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Autore: Medea__    19/02/2012    3 recensioni
Questa è la storia di una gruppo di adolescenti. Ognuno di loro porta con sé un'esperienza diversa,si comportata in base a ciò che ha vissuto e in base a ciò che non vuole diventare. Incontri casuali, sguardi,battute, corazze d'indifferenza, sofferenza e... amore. In quel liceo può succedere la qualunque, il problema è affrontarlo e decidere se mostrarsi realmente per quello che si è. Essere sinceri con chi ti sta davanti.
Storia scritta a quattro mani con la fantastica Fensi94.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Stavo facendo un po' di stretching, con un occhio mezzo chiuso a causa di un raggio di sole che puntava dritto sul mio volto,quando venni distratta dal fischio del coach. Tutti si voltarono a guardarlo, me compresa,attendendo che proferisse parola e si decidesse a svelarci il motivo del suo richiamo. Quella mattina ero più impaziente e nervosa del solito, non mi andava a genio nulla...forse perchè la mia migliore amica era a casa malata o forse perchè avevo preso un sette in biologia! Era una cosa che odiavo quella di avere un voto inferiore all'otto in qualunque materia,volevo essere la migliore in tutto. La mia media scolastica doveva semplicemente confermarlo.

In silenzio, mi avvicinai al gruppo di ragazzi e cheerleader che si era formato attorno all'allenatore e con le braccia incrociate al petto aspettai; si schiarì la voce e finalmente quell'odioso insegnante di mezza età,che a mio parere ne sapeva ben poco di educazione fisica e sport, aprì bocca:

-Ragazzi, oggi abbiamo una nuova recluta, David Reed! sappiate che questo batte duro... sarà fondamentale per le prossime partite,dunque fatelo sentire a casa!-

Voltai il capo un po' più a sinistra e mi accorsi che in effetti accanto al coach c'era un nuovo giocatore. Avevo intravisto quel ragazzo nei corridoi, dopotutto non era il tipo da passare inosservato data l'altezza e i due occhi verdi che attiravano tutti peggio di una calamita, ma come al solito non l'avevo degnato di grande considerazione. Dopotutto coloro che meritavano l'attenzione di Sabrina Theron erano pochi!


Smisi di perdermi in quegli assurdi pensieri, che sapevano più di auto convincimento, e mi voltai per tornare nella parte di campo assegnata alle cheerleader per il loro allenamento, quando per poco non venivo scaraventata a terra da un bestione che mi aveva colpito con la spalla!

-Ehi!- esclamai stizzita mentre gli lanciavo un'occhiataccia.

Lui sorrise e mi fissò qualche secondo. -Scusa piccola, come posso farmi perdonare?- chiese con un tono che definire viscido e squallido era un eufemismo!

Odiavo quel tipo di ragazzi, tutti quelli che mi ponevano alla stregua delle altre, convinti che bastasse una frase come quella per conquistarmi.

Alzai un sopracciglio e lo fulminai con lo sguardo. -Piccola, lo dirai a tua sorella! Guarda dove cammini la prossima volta, davvero mi chiedo come tu faccia a correre dietro il pallone se nemmeno vedi e fai attenzione alle persone che ti stanno vicino!- il tono che usai per pronunciare quelle parole venne automaticamente pieno di stizza e di sicuro la mia espressione non era da meno... rimasi a fissare la sua faccia da pesce lesso per qualche secondo, contenta dell'effetto ottenuto su di lui, quando sentii una fragorosa risata dietro di me. Incuriosita mi voltai e vidi che era il ragazzo di prima, quello appena entrato in squadra. Lo guardai con espressione assolutamente piatta e tornai indietro. Quelle sfaticate delle altre cheerleader avevano bisogno del loro capo per iniziare o non avrebbero concluso un accidenti nemmeno dopo un'ora.


