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Autore: cassiana    20/02/2012    2 recensioni
Quando il ragazzo di strada aveva portato loro la refurtiva il guerriero Yarnis e la maga Kaire non avevano idea che li avrebbe catapultati in un'avventura onirica ai confini dell'incubo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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il sogno di Amir

Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
    

Il sogno di Amir



    I tre individui percorrevano in tutta fretta i vicoli inseguiti dai soldati della guardia cittadina. Si fermarono solo quando raggiunsero un vicoletto più buio e sudicio degli altri. La ragazza si lasciò cadere a terra esausta.
    - Sono una maga, io, non sono abituata a queste corse!
Esclamò ansimando. Anche i suoi compagni, un ragazzino di non più di dodici anni e un uomo alto e grosso, stavano cercando di riportare alla calma il respiro affannoso.
    - Forse non è stata un’idea brillante litigare col capo delle guardie.
Disse il ragazzino petulante.
    - Grazie per averci aiutato. Il mio nome è Yarnis mentre lei è Kaire.
L’uomo indicò prima se stesso e poi la compagna.
    - Oh, ma allora siete delle Terre Basse! Io sono Amir. Sarà meglio che vi cerchi qualcosa da mangiare.
    - Ma non abbiamo un soldo!
Protestò affranta Kaire.
    - E chi ha detto che servono soldi? Aspettatemi qui!
E il ragazzino corse via. I compagni sedettero con le schiene appoggiate al muro. Yarnis sguainò una delle sue armi, uno stiletto dall’impugnatura resa lucida dall’uso.
    - Avrei dovuto venderlo.
    - E per che cosa?
La maga giochicchiava con una delle sue borse.
    - Avremmo potuto comprarci del cibo…
Kaire sorrise:
     - Un fiero guerriero che vende una delle sue armi?
Yarnis non riuscì a rispondere perché era ricomparso il loro piccolo salvatore.
    - Ecco qui! – esclamò tutto soddisfatto – con questi potremmo comprarci una bella cenetta!
E mentre tirava fuori la mano dalla tasca per mostrare loro alcune monete gli cadde una manciata di erbe. Yarnis si mise a ridere ma Kaire guardò preoccupata le erbe:
    - E quelle?
Chiese indicandole. Amir fece spallucce:
    - Oh…quando metti mano nelle borse altrui tiri fuori di tutto.
    - Si possono mangiare?
Anche il guerriero osservò dubbioso le erbe mentre la ragazza sgranava gli occhi nel riconoscerle.
    - No che non si possono mangiare! Amir hai derubato un mago!
Esclamò Kaire innervosita. In quello stesso istante una spessa nube giallastra li avvolse facendoli tossire ed accasciare al suolo privi di sensi.

    Si trovavano in una soffocante cella quadrata di pietre grigie, così piccola da farceli stare a malapena tutti e tre. Yarnis si riscosse  per primo dal sonno magico, ammiccò nella penombra della cella e si palpò il forte corpo muscoloso  in cerca di ferite. Poco dopo anche la maga si svegliò.
    - Dove siamo?
Chiese ancora intontita, scostandosi una massa scomposta di capelli castani dagli occhi e Yarnis per tutta risposta alzò le spalle ad indicare la sua ignoranza.
Non si conoscevano da molto, si erano incontrati qualche giorno prima in una taverna mentre lei cercava di sfuggire all’assalto di un paio di ubriaconi malintenzionati. Naturalmente Yarnis si era buttato in sua difesa, ma si era reso ben presto conto che la maga sapeva cavarsela benissimo da sola a giudicare dai piagnucolii dei suoi avversari. Le aveva offerto da bere e avevano scoperto di essere diretti verso lo stesso luogo. Kaire era stanca di viaggiare da sola e aveva accettato volentieri l’invito dell’uomo ad unirsi a lui. Ora Yarnis cercava una via d’uscita imprecando sottovoce, nella cella faceva caldo e i lunghi capelli biondi gli si erano appiccicati al collo sudato. Dopo parecchi minuti, mentre Kaire era intenta a cullare sul proprio grembo la testa di Amir ancora addormentato, l’uomo crollò a terra sconsolato.
    - Niente da fare: non si può uscire. Il ragazzo come sta?
