetuto milioni di volte che non ci teneva affatto a lui, mentre Rachel era molto più fredda da quando avevano deciso che non era il caso di avere una relazione e probabilmente era lì unicamente per senso del dovere.

La sensazione di essere solo al mondo quasi lo schiacciò, assieme al dubbio. “Se fossi morto, se mi avessero sparato… sarebbe dispiaciuto davvero a qualcuno?”

Non voluta, l’immagine di quell’uomo che premeva il grilletto gli affiorò nella mente.

Sentiva le lacrime premere per uscire. «Voglio tornare a casa,» mormorò.

«Ti accompagno io,» si offrì Harvey, e Mike non era sicuro di poter accettare. Ma Harvey lo prese per un braccio, e così non ebbe il tempo neppure di protestare.

 

In macchina nessuno dei due pronunciò una parola, finché l’avvocato non parcheggiò la macchina. Solo allora Mike si rese conto che non erano affatto nelle vicinanze del suo appartamento.

«Ma dove…?»

«Stanotte dormi da me,» affermò l’uomo, con un tono che non ammetteva repliche.

Mike rispose comunque.

«Cosa? No, voglio tornare a casa. Per favore, sono stanco, voglio solo poter riposare e…»

«Riposerai a casa mia,» insistette Harvey mentre usciva dall’auto.

Aprì la portiera di Mike e lo fece uscire. Il ragazzo non protestò ulteriormente: troppa era la stanchezza, la spossatezza. E sentiva un vago senso di vertigine e di straniamento, come se quella che lo circondava non fosse la realtà.

Harvey lo condusse fino a casa, e lo spinse dentro quando vide che esitava.

«Stai tremando…» mormorò. Lo prese per una spalla, e Mike si scansò  di istinto.

«Scusa,» pigolò. «Io…»

«Va bene. Siediti, ti preparo un tè.»

Harvey non era appena uscito dalla stanza, che Mike si rese conto di essere rimasto da solo. Solo, in un ambiente che non conosceva. Davanti ai suoi occhi di nuovo quella pistola, quello sguardo carico di odio nei suoi confronti.

Finché non sentì due braccia forti stringerlo, e cancellare tutto. «Ehi, va tutto bene.»

La voce di Harvey. Calda, protettiva, rassicurante.

«Scusa. Non volevo… non devi preoccuparti.»

Harvey lo strinse più forte. «Già. Come se potessi smettere di farlo.»

Mike singhiozzò. «Sembra quasi che ti importi…» e l’avvocato si allontanò un po’ da lui.

«Sembra quasi che mi importi? Ma stai scherzando?! Certo che mi importa! Se ti fosse successo qualcosa oggi…» si interruppe. Prese un fazzoletto dalla tasca e asciugò gli occhi dell’assistente. «Dio Mike, credevo che fossi più intelligente di così. Il fatto che ti dica sempre che non mi affeziono a nessuno non vuol dire che sia vero, sai? E quando mi hanno detto che eri prigioniero di Anderson… è stata colpa mia, se avessi ottenuto l’ergastolo non sarebbe mai uscito di prigione, non avrebbe mai potuto vendicarsi. Ma giuro che non permetterò mai più che accada una cosa del genere, giuro che ti proteggerò da qualsiasi cosa.»

Mike annuì, gli occhi ancora colmi di lacrime. Harvey lo abbracciò di nuovo. «E giuro anche che domani mattina rinnegherò qualunque cosa io abbia detto o fatto stasera.»

Riuscì a strappare una risata a Mike, che si aggrappò a lui. E ora, protetto dal suo corpo solido e caldo, si sentiva un po’ più al sicuro.

«Questa notte… posso dormire con te?» domandò a bassa voce Mike.

«Solo se includiamo anche questo nell’elenco di cose di cui da domani non parleremo più,» rispose l’avvocato.

«Non ne farò mai parola, giuro.»

Harvey sciolse l’abbraccio, e gli scompigliò i capelli con la mano. «Allora va bene.»

   
 
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