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Autore: LauriElphaba    19/02/2012    11 recensioni
Avrebbe potuto attaccarlo di nuovo, non avrebbe avuto neanche il tempo di rialzarsi da terra per morire in piedi. Ma qualcosa la teneva immobile a osservarlo steso a terra. Impotente.
Suo, se lo avesse voluto...
E per quanto fosse ridicolo, e disgustoso, lei rimaneva immobile. Per quanto non avesse mai voluto altri che il suo Signore, in ogni suo sogno, in ogni sua fantasia...qualcosa la teneva ferma a rabbrividire lì.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Fenrir Greyback
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Piccola premessa: questa è la prima volta in assoluto che scrivo di una coppia non canon, o quantomeno veramente poco credibile. Non è nel mio modo di fare, di solito, ma stavolta...non so, mi è balenata in testa l'idea di loro due e in qualche modo (sicuramente malato), ho sentito che insieme erano proprio...giusti!

Spero di riuscire a passare questa sensazione anche a chi la leggerà, e se così non fosse, beh...clemenza e critiche costruttive, ok? XD

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

La Bestia e la Bestia

 

 

 

 

Love is just a history that they may prove

and when you're gone I'll tell them my religion's you

 

 

 

Bellatrix guardò fuori dalla finestra di Villa Malfoy. Nonostante fosse già buio, alla luce della luna riusciva a vedere le due sagome di guardia giusto fuori dal cancello. Come se avessero bisogno di guardiani, in quella casa. E per quanto riguardava i servi, la patetica presenza di Codaliscia bastava e avanzava. Ma no, Narcissa era stata categorica. Probabilmente spaventata per Draco? E Lucius aveva dovuto chiedere a quella feccia di fare la guardia. Scabior e Greyback, stanotte. Erano loro che venivano più spesso. Solo per il bel sacchetto d'oro che li aspettava all'alba, ovviamente.

Feccia.

Si decise ad abbandonare i suoi pensieri, chiuse le tende con uno scatto e si infilò il mantello. Aveva un compito. Non aveva nessuna voglia di uscire, ma doveva farlo.

 

Scabior fu il primo a sentire i passi che si avvicinavano dal vialetto al cancello. Greyback seguì il suo sguardo mentre si voltava verso la casa e vide una figura ammantata procedere verso di loro. Prima che potesse riconoscerla, l'altro si fece avanti dubbioso:

“Chi è? Madame Lestrange?”

La figura continuò ad avvicinarsi.

“Si suppone che facciate la guardia per chi cerca di entrare, non per chi vuole uscire, razza di idiota”.

Si, era inconfondibilmente la Lestrange. A testa alta li superò senza neanche degnarli di uno sguardo. Greyback sbuffò. Che donna impossibile.

Scabior le diede appena il tempo di allontanarsi di qualche passo per scambiare uno sguardo malizioso col compagno.

“Alla faccia della nobiltà di spirito... e comunque bel bocconcino, eh?”

Greyback si concesse un ghigno a canini scoperti:

“Se vuoi crepare avvelenato.”

La cercò con gli occhi nella via male illuminata davanti a lui, ma doveva essersi già Smaterializzata. “Dove va a quest'ora, comunque? Sola soletta, senza maritino...”

Scabior ridacchiò: “Nah, niente del genere. Dopo l'ultimo fallimento neanche lei se la passa troppo bene. A quanto ne so, va a Hogwarts. Con la scusa di fare visita ai Carrow, li controlla per il Signore Oscuro. - Fece una pausa d'effetto. “Dio, si ritrovò a pensare Greyback, se Scabior non era una vecchia pettegola”... - Sembra che Lui non si fidi ancora di loro, dopotutto...ho sentito da Yaxley che non si sono presentati all'appello, quando il Signore Oscuro è risorto. Io non avrei avuto il coraggio di tornare...”

“Ma non si può Materializzare dentro Hogwarts, no? Cosa fa, se la fa fin lì da Hogsmeade? Con i suoi regali piedini?” domandò Greyback tanto per parlare: le notti erano lunghe e noiose, a congelarsi fuori da Villa Malfoy.

