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Autore: vento di luce    17/02/2012    17 recensioni
Una notte a Versailles,
un Re ed un Conte,
i loro pensieri,le loro inquietudini,
l'amore per la stessa donna ...
Protagonisti Hans Axel di Fersen e Luigi XVI
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel von Fersen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. I personaggi non sono miei ma appartengono a Riyoko Ikeda. 

Saluto chi leggerà questo racconto, in questo bellissimo fandom.

 
*********
 
Versailles, 1777.
 
Abbiamo trascorso tutta la giornata insieme a passeggiare nei maestosi giardini della Reggia, a conversare amabilmente con gli altri cortigiani, a danzare nella grande sala dei ricevimenti.
Ma quando sono al vostro fianco, il tempo sembra non bastare mai Antonietta.
  -Fersen vi prego rimanete a palazzo questa sera- mi avete sussurrato sfiorandomi le labbra, dietro una colonna.
Allo schiudersi di quella bocca nel pronunciare simili parole, a quello sguardo cristallino ma deciso non ho saputo, non ho potuto resistere.
Perdonatemi mia amata ve ne prego, so che vi sto facendo del male.
  -Il Conte di Fersen ed il duca D’Artois e consorte si tratterranno a palazzo questa notte, fate preparare i loro appartamenti- avete ordinato ai vostri servitori, prima di ritirarvi nei vostri appartamenti. – Tutto deve essere come me da me predisposto. -
Solo una Regina può parlare in un modo così autorevole ma gentile e voi siete una grande Regina.
Da quando vi conobbi a quella festa in maschera,quel lontano gennaio del 1774, è come se la mia vita fino ad allora non avesse avuto un senso.
   -Ho saputo che anche voi prenderete parte alla sfilata di domani Fersen- mi ha sussurrato il conte di Girodelle, mentre gli ultimi ospiti stavano lasciando la grande sala della Reggia, ridestandomi dai miei pensieri. –Mi raccomando domani mattina  rivolgetevi a me per le ultime disposizioni.
 La parata militare in onore dell’ambasciatore austriaco, un evento importante per Victor, per me la solita,banale scusa per giustificare la mia presenza a palazzo.
Non possiamo continuare così Antonietta, tutto questo deve finire.
  -Sua Maestà ha ballato con quell’uomo per tutta la serata. Avete visto come si guardavano?-
  - Chissà dove si incontreranno questa notte!-
  - Tanto quello straniero ha raggiunto il suo scopo!Ho sentito dire che sarà presto investito di una delle più alte cariche militari-
Queste voci mi rimbombano nella testa da troppo tempo, non ce la faccio più!
Troppe malignità sul nostro conto,devono essere messe a tacere, prima che sia troppo tardi.
Non m’importa si parli male di me, ma non posso permettere che il vostro nome venga infangato, devo proteggervi, ad ogni costo.
Dicono che in America si stia combattendo per l’indipendenza, è lì che voglio andare, lontano da questo Paese che ho tanto amato,lontano da voi.
Lo so, potrei far non più ritorno, ma non piangete ve ne prego.
Non bagnate di lacrime amare il vostro bellissimo viso per un uomo che, da quando l’avete conosciuto, non vi ha fatta che soffrire.
Siete la Regina di Francia e dovete essere amata dai vostri sudditi come lo era vostra madre, non derisa come una qualunque cortigiana.
Io, Hans Axel di Fersen giuro sul mio onore che non si sentirà più parlare di me, la Francia si dimenticherà di quest’uomo venuto dal Nord, ve lo prometto.
E forse solo allora il mio cuore smetterà di sanguinare, solo allora troverà un po’ di pace.
Ma sappiate mia adorata che, se solo avessi potuto, avrei rinunciato alle proprietà, al titolo nobiliare, alla carriera militare, a qualunque cosa pur di avervi.
Vi amo come nessun’altra donna, brucio di passione per voi come questo liquore che ora mi sta attraversando la gola, scorrendomi dentro, come un fuoco divampante.
È veramente delizioso Oscar, vostro padre aveva ragione.
A volte non c’è miglior consolazione.
 Sapete Madamigella, un giorno di questi verrò a palazzo Jarjayes e ci  eserciteremo di nuovo con la spada, non potete lasciarmi partire senza darmi la rivincita.
Si, questa volta vincerò io,questa volta …
Ma cosa … le forze mi stanno abbandonando, sento le membra spossate, le palpebre pesanti, il rumore del bicchiere a terra in frantumi.
Sto forse sognando?
No, non sto sognando …
Io vi amo Antonietta e vi amerò per sempre, ricordatevelo.
 
