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Autore: Doll_    19/02/2012    34 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
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Epilogo

...

Questa storia
è dedicata a tutte quelle ragazze
che non hanno mai perso la speranza
nei
propri sentimenti.
E, soprattutto, a quelle che, amando,
sono riuscite, nonostante ogni dolore,
a migliorarsi e a soddisfare i propri desideri.
Non molla
ndo mai.
June
.


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The End Of The Beginning
Total Eclipse of the Heart







“Questo vestito mi ingrassa, vero?”
“Ma sei scema? Sei bellissima. Su, sbrigati che siamo già in ritardo!”
“Io devo ancora capire come ha fatto a convincerla…”
“Basta ciarlare, dobbiamo andare.”
“Mi stai mettendo ansia, Freddie!”
“Sei una lumaca, Abby.” Borbottò però lui, nel suo bellissimo ed elegantissimo smoking da sera.
“Ehi!” Gli imbruttii, lanciandogli praticamente saette con gli occhi e contemporaneamente infilandomi i tacchi rossi.
Lui si avvicinò e con un sorriso che voleva già dire “scusami”, mi abbracciò e sussurrò al mio orecchio: “Una bellissima lumaca.”
Mi sciolsi per cinque secondi netti.. poi ritornai all’attacco.
“Hai controllato Emy?”
“Diceva che il suo vestitino pizzica.”
“E dov’è adesso?”
“Ho chiesto ad Alicia e Francine di venirla a prendere e di portarla con loro, visto che a te mancava ancora tanto…” Fece con tono scoraggiato.
“Ho fatto, ho fatto… ma questa pancia m’intralcia!” Mi lamentai, indicando il pancione di già tre mesi.
Ricordo come fosse ieri la prima volta fra me e Freddie… Le paranoie, la paura, il dolore, il piacere, l’emozione… Tutto fantastico. E probabilmente proprio per questo non eravamo riusciti più a fermarci…
“Stai benissimo, Abby.”
Però il mio carissimo compagno riuscì immediatamente a tirarmi su il morale dandomi un bel bacione sulle labbra ed una carezza sul pancione, rassicurandomi con i suoi magnifici occhi scuri.
“Ti amo, sai? Sono così emozionata.” Confessai, con voce tremante.
Era il grande giorno per una mia carissima compagna di vita e mi venivano i brividi solo pensando che mi stavo preparando per il suo matrimonio.
“Ti amo anche io.” Mi sorrise ancora. “Ora andiamo, su.”



“Te l’ho detto che con questo vestito sei assolutamente sexy, tesoro?”
Sorrisi compiaciuta. “Sedici volte, sì.”
“Perché non vi sposate anche voi due?” Chiese Emy -la figlia di Freddie ed Abby, di quasi quattro anni-, dai sedili posteriori.
Era una bambina graziosissima, con gli occhioni a mandorla di un colore simile ad uno di quei buonissimi caffè che si riuscivano ad assaggiare solo in bar italiani. Una visetto paffuto incorniciato da capelli liscissimi e castani, e la classica espressione un po’ ingenua e un po’ paracula che riportava alla mente i visi dei suoi genitori, nostri amici e coppia affiatata da quasi dieci anni.
Alicia sembrò per un momento spiazzata, ma poi, con un sorriso mozzafiato seppe riprendersi e rispondere: “Richiedilo quando avrai… vent’anni, ecco.” Ricordandomi vagamente una puntata di Queer as Folk.
Emy ci pensò qualche secondo, poi, con una scrollatina di spalle cambiò discorso chiedendo di cambiare canzone alla radio.
Intanto notai con la coda dell’occhio come la mano di Alicia si poggiava sulla mia che tenevo sulla marcia e la sua carezza sul dito come fosse tutto nella normalità.
Lei non sapeva che a distanza di tutti quegli anni, ogni singolo contatto o sguardo fra noi mi faceva sentire come se tutto accadesse per la prima volta.
Era stupendo poterla toccare, abbracciare, baciare come per quasi un anno avevo desiderato segretamente. Difficile però spiegare la reazione dei nostri genitori.
Per un periodo di quasi tre anni mia madre mi ha cacciata di casa, venendomi a ricercare solo una volta finito il college. I genitori di Alicia, invece, non fecero una piega. Dicevano che le sarebbe passata; che era una cosa nuova da provare… I sentimenti non c’entravano niente e tanto meno la sessualità. Loro figlia non era lesbica e, soprattutto, non poteva essere innamorata della sua migliore amica.
Poco male poiché adesso mi facevano ancora ridere le facce che facevano ogni volta che ad un evento di famiglia la loro figlioletta, invece che un ragazzetto, presunto fidanzatino, portava me.
Erano soddisfazioni quelle. E anche in quel momento, mentre con la macchina cercavo di parcheggiare, sentire il suo sguardo concentrato solo su di me mi riportava cento metri sopra il cielo. Avrei rifatto mille volte le stesse esperienze devastanti se sapessi che ognuna di queste mi avrebbe sempre e comunque riportata a lei.
“Pronta per entrare?”
“Pensi sia già iniziata la messa?” Chiese.
“No, siamo in orario.” Sorrisi.
Aprii lo sportello e senza pensarci due volte, mentre Alicia era impegnata a tenere con una mano Emy, io le afferrai e strinsi l’altra, entrando così in chiesa.



