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Autore: Tem_93    20/02/2012    6 recensioni
Quello che Brittany capì quel giorno era che non tutte le principesse vivevano in castelli giganti, ma alcune anche in un posto chiamato “Lima Heights” e che frequentavano anche l’asilo, proprio come lei. Quello che invece Santana capì era che forse l’asilo non era così male, non se ogni giorno avesse potuto giocare con Brittany.
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-Penso che tu la stia guardando al contrario- decretò una candida voce, di fronte a lei. Rachel alzò i suoi grandi occhi nocciola, incontrandone due limpidi ed espressivi. Erano forse gli occhi più belli che avesse mai visto, con sfumature di giallo e marrone nell’iride verde.
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Quando il ragazzo si voltò, incrociò accidentalmente il suo sguardo e arrossì senza motivo. Lui le sorrise radioso, arricciando adorabilmente il naso. Mercedes sorrise a sua volta, pensando che quel biondino aveva uno dei sorrisi più belli di sempre.
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{Brittana, Faberry, Samcedes dedicata ad Ari}
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Coppie: Brittany/Santana, Mercedes/Sam, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.The first time ever I saw your face
 
 
 
Brittany Pierce aveva compiuto ben quattro anni da poco più di una settimana. Quel giorno sarebbe stato il suo primo giorno di asilo e la cosa la faceva fremere dall’emozione: tanti bambini, tanti giochi e un grande cortile in cui scorrazzare. Era sicura che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di bellissimo, per cui quando sua madre l’accompagnò all’entrata dell’edificio di un adorabile color pesca, le diede un bacino sulla guancia e entrò sorridendo, tenendo ben saldo il suo zainetto giallo.
 
Santana Lopez odiava l’asilo. Non che l’avesse mai frequentato prima di allora, ma era sicura che fosse un posto terribile : troppi bambini, pochi giochi e un cortile non abbastanza curato, nel quale sarebbe caduta centinaia di volte, si sarebbe fatta male e sporcata il vestito. Era sicura che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di orrendo, per cui quando suo padre l’accompagnò all’ingresso, tentò in tutti i modi di convincerlo a portarla con se al lavoro. Impuntò i piedini per terra, scoppiando in un pianto disperato, borbottando che non voleva essere abbandonata e che se l’avesse riportata a casa, sarebbe stata una bambina bravissima per ben un mese intero. Purtroppo non riuscì nel suo intento, per cui, dopo vari minuti e lacrime, la piccola ispanica si trovò all’interno dell’ultimo luogo in cui voleva stare.
 
Non era passata nemmeno un’ora da quando si trovava lì e Brittany aveva già deciso che quel posto era proprio fantastico. Aveva appena cominciato a costruire un bellissimo castello con quelle costruzioni grandi e colorate, quando si era accorta di una bambina seduta in disparte, che si guardava le scarpette lucide con un’espressione corrucciata. La biondina si alzò, avvicinandosi all’altra con un sorrisone.
-Wow, sei la principessa!- squillò Brittany, sbattendo le ciglia chiare mentre le sue labbra formavano una piccola ‘o’ di stupore. Santana alzò lo sguardo, corrugando le sopracciglia. Notò che la bimbetta che aveva di fronte aveva due codini veramente tanto biondi e due occhi azzurrissimi.
-Non sono una principessa- mugugnò mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Sì invece- annuì l’altra, correndo improvvisamente via. Santana sgranò gli occhi confusa. Era proprio uno strano posto, con strani bambini, quello! Brittany però tornò subito indietro da lei, portando con sé il suo zainetto giallo. Ne estrasse una bambola, che la bambina mise a fianco della latina.
-Vedi, siete uguali, per cui tu devi essere una principessa- le spiegò la bionda, sorridendo gioiosa. Santana notò quanto quella bambola le somigliasse: i stessi capelli corvini e lunghi, gli occhi neri, la pelle leggermente ambrata, un vestito rosso come quello che indossava in quel momento.
-Sai, ho sempre sognato di incontrare una principessa, non ero sicura fossero davvero così belle, invece mi sbagliavo- commentò ancora l’altra, facendo così arrossire vistosamente Santana.
-G-grazie- farfugliò, abbassando lo sguardo.
-Ora che ti ho trovata, devo finire di costruire il castello…- mormorò Brittany, gettando un’occhiata sull’opera che aveva lasciato incompleta –mi potresti aiutare?- chiese poi all’ispanica. Santana annuì, accennando un leggero sorriso.
 