Kaire sbuffò: avrebbe potuto dirglielo subito senza tanti contorcimenti che non c’era modo di scappare, ma lasciò perdere.
    - Febbre magica.
Si limitò a rispondere scuotendo la testa. Yarnis fece scorrere gli occhi chiari da un punto all’altro della prigione.
    - Per Xador, vorrei proprio sapere dove siamo finiti!
    - Nel covo del mago, credo. Ed è universalmente noto che ai maghi non piace essere derubati.
    - Ma non potresti usare la tua magia per farci uscire?
Kaire fece una smorfia e scosse la testa.
    - Non sono così potente ancora – accarezzò dolcemente la fronte di Amir – non so nemmeno come curare la sua malattia.
Concluse con un sorriso amaro. Forse non sarebbe dovuta scappare dalla Torre di Albasecca, forse avrebbe dovuto inghiottire il proprio orgoglio ed accettare le condizioni di Caillean, ma ormai non c’era nulla che potesse fare al riguardo. Sussultò quando Yarnis le prese la mano, lo guardò sorpresa e per un lungo attimo rimasero sospesi in quello stupore. Una voce metallica li riscosse:
     - Hai ragione, piccola compagna di potere. Quel ragazzino ha osato mettere le sue sudice mani nella mia borsa. E’ per questo che ora soffre della febbre.
    - Ha fatto un errore, mago. E’ solo un ladruncolo poco accorto.
Rispose Kaire cercando di capire dove fosse la fonte della voce. Uno sbuffo sdegnato fu l’unica risposta.
    - Dicci almeno se possiamo fare qualcosa per curarlo.
Provò di nuovo la ragazza mentre Yarnis alzava esasperato gli occhi al cielo.
    - Forse questo può aiutarvi: la realtà è finzione, il sogno è realtà.
Aggiunse la voce. Yarnis aggrottò la fronte, un enigma! Arricciò il labbro in una smorfia di disgusto, come se lui avesse tempo per gli indovinelli! Yarnis iniziò ad imprecare sottovoce, ma Kaire non fece caso ai brontolii del compagno. Accarezzava il capo riccioluto del ragazzino meditando, la fronte solcata da una profonda ruga.
    - Yarnis, il sogno! – esclamò – Amir sta sognando, dobbiamo entrare nel suo sogno!  
Yarnis la guardò stupito, poi scosse la testa.
    - Maghi! Non so se sei più pazza tu o quello squilibrato che ci ha rapito!
L’uomo delle pianure aveva imparato a rispettare e temere ciò che si nascondeva nei sogni e negli incubi di ognuno. Nei clan delle Terre Basse solo gli sciamani potevano commettere quel tipo di empietà ed ora quella ragazzina gli ordinava addirittura di entrare nel sogno di un altro.
    - Ascolta: dobbiamo farlo o Amir sarà perduto!
Yarnis scosse il capo, testardo: non si sarebbe macchiato di quella profanazione.
    - E’ solo un ragazzo di strada.
Kaire trasalì a quelle parole e mosse la mano in un gesto stizzoso:
    - E per quale nobile motivo mi avresti salvato alla locanda? Sì, è solo un moccioso, un ladro, ma ci ha aiutato senza chiedere niente in cambio…glielo dobbiamo.
Yarnis stringeva ritmicamente le mani a pugno, aveva abbassato la testa e i capelli gli spiovevano sul viso impedendo a Kaire di leggere la sua espressione.
    - Va bene, facciamolo.
Esclamò dopo un po’ sollevando il viso infelice e Kaire sorrise: in cuor suo aveva sperato che Yarnis avrebbe fatto la scelta giusta. O quello che lei pensava fosse la scelta giusta: aveva l’impressione che quel mago fosse imprevedibile. Furono avvolti di nuovo da una densa bruma giallastra.
    
    Quando si destò, Kaire osservò con cura il luogo intorno a sé. Una strana campagna, la maga aveva l’impressione che i colori fossero in qualche modo sbagliati: come un polveroso arazzo così antico che i colori, un tempo brillanti, fossero ormai sbiaditi. Poco lontano c’era una graziosa casetta di legno col tetto fatto di paglia fresca intrecciata. A Kaire ricordava un po’ le abitazioni dei contadini della sua regione. Yarnis era ancora addormentato e lei lo guardò aggrottando le sopracciglia, preoccupata. Quando si svegliò gli sorrise.
