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Autore: Hao49    18/02/2012    1 recensioni
Il fumo che sale dalla tazza di tè, la tranquillità del suo giardino in stile giapponese e il suo uccellino che, nonostante l’età, era pieno di forze e continuava ad intonare l’inno di Nanimori.
Hibari era appena tornato da una missione e ora si stava godendo la sua meritata pace; Kusakabe sapeva che non doveva disturbarlo così come tutti quelli che lo conoscevano, tranne uno.
Occhio agli spoiler
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nebbia e Nuvole

Il fumo che sale dalla tazza di tè, la tranquillità del suo giardino in stile giapponese e il suo uccellino che, nonostante l’età, era pieno di forze e continuava ad intonare l’inno di Nanimori.
Hibari era appena tornato da una missione e ora si stava godendo la sua meritata pace; Kusakabe sapeva che non doveva disturbarlo così come tutti quelli che lo conoscevano, tranne uno.     
La sua risata e l’espressione satanica di cui era capace gli affollavano la mente: doveva calmarsi.                     
Buttò il tè, ormai freddo, in giardino e tornò nella sua stanza, anche per ripararsi dal freddo della prima sera.
In camera lo sorprese una risata che fin troppo bene conosceva, un tonfa nero volò in direzione del proprietario di quella risata che ovviamente lo evitò, mandando su tutte le furie Hibari                                         
- Kufufu, kufufu, oya, Hibari. È questo il modo di trattare gli ospiti?- chiese sarcastico il ragazzo uscendo dalle tenebre e rivelandosi per quello che era: Mokuro Rokudo.                                                                                         
Il guardiano della nebbia del X° boss dei Vongola, l’uomo che odia di più e che, come se nulla gli importasse di questo, continuava a stuzzicarlo.                                                                                                                                               
– Quelli indesiderati si e tu lo sei, quindi … o te ne vai o ti morderò a morte- gli rispose Hibari dandogli le spalle.
Mokuro approfittò di quell’attimo per cingergli la vita con un braccio e il collo con l’altra mano
- Lasciami maledetto Mokuro- l’espressione di Hibari cominciava a dare segni di insofferenza, ma, nonostante ci provasse, non riusciva a liberarsi dalla presa di Mokuro.
Il ragazzo dalla lunga coda di cavallo blu stringeva come se volesse spezzare il collo ad Hibari, ma non era quella la sua intenzione.
Veloce, per non dare modo alla sua preda di liberarsi, lo fece voltare verso di lui e lo baciò.
“Strafottente ed impertinente” pensò Hibari non cedendo alla pressante e prepotente egoistica richiesta di Mokuro che si staccò molto deluso.
- Uhm,non mi puoi lasciare con l’amaro in bocca dopo tutto questo tempo- affermò la nebbia, con quel ghigno che aveva perennemente stampato sulla faccia e che tanto dava fastidio a Hibari, liberando le nuvole che lo guardarono storto ed interrogativo
- Che cazzo intendi, erbivoro?!- riuscì finalmente a dire Hibari, togliendosi la cravatta, prima di finire di nuovo preda della labbra di Mokuro che lo avevano colto di sorpresa
- Sono 12 anni che aspetto questo momento- cominciò il guardiano della nebbia – Ho intenzione di farti mio, Hibari Kyoya- sussurrò all’orecchio del diretto interessato che per tutta risposta gli sferrò un destro con tutta la potenza che aveva.
Il labbro inferiore dell’illusionista cominciò a sanguinare copiosamente, lui si asciugò il sangue con il dorso della mano, si voltò e fece per andarsene, ma venne fermato dalle parole dell’altro
- Ehi, il tonfa- gli disse Hibari indicando l’arma in un angolo della stanza.
Mokuro la prese e la restituì al legittimo proprietario, cadendo in trappola come un pollo.
Hibari prese l’arma, gliela puntò alla gola e gli serrò le mani dietro la schiena, sbattendolo contro la porta.
Il colpo stordì per un attimo Mokuro, ma fu soprattutto la sorpresa ad impedirgli di muoversi: Hibari dopo averlo bloccato gli aveva restituito il bacio senza troppi complimenti.
Non che non gli piacesse ma essere preso in giro a quel modo gli dava un fastidio tremendo, si liberò in pochi attimi dalla presa del moro e lo scaraventò sul letto (preventivamente disarmandolo) togliendosi la giacca  e avendo la testa impegnata in un solo pensiero: “TE LA FACCIO PAGARE CARA, QUEST’OFFESA”.
Si sedette a cavalcioni su gli lui sfilandogli giacca e camicia prima che se ne rendesse conto. Gli portò le mani sopra la testa  e strinse i suoi polsi insieme e, con la cravatta che aveva recuperato da terra, fece un nodo talmente stretto che fece sussultare di dolore Hibari [combinazione quasi impossibile, sussultare\gemere – dolore\piacere – Hibari di solito non stanno insieme] e, dopo avergli aperto a forza la bocca, lo baciò con foga e passione allo stesso tempo, costringendo la sua lingua a seguire la propria in un duello che aveva perso in partenza.
Certamente Hibari non stette a subire senza fare nulla. Cercò di divincolarsi, ma tutto fu inutile. Mokuro aveva messo tutta la sua prestanza fisica, nettamente superiore a quella di Hibari, nel non farlo muovere e anche con tutte le sue forze lui non riusciva a divincolarsi da quella posizione. Impossibilitato a qualunque movimento, ad Hibari non restò altro che cercare di non dare soddisfazione a quell’erbivoro sopra di lui che di certo avrebbe pagato caro questo affronto.
Mokuro fu molto felice di vedere l’espressione d’odio che il moro aveva assunto. Se non poteva averlo con le buone allora sarebbe ricorso alle cattiva anche a  costo di farsi odiare dalla persona che più ama al mondo
- La persona che mi ha dato la forza di sopravvivere all’inferno dei Vindice – si lasciò sfuggire in un sussurro forte abbastanza da essere udito solo dal guardiano della nuvola, che rimase stupito dalle parole e dalle lacrime che sfuggivano al rigido controllo di Mokuro; il quale accortosi del patetico spettacolo che stava mettendo su di fronte a lui, si asciugò le lacrime, slegò Hibari e si appoggiò sul suo petto come un bambino sul seno della madre.
Hibari non ci rifletté neppure accarezzò quei capelli blu mare e quelle guance pallide, poggiando una mano davanti agli occhi dell’illusionista come a nascondere la debolezza del compagno agli occhi del mondo.
Mokuro gli fu grato del gesto e lo baciò un’ultima volta, bacio al quale Kyoya non si sottrasse.
 
  
 
   
 
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