“Ma quando arrivano quei due!?”
“Calma amore, ho chiamato adesso Freddie, dice che cinque minuti e stanno qui.” Feci, cercando di tranquillizzarla.
“Ma guarda te se proprio la testimone doveva fare ritardo!”
“Holly, non è in ritardo, la messa ancora non è iniziata.”
“Non mi contraddire.” Mi minacciò, ridendo subito dopo. “Scusami amore, è che sono agitatissima.” Disse dolcemente, venendomi incontro per essere abbracciata.
“Andrà tutto bene, vedrai. Tu come stai?” Le chiesi, stringendola a me e guardandola in quegli occhi che mai avrei smesso di ammirare e venerare.
“Sono passati anni, John. Sto bene, come vuoi che stia? E’ stata una faccenda vecchia… Andavamo ancora a liceo!” Sorrise sincera, scoccandomi un rumoroso bacio sulle labbra e, sicuramente, lasciandomi un velo di rossetto su di esse. Quando se ne accorse, portò immediatamente le dita a pulirmelo, non smettendo un attimo di ridacchiare.
“Sei una carogna.” Sorrisi di rimando.
“Sono nervosa. Pensi che verranno?”
La strinsi ancora e le presi una mano. “Chi, loro? Sono sicuro di sì.”
“Ho il cuore che batte a mille.”
“Ma, scusa, sei più agitata oggi che il giorno del nostro matrimonio!” La rimproverai, scuotendo il capo dal suo visino da cucciolo sperduto.
“No, ma che dici! E’ solo che…”
“Ho capito. Stavo scherzando.” Avvicinai il mio viso al suo orecchio. “Ho l’ansia anche io.”