Quello che Brittany capì quel giorno era che non tutte le principesse vivevano in castelli giganti, ma alcune anche in un posto chiamato “Lima Heights” e che frequentavano anche l’asilo, proprio come lei.
Quello che invece Santana capì era che forse l’asilo non era così male, non se ogni giorno avesse potuto giocare con Brittany.
Ma di certo quel giorno era stato sicuramente l’inizio di qualcosa di magico.
 
 
 
 
***
 
 
 
Rachel Berry non era pronta per il liceo, era prontissima. Si era svegliata ovviamente alle sei e mezza ed aveva iniziato il suo allenamento mattutino; aveva bevuto una spremuta e aveva mangiato uno yogurt; aveva scelto una gonna scozzese e il suo maglione preferito, abbinandolo  a lunghi calzettoni rosa; infine si era fatta accompagnare dai suoi adorati papà all’ingresso del liceo McKinley.
 
Lucy Quinn Fabray sapeva che il liceo sarebbe stata la sua rivincita, anzi doveva esserlo. Si era svegliata largamente in anticipo, passando più di mezz’ora davanti all’armadio, alla ricerca di un vestito perfetto, né troppo corto, né troppo lungo. Alzò poi anche sua madre, così che le potesse sistemare i capelli al meglio. Quando ogni boccolo biondo fu perfetto, si truccò leggermente e salì in macchina. Dopo una decina di minuti si trovava davanti a quello che, era sicura, sarebbe diventato il suo regno.
 
Rachel camminava lentamente nel corridoio, cercando di decifrare la cartina della scuola che le avevano consegnato.
-Penso che tu la stia guardando al contrario- decretò una candida voce, di fronte a lei. Rachel alzò i suoi grandi occhi nocciola, incontrandone due limpidi ed espressivi. Erano forse gli occhi più belli che avesse mai visto, con sfumature di giallo e marrone nell’iride verde. Appartenevano ad una ragazza di cui la bellezza era alla pari di quella dei suoi occhi, leggermente più alta di lei e con capelli ricchi di boccoli di un color paglia.
Girò poi il foglio che aveva tra le mani, notando che la bionda aveva ragione.
-Oh già, grazie- mormorò.
-Primo giorno?- chiese Quinn, notando gli occhi nocciola della brunetta alquanto persi, la quale annuì immediatamente –Anche per me- mormorò con un leggero sorriso.
-Oh, pensavo fossi più grande- commentò Rachel  sorpresa. Quinn inarcò un sopracciglio, probabilmente quella più piccola sembrava l’altra, vestita ancora come una scolaretta. Lasciando correre il commento, allungò la mano verso l’altra.
-Sono Quinn Fabray- si presentò con un sorriso cordiale.
-P-piacere Rachel Berry- mormorò l’altra, stringendo debolmente la mano curata della bionda.
-Ora ho filosofia, ci si vede in giro-salutò Quinn allontanandosi. Rachel ricambiò con un cenno della mano, continuando poi a percorrere quel corridoio colmo di studenti.
Quinn si voltò un’ultima volta indietro, notando la piccola ragazza farsi largo tra i giocatori di football, che avevano già iniziato a fare battutine sul suo abbigliamento particolare, dopodiché fu raggiunta dalle sue migliori amiche e iniziò a chiacchierare sorridente.
Rachel a sua volta si girò, intercettando quel mare di boccoli biondi di quella Quinn. Sembrava una persona gentile ed educata, forse avrebbe presto trovato in lei un’amica, pensò, prima di girare l’angolo  e trovare l’aula di matematica.
 