“Ahahah, ovvio che no – rispose l'altro – sicuro che la viene a prendere una qualche carrozza a Hogsmeade. Trattamento di lusso nonostante tutto, eh?”

“A quanto pare non è mai abbastanza, per un bel bocconcino velenoso...” Ribattè il lupo mannaro con una punta di sarcasmo. Scabior si limitò a ridacchiare di nuovo.

E nel silenzio, Greyback si ritrovò a provare qualcosa di inaspettato, mentre ancora pensava alla donna. La donna che solo pochi giorni prima lo aveva umiliato. Non era esattamente un sentimento – le bestie non provano sentimenti. Era come... un istinto. Qualcosa che lo spingeva a indugiare col pensiero sulla figura di Bellatrix. Sul viso segnato ma che ancora ostentava con fierezza occhi profondi come l'abisso e labbra rosse come il sangue. Sulla forma del mantello proprio sopra al suo seno, quella morbidezza...e quelle gambe, lunghe e forti, che la portavano come una regina impazzita sul luogo di un'esecuzione, nessuna coscienza ma ancora troppo orgoglio.

Un bel sorso di veleno per morire contenti...

Si leccò istintivamente le labbra, prima di riscuotersi - Scabior lo stava fissando con un'espressione interrogativa.

“Niente”, borbottò.

 

 

Era già tardi nel pomeriggio, e Greyback si svegliò senza neanche ricordarsi chi era, dov'era e perchè.

Calma.

Dov'era stato la notte passata?

Strizzò gli occhi all'ultima luce del giorno, sempre più cosciente del mal di testa lancinante.

Villa Malfoy. Sì. Giusto. Quello se lo ricordava. Era stata una notte tranquilla, l'unico avvenimento era stato la Lestrange che usciva di casa...

Chiuse gli occhi di nuovo, e qualcosa cominciò a riaffiorare. Sporse una mano fuori dal letto, fino al comodino scassato, e continuò a cercare: una, due, tre bottiglie. Una discreta sbornia.

Si, adesso ricordava quasi tutto. Era tornato stanco morto e congelato, e si era buttato a letto senza neanche farsi un cicchetto. E si era svegliato poco dopo. Oh, se si era svegliato. Dopo il sogno più vivido che avesse mai fatto, e nel sogno c'era...quella donna.

 

E fra le lenzuola, c'era un gemito, e pelle bianca e fragile, con un buon sapore. Ma non valeva la pena di morderla.

E fra i capelli scuri arruffati, c'era un volto con occhi neri pesanti di trucco e follia, e lussuria.

E fra i seni grandi e pallidi c'era una goccia di sudore da leccare, e poi scendere, scendere...

 

Si, decisamente ricordava. E ricordava, al risveglio, il bisogno di bere per calmarsi. Ma ogni bicchiere era un particolare in più per la sua mente infervorata. Ogni goccia di pessimo vino accendeva un po' di quell'istinto violento, invece di smorzarlo. Finché non era crollato.

Si rigirò nel letto con una mano sugli occhi chiusi e doloranti.

Era stata una notte – anzi, una giornata - d'inferno, ma sarebbe passata. Era solo che ci aveva pensato prima di addormentarsi, no? Di tutte le donne del mondo, di certo non sarebbe stata lei a farlo uscire di testa – più di quanto non fosse già fuori.

 

 

Erano passate altre tre notti e tre giorni, e il fantasma di Fenrir Greyback era di nuovo fuori da Villa Malfoy a fare la guardia.

Non aveva dormito. Non gli era neanche venuto in mente di mangiare. Aveva bevuto fino a star male, ma si ricordava tutto fin troppo bene. Si ricordava più di quanto avrebbe voluto, onestamente.

Scabior non gli aveva chiesto niente – non voleva ritrovarsi con un bel morso stampato sul collo e una passione per la luna piena, probabilmente -, ma continuava a fissarlo, di tanto in tanto.

Se fosse stato dell'umore, gli avrebbe dato di nuovo della vecchia pettegola, almeno mentalmente.

Ma non lo era. Era allo stremo.