La cerimonia iniziò.
Abby finalmente era arrivata e si era posizionata affianco a me, mentre io, col mio bel vestito bianco, non riuscivo a staccare gli occhi da mio futuro marito.
Ma com’era riuscito a convincermi? Convincere me.
Lo guardavo, rimirando la sua bellissima figura fasciata da un vestito fantastico, rivivendo poi ogni momento passato con lui; dal primo all’ultimo.
I suoi occhi, i suoi capelli chiari, il suo sorriso, la sua allegria, l’amore che non aveva mai smesso di donarmi. Poi ripensai ai miei sbagli, al mio egoismo, al periodo più buio della mia vita, quando avevo iniziato a credre di essere troppo sbagliata per uno come lui. Che meritava di meglio, invece che una doppiogiochista come me.
Ma l’amore fa fare follie. Io ero impazzita per lui e anche se avevo sofferto e, soprattutto, avevo fatto soffrire altre persone a me vicine, non avrei cambiato nulla del mio passato; perché ora ero qui, con questo vestito bianco, su quest’altare, a pronunciare parole d’amore e a giurare fedeltà fino a che morte non ci avrebbe separati.
Ed io avrei mantenuto quella promessa, accidenti se l’avrei fatto!
C’era Freddie, dall’altro lato, dietro lo sposo, che sorrideva ad Abby e la guardava come se quella piccola distanza fosse troppo da sopportare anche se per un’ora o poco più.
C’erano Francine ed Alicia che, non staccandosi mai l’una dall’altra e con le mani congiunte, tenevano la testa alta nonostante le critiche e gli insulti che avevano dovuto affrontare per tutti quegli anni.
E poi c’erano Holly e John, che non smettevano di tenersi stretti l’una all’altro, o comunque cercando sempre il contatto fra loro, mentre lui cercava di tranquillizzare lei da un’emozione che non era in grado di reggere da sola.
Fra quelle coppie –le coppie dei miei migliori amici-, c’erano tenerezza, coraggio e sostegno. C’era tutto quel che avrei sempre voluto ottenere io con il mio unico e grande amore…
Chase Stuart, vuoi accogliere Margareth Freed come tua sposa nel Signore, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?”
Il cuore sembrava voler uscire fuori dalla cassa toracica mentre rispondeva: “Sì, lo voglio.”
Il prete poi si rivolse a me.
“E tu, Margareth Freed, vuoi accogliere Chase Stuart come tuo sposo nel Signore, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo tutti i giorni della tua vita?”
“Sì, lo voglio.”
Accidenti se lo volevo!
“Bene. Lo sposo ora può baciare la sposa.”
..E la porta della chiesa si spalancò.
Sentii la leggerissima folata d’aria prima del rumore del portone che si apriva e poi, seppur avevo un bacio gradevolissimo che mi attendeva, non potei far a meno di voltarmi col cuore in gola sperando di vedere quegli occhi tanto mancati.
E fu così, effettivamente, che il suo viso apparì lasciando tutti senza fiato.
Bellissima nel suo vestito verde scuro, con i capelli mossi come una volta e quello sguardo ora adulto ma pur sempre intenso e travolgente come dieci anni prima.
Junery Morrow entrava in chiesa solo per assistere al mio matrimonio.
June si era fatta viva… Solo per il mio matrimonio, come per quello di Holly.
Lei sorrise, poi appartandosi da un lato, aspettò che la cerimonia finisse.
Ma un altro colpo di scena avvenne nello stesso preciso istante in cui la porta si riaprì.. ed entrò Jack O’Connell con un vestito raffinato e la sua bellezza selvaggia, squadrando l’interno della chiesa in cerca di qualcosa, per poi soffermarsi su di lei e muovere i passi verso quella direzione.
Fu in quel momento che ricordai un altro aggettivo che descriveva l’amore presente in ogni coppia dei miei amici… Avevo detto tenerezza, coraggio e sostegno.. dimenticandomi però di quell’amore che sapeva devastare, autodistruggere; quell’amore orgoglioso ed infinito che riusciva a durare per anni accontentandosi solo di qualche sguardo fugace e niente più.
Ed io avrei accettato anche quello, anche quel dolore piacevolmente ingiusto che legava Jack e June da anni, portandoli alle peggiori pazzie ma anche alle vette più alte della felicità.
Incedibile energia. Il prete, rimasto per qualche attimo scioccato dalla reazione avuta da ogni presente nella chiesa che conoscesse Jack e June, schiarendosi la voce ripeté: “Ora lo sposo può baciare la sposa.”
Allora fu così che, finalmente, divenni la signora Margareth Freed in Stuart.
Circondata dalle persone che più amavo in tutta la mia vita.



“Ma che accidenti di fine avevi fatto, cretina!”
Sentii l’urlo di Holly arrivarmi dritto nel cervello prima ancora che la raggiungessi all’interno della villa affittata da Maggie e Chase per il matrimonio.
“Ho dovuto comprare tutto all’ultimo. Credevo di non venire.” Spiegai, cercando di sorridere.
Lei fece una smorfia poi, non resistendo oltre, mi stritolò letteralmente fra le sue braccia. “Mi sei mancata tantissimo, June. Tantissimo! Ci hai fatti preoccupare tutti! Partita così, da un giorno all’altro… Ma tu sei matta. Non farlo mai più!” Farfugliò tenendo la testa immersa nei miei capelli e cercando di trattenere le lacrime.
“Sono maggiorenne da un bel pezzo, sai? Posso fare tutti i viaggi che voglio.” Ridacchiai alla sua espressione sbigottita. “Non mi chiedi nemmeno com’era l’Italia?”
Lei sembrò riprendersi. “Uh, è vero! Allora? Bella come l’avevamo sempre immaginata?”
“Di più. Ho conosciuto anche la famiglia di mio cugino Zac. Adesso lui e la sua compagna Victoria, hanno due gemellini. Devi vederli, che carini!”
“Due gemellini!? Ma quella casa fra poco scoppia!” Rise lei, afferrando al volo due bicchieri di Champagne da sopra un vassoio che teneva un cameriere.
“Penso anch’io. Comunque sono contentissima per Zac. Sapevo che non se la passava tanto bene prima di conoscere questa ragazza, Victoria. Lei anche è molto simpatica. Sono una coppia… bellissima.” Dissi, non riuscendo però a trattenere un sospiro sconfitto a quella confessione.
Holly sembrò afferrarlo appieno e, ridiventando seria, mi chiese: “E tu? Tu come stai, June? Davvero.”
Alzai lo sguardo. La guardai. Mi voltai, e guardai lui, la mia continua malattia. La mia unica medicina contro me stessa. Lui non aveva smesso un attimo di fissarmi.
Sentivo che voleva riparlarmi, che voleva chiedermi scusa per l’ennesima cavolata. Ma non sapevo cosa avrei mai potuto rispondere questa volta.
“Meglio, davvero. La vacanza mi ha fatto bene.” Sorrisi, beccandomi subito dopo una sberla sul braccio da Holly, falsamente arrabbiata.
“Però potevi fare una chiamata, no!? Sei una bastarda. Tre mesi in Italia e neanche una cartolina.”
“Volevo solo pensare un po’ di più a me stessa. Ma mi siete mancate tantissimo. Mi dispiace.” Dissi sinceramente, non riuscendo a trattenermi dal riabbracciarla nuovamente.
“Sei una scema..” Mi strinse anche lei, ridacchiando come se non ci fosse stato tutto quel tempo a dividerci.
“Ehi, possiamo aggregarci anche noi?” Chiese poi, una voce alle mie spalle.
Mi voltai e trovai Abby, Alicia, Francine e Maggie, -nel suo bellissimo abito- domandarmi con sguardi dolci e nostalgici di poter riavere indietro con un solo abbraccio tutti quei mesi persi.
Scontato dire che le spupazzai una ad una…

