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Autore: Luna_R    25/09/2006    4 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

 

Care ragazze, sono al termine di questa storia.

Mamma come mi dispiace, mo mi metto a piangere!

Allora vorrei ringraziarvi una per una, in special modo RoWina, Zia Esmy e michelle.

Rowina grazie per le belle parole che hai sempre speso per me, per gli accorgimenti e le correzioni. Ho apprezzato davvero tanto la tua lealtà. E la tua curiosità, nel seguirmi comunque. Grazie!

Zia Esmy, quanto sei dolce. Guarda l’altra volta, ti giuro che mi sono emozionata sulla tua recensione; non è un bel periodo nemmeno per la sottoscritta, purtroppo sembra che i mali arrivino tutti insieme. Ovviamente poi l’umore si trasmette facilmente su ciò che scrivo, anzi questo sito mi serve un po’ da cuscinetto.

Ad ogni modo, ti sono vicina, cara. Spero passi tutto presto.

Michelle, tu sei il mio portafortuna lo sai! Imperterrita, mi segui ovunque. Grazie, davvero grazie per la fiducia e la passione con cui mi apprezzi in quello che faccio.

Comunque prima dei saluti finali, volevo avvisarvi che ho aggiornato di un capitolo, precedente a questo, ma forse vi è sfuggito, non so.

Ora vi lascio.

Un bacio dolce

LuNaDrEaMy

 

 

 

aawaa RICORDATI DI ME aawaa

 

Chap n.15

 

 

-“Ma perché non risponde…”- L’utente da lei chiamato, potrebbe essere irraggiungibile –“Oh, rispondi accidenti a te!”-.

Dall’altro capo della città, un ragazzo biondo, cerca-invano- di stabilire una contatto telefonico, con la donna che ama.

La sta cercando da tempo ormai.

Attende di sentire ancora una volta la sua voce, che meravigliosa, può mettere fine all’angoscia che porta dentro, da quando l’ha lasciata sola.

 

-“Sempre occupato!”-. L’utente da lei chiamato risulta essere occupato-“ Fortuna che blaterava di gettare il cellulare nella spazzatura…”-.

E c’è un altro capo della città, che attende una ragazza bionda anch’essa.

Appena scesa da un aereo internazionale.

Appena riposta la sua avventura alle spalle.

Vuole sentire l’uomo che ama, che le manca.

Ma non sa che lui, la sta cercando da tempo immemorabile, non lontano da lì.

 

 

Prendo il mio mazzo di chiavi dalla borsa, le infilo distratta nella serratura; in lontananza sento il taxi fermo sotto casa, mettere in moto e ripartire.

Il palazzo è stranamente silenzioso, come se tutto intorno trattenesse il fiato, per gustare il mio ritorno in patria.

Non è cambiato nulla, da quando sono andata via.

I soliti foglietti appesi in bacheca, delle improbabili riunioni condominiali e un leggero odore di tinteggiatura fresca, che si espande per tutto l’androne.

Odio gli odori acri, ma tutto sommato questo adesso, sembra l’odore più buono che abbia mai annusato.

La porta è ormai aperta, poggio come di consueto le valigie ai miei piedi, prima di girarmi sulla stanza.

Se ci fosse Simone, adesso starebbe a rifilarmi la predica.

 

-“Cosa ti costa, portarle fino in camera?! Se le lasci qui, non concludi nulla!”-.

 

Mi manca da morire. Adesso amerei anche le sue prediche, giuro.

Rido, nulla è perduto.

Mi appoggio alla porta; piano, si richiude alle mie spalle.

Mi volto.

Simone è là.

Non dico mezza parola, impalata come uno stoccafisso, sullo stipite della porta, resto a fissarlo.

Non so se è una visione.

Non so se è il paradiso. Forse adesso mi sveglierò e scoprirò che quell’aereo non è mai arrivato, che si è frantumato contro il cielo, non atterrandomi mai.

Ma lui sorride. Emozionato, insicuro come un bambino, con quegli occhi verdi e immensi.

No, non è un sogno.

Emetto un gridolino eccitato.

Solo allora, Simone si sblocca venendomi incontro.

E mi abbraccia forte.

Mi toglie il respiro, mi soffoca, mi stringe in una morsa così forte che quando mi lascia, annaspo.

Ma mi rifà sua.

Mi bacia le guance, le prende fra le mani, disegnando con i pollici piccole carezze.

Stiamo piangendo insieme.

Le lacrime si mescolano al sapore dolce di un bacio, che non tarda mai ad arrivare, ma che dura un eternità.

Bum, bum, bum. Il cuore è impazzito.

