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Autore: GT 18    18/02/2012    5 recensioni
Da piccole le bambine credono nel Principe azzurro. Questa convinzione,in realtà, serve a mascherare i dolori che si nascondono dietro certi eventi. 18,da piccola,per me rappresenta l'icona ideale: "Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo, di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…"
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sympathy, tenderness, warm as the summer/
offer me their embrace
Friendliness, gentleness, strangers to my life,
they are there, in his face/
Goodness and sweetness and kindness upon in his place/
I am in love of things that I see in his face/
Some memories, I know, will never leave me.




Silenzio. In quella stanza vi era un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal flebile suono di un respiro umano.
L'alba cominciava a sorgere, lo si poteva notare dal meraviglioso gioco di luci e ombre proiettato dentro quella stanza tramite le tapparelle.
Il loro letto era parzialmente immerso nella penombra, ma la ragazza poteva vedere molto chiaramente tutto ciò che la circondava.
E come sempre poteva vedere Lui.
Sempre così vicino , al punto da poter condividere un unico cuscino con lei.
Sempre così misteriosamente affascinante da osservare.

Da quella notte fatidica erano passati alcuni mesi,  ma 18 non si era ancora abituata ad una presenza così costante al suo fianco.
Le sembrava fosse ieri, quando era portata a rinnegare qualsiasi emozione fino quasi a rischiare di rendere il suo cuore uno sterile pezzo di ghiaccio. 
Anzi, a pensarci bene, forse ci era anche riuscita.
Poteva immaginarselo: freddo, privo di vita e spesso come se fosse immerso nel più profondo dei ghiacciai...
Eppure a quanto pare il suo cuore non era andato perduto...si era risvegliato.
Era riuscita a trovare qualcuno in grado di penetrare attraverso lo strato protettivo che lei stessa aveva cercato di costruire
...E lo aveva fatto con una forza tale da farlo sembrare fragile come carta velina.

Lui se ne stava lì a sonnecchiare, e lei lo osservava.
Aveva avuto molto tempo per riflettere con calma su quello che le passava per la mente.
Era tuttora incredibile...
Uno come lui era riuscito a raggiungerla.
Era tuttora incredibile...
Lui, fisicamente così tanto più debole rispetto a lei.
Se solo 18 l'avesse voluto avrebbe potuto spezzare il suo nemico come con un tenero ramoscello,
ma ora eccolo lì davanti a lei: quel piccoletto che un tempo avrebbe potuto sopprimere con una facilità estrema
poteva adesso stringerla a se come una qualsiasi normalissima donna.

Nonostante tutta la sua potenza si era sentita sola, debole, abbandonata.
Allora lui aveva provveduto ad infondere un profondo calore dentro di lei. Prima che potesse rendersene conto, lei era rimasta asuefatta,
lui con chissà quale stregoneria l'aveva portata a desiderare di nuovo quella sensazione.
Ogni volta che succedeva si sentiva al sicuro, proprio come una debole donna qualunque.
Probabilmente questo desiderio di sentirsi protetta tra le braccia di un uomo era una parte ineluttabile del suo istinto femminile,
e per quanto faticasse ancora ad accettarlo, desiderava sperimentarlo ancora, e ancora, e ancora.

Insomma, da allora non era più riuscita a lasciarlo, e nemmeno lo desiderava fare.
Benchè non riuscisse a spiegarsi il motivo per cui delle volte lo adorasse e delle volte lo
detestasse seppur non nel vero senso del termine, a lei andava bene anche così.

Restava solo una incognita: cosa avrebbe riservato per loro il futuro?



******************************************


Durante quell'arco di tempo, 18 aveva avuto l'occasione di conoscere un po' meglio tutti gli amici del piccoletto.
Sebbene lei non provasse una grande empatia, e avesse inoltre già qualche dato di tutti loro immagazzinato nel cervello,
le sembrò doveroso sforzarsi di divenire un elemento omogeneo: dopotutto, ora era costantemente al fianco di Lui, quindi si
può dire che ogni sforzo che stava compiendo era atto a compiacerlo.
"Tutto pur di non far frignare quell'adorabile piccolo tonto", pensò.