 
***
 
 
Mercedes Jones era seduta sulla gradinata del campo di atletica della scuola, chiacchierando allegramente con le compagne del glee club. Rachel si lamentava come suo solito del fatto che il professor Shuester non la facesse brillare abbastanza, ottenendo così vari insulti in spagnolo da Santana, la quale era trattenuta dal picchiarla dalle braccia di Tina e Brittany; Quinn le osservava al fianco di Mercedes sorridendo divertita. La ragazza di colore si voltò poi verso gli amici che si stavano allenando nel campo.
 
Era il secondo giorno che Sam Evans era nella squadra di football e già indossava orgoglioso la giacca gialla e rossa dei Titans. Stava passando la palla a Puck, quando vide Finn distrarsi per salutare qualcuno per poi essere colpito dal pallone che Mike gli aveva tirato. Sam si voltò nella direzione verso cui Finn aveva salutato, notando le ragazze del Glee Club parlottare e ridere.
 
Mercedes notò una testa bionda che le risultava sconosciuta, probabilmente era il nuovo arrivato, immaginò. Quando il ragazzo si voltò, incrociò accidentalmente  il suo sguardo e arrossì senza motivo. Lui le sorrise radioso, arricciando adorabilmente il naso. Mercedes sorrise a sua volta, pensando che quel biondino aveva uno dei sorrisi più belli di sempre.
Sam la guardò ancora un po’, prima di voltarsi verso Puck, che ridacchiava.
-Hai già messo gli occhi su Quinn?- domandò sollevando un sopracciglio.
-Quinn?-
-La cheerleader bionda vicino alla ragazza di colore- spiegò Noah, indicandola con un cenno del capo.
Sam si voltò di nuovo, prestando più attenzione alle altre ragazze, notando Quinn mormorare qualcosa all’amica al suo fianco.
-No, non proprio- mormorò poi lui girandosi, per poi ripassare la palla ovale all’altro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
2.The first time ever I kissed your mouth 
 
 
 
-Quel tipo non mi piace- borbottò Brittany corrucciandosi.
Santana roteò gli occhi, continuando a camminarle fianco –B, è la millesima volta che lo ripeti- sbuffò.
-Le hai contate tutte?- chiese la bionda stupita.
-N-no, era per indicare che l’hai detto veramente tante volte- le specificò la latina, lasciandosi scappare un sorriso.
-Perché continua a non piacermi- disse la ragazza più alta, assentendo convinta.
-Solo perché mi sorride in quel modo?- domandò l’ispanica corrugando le sopracciglia.
-Sì.. no..No! Per tutto, quel suo sorriderti in quel modo, quel guardarti da maniaco..-mormorò, incrociando le braccia sotto il petto, mentre entravano nello spogliatoio delle Cheerios ancora vuoto.
-E’ un ragazzo B, e io sono dannatamente sexy- affermò Santana, sorridendole
-Sì ma non mi piace come ti tocca, o come ti bacia… sembra che ti mangi la bocca- farfugliò, sbatacchiando le ciglia chiare.
-E’ un bacio alla francese- cercò di farle capire la mora.
-Tu sei ispanica Santana- la corresse Brittany, corrugando le sopracciglia.
-Sì, lo so. Un bacio alla francese significa che è con la lingua- le spiegò, aprendo il suo armadietto.
-I francesi si baciano con la lingua?- chiese la bionda, più confusa di prima.
-Oh…al diavolo..- farfugliò Santana, prima di avvicinarsi a Brittany, spingerla contro l’armadietto e infilare la lingua nella bocca della bionda. Era qualcosa di cui forse Santana si sarebbe pentita, ma in quel momento c’era solo lei, contro il corpo della ballerina e le loro lingue che si accarezzavano, si rincorrevano, si sfioravano. Dopo poco la latina si staccò, leggermente rossa in viso.
-Q-questo era un bacio con la lingua, contenta?- domandò, abbassando lo sguardo imbarazzata.
Cosa cavolo aveva fatto?! Aveva baciato la sua migliore amica che era assolutamente una ragazza, e le era anche piaciuto.
Brittany però scosse il capo, in risposta alla domanda.
-C-che c’è ancora?- chiese Santana, preoccupata. Brittany non disse nulla, incrociò le braccia dietro al collo della latina, giocando con le ciocche dei capelli corvini raccolti nella coda alta, dopodiché si abbassò sull’amica, lentamente, con delicatezza, appoggiando le sue labbra su quelle dell’altra.
Era un bacio molto più caso di quello che le aveva dato Santana, molto più dolce e intenso. Le labbra dell’ispanica erano così morbide, che Brittany sarebbe restata a baciarle per altri dieci minuti, ma la latina si sottrasse. Brittany notò che era arrossita violentemente, la vide poi sussurrarle qualcosa di incomprensibile e fuggire nel bagno.
Santana si appoggiò al muro, posandovi contro la testa, cercando di controllare i battiti del cuore. Non capiva perché battesse così veloce, perché le sue mani fossero così sudate, perché nella sua pancia si agitassero, non piccole farfalle, ma probabilmente fenicotteri rosa. Il bacio di Brittany era stato… Non lo sapeva, non sapeva descriverlo, sapeva solo che ne avrebbe voluti un’infinità di quei baci.
 
