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Autore: Elpis    18/02/2012    9 recensioni
I personaggi di Kodocha sono cresciuti.
Sana è felicemente sposata con Akito, Naozumi convive con Fuka, Tsu ed Aya sono addirittura diventati genitori. Quanto a Rei, continua ad essere il manager affettuoso della sua pupilla e a coltivare il suo idillio con Asako.
Quattro coppie, ognuna con un passato diverso alle spalle.
Quattro coppie i cui destini si intrecciano in un gioco di linee dai contorni non ben definiti.
E se bastasse un test di gravidanza a ingarbugliare tutto e a rompere quei delicati equilibri?
Estratto 15° capitolo:
"Kami, vi prego, fate che almeno il bambino si salvi".
Una parte di lei avrebbe solo voluto abbandonarsi al vuoto dell'incoscienza, l'altra lottava per mantenere a fuoco ciò che la circondava e rimanere presente. Avvertiva un gran vuoto all'altezza del petto, un vuoto da cui nemmeno il dolore delle contrazioni riusciva a distrarre.
"Posso essere egoista, almeno per un momento?"
C'era un nome che martellava nella sua mente, più forte della voce dei medici, più insistente del rumore dei macchinari elettrici, più penetrante della paura.
"Akito-kun.
Ho bisogno di te, Akito-kun."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
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Due piccole osservazioni prima di lasciarvi al capitolo:
1. Nelle note ho messo spoiler perché la ff descrive la vita di una Sana e un Akito ormai adulti e nel fare ciò mi sono basata sul manga Deep Clear (seguito della serie  scritta da Obana e non ancora tradotto in italiano). Ovviamente non mi sono limitata a riportarne la trama, ho solo preso spunto, la maggior parte delle cose le ho inventate. Comunque gli spoiler ci saranno. Lettore avvisato!
2. Questa storia fa parte della serie “Endless Love” ma può benissimo essere letta come un qualcosa a sé. Detto questo, enjoy yourself! : )
 
 

 








 

 
 
                                                                                Prologo
 






 
 
 

Sana Kurata era china sul water e stava vomitando anche l’anima. Maledisse Akito – lui e le sue malsane idee di abbuffarsi di sushi all’una di notte – quando un cigolio tetro l’avvertì che la porta del bagno si stava aprendo.
La voce morbida di Asako Kurumi risuonò fra le pareti del grigio bagno degli studi televisivi.
<< Tutto bene, Sana-chan? >>
Avrebbe voluto rispondere, ma un nuovo conato la costrinse a piegarsi in due, gli occhi ermeticamente chiusi e lo stomaco che urlava pietà.
Delle dita fresche le sorressero la fronte e, alzando il viso,  ringraziò con un sorriso Asako per la sua premura. Il suo volto, un ovale pallido e perfetto, per un attimo le fece dimenticare il bruciore di stomaco. I capelli di una delicata sfumatura biondo miele erano raccolti in un’elegante acconciatura da cui fuoriuscivano alcune ciocche che catturavano la flebile luce al neon proveniente dal lampadario. I lineamenti delicati, i grandi occhi nocciola appena velati da un filo di trucco e le sottili labbra rosse, sembravano urlare femminilità da ogni poro.
Al suo confronto Sana si sentì uno schifo.
<< Puoi scusarti da parte mia con il regista? Non credo di essere in grado di girare al momento. >> disse con una voce flebile.
Il suo ultimo ingaggio consisteva in una serie televisiva dove lei e Asako erano co-protagoniste e l’idea che le riprese dovessero essere rimandate per via del suo malore la irritava non poco.
<< Non devi preoccuparti di queste cose, Sana-chan. Piuttosto, sei sicura di star bene? >>
La sua voce era venata di preoccupazione e Sana si affrettò a sorriderle, combattendo l’imbarazzo di farsi vedere da quella che per lei era stata un modello fin da bambina in quelle condizioni disastrose.
<< Sì, certo. È la seconda volta che mi capita questa settimana, colpa dell’alimentazione sbagliata, immagino. >>
Asako le rivolse un’occhiata dubbiosa, poi i suoi occhi si spalancarono. Si mordicchiò le labbra con espressione pensosa prima di chiederle, senza l’ombra di imbarazzo:
<< Quando è stata l’ultima volta che hai avuto il ciclo? >>
Sana sussultò, sorpresa dalla domanda. Che c’entravano le mestruazioni con il fatto che vomitava da dieci minuti buoni?
<< Dunque vediamo… poco più di un mese fa, credo. >> conteggiò rapidamente. Oddio, in matematica era sempre stata un disastro! Però due conti li sapeva ancora fare, no?  << Sono in ritardo di una settimana, ora che mi ci fai pensare. >> concluse annuendo fra sé e sé.
Asako impallidì. Un lento ma luminoso sorriso le affiorò alle labbra, mentre le lanciava uno sguardo penetrante.
<< Aspettami qui. Tornerò in un baleno. >> le comunicò prima di uscire frettolosamente dalla toilette.
Sana ne osservò perplessa la fuga precipitosa, chiedendosi cosa potesse averla indotta ad un comportamento così strano. Poi un nuovo conato di vomito la costrinse a mettere da parte i suoi dubbi e a concentrarsi solo sulle sue viscere che si stavano contorcendo.