    - Siamo nel sogno di Amir.
Gli spiegò mentre lui osservava stupito il paesaggio che li circondava. Si massaggiò il capo ancora stordito e si alzò barcollando aiutando a sua volta Kaire a sollevarsi. Parlottarono per decidere quale fosse la cosa migliore da fare ed entrambi stabilirono che sarebbe stata una buona idea andare verso la capanna. Forse avrebbero trovato qualcosa di utile per uscire dalla situazione nella quale il ragazzino li aveva cacciati. La porta era aperta e dalla soglia poterono intravedere una vecchia seduta ad un angolo che cuciva. Era illuminata in pieno da un fascio di luce che entrava dalla finestra alle sue spalle nel quale danzava il pulviscolo. Era un’immagine che esprimeva una tale tranquillità che Kaire esitò nel disturbarla. Yarnis meno incline a questo tipo di scrupoli fece un passo in avanti domandando il permesso di entrare. La vecchia sorrise ma non distolse gli occhi dal proprio lavoro. Mormorò un’unica parola inintelligibile.
    - Lingua magica...
Mormorò Yarnis mentre un brivido gelido gli serpeggiò lungo la spina dorsale. Nello stesso momento udirono un frastuono assordante provenire da fuori. Uscirono di corsa e videro un drago stravaccato su quello che era stato l’orto. Le scaglie verdi rilucevano cangianti come acqua riflessa dal sole. Kaire sorrise: la sua magia sarebbe stata in grado di sconfiggere facilmente il drago. Ma nonostante tutta la sua concentrazione non riusciva a farsi venire alla mente le parole nella lingua dei maghi. Yarnis sfoderò la spada e si preparò a combattere.
Gli occhi del drago da feroci divennero vacui e le labbra orrende s’incurvarono in un ghigno.
Kaire urlò esasperata:
    - Maledizione, la mia magia!
    - Divertente…non trovi? Ma forse se ti concentri molto bene potresti ancora fare qualcosa.
    - Ecco perché non mi ha tolto le mie armi. Pensa che io sia solo uno stupido guerriero…
C’era stizza nelle parole sussurrate di Yarnis che d’impeto attaccò il drago. Il drago ruggiva ogni volta che la spada del guerriero lo toccava, allungò una zampa e riuscì a graffiare il petto di Yarnis stracciando la giubba di cuoio bollito con gli artigli. Eppure sembrava che lo scudo dell’uomo fosse immune alla fiamma dei draghi. Kaire cercò di riorganizzare le poche conoscenze che le erano rimaste, si concentrò e mosse le mani in una serie di movimenti concentrici: uno sciame di milioni di api comparve dal nulla. Il drago voltò la testa verso la nuvola ronzante e ruggì terrorizzato. Gli insetti si diressero verso il rumore e iniziarono a pungerlo ottusamente sulle scaglie chitinose. Il drago ebbe l’accortezza di tenersi accucciato a terra per impedire che i pungiglioni s’infilzassero nella pelle tenera del ventre e del collo. Le api si susseguivano in un impeto cieco e l’enorme creatura fiammeggiò incenerendo la nube maledetta. Infuriato voltò la grossa testa verso di lei e Kaire nel panico cercò di ricordarsi qualche altro incantesimo mentre Yarnis, che aveva capito quasi subito come sarebbe finito il combattimento tra il drago e le api, si era irrigidito: nella mente gli erano apparse parole nella lingua magica. Le pronunciò ad alta voce incurante del dolore al torace. Gli occhi del drago si spalancarono in un’espressione terrorizzata. Kaire, che aveva udito le parole magiche senza capire da dove provenissero, vide la creatura cadere pesante al suolo e contorcersi impazzito con una schiuma bianca che gli usciva di bocca, annebbiato dal dolore. La ragazza sentì chiaramente rimbombare nel ventre del drago mentre spirali di fumo si alzavano dalle scaglie della bestia, poi il drago scoppiò con un enorme fragore. Kaire si allontanò in fretta dalla creatura ardente e raggiunge Yarnis sdraiato a terra e boccheggiante.   
    - Sarà anche un sogno, ma il dolore è reale! - esclamò il guerriero con una smorfia - Non hai perso del tutto i tuoi poteri, vedo.