 
***
 
 
Rachel seguì Quinn nella sua camera, restando in silenzio.
-Allora, mi vuoi dire il motivo della tua visita?- chiese la bionda, sedendosi sul letto.
-Avrei bisogno…tipo di un altro consiglio- mormorò l’altra, con un lieve sorriso.
-Incomincerò a chiederti dei soldi- scherzò Quinn, mentre Rachel le si sedeva accanto, prendendo un gran respiro.
-Ho detto sì alla proposta di matrimonio di Finn- rivelò, evitando di incontrare gli occhi contrariati dell’altra.
-Ma… mi sfugge perché mi chiedi consiglio, se poi decidi sempre di non seguirli- commentò seccata.
-Perché sono indecisa, e mi serve il parere di qualcun altro.- spiegò –Per favore- la implorò, stringendole la mano che la bionda aveva appoggiato sul materasso. Quinn sentì la presa e per poco non arrossì, annuendo poi all’amica per lasciarla continuare.
-Il fatto è che mi è finalmente arrivata la lettera della NYADA. Sono finalista- svelò con un sorriso.
-Lo sapevo Rachel, ero sicura che ce l’avresti fatta- mormorò Quinn, sporgendosi ad abbracciarla.
-G-grazie di aver sempre creduto in me- farfugliò la brunetta, stretta a lei.
-Ma il fatto è che…io avevo accettato la proposta di Finn solo perché pensavo che mi fosse rimasta solo quella scelta- disse, sospirando –Ora cosa faccio?- domandò corrugando le sopracciglia.
-Devi lasciarlo Rachel- le ripeté Quinn, cercando di tenere un tono dolce.
-Ma…no… Io lo amo, non lo voglio ferire. Vorrei solo sposarlo quando …quando sarà giusto- sbuffò, mordendosi il labbro inferiore.
-Rachel, ancora una volta ti sto dando solo il consiglio che mi hai chiesto, quello più saggio.- specificò la bionda.
-Perché tutti i tuoi consigli includono che io lasci Finn?- domandò la brunetta, scuotendo leggermente la tesa. Quinn sbatté leggermente le ciglia chiare, colta alla sprovvista. Oddio come avrebbe dovuto risponde a quella domanda, non le poteva di certo dire la verità. Non poteva dirle che era perché così sarebbe stata libera di amarla, che aveva già pensato a tutto, che New Heaven e New York dopotutto non erano così lontani. Per cui non disse nulla, ma fece qualcosa di forse più grave.
Le si avvicinò, appoggiando una mano sulla sua guancia calda, poi accarezzò le sue labbra con le proprie. Quelle labbra che non solo avevano il colore delle ciliegie, ma anche il gusto, quelle labbra che desiderava da tanto, quelle labbra che in quel momento stavano baciando le sue.
Improvvisamente però Rachel si ritrasse, leggermente sconvolta.
-Q-Quinn?- balbettò. Probabilmente la risposta alle sue domande la trovò negli occhi di Quinn, in quei bellissimi occhi che in quel momento esprimevano più di quanto avrebbero voluto, ma dopotutto erano gli occhi più belli ed espressivi che Rachel conoscesse.
 
