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Autore: Daisy Pearl    19/02/2012    5 recensioni
Questo è un amore tra due persone diverse ...
… vissute a lungo lontane per poi trovarsi ...
… questo è un amore sincero ed eterno ...
… questo è un amore che sfida tutte le leggi del mondo …
… Un Amore che va oltre il tempo e oltre lo spazio …
… un amore di cui solo le stelle sono testimoni silenziosi …
… un amore così non esiste sulla terra …
… ma solo TRA LE STELLE.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Questa è una storia d’amore che paradossalmente nasce da un testo scolastico. Studiavo i primi capitoli di astronomia e mi sono ritrovata a fantasticare. Ed è nata BETWEEN STARS.
Farò riferimenti a persone realmente esistite e altre frutto della mia immaginazione, ma ci tengo a precisare che la trame della storia è TOTALMENTE INVENTATA.
Spero che la lettura di questa breve storia vi appassioni, come ha appassionato me scriverla. Se potete commentate, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, sia se vi piace sia se non vi piace.
Buona lettura.
Daisy Pearl.

 


THE PAST -- PART ONE

   

Sognavo …
Era notte e il buio avvolgeva tutto il mondo …
… tutto tranne loro che da lassù osservavano silenziose i nostri movimenti …
… provai a contarle …
… non ci riuscii …
… ne rimasi affascinata …
… volevo conoscerle …
Mi risvegliai secoli dop  o.

 
Mi ammirai nello specchio soddisfatta, la sarta aveva fatto davvero un ottimo lavoro. L’abito ceruleo che avevo ordinato era stato preparato alla perfezione e si intonava particolarmente ai miei occhi. Avevo visto le bozza della sarta, avevo approvato il vestito ancor prima di vederlo realizzato, ma non avrei mai pensato che avrebbe potuto starmi così bene. La scollatura era contornata di pizzo bianco e non era esagerata, ma d’altra parte la stoffa sottile si modellava attorno al mio esile fisico in modo da evidenziarne le curve. La gonna ricadeva ampiamente sulle gambe fino a coprirmi i piedi, adoravo quel particolare dei vestiti perché avrei potuto mettere un qualsiasi tipo di scarpe, tanto nessuno le avrebbe notate.
Quella sera sembravo proprio una principessa.
“Siete soddisfatta?” mi chiese Giada mentre senza posa mi ammiravo da tutte le angolazioni nello specchio logoro.
Le sorrisi gioiosa “Non si nota?” e feci un giro su me stessa.
“L’abito è favoloso …” continuai “e con i capelli hai fatto davvero un ottimo lavoro!” mi complimentai sorridendole.
Infatti aveva raccolto la maggior parte dei miei morbidi boccoli in uno shignon lasciandone qualcuno libero di  ondeggiare accanto al mio viso. Ero talmente bella da non sembrare io.
“Oh grazie signorina.” Replicò abbassando lo sguardo, visibilmente imbarazzata per il mio complimento.
“Ma ci pensi?” chiesi con entusiasmo “La mia vita sta per diventare bellissima!!”.
Sorrisi a trentadue denti. Giada reagì alla mia felicità con un sospiro. Mi sedetti sul letto e con la mano le feci segno di raggiungermi.
“Cosa c’è Giada?” le domandai prendendo le sue mani tra le mie.
“Bambina mia …” iniziò con voce un po’ rotta dall’emozione “… mi chiedo se davvero sarete felice …”.
“Perché ti chiedi una cosa del genere? È ovvio che lo sarò!” replicai sicura.
“Oh signorina, siete cresciuta così in fretta, mi sembra ieri, che ancora neonata, ti feci nascere. Ti ho allevata, accudita come se tu fossi una figlia per me, ed ora… ed ora…” le sue parole furono interrotte dai suoi singhiozzi, ormai piangeva senza più darsi un contegno. Non riuscivo proprio a capirla la mia nutrice.
“Qual è allora il problema? Sei commossa perché sono diventata una donna?”
“Voi non siete ancora una donna, siete una bambina, e tutto questo è sbagliato, io lo so, vi porterà all’infelicità, come portò all’infelicità la vostra povera madre!” affermò lei con voce malferma.
“Mio padre si è trasformato con gli anni, è diventato un uomo brusco, violento, non era così all’inizio! Loro prima erano felici!” esclamai un po’ irritata per il suo comportamento.
“Oh no, no no, non lo sono mai stati!” altri singhiozzi.
“Dove vuoi arrivare Giada?” chiesi repentina incrociando le braccia al petto, mi stavo decisamente arrabbiando.
“Dove NON voglio arrivare bimba! Non voglio vederti fuggire con la tua bambina, come fece tua madre, lasciandoti al fratello mentre lei, ormai macchiata nell’onore, non avrebbe più potuto vederti!” aveva iniziato a tremare senza contegno. “Un matrimonio combinato non è MAI un buon matrimonio!”.
“Ma come ti permetti?” sbottai alzandomi in piedi di scatto. “Tu non lo conosci, non puoi affatto giudicarlo!”
“Perché signorina? Voi lo conoscete?” sgranai gi occhi per la sua impertinenza. Avevo sempre ascoltato i consigli di Giada, mi erano sempre tornati utili, lei era la madre che non avevo avuto per molti anni della mia infanzia, ma rimaneva una persona a me subordinata e non poteva permettersi di parlarmi in quel modo.
Vedendo la mia espressione cercò di rimediare, si alzò anche lei e mi abbracciò.
“Sono solo molto preoccupata per voi!”
Mi calmai. Dolcemente la allontanai da me.
“Non devi Giada! Lo zio mi ha assicurato che Johannes è un uomo fantastico! E poi pensa a come sarebbe contento, il suo assistente e la sua nipotina sposati, e poi, pensa! Non è nemmeno vecchio!” sorrisi gioiosa.
“Ha trent’anni signorina, tredici più di voi!”.
Risi “Tredici anni non sono niente rispetto ai matrimoni che sono soliti fare le persone, senza contare che dicono che sia un uomo molto bello!”.
 