Conclusa l'ora di educazione fisica, ero davanti lo specchio a sistemare i capelli biondi che mi ricadevano sulle spalle in morbide onde e a dare gli ultimi ritocchi al trucco. Odiavo con tutta me stessa fare la doccia a scuola, lì non avevo tutto il necessario per poter apparire al meglio e la cosa mi destabilizzava parecchio. Avevo provato la sensazione di essere seconda, di essere quella invisibile, quella che non è mai abbastanza. Conoscevo il senso d'inferiorità e di umiliazione che ti attanagliava lo stomaco quando non si è mai la prescelta o la favorita. Conoscevo fin troppo bene quegli stati d'animo e le loro conseguenze. Per questo mi ero ripromessa che mai un'altra volta nella vita sarei stata seconda a qualcuno,che mai più mi sarei sentita in quel modo e che nemmeno in un universo parallelo sarei arrivata ad affrontare quelle estreme conseguenze.

Riposi il pennello per il phard dentro l'astuccio ed uscii dal bagno delle donne, pronta ad affrontare due estenuanti ore di matematica.

-Ehi biondina!- avevo fatto si e no cinque passi in direzione dell'aula in cui tra poco sarebbe iniziata la lezione, quando mi sentii chiamare in quel modo. Decisamente odioso! Mi voltai scocciata in direzione della voce che avevo sentito e vidi seduto su un banchetto messo lì all'angolo, il ragazzo che ci aveva presentato il coach. Aveva ancora i capelli umidi dopo la doccia, più che biondo scuro sembravano quasi marroni adesso, indossava un paio di jeans ed una maglia nera a maniche corte; mi fissava con un sorrisetto sghembo mentre lo guardavo scocciata con le braccia conserte.

-Per tua informazione, ho un nome e se non lo conosci devo ammettere che sei proprio un caso disperato.- affermai sicura di me, convinta che questo mio atteggiamento l'avrebbe indisposto.


Quel mezzo ghigno che aveva stampato sul volto si trasformò in un ampio sorriso, schioccò la lingua e si mise in piedi. Senza dire nulla, completamente rilassato e forse anche divertito dalla mia reazione, si avvicinò, senza mai staccare gli occhi dai miei, fin quando per poco il suo naso non sfiorava il mio; mi guardò ancora ed io... io mi sentivo tremendamente in imbarazzo in quel momento. E non poteva succedere una cosa del genere! Non doveva! Nessuno doveva avere il “potere” di mettermi minimamente in soggezione!

-mmm immaginavo avessi un nome- disse con voce calda,senza smettere di sorridere -ma magari non credi che io non lo sappia per il semplice motivo che alla fine non sei così importante come credi?-

E no, cascava proprio male questo spilungone con le spalle larghe quanto un armadio!

Mi alzai leggermente sulle punte dei piedi, fissando con sicurezza quelle iridi color smeraldo, facendo nascere sulle mie labbra un leggero sorriso.

-Eppure sei tu quello che mi ha aspettata qui fuori, quello che mi ha chiamata- affermai sicura e soddisfatta della mia risposta.

Mi guardò in un primo momento interrogativo e poi scoppiò in una risata... che cavolo aveva da ridere! Non stavo mica scherzando io!

-Biondina arrivi sempre a conclusioni così affrettate?- mi chiese mettendosi una mano in tasca,continuando a guardarmi tranquillo e sorridente. Mi stava letteralmente mandando su tutte le furie con quell'atteggiamento e soprattutto mi stava facendo perdere tempo,rischiando di arrivare in ritardo per la lezione. Stavo per aprire bocca e rispondergli ma mi batté sul tempo...

-Ti stavo aspettando solo per portarti questo!- disse ridacchiando ancora e alzando un oggetto tondo nero e fucsia, tenendolo con due dita. -Non sia mai che una come te perda il suo fondamentale specchietto!-

Sentii le guance infiammarsi, sentivo di aver fatto proprio una brutta figura e per la prima volta dopo tempo ero rimasta a bocca aperta, alla ricerca di una risposta a tono per zittirlo. Arrabbiata, con un gesto veloce, gli tolsi lo specchietto dalle mani e lo rimisi in borsa, guardando David per mezzo secondo negli occhi e abbassando poi lo sguardo decisamente imbarazzata.

-Come immaginavo!- disse sicuro, passandomi accanto e facendomi perdere un poco l'equilibrio con un leggero colpo di spalla.

Mi sentivo quasi furiosa per non essere riuscita ad usare la mia solita corazza di superficialità e arroganza con lui.


Il suono della campana mi ricordò che ero già in ritardo di qualche minuto, cosa che il professore Peterson odiava, così iniziai a correre, attenta a non inciampare nelle mie ballerine firmate.

