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Autore: Alexandra_ph    18/02/2012    2 recensioni
Una donna e una bambina… Non erano riusciti a salvare nessuna delle due. Né la madre, né la figlia.
“Sono… sono morte entrambe?”
“Si. Prima la madre, poi anche la piccola.”
Ecco: ora era finita. Ora quell’interminabile attesa era finita. Ora avrebbe potuto lasciare quel luogo che tanto odiava.
Avrebbe potuto andarsene… Solo.
Scritto tra l’inverno e la primavera 2004, è l'ultimo racconto della storia iniziata con Fly with me.
Abbiamo lasciato i nostri due eroi appena sposati e in attesa di un bambino... la storia prosegue da qui.
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fly with Me'
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Capitolo 19


Non riusciva a smettere di guardare suo figlio.  

Lucas Rabb era nato da appena ventiquattro ore e aveva già conquistato tutti. Sua madre e Frank continuavano a transitare davanti alla nursery o a far la spola in camera di Mac, ad ogni poppata, pur di vederlo. Harriet e Bud erano già passati a trovarlo ben due volte. Persino l’ammiraglio aveva chiesto il permesso alla neo-mamma per prenderlo in braccio.

Sarah era molto felice. Nonostante il travaglio fosse stato faticoso, non appena aveva avuto il bambino tra le braccia, era sembrata rinascere. E lui non riusciva ancora a capacitarsi di come fosse riuscita a riprendersi tanto rapidamente, dopo come l’aveva vista soffrire durante il parto. Ma, a quanto pare, le madri hanno risorse interiori che un padre non riesce mai a comprendere fino in fondo.

Guardò ancora una volta suo figlio, che dormiva nella culla. Era un neonato molto grande, rispetto alla media, eppure a lui sembrava così piccolo e indifeso… Mac aveva avuto ragione, quando sosteneva, durante la gravidanza, che sarebbe diventato un gigante come suo padre, per come gli sentiva i piedi mentre scalciava in pancia! Quando lo aveva visto, aveva voluto subito guardargli i piedini e poi gli aveva detto, ridendo: “Vedi che avevo ragione?”

“Ciao…” La voce del capitano Coulter lo riscosse dai suoi pensieri.

“Oh, ciao, Teresa”, la salutò con un sorriso. “Dove sei andata, ieri sera? Ti ho cercato, dopo la nascita di Luke, ma eri sparita. “

“Sono tornata in albergo. Oggi ho terminato tutte le pratiche di mia competenza relative al caso e sono pronta a partire. Sono passata a farvi gli auguri e a salutarvi. Ho già visto Mac. E’ stata lei a dirmi che t’avrei trovato qui”.

“O sono con lei, o sono con lui…” rispose, voltandosi di nuovo a guardare suo figlio. Si stava svegliando e l’infermiera gli fece un cenno con la mano.

Si voltò verso Teresa e le disse: “Sanno che attendo il momento in cui si sveglia per prenderlo un attimo in braccio e mi avvisano. Se non venissi qui, non riuscirei quasi a vederlo! Quando lo portano a Mac, c’è sempre qualcuno che lo vuole coccolare e non riesco neppure ad accarezzarlo. Così vengo qui. All’inizio le infermiere non volevano farmelo prendere in braccio, ma le ho convinte…”

“E immagino anche come!”, disse lei, con un sorriso. “Le avrai incantate con il tuo fascino!”.

“Queste sono peggio di certi Marines… non si lasciano incantare dal mio fascino.”

“Ma come? Se ne hai sposato uno, di quei Marines!”

“Ma è stata lei ad incantare me”, rispose lui, divertito. Poi continuò: “Ad ogni modo, ho dovuto ricorrere a ben altro che un sorriso per intenerire questi gendarmi…”

“Certo, come no!”. Teresa lo guardò e pensò che non lo aveva mai visto tanto felice.

L’infermiera aprì la porta della nursery e chiamò il capitano Rabb con un sorriso. Lui la seguì, indossò il camice sterile e si avvicinò alla culla del piccolo Rabb. Si fermò un istante ad ammirare suo figlio, prima di prenderlo delicatamente in braccio ed avvicinarsi al vetro, per mostrarlo al capitano Coulter.

Teresa lo osservò e si abbandonò ai sentimenti che provava per quell’uomo: in fondo, faceva del male solo a se stessa. Ma l’emozione di vederlo con in braccio suo figlio, valeva quella stretta allo stomaco che provava al pensiero che non sarebbe stato mai suo, neppure più nei suoi sogni. Le rimaneva una sola consolazione: aveva avuto ragione anche in quello.

 Harmon Rabb era davvero fantastico con un bambino tra le braccia.

FINE

  
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