Ed io non ho mai desiderato nessun altro, come lui.

Le sue mani salgono sul mio corpo.

La camicetta di seta color avorio, vola.

La sua maglia si toglie via da sola, così il resto dei nostri indumenti.

Mi prende in braccio, conducendomi in camera.

Delicatamente, mi posa sul letto; in ginocchio sul pavimento, mi bacia dappertutto.

Non c’è mezzo centimetro di pelle, che non è sfiorata da quelle labbra sensuali.

E lo fa, guardandomi dritto negli occhi; ah quegli occhi, mi penetrano l’anima.

E mi uccidono.

Così come quando si ferma sulla mia pancia, la bacia e incrociando il mio sguardo, mi sussurra un ti amo dolcissimo.

C’è nostro figlio lì. Lo sa.

Adesso finalmente lo sa.

L’accarezza come se fosse qui fra noi, gli da un altro bacio, poi scivola piano dentro me.

Fare l’amore.

Dicono sia un bisogno fisico.

Non credo che il desiderio che provano due persone che si amano, sia dettato solamente dal bisogno fisico.

Simone mi porta in alto, là dove nessuno può condurmi.

E potrei stare mesi, anni, senza il suo corpo, ma non potrei fare a meno del suo amore neanche per mezzo secondo nella mia vita.

 

-“Ti ho cercata tantissimo. Dove sei stata tutto questo tempo?!”-.

-“Sono stata via per un po’.”-.

-“Mi hai fatto spaventare. Credevo ti fosse successo qualcosa.”-.

-“Beh, qualcosa è successo.”-.

 

Rido, gli porto la mano sul ventre.

Eh già, quante cose successe da allora.

Il bambino, Victor, Frank, Betty… e l’Austria.

Mi sembra d’aver vissuto cento anni, in poche settimane.

 

-“Sì qualcosa è successo.”-. Si alza dal letto, va in sala, per poi tornare con un plico di fogli in mano. –“sono passato di qua giorni fa. Volevo restituirti questi.”-.

 

Apro il plico. I fogli della separazione, si materializzano davanti ai miei occhi.

 

-“Non ho mai neanche pensato, di poterti perdere. Mi dispiace averlo fatto pensare a te.”-.

-“Ma io sono tornata per te, adesso.”-.

-“Non ti chiederò mai scusa abbastanza, per il male che t’ho fatto.”-. Sembra non ascoltarmi, nei suoi occhi leggo sincero dispiacere.

 

-“Simone?!”-.

-“Sì?!”-.

-“Tu mi ami?!”-.

-“Tanto, Sibilla.”-.

-“Allora non hai nulla da rimproverarti.”- L’accarezzo amorevolmente –“ Sai cosa ho capito stando via?! Che non c’è amore senza spine e sacrificio, ma l’importante è restare uniti, superare, guardare oltre.”-.

-“Io sono tornato per restare, superare, guardare oltre.”-.

-“Ed io per amare. E farmi amare.”-.

-“E questi?!”-.

 

Mi guarda, nella mano sventola i fogli dell’addio.

Glie li tolgo di mano, con gesto secco; uno ad uno, volteggiano nell’aria, sottoforma di minuscoli pezzettini di carta stracciata.

Ci accoccoliamo ancora un po’, prima di lasciarci andare ad una notte insonne, d’amore, racconti e confidenze.

 

-“Caffè?!”-.

La sveglia suona, con gesto secco la spengo, guardando Simone; ha la testa poggiata sul mio avambraccio, gli occhi insonnoliti gettati nei miei.

-“Doppio…”-. Si alza, stampandomi un bacio sulla guancia.

Ci dirigiamo in cucina, per la colazione e le solite quattro chiacchiere prima di scappare al lavoro.

Mi piace questo senso di pace, la nostra tranquillità.

-“Sai, mi stavo domandando dove sia finito quel signore là…come diamine si chiama!”-.

Poggio la tazzina sul tavolo, scoppiando a ridere.

-“Victor. Si chiama Victor.”-.

-“Ah sì, Victor. Dov’è?”-.

-“Quando lo hai conosciuto, non mi sembravi così interessato…”-. Rido, mi piace stuzzicarlo.

-“Ora mi interessa invece!”-. Ride un po’ imbarazzato –“Hai passato più tempo con lui che con me, ultimamente…”-.

Se sapesse che ci ho passato molto più che del tempo insieme, forse non riderebbe.

Se sapesse che sono proprio i suoi insegnamenti, ad avermi ricondotto qui, forse  avrebbe anche il coraggio di volgere un pensiero profondo per quell’uomo straordinario.

Sorrido, guardando lontano.

Questa storia non resterà sepolta nel mio cuore.