La Lestrange era appena rientrata dal villaggio vicino, e come al solito non li aveva degnati di uno sguardo mentre attraversava il cancello, ma stavolta era stato lui a guardarla più di quanto avrebbe dovuto e voluto. Prima, giusto per la curiosità di vedere se era davvero come i suoi sogni gliel'avevano presentata. Se era davvero la stessa donna. Poi, senza neanche rendersene conto, con appetito. Oh no, non l'appetito che aveva per i bambini, non l'appetito del lupo, anche se c'era un pizzico anche di quello...

L'appetito dell'uomo. Quello che credeva di aver dimenticato. Mischiato all'istinto della bestia in una ebbrezza da ubriacatura. Indugiò sulle sue spalle lasciate scoperte dal mantello rosso scuro, che si muovevano al ritmo dei suoi passi, finché non fu sparita oltre il portone.

Non poteva continuare così. Doveva...fare qualcosa.

“Sai se stasera deve andare dalla Carrow?” si sentì borbottare a Scabior ancora prima di pensarlo.

L'altro esitò per qualche secondo, squadrandolo a occhi sbarrati.

“Non lo so...ma...beh, se esce la vedi, no?”

“Chiama Borne, digli di venire al posto mio stasera, io vado a casa.”

Doveva avere davvero la peggior faccia di sempre, perché fece appena in tempo a cogliere uno sguardo insieme insospettito e spaventato passare sul volto di Scabior prima che questi si decidesse a rispondere un semplice “Bene, Greyback”.

Si avviò per la sua strada senza aggiungere altro.

A noi due, strega.

 

 

Quando Bellatrix uscì di nuovo dal cancello, era già quasi notte. Scabior era sempre lì, ma al posto di quella bestia di Greyback c'era un altro uomo, di certo non migliore, che non conosceva. Non si sarebbe mai abbassata a chiedere a Scabior dov'era andato il lupo, ma per un attimo fu tentata. Aveva visto come Greyback l'aveva guardata, quando era rientrata ore prima. Aveva un espressione che non gli aveva mai visto, e quegli occhi infossati e arrossati le erano rimasti impressi addosso. C'era qualcosa di indefinibile, qualcosa di più dei soliti postumi della sbronza, qualcosa che per un secondo, solo un istante inconsistente, l'aveva spaventata. E attratta, sebbene non volesse confessarlo neanche a se stessa. Qualcosa di simile a quello che vedeva nei suoi occhi, tutti i giorni, allo specchio.

Ma non ci avrebbe badato. Era stato solo un secondo, e anche così, fin troppo tempo dedicato a quella feccia della peggior specie. Il cancello era ormai lontano alle sue spalle. Si Smaterializzò.

 

 

 

 

 

Fenrir uscì dalla Testa di Porco con un bel po' di alcohol in corpo, ma non abbastanza da indebolirlo o renderlo meno lucido. C'era sempre quel pensiero, a tenerlo lucido. Sveglio. Teso.

Era una notte piuttosto fredda, ma non ci badò. Come non aveva più sonno, non aveva neanche più freddo.

Hanno freddo, i condannati sul rogo?

Si portò verso il confine sud del villaggio, dove la strada principale diventava il sentiero per Hogwarts e si perdeva tra gli alberi. La scuola era una macchia oscura lontana, poche luci accese all'orizzonte.

Se la Lestrange doveva arrivare, sarebbe stato a momenti. Per un attimo si chiese cosa diavolo stesse facendo, appostato dietro un capanno malmesso al limitare di Hogsmeade, ad aspettare una donna che odiava e che lo spaventava con quella voglia addosso.

Cosa le avrebbe detto? O forse era meglio non parlare affatto. L'avrebbe presa con la forza e portata...da qualche parte? Più probabile che fosse morto prima. Anzi, sicuramente sarebbe morto in entrambi i casi. Le sarebbe bastato un gesto veloce con la bacchetta, un gesto che aveva già fatto milioni di volte, e addio Fenrir Greyback.

Eppure, non riusciva a staccare i piedi da terra, ad andarsene da quel posto maledetto. Se solo ci provava, i ricordi dei suoi sogni lo tenevano incollato dov'era.

