*vietati pomodori e mazze chiodate*
*alla metà, si è pregati di
proseguire fino alla fine, perché le apparenze ingannano*
What doesn't
kill you make you stronger
"Lei è?" domandò la donna,
squadrandolo da
capo a piedi.
Blaine le sorrise gentilmente, com'era solito fare con tutti, anche
quando,
come in quel momento, stava a pezzi dentro di sé.
"Blaine Anderson. Sono il cantante".
"Oh" fece lei, ricordandosi improvvisamente di lui, "Sì, giusto.
Mi segua"
Blaine obbedì, e si fece guidare dalla signora; entrarono in una grande
sala, e
la prima cosa che notò,quasi con un capogiro, era il colore
predominante. Il
blu.
Ogni cosa era abbellita da qualcosa di blu, o di azzurro. I
centro-tavola erano
bouquet di ortensie, i tovaglioli erano blu, così come le tende alle
grandi
vetrate; persino i bordini delle tovaglie e le loro cuciture erano blu.
Sul viso di Blaine si disegnò una smorfia impercettibile; chiunque
avrebbe
potuto dire che avevano fatto tutto nel migliore dei modi, pure lui
stesso, ma
tutto quell'azzurro rischiava di dargli alla testa. Se non avesse avuto
un
disperato bisogno di arrotondare lo stipendio per pagarsi l'affitto,
sarebbe
scappato via di lì, lasciando sposi e wedding planners senza il
cantante che
tanto volevano per accompagnare la cerimonia.
Perché Blaine odiava l'azzurro, in tutte le sue sfumature; anzi, lo
aborriva,
specialmente se era il colore degli occhi di qualcuno.
Lui detestava gli occhi azzurri. Erano così insignificanti..
Blaine scosse la testa, accorgendosi che i suoi pensieri stessero
degenerando;
respirò profondamente per riacquistare la sua pacatezza, ma un nodo si
formò
nella sua gola non appena percepì nell'aria il sentore di vaniglia.
A quel punto, gli sembrava doveroso chiedersi se la sfiga si stesse
accanendo
su di lui, perché era impossibile. Semplicemente inconcepibile.
Se c'era qualcosa che odiava più dell'azzurro, era la vaniglia; il suo
sapore,il suo profumo..gli faceva venire quasi l'orticaria.
E questo, solo perché un tempo aveva amato sia quel colore, che quel
profumo.
In realtà, li amava ancora, ma gli provocavano talmente tanto dolore da
fargli
desiderare che non esistesse più niente che glielo ricordasse; perché lui
aveva gli occhi azzurri come le ortensie, e la pelle che profumava di
vaniglia,
ed era la cosa più bella che esistesse nell'universo. E se l'era
lasciata
scivolare dalle dita stupidamente.
Nonostante fossero passati quasi tre anni, non c'era giorno in cui
Blaine non
si desse del deficiente per averlo lasciato andar via senza lottare,
senza
dimostrargli quanto davvero lo amasse. Perché quello che provava era
genuino e intenso, ed era convinto che anche per lui fosse la stessa
cosa; era
convinto che il loro amore potesse sconfiggere di tutto, ma alla prima
complicazione,
avevano preferito lasciar perdere.
Ad essere franchi, Blaine all'inizio non aveva nemmeno preso sul
serio le
parole di Kurt, quando gli aveva detto che non potevano più stare
insieme, se
fosse tornato alla Dalton; l'idea che il suo ragazzo pensasse che lo
stesse
tradendo con Sebastian nemmeno lo aveva sfiorato, ma era proprio quello
il
punto. Ci era arrivato solo dopo, quando le sue giornate alla Dalton
non erano
come se le era immaginate, quando Sebastian gli aveva fatto notare poco
gentilmente che Kurt era solo una checca isterica e che, a quel punto,
poteva
mettersi con lui.