Quando scesi nella sala da pranzo ero ancora gioiosa come prima della mia discussione con Gaia, anche perché ero consapevole che le sue preoccupazioni erano dovute al fatto che mi voleva un gran bene; era
ovvio che non volesse che io facessi la stessa fine di mia madre!
Non appena mi vide lo zio sorrise radioso e mi venne incontro a braccia aperte, mi prese le spalle.
“Buona sera zio Tycho!” dissi abbassando lo sguardo in segno di rispetto.
Lui sorrise nuovamente e abbracciandomi mi sussurrò all’orecchio “Ti piacerà vedrai!”.
Tra me e lo zio c’era sempre stata una sorta di complicità, fin da quando mi sedevo da piccola sulle sue ginocchia e lui iniziava a raccontarmi tutte quelle leggende sull’universo che tanto adoravo. Ma non l’avevo mai visto così felice. In reazione a tale comportamento la mia euforia aumentò ancora di più. Mi condusse lungo il tavolo imbandito e subito notai che oltre alla zia, seduto vicino al posto dello zio, vi era un giovane. Non era di una bellezza travolgente, aveva la barba appuntita e i baffi neri e questo gli conferiva un’aurea di mistero. Felice, e anche decisamente imbarazzata, seguii lo zio.
L’uomo che doveva essere Johannes si alzò in piedi e fece un breve inchino.
“Questo Cassidy …” mi disse lo zio indicandolo con la mano “ … è Johannes Kepler. Johannes, questa è la mia nipotina Cassidy Brahe!”.
Mi inchinai a mia volta fissando l’uomo negli occhi. Mi avevano insegnato che un uomo che non sa sostenere lo sguardo di una donna non valeva nulla, così lo misi alla prova. Mi fissò negli occhi con una tale intensità da costringere me stessa a distoglierli. Decisamente un uomo di carattere!
Presi di buon grado il posto accanto al suo e iniziammo a mangiare. Lo zio chiacchierava amabilmente con Johannes e io non potevo far altro se non ascoltare.
“Signor Brahe, come naturalmente sapete, lavoro da poco come vostro assistente e in queste poche settimane mi sono unicamente dedicato allo studio dell’orbita delle stelle mobili. Ma so che voi mi volete proporre altri quesiti non è così?”.
“Ahaahah!” rise lo zio “Johannes! Non mi sembra il caso di parlarne a cena! Suvvia! Credo che troverete la conversazione con mia nipote più interessante!”. Gentilmente Johannes si voltò verso di me.
“E voi signorina? Quali sono le vostre passioni?”
“Amo leggere!” dissi sorridendo.
“E non solo!” aggiunse fiero mio zio “La mia dolce nipotina condivide la mia stessa passione!”.
“Ma zio!” esclamai decisamente imbarazzata. Mi avevano sempre detto che una donna non deve avere gli stessi interessi di conoscenza che avevano gli uomini, ciò le avrebbe rese decisamente ridicole.
“Non ti preoccupare cara!” ribattè lo zio con uno strano luccichio negli occhi. “Johannes non ti giudicherà per questo! Anzi ti ammirerà!”.
A tali parole mi sentii decisamente meglio.
“E così amate le stelle?”.
Annuii con foga. Amavo le stelle, erano così belle così misteriose, così lontane.
“E quali conoscenze, il vostro facoltoso zio vi ha tramandato?”.
Sorrisi gioiosa per la domanda. Nessun uomo avrebbe mai chiesto una cosa del genere ad una ragazza. La curiosità è donna, non la conoscenza.
“Conosco il nome di alcune stelle, so che alcune scompaiono, e che ci sono delle stelle che si muovono”.
“Già, i pianeti! Le stelle mobili!” affermò il mio interlocutore annuendo.
“Però ci sono molte cose che non so, ad esempio lo zio ha ideato un suo preciso schema di movimento dei pianeti, ma ancora non me l’ha voluto svelare!” ammisi un po’ amareggiata.
“E’ perché va perfezionato Cassidy! Quando sarà perfetto te ne parlerò”.
“Ehm ehm” tossicchiò la zia “Siamo qui per una precisa ragione, ovvero per un matrimonio, non per parlare di astri. Di quello ne potrete discutere in separata sede”.
Il marito sbuffò divertito, sapeva bene quanto questi discorsi, alle orecchie della zia incomprensibili, la irritassero, soprattutto perché era convinta che suo marito amasse più il cielo che lei.
Idea che probabilmente non era tanto dissimile dalla realtà.
“Cassidy …” iniziò mio zio rivolgendosi direttamente a me “… Johannes ti ha chiesta in sposa, qual è la tua risposta?”.
Sorrisi imbarazzata e abbassai lo sguardo fissando il mio piatto.
“Dico che sarei onorata di diventare la moglie di un uomo così attraente, intelligente e un così caro collaboratore di mio zio!”. La mia breve risposta  suscitò l’euforia dello zio che si alzò in piedi e tirando in alto il calice propose un brindisi a noi due. Ero felice! Davvero felice e anche un po’ imbarazzata, ma soprattutto felice.
 