E attese con pazienza che l’amica finisse di medicarlo. Kaire gli spiegò che la taumaturgia non dipendeva dalla magia, ma era parte della sua natura, poi esclamò:
    - Dì un po’: come facevi a conoscere quell’incantesimo?
Kaire lo aiutò ad alzarsi e l’uomo fece una smorfia:
    - Il regalo di un mago. Combattevamo insieme, ero quasi morto e bruciacchiato, mi ha curato e ha reso il mio scudo immune alle fiamme dei draghi.
Yarnis ricordava ancora le parole del mago, un amico oltre che un compagno d’arme. Non ce l’avrebbe mai fatta da solo a sconfiggere un drago, ma gli sarebbe bastato toccare il ciondolo che gli aveva donato per innescare l’incantesimo.
     - Doveva essere davvero potente per convogliare i propri poteri così. Hai qualche altro segreto magico da rivelarmi prima di continuare?
     - Accidenti, temo di no. Ma quel mago ci ha sottovalutati, credo.
Ad ogni modo era giunto il momento di rimettersi in marcia e cercare di andarsene di lì. Il paesaggio cambiò quasi impercetibilmente sotto i loro piedi, si lasciarono presto indietro le colline dall'aria polverosa e la strada cominciò a serpeggiare in una campagna dall'aspetto povero e malaticcio.
L'impazienza di Yarnis andava crescendo ad ogni passo, così come la sua frustrazione. Si piantò in mezzo alla strada brontolando che era stufo di tutte quelle idiozie e che il mago avrebbe fatto meglio a mettere fine a quella farsa.
    - E' inutile che ti lamenti, dobbiamo trovare Amir e svegliarlo: è l'unica cosa da fare.
Ma l'uomo non era tipo da lasciar perdere, forse avrebbero potuto tagliare per la campagna, trovare una via alternativa, smetterla di seguire passivamente i giochi del mago: con un lungo passo oltrepassò il  ciglio della strada, ma andò a sbattere contro un muro invisibile rimbalzando all'indietro. Kaire si coprì con una mano la bocca sorridente mentre Yarnis prendeva a calci e pugni il muro continuando ad imprecare.
    - Va bene, basta ora! Non risolveremo niente, dobbiamo solo preseguire.
Yarnis si piegò, le mani sulle ginocchia, la bocca storta in una smorfia sconsolata. Tornare indietro non potevano, non restava loro che proseguire lungo quella strada senza fine. Il cielo si tinse di violetto e quasi inaspettatamente la notte
calò sui compagni. Non aveva senso continuare a camminare e si prepararono un bivacco in silenzio, ognuno chiuso nei propri pensieri. Kaire guardò di sottecchi l'uomo che accendeva il fuoco. Da quando se n'era andata dalla Torre aveva sempre viaggiato da sola o in carovane molto numerose, adesso le sembrava strano trovarsi accanto giorno dopo giorno quel guerriero, quell'uomo: le dava delle sensazioni che non voleva soffermarsi troppo ad analizzare. Con uno sbadiglio si voltò dall'altra parte e cercò di dormire qualche ora. La mattina dopo Kaire si svegliò per prima e scorse davanti a loro al posto della strada quello che sembrava un profondo burrone: vi stagnava una nebbia esangue che esalava un odore di putredine. Quando il sole, che fino ad allora era stato basso all’orizzonte, raggiunse all’improvviso il suo zenit la nebbia si diradò lasciando intravedere lo spettacolo orrendo nascosto fino ad allora dalla nebbia: una vegetazione grigia e stentata, mucchi di ossa ingiallite dal tempo e nel fondo un enorme verme bianco che si contorceva in modo ripugnante.
    - Mi chiedo se questo sia il sono di Amir o quello del mago.
Disse Yarnis grattandosi con fare pensoso la barba di più giorni. Kaire trasalì nel sentire la sua voce profonda dietro di lei.
     - E’ disgustoso!
Esclamò arricciando le labbra con ripugnanza. Si guardarono intorno rendendosi conto che non c’era altro modo per proseguire se non scendere nel dirupo.
