Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Nenelafolle    22/02/2012    1 recensioni
{ Ciel Phantomhive. Sebastian Michaelis }
Una semplice giornata alla Tenuta, una semplice visita da uno dei Direttori di una filiale Phantomhive.
cit./ I ricordi sono la cosa più dolce. Eppure è strano quell’amaro in bocca quando pensi che non li rivivrai mai più.
ENJOY ! ☆
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<<I ricordi sono la cosa più dolce. Eppure è strano quell’amaro in bocca quando pensi che non li rivivrai mai più.>>

Ciel aveva dimenticato quella sensazione da molto tempo.  Lo strano sentimento che si agitava nel suo stomaco, appena sopra la sua vita, gli faceva venir voglia di sbuffare, di lamentarsi. Fame.
- Sebastian, dov’è la mia colazione? – esclamò infine, rivolto al vento. Il maggiordomo entrò immediatamente, spingendo con immensa grazia il carrello con le pietanze.
- Bocchan, mi perdoni per l’increscioso ritardo, l’incontro mattutino la aspetta. – disse, chinando il capo, Sebastian. Ciel alzò un sopracciglio, leggermente irritato da come l’avesse fatto aspettare.
- Chi mi sta aspettando? -
- Il Direttore Generale delle sue fabbriche londinesi, my lord. Ha appena finito i conteggi per i nuovi salari, come da Lei richiesto, e desidera avere il Suo consenso. -
- Mh. – Ciel finì di bere in un sorso il thè e uscì dalle coperte con un balzo. Sebastian lo vestì con estrema lentezza ed estrema cura. Per Ciel quella era la routine.
Uscì dalla stanza seguito da quell’ombra nera, alta il doppio del signore del casato Phantomhive. Era sempre stato così. Ciel e Sebastian erano una cosa unica, indissolubile. Come gocce d’acqua, come corpi astrali. Non avevano un destino.  Soltanto coloro che venivano travolti dall’ignoranza e dalla paura, quelli che facevano passi falsi, li avrebbero fatti piombare in quelle acque chiamate “destino”. Ma Sebastian non l’avrebbe mai, mai, permesso. Sebastian non avrebbe mai lasciato cadere Ciel. Era un patto sancito con il sangue, era un contratto.
Ciel si accomodò nel salotto principale, dove il Direttore Generale si era servito un’abbondante tazza di thè, con –altrettanto abbondantemente- svariate zollette di zucchero. Cominciarono immediatamente a parlare di affari, un discorso veloce e sbrigativo, come sempre.
Sebastian tornò, per portare altro thè; poi –quando l’incontro si spostò su affari minori: gli impiegati, i guadagni, discorsi leggeri- il maggiordomo portò una scacchiera nella sala.
La scacchiera di cristallo. Quella che un tempo, era appartenuta a Vincent, il padre di Ciel.
Il Direttore era conosciuto per essere un abile giocatore di scacchi, nondimeno aveva vinto alcuni premi –nulla di importante, ma di certo non era un principiante-, ma non riuscì comunque a evitare di farsi dare scacco matto da Ciel, con una scrollata di spalle, come se avesse semplicemente respirato.
Il Direttore, una persona capace quanto affabile, decise di non voler subire una seconda umiliazione proponendo una rivincita –che sicuramente avrebbe perso-, e nemmeno desiderava cambiare gioco, dato che per lui gli altri giochi da tavolo erano trappole mortali dove Ciel si sapeva destreggiare benissimo, labirinti, un carcere.
Fatti questi pensieri, per il Direttore Generale, uomo che serviva l’azienda Funtom e i Phantomhive dalla nascita di quell’impero, decise di optare per una tranquilla conversazione, su qualsiasi argomento avrebbe potuto entusiasmare il suo capo. E qual migliore argomento se non le tenebre che avvolgevano il rapporto tra Ciel e il flemmatico, metodico, impeccabile Sebastian?
Fu così, da dei pensieri semplici, dettati da azioni decisamente umane –il non voler essere umiliati e sconfitti, anche se in un gioco da tavolo, da un semplice ragazzino- che portò i due a parlare dell’ultima cosa di cui normalmente avrebbero conversato.
- E così, il vostro maggiordomo.. – iniziò.
- Desiderate qualcos’altro da mangiare? Posso farvelo portare. – disse Ciel, alzando un sopracciglio e prendendo un campanello. Ma il Direttore lo fermò.
- Oh, no, sono decisamente a posto così, anzi, il vostro maggiordomo cucina meglio di qualunque cuoco io abbia mai conosciuto.