Dopo cena io e Johannes, per conoscerci meglio, facemmo un giro nel giardino intorno a villa Brahe.
Io tenevo lo sguardo basso, e lui mi camminava a fianco con passo leggero.
“Siete bellissima!” mi disse fermandosi e prendendomi il mento tra le mani. Fui costretta a guardarlo negli occhi.
“Il modo i cui prima avete accettato di essere la mia sposa è stato … è stato molto sentito e toccante. Sono davvero un uomo fortunato”.
Sorrisi al complimento arrossendo “Sono io ad essere fortunata! Un uomo della vostra intelligenza e del vostro calibro che si interessa ad una ragazzina come me non è una cosa da tutti i giorni!”.
Mentre parlavo mi osservava rapito, come se stessi svelando chissà quali misteri.
“Siete fantastica!” sussurrò infine. Mi cinse con le braccia facendomi aderire al suo corpo magro e senza mai distogliere gli occhi dai miei avvicinò il suo viso.
“Mi permettete?” chiese in un sospiro.
Annuii impercettibilmente. Bastò. Si avvicinò dolcemente a me e mi sfiorò le labbra con le sue. Io non sentii niente, probabilmente era così che una donna si sentiva quando baciava un uomo, o meglio non si sentiva. Perché il bacio era per l’uomo non per la donna. Si scostò da me e mi prese la mano. Mi condusse in cima ad una collinetta, sempre nel territorio vicino a casa. Una volta arrivati si sdraiò a terra e mi tirò leggermente il braccio per portarmi a fere lo stesso. Mi adagiai accanto a lui obbediente, avevo paura. Temevo che quell’uomo potesse farmi sua prima del matrimonio, cosa che non doveva assolutamente accadere, perché ci sarebbe andato di mezzo il mio onore. Ma d’altra parte come potersi ribellare? Se lo avessi fatto avrei mandato a monte tutto, il mio futuro e la felicità di mio zio, a cui dovevo tutto.
Lui alzò il dito al cielo e disse con voce appassionata “La vedi quella?”.
“Quale?” chiesi.
“Quella stelle luminosissima!”. La vidi, era bellissima.
“Sì!”
“Quello è Venere!”. Affermò con voce trasognata.
“E’ l’astro più bello dell’universo!” affermai totalmente rapita.
“Tu sei quasi bella come lei!”.
Fu in quel momento che capii.
 

 Non mi avrebbe MAI amata come amava quei puntini luminosi.
Non lo avrei MAI amato come anche io amavo loro.

 
Desiderai ardentemente di scappare il più lontano possibile da quella collina, da quel villaggio, da quel mondo, e di elevarmi ad esse, così lontane da me eppure così vicine al mio cuore.

 
 
 
   
 
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