Certamente mantenne il suo profilo di donna fredda e di poche parole, scambiando raramente qualche chiacchiera con alcuni di loro.
Yamcha, Oolong, Puar e Muten già li conosceva, ahimè, fin troppo bene, e li considerava individui insignificanti per conto suo.

Vegeta, l'orgoglioso principe che tempo addietro aveva affrontato e a cui aveva inferto una dolorosa lezione,
si comportava in maniera identica alla sua: 18 si limitava a dargli un'occhiata a braccia conserte nelle rare volte che lo si poteva scorgere
passare per i corridoi, e lui faceva altrettanto.
Probabilmente il suo sconfinato orgoglio reduce da quello smacco non si era ancora riparato del tutto,
dunque il saiyan si limitava ad ignorare la sua presenza e
quella del piccoletto, che non suscitava particolarmente le sue simpatie.

Bulma, fra tutti, sembrava l'individuo più equilibrato della cricca ( esattamente l'opposto di Chichi,
moglie di Son Goku dal carattere appena sopportabile, come potè riscontrare da sè e dal fatto che non permetteva a suo figlio Gohan di avvicinarsi a lei).
Inizialmente le era apparsa come una scienziatuccola piena di se e un po' frivola, ma dopo qualche visita alla Capsule Corporation,
ebbe modo di ricredersi: quella donna era determinata, smaliziata, certo un po' presuntuosa ma dotata di creatività e spirito di osservazione.
Si può dire che 18 si sentisse più vicina al suo modo di pensare piuttosto terra-terra,
sebbene Bulma si esprimesse in un modo molto più irriverente e meno sarcastico del suo.
Inoltre fra tutti loro, fu proprio Bulma ad avere la reazione più "normale" alla notizia della loro relazione sbocciata da poco: se gli altri avevano
sgranato gli occhi e tenuto la bocca spalancata nell'incredulità, lei aveva dato una occhiata a Lui,
e si era limitata a dire "Beh, in un certo qual modo c'era da aspettarselo da uno come te."
Venne dunque a sapere che era stata lei a ricostruire il controller di disattivazione, che il piccoletto aveva distrutto con le sue stesse mani.
E sempre lei con l'aiuto del padre aveva riparato l'Androide Numero 16.
18 ritenne quindi che la sua intelligenza e il suo talento per i macchinari dovessero quasi eguagliare quelli dell'odiato Gero.

In poco tempo, quindi, 18 era venuta a conoscenza di molteplici personalità, e non avrebbe mai immaginato quanto gli stessi individui fossero,
ciascuno a modo suo, legati a Lui.
Nel mezzo dei suoi lunghi racconti sulla sua vita, infatti, il piccoletto continuava a menzionare ciascuno di loro con affetto e serietà.

Però...solo un individuo mancava all'appello: Son Goku.

18 trovò ironica la cosa: Son Goku era il suo obiettivo primario, lo scopo per cui aveva passato una vita di dolore, il miglior amico di Lui...e
ora che era morto, lei aveva conosciuto tutti i suoi conoscenti, ma della persona in se sapeva ben poco al di fuori dei dati bellici nel suo cervello.

Eppure Son Goku doveva avere avuto un profondo impatto emotivo sul suo amato.

Questo pensiero alterò la serenità delle sue notti, finchè una mattina non accadde un evento singolare.

18 si svegliò nelle prime ore dell'alba, più presto del solito, e notò che il letto era vuoto: Lui non c'era.
Quindi decise di indagare ,e una volta rivestitasi e scesa dal letto lo cercò per la casa.
Lo ritrovò quindi all'esterno, seduto sulla sabbia raccolto con le ginocchia al mento, mentre con aria malinconica guardava il sole che stava sorgendo.

"...Beh?"  domandò con tono di voce deciso ed attirando la sua attenzione
"...adesso che ti prende? Non riesci a dormire?"
Lui la guardò e sorrise malinconicamente, e tornando a fissare l'alba rispose "...Stavo riflettendo."