 
Le mie dita scorrono sui vostri capelli morbidi, liberi dalle laboriose acconciature alle
quali siete costretta ogni giorno.
Tremo nel far scorrere la mia mano sul vostro corpo, percorrendone le forme minute.
Non posso andar oltre, non ne ho il coraggio.
Voi,la bellissima Maria Antonietta, sposata con uno come me, grasso, goffo, dagli occhi sporgenti.
  -Buonanotte mio Re- mi avete detto sfiorandomi una guancia come ogni sera, prima di mettervi a letto.
Dormite rannicchiata come una bambina, mentre Io vorrei baciare le vostre labbra rosee, accarezzare il vostro seno rotondo.
Ma come non fuggire davanti a tanta bellezza?
Mi sento intimorito, impacciato, come un adolescente.
Sono anni ormai che siamo sposati, ma le poche volte che abbiamo fatto l’amore non mi avete mai guardato negli occhi, mai sussurrato il vostro affetto.
Solo un dovere per voi, nient’altro.
Credete però che non abbia capito?
Ogni volta che incontrate quell’uomo dal fisico statuario le vostre iridi brillano di una luce intensa, le vostre labbra si distendono in un sorriso radioso.
Bruciate di passione per lui, lascereste tutto se poteste, pur di seguirlo.
Ma posso forse biasimarvi, voi che non siete mai stata padrona della vostra vita?
Avete lasciato la vostra famiglia d’origine giovanissima, siete stata costretta a sposarmi senza nemmeno conoscermi, il peso di un Paese vi è gravato sulle spalle nemmeno ventenne, dopo la morte di mio nonno.
Di cosa potrei rimproverare voi che mi avete dato un erede, che avete assolto al vostro compito di madre e di consorte, mentre non desideravate altro che fuggire?
Che state vivendo l’amore,quello vero, come qualsiasi ragazza? No, proprio non posso.
Ho fatto qualunque cosa per voi pur di vedervi sorridere, vestiti costosissimi, balli in maschera, debiti di gioco, tutto, ma non è bastato.
 Non sono mai stato adatto alla vita di corte, a presenziare gli impegni ufficiali, a subire le pressioni politiche, desideravo solamente una vita semplice al fianco vostro e dei nostri figli.
 Lo so, non sono un buon Re e forse nemmeno un buon marito, ma ho fatto il possibile per rendervi felice.
 Io vi amo Maria Antonietta, anche se desiderate quel conte svedese.
Potrei farlo allontanare, arrestare,sbattere in prigione,ma non provo ne odio ne rancore, solo una grande, profonda tristezza.
Quando vi distendete al mio fianco ogni sera, leggo nei vostri occhi la rassegnazione. 
Forse è questo quel che più mi fa soffrire.
 
 
 