- Onorato. – sussurrò Ciel, già stanco di doversi sorbire complimenti al suo maggiordomo. Se solo tutte quelle persone avessero saputo che in realtà Sebastian era un demone.
Il Direttore, che come abbiamo già detto non era certo uno stolto, comprese che la conversazione sarebbe finita in fretta se lui non avesse fatto qualcosa. E così si mosse.
- Certo, alcune pecche.. – iniziò, e lo sguardo di Ciel si sgranò, segno che il Direttore aveva colpito nel punto giusto.
- Pecche? Degli errori, intende? -
- Beh, sì, ad esempio l’attesa che ho dovuto sopportare prima di vederla.. e dire che sono il primo appuntamento, stamane mi sono svegliato alle 4 pur di arrivare alla villa in tempo..
- E’ stato un mio errore, una svista considerevole, lo ammetto, ma certo non voluta dal mio maggiordomo.
- Oh, vedo che lo difendete a spada tratta.. – Ciel digrignò i denti, si era scoperto ed era stato colpito. Ma ormai era fatta, la conversazione aveva preso piede. – Vorrei dire, anche il thè, servito con pasticcini della migliore fattura, sicuramente preparati a mano.. Senza aver chiesto se per caso possedevo allergie?
Ciel aveva davvero voglia di ridere. Davvero il suo Direttore Generale lo stava stuzzicando, stava cercando un punto dove colpirlo? – Direttore.. – Ciel ridacchiò. – Sebastian è perfettamente consapevole di ogni allergia dei nostri ospiti, e le evita prontamente. Crede per caso che lui non sappia, quale servitore del casato Phantomhive, che lei è allergico alle arachidi?
Il Direttore storse il naso. Era diventata una battaglia aperta, e sia lui sia Ciel erano pronti a colpire, o a essere colpiti.
- Le sedie allora. Sono scomode e sfarzose, non si intonano certo alle tende, né al parquet.
- La struttura generale della casa –composizione delle stanze, arredamento- risalgono ai miei genitori, o forse prima, ai miei nonni. Sebastian serve il casato dal mio arrivo, come poteva decidere l’arredamento?
- Poteva cambiarlo.
- Cambiare quello che hanno scelto i miei genitori, o i miei avi?!
Il Direttore fu costretto a fare marcia indietro, dopotutto era ancora un sottoposto di Ciel, non poteva sperare di alzare la voce –come in effetti stavano facendo- ed essere graziato.
- Gli scacchi. Sebastian deve sapere che ho vinto dei premi considerevoli, eppure Lei ha vinto lo stesso.
Stavolta Ciel si lasciò sfuggire una vera risata, alta e rombante. – Scherza?! Sono stato io o il mio maggiordomo a giocare contro di lei a scacchi?
- Se è davvero così bravo come dice, perché un maggiordomo del suo calibro serve un ragazzino come lei?! – urlò il Direttore, ma si rimangiò subito ciò che aveva detto, mettendo una mano davanti alla bocca.
Troppo tardi.
La faccia di Ciel si era oscurata, lo sguardo assottigliato. –Il mio maggiordomo, Direttore, is capable, almighty, exceptional, the strongest and the best! Dark, fair and noble, this butler is impeccable and of great integrity. Yet, sometimes he has dark thoughts, but he serve the Phantomhive’s  family before you born! I wasn’t born yesterday, Director, Gentemen are born, not made! No one can deceive my butler! [ è capace, onnipotente, eccezionale, il più forte e il migliore! Oscuro, leale e nobile, questo maggiordomo è impeccabile e di grande integrità. Vero, ogni tanto fa pensieri oscuri, ma serve il casato Phantomhive prima che Lei nascesse! Non sono mica nato ieri, Direttore, Signori si nasce non si diventa! Deve ancora nascere chi riuscirà a ingannare il miomaggiordomo!]
Il Direttore deglutì varie volte, si scusò e si congedò in tutta fretta.
Dopo il pranzo, Ciel cancellò gli appuntamenti del pomeriggio e andò a coricarsi, prendendo il telefono con sé. Telefonò al Direttore, appena rientrato a Londra, e ciò che si dissero fu breve e conciso, suonava poco come una minaccia e molto come una raccomandazione, ma quel che si sa è che da quel giorno mai più nessuno osò fare domande su Sebastian e sulla sua bravura o meno, a Lord Ciel.


Quando Sebastian entrò, storse il naso di fronte alle tende tirate e all’ammasso di coperte che conteneva il suo padrone.
- Bocchan.
Ciel non rispose, ma si mosse in modo che Sebastian sapesse della sua presenza.
- La ringrazio.
Ciel, sotto le coperte, dove poteva nascondersi almeno un po’ dalla vita reale, sorrise.
   
 
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