 
 
***
 
 
Merdeces si sedette sulla panchina del parco vicino a casa, dove si era data appuntamento con Sam il giorno prima. Appoggiò il mento sul pugno, guardando il legno del tavolo come se fosse la cosa più interessante che ci fosse intorno.
-Hey- mormorò Sam, avvicinandosi alla ragazza, la quale sollevò il capo, accennando una specie di sorriso.
Sam le si sedette di fianco, con un grande sorriso gioioso che l’avrebbe fatta ridere qualsiasi giorno, ma non quello.
-Non sarai ancora così giù per le nazionali spero- borbottò lui, alzandole il mento con una mano.
-Sì- borbottò lei, arricciando le labbra.
-Hey, era la nostra prima volta, non era detto che dovevamo vincere. Certo, se Finn avesse evitato di baciare Rachel, forse avremmo avuto qualche chance in più, ma non è colpa tua dopotutto- disse lui tranquillo, scrollando le spalle.
-Sì, ma..uffa avrei voluto almeno arrivare nei primi dieci e arrivare in finale- sbuffò lei, incrociando le braccia.

-Anche io, ma ormai è passato no? Pensiamo piuttosto al futuro- mormorò lui, con un sorriso furbo.
-Hai ragione, speriamo che almeno l’estate sia fantastica, dopo ci aspetta l’ultimo anno- annuì lei, facendosi prendere dalla gioia che sprizzava il ragazzo, stendendo le labbra in un sorriso.
-Bè, se ogni giorno inizia con un tuo sorriso, sarà perfetta di sicuro- farfugliò lui, avvicinandosi al volto di Mercedes. Le sistemò la frangetta, spostandola appena così che non coprisse gli occhi, dopodiché incatenò i suoi con quelli della ragazza, sorridendo più di prima. Mercedes sentiva il viso andarle a fuoco e immaginava che in quelle condizioni, probabilmente anche Sam si fosse accorto di quanto fosse emozionata. Lui le sfiorò con il pollice prima le labbra, poi la guancia, socchiudendo infine gli occhi e annullando le distanza tra i due volti.
Santana poteva dire quello che voleva sulle labbra di Trouty Mouth, ma Mercedes come le sfiorò, capì già di adorarle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
3.The first time ever I lay with you 


 
 
Santana chiuse l’armadietto, voltandosi poi verso la sua destra. Nello stesso istante Brittany alzò gli occhi verso di lei, le sorrise, bevendo poi dalla sua borraccia senza rompere il loro contatto visivo. Santana sorrise a sua volta, in modo dolce, come faceva raramente in pubblico. Dopodichè la bionda si avviò verso le docce, ma dopo pochi passi si rigirò, lasciando uno sguardo eloquente alla latina, la quale capì tutto, senza aver bisogno di parole o altro.
 