La cena stava volgendo al termine. Metà degli ospiti era ubriaca e l’altra metà o ballava in pista o intonava qualche canzone al karaoke, per il dispiacere di ogni singolo orecchio presente in sala.
Io decisi che era il momento di uscire per fumarsi una sigarettina in santa pace, lontano da tutto quel frastuono e , soprattutto, da quegli occhi che non avevano smesso un attimo di riversarmi addosso il loro dispiacere e la loro voglia di farsi perdonare.
Presi la mia Lucky Strike rossa e, accendendola, aspirai i primi tiri seduta su una panchina di fronte all’enorme piscina della villa.
Inutilizzata perché era la fine di settembre.
In quel momento, come altri, ripensai a tutti i passi della mia vita da quel lontano giorno nel quale chiesi a Jack di diventare o il mio tutto, o il mio niente.
Quella sera lui rispose “non lo so”, poi mi abbracciò e mi chiese un’ultima cosa: di ricominciare da capo.. come amici.
Ricordai il salto al cuore e la domanda che gli feci dopo: “cioè… tu mi stai chiedendo di farti innamorare di nuovo di me?
E anche quella volta io non mi tirai indietro.
Passai con lui ogni singolo giorno; gli chiesi di aiutarmi con delle ripetizioni; lo invitai ad uscire e cercai di essere me stessa ogni volta, col risultato di avvicinarmi sempre di più a lui.
Quella manfrina durò sette anni… un continuo tira e molla che non voleva vedere né una fine né un dannatissimo inizio. Ed io iniziavo a stufarmi, soprattutto quando amici o parenti mi chiedevano se fossi fidanzata o meno. Oppure quando scoprii che Holly si sposava o che Abby era incinta. Insomma.. Non ero più in grado di mantenere quella situazione e, un giorno, andai da Jack con l’intento di parlarne.
Mi disse una cosa stravolgente: che secondo lui stavamo già insieme da un bel pezzo e che ero io a non aver capito nulla in tutti quegli anni.
Quello fu il giorno più felice della mia vita… Due anni di relazione stabile poi, tre mesi fa, il boom totale. Una litigata inizialmente senza senso si era trasformata in un rigurgito pieno di rimorsi, rimpianti e rancori. Ci dicemmo così tante cattiverie che per lo shock presi il primo biglietto per l’Italia e scappai letteralmente da lui e da tutto il male che mi aveva fatto.
Ed ora eccomi lì, a ripassare in mente tutte quelle esperienze senza accorgermi della persona che si era posizionata di fronte a me.
“Jack.”
“Ciao, June.”
Silenzio.
Poi, lui disse: “Che fine avevi fatto!?”
Tipico di Jack arrivare al punto della questione senza troppi giri di parole stupidi come “è tanto che non ci si vede, eh?”.
“Ma come, non lo sapevi? Sono andata in Jamaica a coltivare piantine d’erba e a spacciarla facendo un mucchio di soldi. Ora sono ricca, eh già.”
“Non fare la simpatica adesso. Sono tre mesi! Tre! Dove diavolo sei andata e perché cazzo non mi hai avvertito!?” Sbottò, con un’espressione durissima.
Allora mi alzai per fronteggiarlo. “Perché mai avrei dovuto? Com’è che avevi detto? Ah sì, questi anni insieme sono stati solo un grosso inganno verso noi stessi; credevamo di amarci ma invece avevamo solo paura di restare soli, te lo ricordi? Io sì, praticamente mi ha creato un tarlo nel cervello!” Dissi, tentando di regolare il tono della voce.
Lui rimase zitto per qualche minuto, poi riparlò: “Mi dispiace, June. Non penso davvero quello che ho detto.. Io, senza te, sono… insulso. Non sono niente, capisci? Questi mesi sono stati orribili… Ogni volta che sentivo il telefono squillare o la serratura del mio appartamento aprirsi, speravo sempre fossi tu che ritornavi da me. Mi-mi sei mancata. Tanto. Ed io sono un imbecille, perché non è la paura di rimanere solo ma quella di poter perdere te. E ti amo come la prima volta…”
“Sì, sei un imbecille.”
“..Sì.” Si avvicinò a me abbassando il viso per essere alla mia altezza.
Occhi negli occhi.
“E non intendo perdonarti così facilmente, Jack. Non questa volta. Sono stufa delle belle parole: ho bisogno di fatti.” Deglutii, col cuore in subbuglio.
Lui sembrò pensarci sopra. Si allontanò di poco da me e mi riguardò.
“Neanche se facessi questo?” Chiese inarcando un sopracciglio e schioccando le dita verso la villa.
Assunsi un’aria incerta e curiosa, quando poi le luci intorno alla piscina si accesero e partì una canzone fin troppo conosciuta da entrambi.
Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler.
L’ultima canzone ballata insieme nella nostra terza fase di relazione.
Terza perché la prima fase era stata composta da quell’anno nel quale ci eravamo conosciuti e messi insieme senza preoccuparci di ulteriori paranoie, innamorandoci inevitabilmente l’uno dell’altra per la prima volta.
La seconda fase era stata quella più lunga -a partire dall’anno dopo della prima relazione, e durata per sette anni-, formata da tira e molla continui, facendoci però unire e compattare l’uno all’altra, ed innamorare, per la seconda volta.
Ed infine la terza fase. Quella della relazione seria, della convivenza, quella tranquilla, quella totalizzante. Ma anche quella più devastante.
E la cosa più buffa, oltre al fatto di essere riuscita ad innamorarmi tre volte della stessa persona, era che sentivo di starmi innamorando di lui per una quarta volta mentre mi prendeva le mani e m’invitava a ballare, da soli, sotto le stelle con alle orecchie un’altra canzone della nostra vita.
Stava per iniziare una quarta fase.