Io ci penso notte e giorno a te, caro Victor.

-“Diciamo che…”-. Mi alzo, prendendo la borsa dell’ufficio –“lo saprai molto presto! Ora scappo, ci vediamo più tardi.”-. Lo bacio sulla fronte, prima di scappare.

-“Ho annullato il torneo di calcetto per i prossimi nove mesi!”-.

Sento che mi grida, dalla cucina.

Ma sono già fra scale.

Sono in estasi. Mi pizzicotto il braccio.

No, è tutto vero!

 

 

-“Ricordati di me, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta. Ma pur sempre una storia d’amore. Bella, la trama sembra avvincente!”-.

 

Lucia mi guarda dal basso della sua sedia; mi è molto mancata.

In ufficio si respira la solita aria assopita, ma lei, con il suo carattere e la sua parlantina riesce a rendere l’atmosfera gioviale.

Sono orgogliosa del mio semi-capolavoro, in realtà del mio primo libro in assoluto, ma del suo parere posso fidarmi.

Mi ha sempre perseguitata e motivata sul scriverne uno tutto mio, da quando seppe che amavo scrivere, presentandomi dall’alto delle sue conoscenze, ai migliori editori della città.

Lei è una scrittrice mancata.

Da quanto ho capito, vede in me il suo proseguimento. E questo mi piace, mi rende orgogliosa.

 

-“Ti piace sul serio?!”-.

-“Sì. E’ una bella storia, eterea e così sovrannaturale. Brava!”-.

-“Non l’ho ancora finita a dire il vero. Mi manca un finale.”-.

-“Lo troverai, ne sono certa.”-. –“Questo viaggio ti ha fatto bene, Sibilla. Sono così contenta, nel vederti e sentirti così in forma e felice.”-.

-“Grazie . Ma il mio passaggio qui sarà molto breve…”-.

-“Non dirmi che ripartirai?!”-.

-“Oh no!”-. Mi siedo sulla mia poltrona, accarezzandomi il ventre –“sono incinta, Lucia.”-.

La vedo alzarsi dalla sua postazione, venirmi incontro e regalarmi un abbraccio sincero e aperto.

-“Sono proprio felice!”-. Sono commossa, la mia voce è rotta dal pianto.

-“Oh la mia piccolina! Finalmente mi fai diventare zia!”-.

 

Siamo scoppiate a ridere, fra qualche lacrima e sorriso, prima di rimetterci a lavoro.

 

-“Sei tremenda, mi hai fatto sciogliere tutto il trucco!”-.

-“Ah, sei bella lo stesso, falla finita!”-.

 

Le dita scorrono veloce sulla tastiera, c’è molto arretrato, ma non me ne preoccupo, tornare a lavoro mi stimola mentalmente.

Un collega mi porge una tazza di caffè e nel sorseggiarla, i miei occhi vengono attratti alla finestra.

Quella finestra.

Mi alzo.

Qui è cominciato tutto. Sorrido leggermente, pervasa dai brividi.

Scruto bene l’edificio di fronte. Sorrido; oh santo cielo! Lo sto cercando davvero.

Che mi abbia lanciato la sua maledizione?!

Forse dovrò passarla io la mia vita, ad aspettare di vedermelo sbucare dal nulla.

Vorrei distrarre il pensiero, m agli occhi restano fissi sulla strada, si mescolano fra la gente.

D’improvviso, qualcosa di minuscolo infondo alla strada mi attrae; è un sorriso, quel sorriso, quegli occhi.

Il suo sorriso. I suoi occhi.

E una mano. Mi saluta.

Oh mio Dio. E’ lui.

E’ davvero lui. Victor.

E’ un attimo. Sorride ancora, mi da forza.

Vuole farmi sapere che c’è. Sempre ci sarà.

 Ricordati di me, perché io ricorderò te.

E allora ciao, ciao Victor

Gli sorrido.

Solo allora, si rimette quel buffo berretto sul capo, per mischiarsi fra la folla.

Ora sa, che starò bene.

 

-“Sibilla, che c’è?!”-. Lucia mi guarda perplessa.

-“Nulla, davvero.”-.

 

Mi rimetto a lavoro, voltando le spalle alla finestra.

Ma una volta seduta, il mio sguardo sente il bisogno di rigettarsi in strada, ancora una volta; sta svanendo.

Adesso mi volterò e quando lo farò, lui non ci sarà più, davvero.

Fatto.

 

E il vento si rialza nuovamente; ma stavolta la polvere non si anniderà in nessuno cuore.

Perché ora è pieno.

Vivo.

Può contenere solo una cosa:

L’AMORE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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