La sera prima Santana stava tranquillamente sdraiata sul suo letto, stendendosi lo smalto rosso sulla mano sinistra, cosa assai irritante per lei che era mancina, parlottando allegramente al telefono con Brittany, come più o meno ogni sera. In quel momento le stava ricordando di finire la tesina di storia, o almeno di ricordarsi di portargliela così che la potesse finire lei, quando Brittany, totalmente incurante, aveva iniziato a canticchiare “Come to my window…Crawl inside, wait by the light of the moon”. Santana aveva mugugnato qualcosa, dopodiché avevano continuato a parlare di altro, fino a quando non chiusero la conversazione. Quella notte però Santana non riuscì ad addormentarsi, sentendo nella sua testa ancora la vocina dell’amica intonare la canzone della Etheridge.
Forse in quel momento il suo cervello si prese una vacanza, si spense o fu rapito dagli alieni, fatto sta che non la fermò da fare qualcosa che in qualsiasi altro momento non avrebbe mai fatto. S’infilò i pantaloncini del pigiama, un paio di sneakers, e, silenziosamente, uscì dalla casa. Dopo una ventina di minuti si trovava davanti ad una villetta bianca con un giardino curato e decorato con una grande varietà di fiori che, come tutti nella città, riposavano beati. Arrivò all’imponente quercia sulla quale Brittany aveva la sua adorata casa sull’albero. Vi si arrampicò, camminando poi sopra ad un tronco, imprecando sottovoce in spagnolo, finché non raggiunse il balcone della stanza dell’amica, nel quale entrò con un salto.
Stringendosi un po’ in sé per la brezza che soffiava, cominciò a bussare alla finestra, aspettando che Brittany desse qualche segno di vita. Quest’ultima, persa in fantastici sogni di folletti  e fate, sentì un rumore crescente vicino a lei. Piano piano sbatacchiò le chiglia, sbadigliò e alzò il busto, cercando di capire l’origine di quel suono. Quando notò qualcuno alla sua finestra per poco non urlò. Prese un cuscino in mano e vi si avvicinò con cautela, cercando di capire chi fosse e cosa volesse da lei. Quando fu nei pressi della finestra riconobbe l’amica illuminata dal chiarore della luna; la guardò stupita, ma sorridente. Aprì la finestra velocemente e abbracciò la latina, sentendo che aveva la pelle d’oca dal freddo.
-Hey- mormorò, stringendola a sé.
-Ciao B- sussurrò l’ispanica, inspirando il buon odore di quei capelli biondi e adorabilmente scompigliati.
-Che ci fai qui?- domandò Brittany, trascinando l’amica sul letto, coprendo poi entrambe.
-Mi avevi detto di venire alla tua finestra no?- sussurrò l’altra, ringraziando il buio della stanza che impediva di vedere quanto in quel momento fosse arrossita. Brittany si ricordò della chiamata di poche ore prima, e entusiasta della sorpresa che le era stata fatta, si sporse sull’altra, baciandola teneramente.
Probabilmente Santana spiegò quella sua azione da pazza con ciò. Per avere un bacio da Brittany, quello soffice, delicato ma allo stesso tempo così intenso, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Diversamente dalle altre volte però Brittany non si fermò, continuò a baciarla, e Santana… Santana non avrebbe mai trovato le forze per scostarla, figurarsi in quel momento, con il copro caldo della bionda contro il suo, con la mano della ragazza che giocava con i suoi capelli scuri.
Brittany leccò il labbro inferiore dell’amica, per poi iniziare a lasciare piccoli baci sulla linea della mandibola, scendendo poi nel collo, mentre le sue mani avevano iniziato ad accarezzare i fianchi della latina la quale aveva perso la cognizione del mondo intero.
Quello che successe dopo Brittany lo avrebbe ricordato per sempre; Santana, dal sua canto, capì che lasciarsi guidare dalla follia del momento era stata, dopo essere nata lo stesso anno della migliore amica ed aver frequentato lo stesso asilo (perché sì, aveva deciso lei anche quei piccoli dettagli), la cosa migliore che avesse mai fatto.
 