Cercai di fare il più presto possibile, ma quando arrivai in classe erano già tutti seduti ed il professore aveva iniziato a svolgere lo studio di una funzione.

-Signorina Theron, come mai questo ritardo?- mi chiese,alzandosi gli occhiali con l'indice.

-Scusi, ho perso tempo nelle docce dopo educazione fisica.- gli risposi prontamente, guardandolo con il mio solito sguardo da cucciolo, che incantava tutti quanti, e con un'espressione dispiaciuta.

-Magari hai perso tutto quel tempo a truccarti...- arrivò questa frase, dal fondo dall'aula, facendo ridere tutti quanti e lasciando me sbalordita.

Voltai immediatamente lo sguardo in direzione di quella voce ed eccolo lì... Dio ma era una persecuzione?!

-Reed, faccia silenzio e si ricordi che è qui perchè deve necessariamente recuperare il quattro che ha nella mia materia!- lo zittì subito il professore, mentre io con i nervi a fior di pelle andavo a sedermi nell'unico posto libero, in fondo all'aula, proprio dietro a quel David. Cavolo non vedevo nulla con quella specie di armadio a quattro ante che avevo davanti!

Questa giornata non sembrava migliorare, già dal risveglio, quando avevo letto il messaggio di Emma in cui mi diceva di avere la febbre, sapevo che sarebbe stata un inferno... ma com'è che si dice? Le cose possono sempre peggiorare! Già... stamattina ne avevo avuto la conferma!


Dopo due ore che sembrarono infinite, trascorse a prendere appunti e a voltarmi a destra e sinistra con l'intento di vedere la lavagna, la campana suonò e mi precipitai fuori dall'aula.

Con i libri ancora in mano, mi diressi verso il portone d'uscita, ma la mia attenzione fu attirata da un gruppo di ragazzi che ridevano. Uno era quel cretino di David ma gli altri due non li avevo mai notati... uno era alto, biondissimo e con un sorriso ampio e solare; mentre l'altro era un po' più basso degli altri due, con i capelli scuri e due occhi blu che di certo non passavano inosservati nemmeno da dove mi trovavo io.

Guardando in un'altra direzione, continuai a camminare per uscire da scuola; passando accanto a loro mi accorsi con la coda dell'occhio che quello moro si voltò a guardarmi, magari gli avrei anche sorriso dato che sembrava uscito da Abercrombie & Fitch, ma la presenza di quell'antipatico di David mi spinse a guardare dritto ignorandoli.


Arrivata a casa, dopo aver parcheggiato il motore in garage, mi precipitai in bagno a legarmi i capelli e poi mi diedi da fare per prepararmi il pranzo. Proprio come ogni santissimo giorno, la casa era deserta, mia mamma era sicuramente in ospedale a fare il doppio turno pur di non pensare al divorzio ed io me ne restavo in pace, non più costretta a sorbirmi tutte le litigate furibonde dei miei.

Mentre aspettavo che l'acqua per la pasta iniziasse a bollire, presi il telefono e digitai il numero di Emma.

-Pronto?- una voce nasale mi rispose al secondo squillo.

-Emminaaaa come ti senti?- le chiesi sorridendo, pensando alla faccia che poteva avere in quel momento la mia amica..

-Una vera cacca! Comunque come te la sei passata senza di me oggi?-

-Per favore, cambiamo argomento! Non vedevo l'ora che quelle sei ore si concludessero!- dissi con tutta sincerità e sentendo riaffiorare il nervoso al solo pensiero della mattinata trascorsa.

-Oh mi dispiace!-disse con un tono un po' afflitto -Senti volevo chiederti se oggi mi davi una mano... ricordi che faccio la baby-sitter vero? Bene, oggi devo tenere un bimbo di cinque anni ma da sola non ce la faccio combinata così, potresti venire anche tu?- concluse con tono quasi supplichevole. Ovviamente non mi sarei rifiutata mai di darle una mano ma avevo troppo bisogno di passare del tempo con lei quel pomeriggio così accettai subito.