Blaine non solo gli aveva sbraitato contro per come aveva definito il
ragazzo
che amava, ma da quel momento aveva smesso di parlargli
definitivamente. La
tentazione di fare una capatina al McKinley lo aveva colto spesso, ma
l'unica
volta che tornò a Lima per cercare Kurt, Finn -suo fratello- gli aveva gentilmente
fatto capire che Kurt stava già soffrendo abbastanza a causa sua, e che
non
doveva più farsi vedere in giro.
E l'unica possibilità di farsi perdonare, era andata.
Purtroppo, quel sentimento era ancora lì, acceso nel suo cuore, e lo
consumava sempre un po' di più.
"..Signor Anderson, ha capito?"
Blaine scosse la testa, richiamato all'attenzione. "Come? Scusi, mi
sono
perso un attimo. La vaniglia mi stordisce sempre un po' i sensi".
La signora fece un sorrisetto compiaciuto. "Il cliente in questione ha
una
predilizione per la vaniglia e questo colore, come avrà notato. Vuole
che tutto
richiami la persona del suo fidanzato."
Blaine si accigliò; erano due ragazzi?
Non trovò il coraggio di chiederlo, e tornò a prestare attenzione alle
indicazioni della wedding planner.
"Domani, a mezzogiorno. Si vesta elegante, mi raccomando: non voglio un
cantante vestito in tuta!" lo beffeggiò, accennando ai suoi pantaloni
comodi e alla sua t-shirt slargata.
Blaine sorrise in modo stiracchiato, e annuì. "Sarò puntuale".
Grazie al cielo, pensò, il matrimonio non era troppo presto; quella
sera doveva
organizzare un addio al celibato al Titanium, e già sapeva che sarebbe
finito
sicuramente dopo le due. Almeno aveva la certezza di dormire un po', o
si
sarebbe addormentato cantanto, durante la cerimonia.
-
-
"Kurt? Ci sei?" incalzò Rachel, bussando piano alla porta
della camera del ragazzo.
Dall'altra parte, sentì un tonfo e un rumore molto simile ad un
singhiozzo, che
fece preoccupare non poco la ragazza.
A discapito delle ingiurie che avrebbe potuto tirarle dietro il suo
migliore
amico, Rachel aprì la porta e cercò immediatamente con lo sguardo Kurt.
Lo trovò accucciato in un angolo della stanza, la testa appoggiata alla
parete
fredda e l'aria distrutta.
Si fiondò immediatamente al suo fianco, e senza badare a ciò che il
ragazzo
teneva in grembo, gli scosse una spalla con fare apprensivo.
"Kurt..! Stai male? Cosa c'è che non va?" domandò, cercando di
moderare la voce e non far trapelare il panico che la stava invadendo.
Come poteva non essere praticamente terrorizzata,quando il suo migliore
amico
sembrava stesse piangendo tutte le sue lacrime di punto in bianco?
In quel momento, Rachel notò l'album fotografico che le mani di Kurt
stavano
stringendo quasi spasmodicamente, e involontariamente si ritrovò a
trattenere
il respiro. Era semplicemente senza parole, ed era tutto dire, dato che
Rachel
Berry aveva sempre qualcosa da dire; ma, in quel momento, qualsiasi
cosa
sarebbe uscita dalla sua bocca, le pareva così superficiale, così
inutile.
Sapeva bene che non poteva consolarlo, non se ciò che lo stava
logorando veniva
dal suo cuore spezzato.
Kurt si morse un labbro tremante, e chiuse gli occhi per qualche
istante, come
a racimolare un po' di contegno.
"Io..non so cosa mi prende, credo sia.. un po' di panico per il
matrimonio..no?" mormorò con la voce spezzata.
Ma Rachel sapeva che, in quel momento, Kurt non voleva una bugia.
Voleva
qualcosa che lo rimettesse sulla strada della razionalità, qualcosa che
gli
facesse accettare la realtà. E lei, semplicemente, cercò di essere il
più
sincera e diretta possibile.
"E tu, per un po' di panico da matrimonio, prendi un album fotografico
dei
momenti più belli con un ragazzo che non è quello che sposerai tra
nemmeno
ventiquattro ore?"