 
                                                                                           ***
 

Un urlo penetrante squarciò il silenzio della notte. Tsuyoshi si agitò nel letto, coprendosi le orecchie con il guanciale. Strinse ancora più forte le palpebre, pregando silenziosamente che quel frastuono finisse e gli fosse concesso di sprofondare di nuovo nell’incoscienza. Per alcuni secondi nella stanza tornò la calma,  e Tsuyoshi osò abbandonarsi alla speranza, reclinando il capo contro il cuscino.
Un altro strillo, ancora più forte del precedente risuonò nell’aria, subito imitato da un secondo.
<< Tsu, vai tu? >> gli chiese la voce assonnata di Aya.
Tsuyoshi calciò le coperte, inforcò gli occhiali appoggiati sul comodino e rabbrividendo per il freddo, indossò la vestaglia.
Attraversò rapidamente la stanza e, ancora mezzo intontito, si chinò sulla grande culla che torreggiava al centro della camera da letto.
I piccoli si agitavano irrequieti e Misa, appena vide il volto del padre, allungò un pugno come per agguantare le lenti che creavano un gioco di luci sulle loro guance paffute.
Nonostante tutto Tsuyoshi sorrise con tenerezza ai due gemelli. Prese fra le braccia Shinichi e lo passò ad Aya che si era tirata a sedere. Il pianto del neonato si interruppe non appena la boccuccia famelica si attaccò con voracità al seno che quella aveva appena scoperto.
Misa invece la trattenne in collo, cullandola dolcemente e facendole quelle smorfie che  la facevano sempre ridere. Negli occhi marroni, con un accenno appena di verde intorno alla pupilla, Tsuyoshi riconobbe la fotocopia esatta dello sguardo della moglie. Uno strano nodo gli aggrovigliò le viscere.
Si girò verso il letto matrimoniale, osservando Aya.
Aveva delle pesanti occhiaie violacee, specchio delle stesse che adornavano il suo volto, e i capelli erano una bruna matassa intricata. La maternità le aveva addolcito i lineamenti e le curve, il seno quasi trasbordava dalla camicia da notte bianca che indossava. Con aria distrutta ma felice cantava una nenia a Shinichi, accarezzandogli piano il capo. Nell’osservarla alla luce fioca della lampada del comodino Tsuyoshi pensò che – proprio come si era immaginato – Aya si era calata con semplicità nel ruolo della madre premurosa.
Il vagito di Misa  che protestava perché aveva smesso di cullarla, gli risuonò nelle orecchie. Soffocando uno sbadiglio, riprese a dondolarla, avvertendo un principio di emicrania.
Fissò con sconforto l’orologio posto sul comò che indicava le quattro e mezzo di notte.
L’indomani il suo capo avrebbe di sicuro avuto qualcosa da ridire sulla sua concentrazione.
 
 
                                                                                        ***

 
<< Ti amo, Sakura. Prima di incontrare te, solo una donna mi aveva fatto sentire così, ma lei aveva già un altro e io mi sono adattato all’idea. >> Naozumi si interruppe, guardando la bella ragazza che aveva di fronte con sguardo trasognato. << Ho fatto di tutto per dimenticarla, mi sono persino messo con la sua migliore amica e stavo quasi per sposarla… >> rise, una risata triste ed amara che lo lasciò insoddisfatto. << Ma per me era solo un rimpiazzo, il suo volto ancora mi torturava la coscienza. >> si interruppe, cercando con lo sguardo gli occhi blu dell’altra, stringendole le mano con un gesto possessivo. << Solo con te sento di poter davvero lasciare il passato alle spalle.  Quando ti vedo il cuore inizia a battermi incessante contro il petto e la notte sogno le tue labbra rosse come il fuoco… Ti prego, Sakura, dimmi che provi lo stesso per me! >>
<< Eh… stop! Perfetto, smontate il set ragazzi. Naozumi, continua così! >>
Kamura si deterse il sudore con un fazzoletto e alzò il pollice in direzione del regista. Marika, la attrice con cui aveva appena recitato la scena d’amore, gli rivolse un sorriso lascivo prima di scendere dal set. Lo ignorò con una punta di disagio e si diresse a passo sostenuto verso i camerini. Si bloccò, la mano ancora sollevata e lo sguardo che gli si accendeva di piacere nell’osservare la donna che aveva di fronte.
Fuka Matsui indossava un tailleur blu che evidenziava il fisico snello e slanciato dei suoi ventitré anni. I cappelli, neri come l’ebano, erano racchiusi in uno chignon e il tacco dodici esaltava le gambe lunghe ed affusolate. Fra le mani stringeva una valigetta di pelle e l’immagine complessiva era quella di una giovane ma intraprendente donna in carriera.
<<  È così non hai ancora dimenticato l’unica donna di cui ti sei innamorato, eh? >> lo derise prima di attirarlo a sé e salutarlo con un bacio a fior di labbra.
Naozumi sorrise e le cinse la vita sottile con le braccia.
<< Cosa ci fai tu qui? >> le domandò ancora incantato ad osservarne la bocca morbida e piena. << Credevo che saresti rimasta nello studio fino a tardi. >>
<< Cambio di programmi. Il boss mi ha fatto uscire prima per buona condotta. >> gli soffiò contro giocosa, mentre con le dita giocherellava con una ciocca dei suoi capelli chiari.
<< Mmm >> mugolò Nao, rapito dalle sue carezze. << Potrei essere geloso, sai? >> le mormorò stringendola ancora di più a sé.
Alcuni membri del cast iniziarono a commentare la scena, ma Nao se ne infischiò delle loro battutine, catturato com’era dal sorriso di Fuka.
<< Oh, questa è bella! >> esclamò quella con un’occhiata scettica. << Tu dovresti essere geloso di me? Pensi che mi sia sfuggito il modo in cui ti guardava quella? >> domandò indicando con un cenno del capo l’attrice di prima.
<< Uh? Come mi guardava? >> chiese Naozumi simulando innocenza., mentre le dita disegnavano lenti ghirigori sulla sua schiena.
<< Come se volesse mangiarti. >> chiarì Fuka con una punta di veleno.
<< Come io sto guardando te adesso, quindi. >> mormorò imprimendole un bacio delicato sulla gola.
Fuka sospirò, rabbonita e Naozumi avvertì la tensione che lentamente le lasciava le spalle.
<< Ti va di fare un salto nel mio camerino? >> le chiese con voce maliziosa.
<< Non chiedo di meglio. >> gli rispose, intrecciando la mano alla sua e lasciandosi guidare da lui fra i corridoio degli studi televisivi.  