Dopotutto, il sonno lo aveva già perso. La fame, pure.

Anche con la prospettiva di farsi ammazzare davanti...davvero, cosa aveva ancora da perdere?

Si sedette più comodo sul cumulo di neve congelata accanto al capanno.

E attese.

 

Bellatrix si Materializzò all'inizio del sentiero che portava da Hogsmeade a Hogwarts e rabbrividì per il freddo improvviso. Il buio era quasi totale, se non per un lampione a olio acceso poco lontano. E la sua carrozza non era ancora arrivata. I Carrow gliel'avrebbero pagata.

Non che avesse paura o cose simili. Bellatrix Lestrange, con una bacchetta nella tasca interna del mantello, non aveva paura di nulla. Semmai, era il resto del mondo che doveva aver paura di lei. Nonostante ciò, avrebbe insegnato a quegli idioti dei Carrow che non si fa attendere una signora.

Improvvisamente anche il lampione decise di passare a miglior vita, e Bellatrix si ritrovò immobile, leggermente sorpresa, a guardarsi intorno nel buio improvviso. E vide qualcosa.

Solo per un attimo. Ma non poteva averlo immaginato, conosceva i suoi riflessi e loro non l'avevano mai tradita.

Un paio di occhi, che la scrutavano da dietro un vecchio capanno degli attrezzi, poco lontano da dove si trovava.

Si avvicinò lentamente, la bacchetta nella mano destra, e avvertì chiaramente qualcosa che si muoveva, là dietro. Qualunque cosa fosse, avrebbe fatto meglio a darsela a gambe prima che lei potesse raggiungerlo.

Svoltò velocemente l'angolo del capanno, e là dietro c'era decisamente qualcosa. Una sagoma alta, avvolta in un pastrano nero... e in un secondo realizzò incredula chi fosse:

“Greyback! Cosa diavolo...”

L'altro non le diede il tempo di finire la frase, lo vide lanciarsi verso di lei e afferrarla per il polso sinistro con violenza.

Pessima scelta, bestia.

Il fiato di Greyback sul collo, i suoi canini scoperti pericolosamente vicini alla gola, agitò la bacchetta in un gesto repentino, quasi alla cieca:

“Crucio” sibilò, e in un secondo la stretta sul suo polso si allentò, mentre Greyback cadeva a terra contorcendosi. Ma era talmente impietrita da quello che era appena successo, che non trattenne la maledizione per molto.

Non si era sbagliata. Quello sguardo da pazzo negli occhi del lupo mannaro, era lo stesso che vedeva adesso, mentre si rigirava di fianco, ansimante, senza toglierle gli occhi di dosso. E di nuovo, qualcosa dentro di lei rabbrividì. Non di paura, stavolta.

Avrebbe potuto attaccarlo di nuovo, non avrebbe avuto neanche il tempo di rialzarsi da terra per morire in piedi. Ma qualcosa la teneva immobile a osservarlo steso a terra. Impotente.

Suo, se lo avesse voluto...

E per quanto fosse ridicolo, e disgustoso, lei rimaneva immobile. Per quanto non avesse mai voluto altri che il suo Signore, in ogni suo sogno, in ogni sua fantasia...qualcosa la teneva ferma a rabbrividire lì.

Qualcosa di dolorosamente piacevole, al centro del suo corpo.

 

Greyback cercò di rimettersi in piedi, ma il dolore era ancora troppo intenso. Eppure, la Lestrange si era fermata. Non lo aveva ucciso. Lo stava guardando ad occhi sbarrati, probabilmente senza neanche rendersene conto. In qualche modo riuscì a mettersi almeno in ginocchio. Poco dignitoso, ma non gli importava. Tutto quello che voleva era coprire quei pochi centimetri che lo separavano dalla donna, ancora immobile. Solo un altro passo...

 

 

 

Cosa diavolo...devo andarmene. Se lo sapesse Rodolphus. Che sono qui, a indugiare su questa feccia.

 

Ancora uno...

 

Ma cosa mi ha mai dato Rodolphus? Cosa ho mai dato io a lui, se non notti bianche e incubi?