Kurt abbassò la testa, e non fece una piega quando la sua amica riprese
ad
accarezzargli dolcemente i capelli per calmarlo.
"No" mormorò, con un sospiro.
Rachel piegò appena la testa, per osservare meglio il viso di Kurt, e
stese le
labbra in un sorriso triste e intenerito. "Non sei più sicuro di voler
sposare Dave?"
Kurt continuò a tenere gli occhi chiusi, beandosi del tocco familiare
della sua
amica ma desiderandone un altro; c'era un motivo, se da qualche anno a
quella
parte, non impazziva più se qualcuno gli toccava i capelli: Blaine
adorava
passare la mano tra di essi, soprattutto quando Kurt era nervoso e
voleva
coccolarlo un po' per farlo rilassare.
Il suo cuore si strinse un po' di più davanti a quei ricordi, ma poi li
scacciò
via con un sospiro mesto.
"Io voglio bene a Dave, lui mi rende felice.."
"Ma non è Blaine, giusto?" continuò Rachel, e lui si limitò ad
annuire.
"E' che mi manca, Rachel. Per quanto io voglia bene a Dave, per quanto
lui
mi faccia star bene, non è lui che vorrei mi aspettasse all'altare.."
mentre diceva quelle parole, le lacrime tornarono a pungergli gli
occhi,
"Ogni giorno che passa mi pento sempre di più di averlo allontanato per
una sciocchezza..Sono sicuro che a quest'ora saremmo ancora insieme.."
Rachel lo fissò con un'aria grave. "Kurt, ormai sono passati
anni..pensavo
l'avessi dimenticato"
Hummel scosse appena la testa. "Non è mai passata, Rach. Dopo quello
che
hai passato per stare con Finn, se vi lasciaste, lo dimenticheresti
subito,
eh?" incalzò; la sua voce era incrinata, ma riuscì lo stesso a
trasmettere
un po' della sua stizza.
Rachel si ritrovò di nuovo senza parole, benché la risposta ce
l'avesse. Sapeva
bene che se si fosse trovata nella stessa situazione di Kurt, anche lei
non
avrebbe dimenticato quello che provava per Finn. Era impossibile
cancellare dal
cuore un sentimento del genere.
Lei era assolutamente convinta che Finn fosse la sua anima gemella,
perché si
completavano.
E anche Blaine e Kurt erano due metà della stessa mela: stare separati,
era
probabilmente come essere privi di una parte dell'anima. Era un buco
che non
sarebbe mai stato colmato veramente.
Kurt, non ricevendo risposta, ma sicuro che la sua amica avesse capito
ciò che
provava, continuò: "In ogni caso, è stato solo un momento di debolezza.
Non ha senso piangere sul latte versato, specialmente se ho un ragazzo
come
Dave che domani dirà il fatidico sì."
Rachel, a quel punto, lo abbracciò stretto, gli baciò una tempia con
dolcezza, e gli sorrise con fare incoraggiante.
"Beh, coraggio." incitò, "Devi darti una sistemata, stai per
prendere parte all'indimenticabile addio al celibato che io e Mercedes
ti abbiamo
organizzato!"
-
Due ore dopo, Kurt era tornato impeccabile come sempre; non sembrava
nemmeno
reduce da una vera e propria crisi di pianto: con le braccia incrociate
al
petto, l'aria fiera e una smorfia di disappunto disegnata sulle labbra,
Kurt sembrava la quint'essenza della stizza.
Non si fidava per niente delle sue amiche, e non sapeva cosa aspettarsi
da un
addio al celibato organizzato da Rachel e Mercedes.
Quando si era lamentato col suo fidanzato, Dave, riguardo a quella idea
balzana, lui era scoppiato a ridere: "Andiamo, Kurt! E' una cosa così!
Anche i miei amici mi hanno organizzato qualcosa!"
Hummel aveva storto il naso e guardato severamente il suo futuro
compagno.
"Ti conviene fare da bravo, David Karofsky!"
E con quelle parole e un bacio a stampo -così diverso, dall'irruento
primo
bacio datogli al liceo-, si era lasciato trascinare via dalle sue
amiche.
