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Autore: Jules_Black    18/02/2012    9 recensioni
"- Sinceramente, cosa prova per l’attuale convivente dell’uomo che ama? Odio? Rabbia?
- Dottore, io la bombarderei con bombe H.
- Signorina Courtney, le ho chiesto di definire il suo sentimento. Mi ha dato una risposta sbagliata, con allitterazione in “b”.
- In questo caso, posso definire quel tipo di sentimento come quello che sto provando per lei in questo preciso istante.
- Riconoscenza? Gratitudine?
- Dottore, la facevo un tipo intuitivo. Mi pare ovvio che non le sono riconoscente.
- In questo caso la mia parcella subirà un aumento sostanziale."

***
DuncanxCourney; Dottore| One-shot| Comica
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Dottore.
 

 
 
- Vuole gentilmente spiegarmi, signorina Courtney, perché ha deciso di attraversare tutta la città e venire qui da me, se passa tre quarti del nostro tempo a lamentarsi della mia presenza?
- Siamo seri, Dottore. Lei ha già capito il mio problema e gode nel vedermi in imbarazzo.
- Signorina Courtney, in venticinque parole, perché è qui?
- Ho volontariamente mandato a monte la mia storia d’amore ed ho vinto il più importante processo della mia vita. Tutto nello stesso istante. Ventitré parole.
- Lei è un’anfibologia vivente, signorina Courtney. Tuttavia, dato che non ha mancato di insultare la mia professione da quando è entrata qui, credo che non sia un caso disperato. Forse più un caso “arrabbiato”.
 
 
Non credo che il termine “strizzacervelli” sia abbastanza eloquente per definire il Dottore.
E’ un uomo strano, sulla cinquantina; capelli brizzolati e baffo all’ingiù.
Quel genere di persona che al liceo doveva essere considerata sfigata.
Le mie visite al Dottore sono iniziate in seguito a quello che lui ha definito “crollo emotivo”.
Non è mai stata una persona stabile, vero?
Un misto tra depressione e manie da super-donna.
Vita lavorativa al top, vita sentimentale come quella di un tricheco in Antartide.
Giornate intense in tribunale, sere desolate in pigiama con una confezione di gelato al cioccolato davanti.
Il tutto per colpa dell’orso chiodato e della gotica color fantasma che hanno deciso di prendersi, nuovamente, gioco di me.
 
- Sinceramente, cosa prova per l’attuale convivente dell’uomo che ama? Odio? Rabbia?
- Dottore, io la bombarderei con bombe H.
- Signorina Courtney, le ho chiesto di definire il suo sentimento. Mi ha dato una risposta sbagliata, con allitterazione in “b”.
- In questo caso, posso definire quel tipo di sentimento come quello che sto provando per lei in questo preciso istante.
- Riconoscenza? Gratitudine?
- Dottore, la facevo un tipo intuitivo. Mi pare ovvio che non le sono riconoscente.
- In questo caso la mia parcella subirà un aumento sostanziale.
 
Il Dottore vive di figure retoriche. Analizza ogni mia frase.
Sembra vivere in un mondo a parte, fatto di psiche, comportamenti e caratteri.
E’ grigiore allo stato puro, quell’uomo.
Vive sepolto tra vecchi manuali di psichiatria, psicoanalisi, psicologia.
O psicologia relativa, come la definisco io.
In ogni caso passo tre ore settimanali nel suo studio incrostato di polvere, con il suo sguardo acquoso che mi scruta.
E tutto per colpa di Duncan. Ancora.
Per colpa di quel processo che ha accresciuto incredibilmente il mio patrimonio.
Per dirla con le parole del Dottore, siamo davanti ad un’antitesi.
E tocca a lui trovare una soluzione.
 
***
La mia altalenante relazione con Duncan è iniziata tanto tempo fa.
Avevo appena infranto le regole per la prima volta nella mia vita e mi sembrava giusto concludere degnamente la serata.
La nostra storia ha esordito come un cliché vivente e si è chiusa in un’aula di tribunale.
Secondo il Dottore, il finale a effetto è stato molto divertente e stimolante.
Ha fatto in modo che mi mettessi in discussione e che iniziassi a pensare che, in fondo, molto in fondo, la colpa non era solo di Duncan, ma anche la mia.
Peccato che non stiamo facendo terapia di coppia ed io sono l’unica ad avere colloqui con il Dottore.
Signorina Courtney, oggi pomeriggio stabiliremo il livello del suo autocontrollo.
Il Dottore è un tipo snervante. Vuole avere sempre ragione.
Secondo lui, dovrebbe iniziare a passarmi per l’anticamera del cervello che ha davvero ragione.
 