***
 
 
-Sappi che ti odio- sibilò Rachel, imbronciandosi.
-Berry, l’abbiamo visto ieri sera, ed era tipo la trecentesima volta. Non vorrei ricordarti che stiamo insieme solo da due mesi- precisò la bionda.
-Ma questo non ti autorizza a togliere il dvd di Funny Girl- borbottò lei, scuotendo la testolina contrariata.
-Lo guardiamo domani- propose Quinn, avvicinandosi all’altra, come un gatto.
-Ma questo era scontato- sorrise la brunetta, aprendo le braccia per accogliere la bionda, tirandola leggermente a se. Quinn si abbassò, mordendole leggermente in labbro inferiore, per poi baciarla piano.
-Come farò quando sarai a Yale?- farfugliò Rachel, leggermente intristita.
-Non sarò troppo lontana. Se dovessi aver bisogno di me, sarò da te in poche ore- mormorò la bionda, continuando a baciare il viso dell’altra, attorcigliandosi i lunghi capelli castani tra le dita.
-Ma poche ora sono taaanto- si lamentò l’altra, sfregando la punta del naso contro il collo di Quinn, facendola ridere lievemente.
-Stai tranquilla, Britt ha detto che oltre alla macchina del tempo, sta lavorando anche a quella del teletrasporto- ridacchiò la bionda, appoggiando la fronte contro quella della mora.
-Dovrò dirle di lavorare di più su quella che su Santana-commentò Rachel, facendo come di pensarci su.
-Berry, da quando siamo così maliziose?- chiese l’altra, staccandosi leggermente. Rachel non rispose, soffocò solo una risatina, spingendo Quinn dall’altra parte del letto, portandovisi poi sopra. Iniziò poi a mordicchiarle leggermente la pelle del collo, mentre con la mano destra correva sulla coscia scoperta della bionda. Quando raggiunse il petto che Quinn aveva leggermente inarcato verso di lei, si bloccò, guardando l’altra. Trovò gli occhi più belli del pianeta guardarli come probabilmente lei stava facendo con Quinn, pieni di amore e desiderio.
La bionda intanto era allo stesso modo incantata dagli occhi della brunetta, leggermente socchiusi, più scuri del solito, contornati come sempre da lunghe ciglia. Annuì leggermente, come per fare capire alla fidanzata che voleva lo stesso anche lei. Allungò poi una mano verso il suo viso, attirandola per baciarla ancora.

 
Rachel quella sera capì che ogni tanto, in effetti, Funny Girl potevano evitarlo; in secondo luogo comprese che Shuester in tutti quegli anni non aveva mai capito le potenzialità vocali di Quinn. Ma la cosa più importante probabilmente fu quello che Quinn le trasmise: Rachel era stata così impegnata a far innamorare Finn di lei che non si era accorta che vi fosse qualcuno che amava lei tanto quanto lei amasse Funny Girl, proprio sotto il suo naso.
Quinn commentò che, dopotutto, il naso di Rachel non era propriamente piccolo, ma non lo avrebbe cambiato per nessun motivo.
 