    I compagni grondavano sudore quando alla fine arrivarono al fondo, si erano nascosti dietro una collinetta di ossa umane, come si era accorti con orrore. Questo voleva dire che il verme era carnivoro e non avrebbe esitato a trasformarli nella sua colazione. Yarnis uscì per primo da dietro il mucchio d’ossa e tenendosi sottovento si portò fin quasi alla testa della creatura, mentre Kaire si mosse tenendosi piegata verso la coda del verme. Conosceva un incantesimo specifico per quel tipo di creature se il mago le avesse lasciato la sua magia intatta, ma il piano di Yarnis forse avrebbe funzionato altrettanto bene, o almeno lo sperava.
    Il verme stava mangiando: suggeva grosse porzioni di carne putrida emettendo un verso di risucchio rivoltante, tanto che Yarnis dovette reprimere diversi conati di vomito prima di riuscire a correre verso l’essere osceno con la spada sguainata. L’odore che gli arrivava a zaffate alle narici lo fece quasi svenire ma represse il disgusto con un urlo e affondò la spada in un occhio della bestia.
Questa s’inarcò infuriata e voltò la testa verso quel piccolo essere che aveva osato procurargli tanto dolore. Nel frattempo Kaire aveva cominciato a salmodiare nella lingua della magia: una fiammata scaturì dalle mani protese ed incenerì parte della testa del verme che si voltò ancora più infuriato. Yarnis gli colpì la gola con un affondo e Kaire si concentrò per un altro incantesimo. Per fortuna era ancora in grado di padroneggiare la magia degli elementi. Continuarono così ancora per qualche tempo, il guerriero colpendo la bestia con la spada e la maga con il fuoco sfinendo il verme che alla fine cadde divorando se stesso pazzo di dolore.
    Si allontanarono da quella cosa abominevole e Yarnis guardò in su perplesso:
    - Ed ora, come usciamo di qui?
    - Credo di aver trovato il modo.
Kaire era di fronte ad una porta di legno intagliato, entrarono con cautela e si trovarono in una sorta di tana. Alla luce delle torce poterono scorgere qualche scaffale pieno di libri e due poltrone di pelle. Da una porticina laterale uscì un uomo minuto.
    - Sei tu il mago?
Chiese con sospetto e un poco di meraviglia Yarnis. L’ometto fece un sorriso mostrando i denti aguzzi:
    - Forse.
    - Che razza di risposta è questa?
Il guerriero sentiva montare la rabbia dentro di sé: era stanco dei giochi di quell'individuo. Ma Kaire lo trattenne per un braccio. Di nuovo l’uomo sorrise e le fece cenno di accomodarsi in una delle poltrone sedendosi a sua volta. Kaire ubbidì, titubante. Non appena si fu seduta vacillò e il suo viso si fece terreo.
    - Che cosa le hai fatto?
Scattò Yarnis, ma la maga lo fermò con un cenno:
    - C’è un campo magico molto forte qui. E’ un duello di magia quello che vuoi, vero?
 Ma la sua mente non colse la risposta, se ci fu una risposta, perché trasmigrò in una dimensione al di là del tempo e dello spazio. Davanti a lei c'era la mente del suo avversario. Yarnis osservava  i maghi: erano immobili come statue, le fronti imperlate di sudore freddo, ma non osava toccarli per paura di far perdere loro la concentrazione. Kaire sapeva che non sarebbe stato facile battere il suo rivale, ma aveva la sensazione che fosse una prova d'astuzia più che di forza quella che le chiedeva il mago. Lui salmodiò un ennesimo incantesimo, ma Kaire stava già preparando la sua offensiva: avrebbe approfittato dei due o tre secondi nei quali il mago sarebbe stato distratto dalla sua stessa concentrazione e quindi vulnerabile. Un piccolo verme cannibale le si attaccò alla gamba, ma Kaire non se ne accorse nemmeno attenta com'era a richiamare alla mente tutti gli incantesimi che conosceva. Era possibile farlo, ma rischioso e doveva essere veloce. Una vampata di calore le investì il viso e gli occhi furono accecati da un lampo di luce. Kaire ebbe la sensazione di cadere all'infinito, sbattè gli occhi e si trovò davanti il viso preoccupato di Yarnis. La grotta ora era vuota e lei era seduta a terra con la schiena appoggiata alla parete. Scosse la testa per liberarsi dallo stordimento e sorrise all'amico:
    - Sto bene, ma ho bisogno di riposare un poco.
    - Hai riavuto indietro i tuoi incantesimi?