- Signorina Courtney, a nessuno piace fallire. Considerata la sua competitività, dire che preferirebbe fare harakiri piuttosto che perdere.
- Dottore, le ricordo che non sono qui per commettere il suicidio dei samurai. Sono qui per riprendermi l’uomo che mi spetta.
- Deve iniziare a staccarsi da questa visione tanto possessiva dell’amore. Duncan non è suo; è un uomo libero.
- Se continuerà a stare con Gwen, sarà presto un uomo morto.
- Le ricordo che l’omicidio rappresenta un azione in cui bisogna infrangere molte regole.
- In alcuni casi si può accantonare il diritto alla vita. Pur non volendo uccidere lui, potrei uccidere Gwen. Questo porterebbe all’attuazione concreta del mio diritto alla felicità.
- Lo sa quando è comparsa per la prima volta la dicitura “diritto alla felicità”?
- Rivoluzione americana. Dichiarazione d’Indipendenza.
- Benissimo, risposta esatta. Vuole mettere su la stessa guerra e magari inserire nello sterminio anche un altro paio di Indiani? Non credo. Perciò rimanga fedele ai suoi principi e non aggredisca nessuno.
 
Grazie al Dottore sto imparando a controllare la mia rabbia.
Ad esempio, l’altro pomeriggio stavo tranquillamente facendo la spesa quando una gotica qualunque ha deciso di rubarmi l’ultimo pacchetto di biscotti al limone.
Mi sono astenuta dal tirarle contro dieci lattine di passata.
Tutto per merito del Dottore.
Il problema si è posto nel momento esatto in cui ho deciso di lanciarle contro una busta di patatine.
Almeno non ha rischiato una commozione cerebrale.
Ed io mi sono presa i miei biscotti al limone.
Se non è autocontrollo, questo…
 
***
Non credo di aver mai ben capito come mai Duncan mi abbia lasciata per Gwen.
Voglio dire, io sono tutto quello che un uomo potrebbe mai desiderare.
Gwen è… Un cadavere con i capelli a strisce.
Una pallida ombra.
La donna con cui il mio fidanzato probabilmente si sta rotolando nel letto in questo momento.
Il Dottore teme che io non stia facendo progressi ultimamente.
Il lavoro mi disintegra e sono più nervosa e stanca di prima.
Ho un processo enorme tra le mani e spero che non mi costi quanto quello di Duncan.
Perché sì, è stato il mio fidanzato che ho dovuto tirar fuori da un gigantesco giro di truffe.
Peccato che non avevo messo in conto quanto testimoni ed imputati potessero legare.
E bum!
A processo finito, mentre io esultavo e mi prendevo tutti i meriti con grande modestia, loro hanno deciso di baciarsi.
Li ho trovati avvinghiati come due amebe vicino la macchinetta del caffè.
Uno di questi caffè è finito in testa alla gotica, l’altro mi ha macchiato la giacca costosa.
Ho mandato alla gotica il conto della tintoria.
 
- Signorina Courtney, lei è troppo vendicativa. Deve imparare a gestire il flusso immane della sua rabbia. Si tranquillizzi, si controlli, si limiti.
- Climax ascendente non necessario, Dottore. So bene come gestire il mio umore.
- Courtney…
- Signorina Courtney, Dottore.
L’uomo sorride.
- Signorina Courtney, esistono dei limiti nei comportamenti. Lei li ha superati tutti. E’ disposta a tornare indietro oppure vuole continuare a crogiolarsi nella sua mezza vita, ripensando costantemente a Duncan?
- Dottore, mi sta dicendo che non c’è più nulla da fare?
- Le sto dicendo che questa volta ha perso. Game over. E ora se non le spiace, avrei un altro paziente.
- Dottore, lei non può farmi andare via così!
- Signorina Courtney, esistono dei limiti, le ripeto. Lei li ha superati, anche con me. Non era necessario distruggere la mia autostima in tutti questi incontri.
- Dottore, io… Lei non può essere complessato in questo modo! Sono io la complessata qui, la malata, la pazza!
- Signorina Courtney, per questo motivo Duncan l’ha lasciata. Ora vada via, la prego.
- Dottore…
- Vada via.
 
***
Le mie visite al Dottore sono finite un mese fa.
Lui mi ha cacciata ignobilmente dallo studio, cacciata dalla sua lista dei pazienti.
Per questo motivo Duncan l’ha lasciata.
Quale astruso motivo, avrei voluto gridargli.
Per quel motivo mi sono sorbita le sue chiacchiere ed ho sborsato dollari dopo dollari.
Per quel motivo ho deciso di finire nella stanza polverosa di uno psicologo!
Guardo con rabbia le gocce che cadono lungo il vetro, senza un rumore.
Senza nulla di nulla.
Senza lasciare traccia.
Non mi sentivo così respinta da quando Johnny Harper a dieci anni rifiutò il mio biglietto di San Valentino.
Lo odiai per mesi.
Ogni giorno gli rovesciavo della scolorina nello zaino, fin quando lui non mi beccò.
Alla fine mi spiegò di avermi rifiutato, anche se ero carina, solo perché gli sembravo un po’ troppo esaurita.
Con il senno di poi, avrei tanto voluto rispondergli che una bambina di dieci anni non può essere esaurita.
Invece me ne andai, nascondendo una lacrimuccia.
Non posso fare a meno di pensare che Duncan mi abbia lasciata per lo stesso motivo di Harper.
 