 
Bussano alla porta, quanto tempo è passato?
Non riesco ad alzarmi, a scuotermi da questo torpore, vorrei non aprire gli occhi, non pensare a niente.
Vi prego lasciatemi in pace, lasciate che mi culli nel mio dolore.
Ma stanno bussando di nuovo.
Succede spesso da quando mi fermo alla Reggia per la notte, una volta una duchessa sposata, un’altra volta una giovane contessa, un’altra ancora una cameriera.
Mi cercano loro,dicono sia bellissimo. Ma se guardo allo specchio questi occhi velati di malinconia, queste labbra increspate in una smorfia, vedo solamente l’ombra di me stesso.
   -Signor Conte,posso entrare? Sono Laure– sussurra una voce delicata.
Questa sera no, non posso,deve tornare subito nelle sue stanze o strazierà il mio cuore più di quanto non lo sia questo bicchiere in frantumi.
  -Signor Conte,siete sveglio?-continua invece a ripetere.
È inutile fingere di dormire, è meglio apra o qualcuno potrebbe sentirla, sono già abbastanza compromesso.
  -Conte di Fersen,finalmente- mi dice accennando un sorriso.
  -Madamigella perdonatemi, ma dovreste essere nei vostri appartamenti a quest’ora della notte-  le rispondo aggrottando un sopracciglio.
   -Non preoccupatevi,non mi ha vista nessuno- controbatte sicura.
  -Prego accomodatevi- le  dico allora scettico, osservandone i delicati lineamenti del volto.
  -Perdonate l’impudenza,so che non dovrei essere qui– sussurra con voce vellutata- ma non riuscivo proprio a dormire questa sera. Volevo chiedervi se voi utilizzate qualcosa, non so qualche metodo per prender sonno.-
 Conosco questo modo di parlare, conosco questi sguardi, ma le lascerò condurre il gioco, non posso fare altrimenti.
  -L’unico mio rimedio è l’alcol Madamigella, ma non lo consiglierei di certo ad una giovane ragazza come voi. Pensate a qualcosa di piacevole,a qualcosa che amate.-
  -Veramente? Forse avete ragione– mi risponde prendendosi una ciocca di capelli fra due dita.
È seduta su una poltrona di velluto rosso vicino alla grande vetrata, come una gran dama, ostentando una sicurezza che non possiede, i suoi gesti la tradiscono. é ancora di una bellezza acerba,i lunghi capelli castani le incorniciano il volto dai grandi occhi chiari e dalle labbra piccole e ben delineate.
  -Ma in realtà io non riesco ad addormentarmi proprio perché non posso smettere di pensare ad una persona. -
Adesso si è alzata,avvicinandosi a me sempre più.
  -Vi prego signor Conte non interrompetemi o non ne avrò più il coraggio- mi dice sospirando, arrossendo in volto. - Da quando quel giorno sono caduta da cavallo, non ho fatto altro che pensarvi. Conservo ancora quel fazzoletto di raso con cui mi avete tamponato la ferita- continua poggiando le mie mani sul suo petto. - Come certamente ne sarete a conoscenza, sono stata promessa ad un altro uomo perché la mia famiglia è caduta in rovina, ma sappiate che,ogni volta che incontro i vostri occhi, non posso fare a meno di ...-
  -Madamigella io credo che … - le dico subito ma non faccio in tempo ad aprir bocca che sta già sfiorando le mie labbra.
È così giovane e bella ed io sono un uomo, non un’ipocrita, ma così farà del male solamente a se stessa.
Si è alzata in punta di piedi,accarezzando la mia schiena larga, è così delicata, così fragile.
Questo collo morbido e candido mi ricorda il vostro Antonietta, perdonatemi se potete,per le mie debolezze.
Quanti corpetti ho slacciato da quando sono giunto in questo Paese, in questo Palazzo non lo ricordo più.
E non voglio che soffriate anche a voi Laure, andatevene, andatevene finché siete in tempo.
  -Siete bellissimo Hans- mi sussurra invece affondando una mano fra i miei capelli,premendo il suo seno morbido sul mio torace– l’uomo più bello che abbia mai conosciuto. -
Ormai è troppo tardi, non mi resta anche questa volta che annegare il mio dolore in questo corpo fresco e pieno di vita.
 
 
Solo  in questo umile luogo, fra utensili arrugginiti e vecchi mobili polverosi trovo un po’ di serenità.
Quante volte mi sono rifugiato qui, mentre mi cercavate invano nelle grandi stanze del palazzo.
Troppe volte vi ho lasciata sola, fuggendo dalle mie responsabilità, perdonatemi se potete.
 Sono sempre stato un burattino nelle mani dei potenti, senza aver mai avuto il coraggio di oppormi.
Ho sempre cercato però di essere più disinvolto, più intraprendente per essere accettato da voi, ma come posso intrattenervi danzando, cogliendo rose o conversando di cose futili, io che possiedo un simile aspetto?
Mi dispiace mia Regina se non ci sono riuscito, se non sono l’uomo che desiderate.
Ma ho forgiato un altro lucchetto per voi, forse questa volta vi piacerà.
Sapete, domani mi piacerebbe trascorrere una giornata con i nostri figli, liberi da qualunque impegno ufficiale, come una normale famiglia.
Vorrei portare fuori Joseph a cavallo, mentre voi e la piccola Maria Teresa state distese a guardarci, mentre il calore del sole solletica la vostra pelle.
 Invece domani ci sarà la solita, frivola festa, il conte sfilerà in alta uniforme insieme agli altri componenti della guardia reale e voi sarete in prima fila ad ammirarlo.
Sono solamente un povero sciocco, si, un povero illuso.
Calde lacrime mi rigano il volto a questi pensieri, un Re non dovrebbe comportarsi in questo modo lo so, ma non riesco a trattenermi.
Non mi guardate mia Regina ve ne prego, non guardate questo uomo seduto a terra che piange come un bambino.
 