Le osservò le mani come se potesse scorgere un qualche segno visibile del suo potere ma la ragazza fece una smorfia: non lo sapeva, sentiva il potere scorrere dentro di lei e questo era già una consolazione, ma era troppo stanca per poter valutare con esattezza tutte le conoscenze che aveva. Yarnis la lasciò in pace per qualche minuto poi con delicatezza la spronò ad alzarsi e muoversi: dovevano ancora cercare il ragazzino e trovare il modo per lasciare quella dimensione. In fondo alla caverna era comparsa un'altra porta, l'aprirono con cautela ed entrarono un'altra stanza spoglia di tutto ad eccezione di una grande gabbia sul fondo con Amir addormentato al suo interno. Senza indugiare troppo ruppero la serratura e svegliarono il ragazzo chiamandolo per nome e scuotendolo piano. Il ragazzetto si stropicciò gli occhi e vedendoli esclamò:
    - Finalmente! Mi ero addirittura addormentato per aspettarvi! Ma come siamo finiti qui?
Roteò lo sguardo da una parte all'altra con curiosità osservando le pareti scabre e spalancò gli occhi quando si accorse di essere in una gabbia. Yarnis lo interruppe brusco, non c'era tempo per le spiegazioni e no, non erano prigionieri della guardia cittadina. Amir gli fece una linguaccia e lo seguì fuori dalla caverna. Non c'era più il burrone, ma una valletta profumata di fiori, in lontananza videro la casetta dal tetto di paglia e si diressero lì. Amir sembrava conoscere quel luogo e sorpreso li tempestò di domande non stando zitto un istante.
    - Piantala! Quando tutto sarà finito ti spiegheremo: dopo tutto siamo ancora qui!
Sbottò Kaire al limite della sopportazione. Amir fece una boccaccia anche a lei e diede un calcio ad un sasso che andò a colpire la porta della capanna emettendo un suono metallico. La porta sembrava sbagliata per quel tipo di costruzione: era intarsiata sontuosamente e ricca di fregi pomposi. Kaire la spinse con un piede concentrandosi mentalmente e Yarnis snudò la spada. Solo Amir entrò ignorando qualsiasi cautela. Erano nello studio del mago, si resero conto il guerriero e la maga guardandosi intorno. Amir era scomparso un'altra volta e Yarnis imprecò sonoramente: stava cominciando a diventare ridicolo! 
    - Dov'è il ragazzo?
    - Oh, in qualche sporco vicolo a poltrire, immagino. Non ricorderà nulla.
Il mago era intento a pestare delle erbe in un grosso mortaio di pietra grezza, senza quasi badare a loro. I compagni si guardarono stupefatti, increduli che dopo tutte le prove a cui li aveva sottoposti fosse così disinteressato.
    - E così, finisce qui?
Kaire aveva quasi paura a chiederlo e il mago non rispose subito concentrato com'era sul suo lavoro.
    - Mmmh si, potete andare...
    - E ho di nuovo la mia magia intatta?
Chiese di nuovo la ragazza incredula, ma Yarnis già la sospingeva verso l'uscita tenendola per un braccio:
    - Che importa? Muoviti, prima che cambi idea!
Sussurrò. Era ancora timoroso che fosse un altro dei tranelli del mago. Ma Kaire era troppo perplessa per quel comportamento e indugiando sulla porta domandò ancora:
    - Perchè tutto questo?
Il mago si fermò e alzò lo sguardo su di lei con una luce inquetante negli occhi e sorrise:
    - Per noia: vuoi giocare ancora?
Yarnis non gli lasciò quasi il tempo di finire la frase che trascinò via correndo Kaire da quel luogo maledetto. Da fuori sembrava solo una casa modesta ai margini della città, ma non si soffermarono ad osservarla con attenzione. Solo quando furono ragionevolmente lontani si fermarono ansimando.     - Può riportarci indietro quando vuole, lo sai questo.
Esclamò Kaire, ma non ci credeva sul serio. Aveva capito che per quell'uomo erano solo un diversivo e si era stancato di loro.
    - Appunto! Vieni con me, torniamo in città e vediamo se riusciamo a trovare una locanda dove bere e mangiare qualcosa.
Kaire fece spallucce e seguì il compagno voltandosi di tanto in tanto in prenda all'inquetudine. Quando lui le prese la mano, sorrise e non pensò più a niente.
 


 
   
 
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