***
Delle visite al Dottore ricordo semplicemente l’inutilità apparente.
Mi lasciava parlare, parlare.
Parlare per ore, monopolizzavo la scena.
E poi mi istigava con le sue analisi troppo dettagliate.
Deve iniziare a concedersi di sentire emozioni diverse dalla rabbia.
Non ho mai preso troppo sul serio il Dottore.
Mi sembrava troppo lontano dal mio mondo e dalla mia condizione.
Magari non ha mai avuto nemmeno una ragazza.
Deve riuscire a scagliare lontano da sé la rabbia.
E’ come il giavellotto, più lo scaglia lontano, più possibilità ha di vincere le Olimpiadi.
Ottima metafora, Dottore.
Peccato che non sono bastati i miei pochi metri per vincere la gara, nemmeno per passare al turno successivo.
L’ho scritto a lettere cubitali sul calendario, il mio nuovo motto: “Tranquilla e vincente”.
Anacoluto a parte, non ha funzionato.
E devo ricordarmi di smetterla con queste figure retoriche.
E’ snervante e fastidioso.
Ops, un’endiade.
 
***
Non so bene come Duncan alla fine sia tornato da me.
Sono andata a casa sua e gli ho rovesciato contro fiumi di parole.
Parole sincere e parole di scuse.
Parole, brr, d’amore.
Insomma, se trascuriamo ogni analogia con le commedie romantiche, la mia tattica è stata delle migliori.
Dieci secondi dopo ho sentito le sue labbra posarsi lievemente sulle mie e le sue mani inoltrarsi oltre la mia camicia.
Ho sentito il suo profumo forte come la prima volta.
Ho visto il mio cambiamento allo specchio, giorno dopo giorno.
E’ tornato da me.
 
***
 
- Signorina Courtney, vuole spiegarmi perché ha deciso di tornare qui quando le avevo esplicitamente intimato di andarsene?
- Dottore, ho vinto. Alla faccia delle sue premonizioni da due soldi.
Il Dottore mi guarda stranito.
- Ha vinto, in che senso?
- Nel senso che io e Duncan siamo tornati insieme.
- L’ha ucciso, vero? Lo sapevo, lo sapevo che dovevo chiamare l’ospedale psichiatrico. Rimanga qui, chiamo la polizia.
- Dottore, io non ho ucciso proprio nessuno!
- La pazza ha ucciso Gwen, ha ucciso Gwen!
Il Dottore urla e non sono proprio sicura della sua sanità mentale al momento.
- Dottore!
Questa volta sono io ad urlare per farmi sentire. Lui si blocca, merito anche del tagliacarte che brandisco con ferocia.
- Si calmi, non ho ucciso nessuno.
Poso il tagliacarte, il Dottore ha uno strano colorito giallognolo.
- Vuol dire che Duncan è consenziente?
- Dottore, sono abbastanza intelligente da capire quando una battaglia è persa davvero e quando ancora c’è da combattere. La prego di sedersi. Devo dirle qualcosa di importante.
- L’ha messo incinto? Si è fatta mettere incinta appositamente?
Scuoto la testa.
- Gli ho detto che lo amo.
Il Dottore, stupito, crolla sulla poltroncina più vicina.
- Lei… Cosa?
- Dottore, non me lo faccia ripetere. Siamo insieme e siamo felici. Grazie a lei.
- Signorina Courtney, credo che la terapia sia riuscita alla perfezione. E’ guarita dalla sua nevrosi.
- Perché mi ha mandato via?
- Perché, caspiterina, perdoni l’uso sbarazzino della parola, credevo in lei.
- E’ un pessimo psicologo, sa?
- E lei un’ottima paziente.
Sorrido compiaciuta.
- Che ne dice ora di lasciarmi lavorare?
- Cazzo Dottore, lei è una palla.
- Non ammetto l’uso di questi neologismi idioti.
Alzo un sopracciglio.
- Va bene, va bene… Parolaccia concessa.
- Bravo Dottore, ora però ho bisogno ancora di aiuto.
E’ visibilmente spaventato.
- Mi aiuta a scegliere il modus operandi migliore per uccidere Gwen?
   
 
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