18 non disse niente e si mise a sedere poco distante da lui.
"...Non so quanto bene tu riesca a riflettere, visto che la sabbia è gelida e in tutta onestà sta congelando il sedere pure a ME" disse lei, ironizzando sulla cosa.
Sul serio, pensò, doveva proprio fare il melodrammatico per riflettere? Non poteva accontentarsi di riflettere sotto la doccia? O prima di dormire?
"Sentiamo...a cosa stai pensando, scemo?" continuò con lo scopo di ottenere una buona risposta a tono.

"...Oggi è esattamente un anno, da quando Goku è scomparso." rispose lui, con tono neutro.
18 a quella risposta abbassò lo sguardo, in lieve imbarazzo, e si limitò a biascicare un "Oh...",
quasi a rendersi conto dell'inopportunità della sua precedente uscita.
Cercò quindi di tirargli su il morale, facendogli delle domande.

"...Deve mancarti davvero molto Son Goku, eh? ...Sembra che voi foste molto uniti..."
"Oh, tu non hai idea di quanto lo fossimo" replicò Lui guardandola. "...E sì, mi manca Goku...però è da un bel po' che ho imparato a convivere con questa
mancanza. In un certo senso ci sto facendo il callo! Tuttavia, Juu-chan..." si soffermò sul suo nome, fissandola intensamente, per poi concludere
"...l'Anniversario di questo evento mi ha fatto riflettere, e...sono triste."
18 cominciò ad avvicinarsi di più. Non le faceva piacere vedere Lui così giu di corda, ma voleva anche sapere cosa lo tormentava.
"Perchè sei triste, piccolo scemo?" domandò, mentre con una mano carezzava il retro della sua testa, piena di morbidi capelli neri.

"...Riflettevo sul tempo, Juu-chan. Sul tempo che passa."

Inizialmente 18 non prese seriamente questa risposta. Il tempo? Tutto qui?
Le sembrava un discorso da vecchietto e dovette trattenersi dal fare un sorrisino.
Lui la stava guardando e c'era come un'ombra grigia che oscurava i suoi occhi scuri solitamente scintillanti.
La vista di quell'ombra la fece divenire seria di colpo.
Quindi, lui ricominciò a parlare

"...Sono morto più di una volta, come ben sai, Juu, e di sicuro la cosa ti sembrerà strana...però pensavo al tempo che passa, e mi sono spaventato.
Molto spaventato."
"Pensi forse alla morte?" chiese lei immediatamente.
"...Non tanto alla morte in se, visto che già l'ho vissuta, quanto alla Perdita. Il tempo passa inesorabilmente Juu, ed oggi, di fronte a questa alba,
io sono preoccupato, e spaventato."
18 domandò senza riflettere "...Perdita? Perdita di cosa?"

A questa domanda, il piccoletto si guardò i piedi nudi, come se cercasse in essi le parole da dire, quindi risollevò lo sguardo.
"...Come, di cosa?...Juu-chan...io temo di perdere te!"
18 assunse un'espressione sorpresa, poichè l'espressione di assoluta serietà di Lui l'aveva agghiacciata.
Tentò comunque di far scivolare il discorso, dai toni decisamente tristi, verso una direzione più ironica.
"Non pensavo tu fossi così profondo...però stai parlando come un vecchietto, lo sai? Perchè dovresti perdermi? Il tempo non ti manca, lo sai bene!
Cos'è tutta questa paura del tempo, eh?"

Lui rimase qualche attimo pensieroso a fissare le iridi di ghiaccio di lei, comprendendo come la sua frase cercasse di nascondere una certa
preoccupazione nei suoi riguardi. Quindi scosse la testa, e si decise a vuotare il sacco.

"No, non capisci Juu. Non è del mio tempo che mi preoccupo...ma del tuo!"
"I-Il mio tempo?" trasalì 18. "...Che intendi dire?!"

Il piccoletto sembrò estremamente imbarazzato, ma dal suo tono di voce si poteva anche capire come ciò che stava
per dire costituisse un grosso peso di cui doveva liberarsi.
Quindi si fece forza, e chiari la questione a 18.