 
 
 
Dormite piccola Laure, dormite finché potete e non consumatevi in un amore impossibile come sto facendo io, avete tutta una vita davanti.
Vedrete che l’alba di domani illuminerà i vostri splendidi occhi e tornerete a sorridere.
Voi invece Antonietta non siete più la spensierata ragazza che avevo conosciuto anni fa o forse non lo siete mai stata.
Ma perché il destino è stato così crudele nei vostri confronti?
Devo andarmene subito o rischio di impazzire!
 Il pensiero di avervi così vicina, mentre dormite al fianco di vostro marito mi sta consumando.
Questo lungo corridoio quante volte l’ho percorso accompagnandovi nelle sale da gioco o nei salotti.
Vorrei varcare adesso la porta che conduce nelle vostre stanze e poter dormire con voi, come un qualunque consorte.
Invece dobbiamo amarci nei boschi avvolti in un mantello, mentre cerco di scaldare il vostro corpo infreddolito con il calore della mia pelle.
Cosa siamo se non dei fuggiaschi?
Il nostro è un amore impossibile.
Quante volte abbiamo danzato insieme in questa grande sala,mi sembra di udire ancora la dolcissima melodia col la quale stasera vi ho tenuta fra le mie braccia, forse per l’ultima volta.
Ma porterò con me il ricordo di questi luoghi incantevoli, come il vostro volto, come il vostro sorriso.
Non dimenticatemi mai amore mio,non dimenticate il conte Hans Axel di Fersen che è partito per combattere in onore della Francia.
E non piangete per la mia morte, non fatelo mai, promettetemelo!
Ma … sento dei passi provenire dall’altra parte della sala, dalla biblioteca.
A quest’ora la servitù dovrebbe essere a letto.
Che siate voi, possibile?
Forse mi stavate aspettando, si, per fare l’amore un’ultima volta.
 
 
L’aria fresca della notte penetra dalle fessure della vecchia porta di legno, comincia a far freddo ed un forte vento soffia da ovest.
Devo essermi addormentato, che ore saranno?
Non sono solito abbandonare la Reggia di notte, di solito preferisco passeggiare nei lunghi corridoi o guardare fuori dalla grande vetrata, che da sui giardini.
L'erba è bagnata ed alcuni rami secchi sono caduti a terra, deve esser piovuto abbondantemente.
Quante volte ho cacciato in questi boschi con gli altri nobili, una volta stavo anche per ferirmi seriamente, se non fosse intervenuta Madamigella Oscar.
Le volpi che ho ucciso sono finite tutte nei vostri armadi mia amata, io che non ho che un cappotto lacero.
Ho cercato sempre di accontentarvi, lo sapete bene.
 Ci sono donne che farebbero follie per avere quello che possedete voi, ma evidentemente non è bastato.
Amate quell’uomo, perdutamente, e non posso far niente per alleviare la vostra sofferenza.
Com’è diverso il Palazzo a quest’ora della notte, immerso in questo silenzio quasi mistico.
Non si odono le risate, le insulse chiacchiere di tutti quei cortigiani che la animano ogni giorno.
Mi sono sempre sentito di troppo in questi posti affollati,frivoli, mentre voi siete stata sempre perfettamente a vostro agio, come si conviene ad una Regina.
Io invece amo la tranquillità, la discrezione ed infatti sin da ragazzino, quando mio nonno era ancora in vita, venivo spesso in questa biblioteca per sfogliare le pagine di vecchi libri polverosi rannicchiato in un angolo, mentre i miei insegnanti mi cercavano.
Quante volte ho immaginato di visitare i luoghi che vedevo in questo atlante di geografia, di andare in Africa od in Oriente.
Chissà, magari un giorno sarò libero dai miei impegni e … un momento … sento dei rumori. Sarà il vento che soffia da qualche finestra dimenticata aperta dalla servitù, no, sono dei passi e provengono dal corridoio.
Che siate voi Maria Antonietta che mi state cercando?
Forse, per una volta, vi state finalmente preoccupando per me.
 
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