And I need you now tonight. And I need you more than ever. And if you’ll only hold me tight. We’ll be holding on forever. And we’ll only be making it right. Cause we’ll never be wrong together. We can take it to the end of the line. Your love is like a shadow on me all of the time. I don’t know what to do and I’m always in the dark. We’re living in a powder keg and giving off sparks. I really need you tonight. Forever’s gonna start tonight. Forever’s gonna start tonight….*

“Però non è giusto..” Borbottai lievemente, stretta al suo petto.
“Cosa?” Sentivo che stava sorridendo ed il suo cuore impazzito rimbombava nel mio orecchio come una piacevole melodia.
“Che ti perdono… Sempre. Sono passati tre mesi! E tu ancora stai dietro a me?”
Lo sentii trattenersi una risata. “Perché non dovrei, spiegamelo. Noi siamo fatti così, June. Non siamo come John e Holly, come Abby e Freddi, Francine e Alicia oppure Chase e Maggie. Noi non abbiamo bisogno di vincoli perché sappiamo entrambi che, indipendentemente da tutto, ritorneremo sempre l’uno dall’altra. Ti amo proprio per questo. Perché sei uguale a me. Questi mesi sono stati tremendi ma mi sono serviti per capire che non ti avrei mai cambiata con nessun’altra persona al mondo, anche se mi avresti fatto ammattire sul serio.”
Non riuscii a non sorridere. “Sei masochista, sai?”
“Beh, anche tu.”
“Sì, anche io… Quindi ora che facciamo?”
“Innanzi tutto, dopo vieni da me. E domani riporteremo tutte le tue cose nel mio appartamento.”
“Vuoi che ritorno a vivere con te? Anche se sono disordinata?”
Soprattutto perché sei disordinata.”
“Quindi dovrei perdonarti.”
“Esatto.”
“..però ti amo.”
“Anche io. Tanto.”
“Ma è ingiusto.” Ribadii.
“No.” Mi strinse più a sé. “E’ piacevolmente ingiusto.”