"...Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Juu-chan. Credo, e spero che tu lo sappia ormai.
Però c'è una cosa di te che mi preoccupa come non mai...ed è il tuo generatore di energia infinita.
Ora, io non sono uno scienziato, però ho il timore che questo componente nel tuo corpo possa garantirti una vita eterna...e sarò egoista, ma non voglio!
Non voglio pensare di esser costretto a morire e perderti, mentre tu saresti costretta a vivere ancora in eterno!!!"

Le sue parole sconvolsero 18, profondamente.
Non aveva mai pensato ad una cosa simile, mai. E ciò che Lui aveva detto in quel momento aveva innescato in lei un turbinio di pensieri confusi

---Vita eterna?
---Io?
---Morirà...lui?
---Io...rimarrò sola?
---Generatore di energia infinita?


"I...io non ci avevo mai pensato..." mormorò lei, guardandolo con occhi sgranati.

In lei quindi cominciò ad instaurarsi un terribile dubbio...e se davvero lei fosse vissuta in eterno?
Non poteva, non voleva pensare di doversi separare da Lui per via dell'ordine naturale delle cose, ed esser così condannata ad una eternità in solitudine.
Non ora che aveva trovato la persona per cui valeva la pena esistere!!!
Sicuramente a Lui rimanevano ancora molti anni di vita, però una volta terminati...che fare?!
La vita eterna era un concetto che non poteva accettare, perchè nessun essere umano definito tale può vivere così a lungo.
Solo le macchine possono nutrire una speranza del genere...ed ora che in lei stava crescendo la convinzione di esser
più umana di quanto pensasse...non poteva ritornare a punto a capo! Era inaccettabile!!!

"P...perchè mi fai pensare cose simili??!"
18 inveì improvvisamente contro il piccoletto "Perchè pensi che vivrò in eterno, eh??! Come se io volessi questo!!!"
"...No, aspetta, Juu...io non intendevo dire questo..." cercò di scusarsi lui
"...è solo che non posso sopportare di perderti! Io non voglio perderti, perchè sei la cosa più importante che ci sia!
...Ma al contempo, non voglio che tu rimanga sola!!!"
"Perchè temi che io possa rimpiazzarti???!" rispose lei ancora alterata, lasciandolo senza parole.

"Sei proprio uno stupido!!!" disse poi lei, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la Kame House a grandi falcate.
Lui rimase in ginocchio sulla sabbia, allibito.
Benchè volesse correrle dietro per fermarla, la conosceva abbastanza bene da capire che era meglio lasciarla sola a sbollire la rabbia.
Un eccesso di rabbia sarebbe stato pericoloso per entrambi.

18 si morse a fondo il labbro, tormentata da questo nuovo dubbio, e di conseguenza capendo quanto tenesse a Lui.
Non aveva mai pensato all'eventualità di una vita eterna senza di lui.
Non conosceva così bene il suo corpo modificato per poter dire se questa ipotesi fosse veritiera o meno, però la sola
possibilità le dava una sensazione di oblio e di disperazione senza eguali.
Girò avanti e indietro nel salotto della Kame House per molto tempo, mentre il tarlo del dubbio si faceva strada dentro di lei, quando, improvvisamente,
il suo corpo reagì .
Una sensazione di nausea terribile prese il sopravvento, e 18 sentì le gambe tremare.
Dopo un primo conato sentì l'impulso di recarsi di corsa al bagno, e una volta giunta lì, rigettò un paio di volte.

Sconvolta sia dall'inusualità dell'evento, sia dal discorso di Lui che tanto l'aveva scossa, 18 passò i polsi e la fronte sotto l'acqua fredda del lavandino.
Mentre il suo corpo continuava a sentirsi insolitamente male, scosse la testa ripensando al discorso del piccoletto.

"Così proprio non va..." mormorò decidendo poi di salire le scale e coricarsi in camera sua,
mentre il sole ormai iniziava a tracciare una lunga ombra alle spalle di Lui, che ancora se ne stava immobile
a fissare i suoi piedi nudi nell'acqua.
  
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