Verso le tre del pomeriggio, arrivai a casa di Emma. Mi aspettavo che mi aprisse la porta un essere pallido,in pigiama,avvolto in chissà quante coperte e vagamente somigliante alla mia amica; invece mi aprì la porta di casa un' Emma vestita come se dovessimo uscire a fare shopping, truccata con così tanta cura da non sembrare malata ma semplicemente raffreddata dato il rossore al naso e con un sorriso smagliante. La guardai facendo un mezzo sorriso ed inclinando il capo di lato per osservarla meglio.

-Ti vesti così per badare ad un bambino di soli cinque anni?- le chiesi ridacchiando, mentre entravo in casa e mi chiudevo la porta alle spalle.

-Questo perchè tu non hai visto il fratello maggiore! È qualcosa di spettacolare... secondo me è un alieno! Nessun essere umano è così bello!- mi disse su di giri, mentre ci dirigevamo in salotto.

Quando entrammo rimasi scioccata nel vedere il bambino che sorridente le venne in contro correndo e stringendosi poi alle sue gambe. Era in assoluto il bambino più bello che avessi mai visto, i capelli biondi che sembravano dorati, gli occhi enormi di un azzurro intenso, il nasino piccolo ed un sorriso bellissimo che mi faceva pensare a quello di un angelo.

-Ecco... immaginati uno come questo piccoletto qui a diciassette anni!-mi disse ridendo, mentre scompigliava i capelli del piccolo con un gesto della mano veloce.

-Beh, mi sa che ora capisco perchè ti piace su- non ebbi nemmeno il tempo di concludere la frase che Emma mi tappò la bocca con una sua mano.

-Ma sei scema! Si sa che a quest'età riferiscono tutto!- mi disse allarmata, mentre il bambino era tornato sul tappeto a giocare con i suoi pupazzi fregandosene altamente della nostra presenza.

-Mah! Se lo dici tu!- tagliai corto, sorridendole.


Erano passate circa tre ore, Emma era visibilmente impaziente mentre io navigavo un po' su internet con il suo portatile.

-Emma ma che hai! Sembri in preda ad una crisi nervosa!- le dissi guardandola, dimenticando di controllare il mio profilo Twitter.

-Ehm, niente tra poco viene Alex a riprendersi Matthew- disse tutta agitata. Ah ecco ora si spiegava tutto. Nemmeno a farlo apposta, sentimmo il campanello suonare e subito Emma mi rivolse uno sguardo tra il terrorizzato e il “cavolo finalmente rivedo quel bonazzo”.

Volevo vedere a tutti i costi chi era questo fantomatico ragazzo super bello che aveva letteralmente fatto impazzire la mia amica, così presi per mano il bambino ed insieme seguimmo Emma che andava ad aprire la porta.

-Ciao! Scusa ho ritardato un po' perchè ci hanno fatto fare cinque giri di campo in più!- disse il ragazzo mentre Emma sorrideva in silenzio come un'allocca... oddio la situazione era più grave del previsto se lei aveva questa reazione!

Mi avvicinai e spalancai gli occhi vedendo chi avevo davanti.

Cavolo, ma proprio lui doveva piacerle?! Secondo me andava a cercarseli con il lanternino!

-Ciao!- mi disse il ragazzo sorridendo, mentre il piccolo Matthew gli andava in contro tutto contento.

-Ciao!-dissi a mia volta un po' titubante. Quel ragazzo alto e biondo era uno degli amici di David che avevo visto all'uscita della scuola... ciò significava che Emma ad ogni cambio di ora e ad ogni ricreazione mi avrebbe letteralmente assillato affinché ci trovassimo “casualmente” vicino a lui.

Questa per completare la giornata ci voleva proprio!



NOTE DELL'AUTRICE: Ciao a tutti :) come vi sembra come primo capitolo? Diciamo che questa idea è venuta all'improvviso ahahah spero vi sia piaciuto! Ma cosa assolutamente fondamentale è precisare che questa storia la sto scrivendo con una mia carissima amica fensi94 :)

Non ho altro d'aggiungere però ci tenevo a darvi un'idea di come sono i personaggi fisicamente e com'erano vestiti in questo capitolo :)

Sabrina:

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Emma:

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David:

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Alex (amico di David):

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Secondo amico di David:

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Ed ovviamente non potevo non postarvi com'erano vestiti ahahahah

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Un bacione a tutti :) Morgana e Franci!

   
 
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