 
***
 
Mercedes si guardò per l’ultima volta allo specchio, osservando il lavoro dei suoi amici. Kurt ovviamente le aveva acconciato i capelli, perché era indiscussamente quello che se ne intendeva di più, e si era anche assicurato che ogni idea di Rachel sul vestito rimanesse ferma nel cervello della ragazza. Santana ci aveva messo circa un’ora a truccarla, ma il risultato era ottimo -certo forse le offese a Trouty Mouth e alla “gnoma da giardino” l’avevano rallentata.
Quando uscì di casa vide un Sam alquanto agitato e un poco impacciato, camminare avanti e indietro nel suo cortile, fino a quando non si accorse di lei.
Lui si bloccò, alzando il capo verso la ragazza. Era più bella che mai, e sorrideva in un modo timido che la rendeva maggiormente meravigliosa. Riprendendosi dalla visione, le si avvicinò, porgendole un mazzo di rose rosse.
-Sam, è il tuo compleanno, non il mio- mormorò lei, stupita. Afferrò poi i fiori, avvicinandoseli al viso per annusare il profumo fresco.
-Non sono libero di regalarti fiori quando voglio?- chiese lui, sorridendole. Lei annui sorridendo ancora, scostando il mazzo per avvicinarsi al ragazzo e baciarlo dolcemente.
-Sei perfetta- sussurrò lui sulle sue labbra.
-A-anche tu- rispose lei. Lui ridacchiò, scuotendo la testa, portando poi la ragazza verso la sua macchina.
Fu una cena tranquilla, semplice, tra chiacchiere e risate.
-Sai a volte mi chiedo come faccia uno…come te, a stare con una come me- soffiò Mercedes, riappoggiando il bicchiere sul tavolo.
-Mi consideri tanto sfigato?- domandò lui, sporgendo il labbro inferiore all’infuori.
-No, ma che hai capito! Nel senso, uno bello come te a stare con…me- bisbigliò indicandosi. Lui corrugò le sopracciglia non capendo –Suvvia, prima sei stato con Quinn, poi con Santana. Voglio dire, loro sono… bellissime, mentre io…- sussurrò abbassando gli occhi.
-Dici che sei troppo bella per me?!- chiese lui, sorridendole ancora.
-N-no, dico il contrario!- esclamò lei, corrugando le sopracciglia. Lui la guardò male, per poi scuotere la testa discorde.
-Non dire mai più una cosa del genere. Tu sei bellissima Mercedes, oggi per poco non mi è venuto un infarto quando ti ho vista, per cui, non voglio sentirtelo dire mai più- disse, quasi seccato. Lei abbassò gli occhi imbarazzata, non riuscendo a trattenere un sorriso.
-Ti amo- mormorò poi alzando nuovamente il capo nella posizione del ragazzo. Sam sbarrò gli occhi, sentendo il cuore cominciare a battere come se fosse impazzito.
-Stai cercando di uccidermi sul serio!?- chiese poi, sbattendo le ciglia ripetutamente. Lei scosse la testa, scoppiando in una leggera risata.
-Per fortuna, perché si da il caso che ti ami anche io, per cui non mi va molto di morire…- commentò, stringendo poi la mano della ragazza.
Dopo un’oretta Sam la riaccompagnò a casa. Era stato tutto fantastico, quasi incredibile, Mercedes non poteva sperare in un ragazzo migliore del biondino che aveva di fronte.
Lui la baciò ancora, tenendola saldamente tra le sue braccia.
-Vado tra due minuti…facciamo cinque- mormorò sulle labbra di lei.
-Perché non resti invece?- propose lei, con un tono quasi smorzato dall’imbarazzo –I miei  non sono a casa questo week end…- continuò la ragazza, prendendogli la mano.
-Sei, sei sicura?- chiese lui, trattenendo l’entusiasmo.
-Non sono mai stata così certa di nient’altro- rispose lei, prima di aprire la porta e tirarvi dentro il fidanzato.

Mercedes era quasi sicura che Sam Evans fosse pressoché perfetto anche prima di quella sera, ma solo dopo quel giorno capì quanto effettivamente lo fosse.

 
 
 
 
 
 
Note:
 
Prima di tutto questa fic è dedicata ad Ari, ed è dedicata a lei per un motivo ben preciso ;) Avrebbe dovuto leggerla l’11.02.2012, ma ci sono stati disguidi tecnici <.< Era nata dalla mia stupida idea “The first time ever I talk to you” (appunto l’11.02.2011), e poi si è sviluppata in ciò.

Che dire? Diciamo che intanto la parte che preferisco è sicuramente quella Brittana, e a tal proposito… Non so se avete già visto la 3x13, ma in caso non l’abbiate ancora fatto, sbrigatevi! E’ stato l’avverarsi di un sogno, sul serio, penso non supererò mai quella puntata dal punto di vista emotivo.


Bene!Dopo aver appurato la mia pazzia e la mia dipendenza dal Brittana, vi posso anche salutare!
Besos Miky ;)

 
Ps: se sei Elly e stai leggendo, ti odio, con affetto.
 
  
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