E cosa avrò mai, per tutto il tempo che mi resta?

 

Quasi poteva toccarla, ormai...

 

Non avrò quello che voglio. Non avrò Lui. Che è sempre stato il Solo, e cosa ne ho guadagnato?

Altre notti di incubi da cui mi sono svegliata coperta di sudore gelido.

Quel sudore che non ha nemmeno un odore, è solo una pellicola di frustrazione sulla pelle.

Ed è gelido, gelido...

 

 

La afferrò per una gamba, e con la violenza che gli rimaneva in corpo la strattonò verso terra...

 

Nessuno lo saprà. Non cambierà la mia fede.

Non posso continuare a non provare...niente.

Basta vuoto.

Basta gelo.

Non sono nata per questo.

 

Bellatrix cadde a terra con appena un gemito. Non oppose nessuna resistenza. Completamente accecato dal desiderio, Greyback la spinse sotto di sé, e col fiato corto cominciò a muoversi sotto le gonne pesanti di lei, a toccarla, godere di quella morbidezza e di quell'odore che gli dava alla testa.

 

Sono nata per il fuoco. Dell'Inferno o della terra, farà lo stesso.

 

Quasi non si rese conto di quanto intensamente lei rispondesse con lo stesso istinto furioso, mordendolo sotto il collo con violenza mentre le sue mani tiravano via il pastrano sudicio, le sue unghie si aggrappavano in fondo alla sua schiena.

 

Continuarono ad aggredirsi con violenza, con il sincero disprezzo che li accomunava, un istinto più forte di qualsiasi amore avessero mai provato o sognato di provare, fino a sentirsi esplodere di calore e di quel piacere malato,

e poi ancora,

fino allo stremo,

finchè caddero di nuovo a terra,

separati,

sfiniti.

 

Bellatrix poteva sentire il respiro affannato di Greyback alle sue spalle. Tutto quel piacere non era bastato a farle dimenticare chi fosse. Cosa davvero volesse. E cosa andava fatto.

Con un movimento languido del braccio raccolse la bacchetta da terra, in silenzio.

Avrebbe potuto ucciderlo.

Nessuno l'avrebbe mai saputo.

E di certo non le sarebbe mancato.

Ma qualcosa, mentre lo guardava steso a pochi centimetri da lei, ignaro di tutto, trapassò la sua mente con la velocità che ha a volte la voglia di piangere, quando si blocca in gola e poi com'era venuta sparisce.

Era...gratitudine?

 

Greyback non si era accorto di niente.

Alzò la bacchetta.

Avrebbe potuto ucciderlo.

 

Oblivion”

 

 

 

 

 

 

 

 

Il solito angolino *-*

Allora, se siete arrivati fin qui intanto GRAZIE per aver letto questo delirio fino in fondo!

Nonostante sia, per l'appunto, un delirio, è la prima volta dopo non so...due anni?, che sono pienamente soddisfatta di qualcosa che ho scritto. Non avete idea del sollievo XD

Sollievo al quale hanno partecipato due ottime balie (GHGHGH) che mi hanno aiutato nella travagliatissima gestazione (“NON VOGLIO SCRIVERE UNA SCENA DI SESSO GREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”), e alle quali dedico questa storia: Fera e Nadia, grazie di cuore <3

Per quanto riguarda le note alla ff in sé, la citazione iniziale è da Bloody Mary di Lady Gaga, una canzone che mi ha completamente ipnotizzato da qualche giorno e mi ha dato l'idea per la storia iniziale per la storia di una Bellatrix che tradisce tutto ciò in cui ha creduto, e quindi anche il suo Signore, ma è pronta subito a “purificarsi” e ritornare alla sua fede. Si, non dovrei ascoltare le canzoni troppe volte di seguito, lo so XD

Altra nota terra terra, il linguaggio spesso men che raffinato e sgrammaticato di Scabior e Greyback è VOLUTO. Giusto per essere sicura che non mi prendiate a pietrate XD

Ecco, mi sembra di aver detto tutto!

Grazie a chi ha letto e grazie due volte a chi recensirà!

Un bacio,

Lads

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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