 
                                                                                                 ***
 
 
I gemelli si erano finalmente calmati. Erano adagiati nella culla e la loro pelle profumava ancora di latte. Ad osservarli in quel momento parevano due angeli e non i piccoli diavoletti che lo tenevano sveglio quasi tutte le notti. Tsuyoshi si diresse a passi stanchi, traballando un po’ sulle gambe, verso il grande letto matrimoniale e vi crollò con un sospiro soddisfatto. Osservò Aya, raggomitolata in posizione fetale, che già aveva ripreso a dormire. I lineamenti distesi e le mani strette a pugno la facevano assomigliare a una bambina. Per un attimo gli si affacciò alla memoria il ricordo delle elementari, quando Aya arrossiva dondolando i piedi per qualsiasi frase carina che le diceva  e  non smetteva di riempirlo di biscotti al cioccolato.
Tsuyoshi spense la luce e abbracciò la moglie da dietro, posando la testa nell’incavo della sua spalle.
 Si addormentò quasi all’istante.

 
                                                                                                ***

 

 

Naozumi la penetrò con un’unica spinta decisa. Fuka si puntellò sui gomiti, colpendo per sbaglio alcune boccette – lozioni per la pelle, cipria e quant’altro – che rovinarono a terra. Lui non se ne curò, preso dal piacere di affondare nel suo ventre caldo, di sentire le sue gambe toniche strette intorno ai fianchi. Coprì la bocca di Fuka con baci impazienti e voraci, zittendo i bassi gemiti che le uscivano dalle labbra. Con una mano slacciò velocemente i bottoni della sua camicetta, accarezzando il reggiseno di pizzo sottostante, mentre Matsui appoggiava la schiena allo specchio. Lo chignon che le tratteneva i capelli si sciolse e questi si riversarono in una massa scura e profumata sulle sue spalle. Nao vi immerse il viso, mentre le sollevava ancora di più la gonna sui fianchi e si muoveva impaziente dentro il suo corpo.
 Quando giunse al culmine, mormorò il suo nome, contro l’orecchio.
 
 
                                                                                                 ***
 
 
Quando Asako tornò, tutta trafelata, Sana ormai si sentiva meglio e si stava sciacquando la bocca al lavandino, cercando al contempo di ravvivare un po’ il suo colorito cadaverico.
<< Ecco qua! >> esclamò depositandole fra le braccia un sacchetto.
Sana lo osservò perplessa, prima di frugare al suo interno.
Quando i suoi occhi decifrarono la scritta “test di gravidanza”, il cuore le fece una buffa capriola nel petto.
 
 
 
 


 
Eccomi di nuovo!
Per questo capitolo ( scusate se è un po’ frammentato, ma è solo il prologo) i miei ringraziamenti vanno al mio incubo personale e alla mia stalkerina, senza di loro avrei di sicuro postato molto dopo questa ff! Purtroppo fra poco mi rincomincia l’università e sto scrivendo anche in altri fandom, quindi penso che gli aggiornamenti saranno molto lenti.
Detto questo spero di avervi incuriosito e che mi direte che ne pensate.
Un bacio
 Ely

 
 
 
  

 

  
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