Fine.










Angolo autrice:
Sorpreeeeesa! Okay, immagino starete già preparando una sommossa contro di me.
Mi dispiace, davvero, vi ho fatte aspettare tantissimo e vi ho pugnalate con questo epilogo tremendo ma.. era così che doveva andare. Non dovete fidarvi di me: sono pazza.
Mi piaceva l’idea di arrivare direttamente al punto, così. Non volevo finire tutto con un Jack improvvisamente romantico che manifesta tutti i suoi sentimenti in quattro e quattr’otto solo perché è messo alle strette e chiede a June di mettersi insieme.
Insomma, non ce lo vedevo proprio ecco.
Finisco col ringraziare tutte colore che hanno seguito questa storia sconclusionata e l’hanno messa fra i preferiti, fra le seguite e le ricordate.
Ma, ancora di più, ringrazio coloro che hanno sempre recensito rendendomi una delle persone più felici di questo mondo! ..Prima o poi, quando meno ve lo aspetterete, risponderò a tutte voi, promesso!
.. Vi avverto: ho pupplicato così senza rileggere! Appena posso correggo ogni orrore presente u_u
Vi lascio con la traduzione della bellissima canzone di Bonnie Tyler ed un caloroso abbraccio.

PS: La frase sulla foto significa: "È pazzesco pensare come sarebbe differente la tua vita se non avessi mai incontrato quelle persone che hanno cambiato tutto."
Ovviamente riferito ad ognuno dei personaggi ^-^





Total Eclipse Of The Heart


Ritorna,
Di tanto in tanto sono malinconica e tu non ci sei mai
Ritorna,
Di tanto in tanto mi stanca un po’ di sentire il rumore delle mie lacrime
Ritorna,
di tanto in tanto sono un po’ nervosa perchè i miei anni migliori se ne sono andati
Ritorna,
di tanto in tanto sono un po’ terrorizzata e poi vedo lo sguardo dei tuoi occhi
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi

Ritorna,
Di tanto in tanto sono un po’ irrequieta e sogno qualcosa di selvaggio
Ritorna,
Di tanto in tanto sono un po’ indifesa e rimango come una bambina tra le tue braccia
Ritorna,
Di tanto in tanto sono un po’ arrabbiata e so che dovrei sfogarmi e piangere
Ritorna,
Di tanto in tanto sono un po’ terrorizzata ma poi vedo lo sguardo nei tuoi occhi
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi

*E ho bisogno di te stanotte
E ho bisogno di te ora più che mai
E se solo tu mi stringerai saldamente
Rimarremo stretti per sempre
E noi ce la faremo
Perchè insieme non sbaglieremo mai
Possiamo arrivare fino in fondo
Il tuo amore è come un’ombra che sta su di me per tutto il tempo
Non so cosa fare e sono sempre nell’oscurità
Stiamo vivendo in una polveriera e stiamo facendo scintille
Ho veramente bisogno di te stanotte
Sempre comincerà stanotte
Sempre comincerà stanotte.

Una volta ero innamorata
Ma ora sto solo cadendo a pezzi
Non c’è nulla che possa fare
Un’eclisse totale del cuore
Una volta nella mia vita c’era la luce
Ma ora c’è solo l’amore nelle tenebre
Nulla che possa dire
Un’eclisse totale del cuore

Ritorna, occhi lucenti
Ritorna, occhi lucenti
Ritorna,
Di tanto in tanto so che non sarai mai il ragazzo che avresti voluto essere
Ritorna,
Di tanto in tanto so che sarai l’unico che mi voleva nel modo in cui sono
Ritorna,
Di tanto in tanto so che non c’è nessuno nell’universo tanto magico e meraviglioso
Ritorna,
Di tanto in tanto so che non c’è nulla di meglio e non c’è nulla che non farei
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi
Ritorna, occhi lucenti,
Di tanto in tanto cado a pezzi…


..Dalla vostra: Doll_

   
 
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