Ormai, tutti i ricordi di Blaine erano tornati in un cassetto chiuso a
chiave
in un angolino della sua mente. Era stato un errore lasciarsi
sopraffare dalle
emozioni e dai ricordi, e non sarebbe più ricaduto in quell'errore. Era
stato
solo un momento di debolezza.
Così, si rilassò e chiacchierò tranquillamente con le sue amiche
durante il
tragitto in auto fino alla meta sconosciuta.
Quando il taxi sostò davanti ad un bar gay, Kurt alzò un sopracciglio.
"Ragazze, vi facevo più fantasiose..!"
Non aveva finito di parlare, che Mercedes e Rachel l'avevano fatto
scendere di
peso dal taxi e trascinato davanti alla porta del locale.
"Ma voi non potete entrare" le apostrofò, piccato, ma in risposta
ricevette solo un ghigno malizioso da parte della Berry.
"Sì che possiamo, tesoro" lo informò lei, mentre lui e Cedes la
seguivano fino ad un tavolo evidentemente riservato a loro. Alcuni
ragazzi guardarono
storto le sue amiche, forse più irritati dalle loro continue risatine
che
incuriositi dalla loro presenza.
Mercedes pretese che Kurt si sedesse sui divanetti e ordinasse dei
super
alcolici, rigorosamente tutti per lui, che-da sottolineare- era astemio.
Le sue proteste non valsero a nulla, perché la ragazza nera gli aveva
posato un
dito sulle labbra e l'aveva fulminato con un'occhiataccia.
"Agli addii al celibato scorrono fiumi d'alcol, è una tradizione. Non
vorrai romperla, vero?"
Kurt alzò un sopracciglio, scrollandosi dalla faccia la mano della sua
amica.
"Cedes, lo sai che l'unica tradizione che seguo è il Natale, e delle
altre
non me ne frega nulla?"
Fu Rachel, stavolta, a rispondere, con uno sguardo che non ammetteva
repliche.
"E a noi non frega nulla se sei poco tradizionale. Noi ti abbiamo
organizzato questa sorpresa, e tu te la godrai."
In quel momento, le luci si abbassarono ancora di più, mentre i faretti
colorati lampeggiavano a ritmo di musica.
"E' un addio al celibato un po' particolare" lo avvisò Mercedes;
nonostante non riuscisse bene a vederla in faccia, Kurt poteva
immaginarsi il
sorrisetto compiaciuto che le tirava la bocca.
"Sono proprio curioso di sapere cos'avete combinato"
Appena disse quelle parole, un ragazzo si materializzò davanti ai suoi
occhi, mentre ballava al ritmo di 'Sexy and I know it'; grazie
alle luci
intermittenti, Kurt riuscì a notare che quello spogliarellista- o,
almeno
credeva lo fosse-, non era tanto alto, ma che, in compenso, pareva
avere un
fisico da urlo.
Deglutì a vuoto, mentre Rachel gli dava un leggero colpetto di gomito
nel
fianco. "Noi andiamo. Divertiti!"
Kurt, con un nodo alla gola, stava per implorare le sue amiche di
rimanere, ma poi si rese conto che la voce gli mancava del tutto e non
avrebbe
nemmeno potuto ringraziarle come la buona educazione comandava.
Il ragazzo, ancheggiando in modo assolutamente scandaloso, si
levò dal
collo la cravatta e si avvicinò a lui.
Kurt sentiva le sue guance incandescenti, e si chiese se per caso
avessero acceso
il riscaldamento a maggio inoltrato.
Pensiero che venne completamente accantonato, non appena il ragazzo fu
abbastanza vicino da poter distinguene appena i tratti del viso.
Kurt voleva sapere almeno che faccia avesse quel ragazzo provocante,
così, tanto
per nascondersi se l'avesse mai rincrontrato fuori da lì, ma
improvvisamente
sentì qualcosa di morbito e liscio oscurargli la vista; l'aveva bendato
con la
sua cravatta.
Ma l'aveva fatto con mani tremanti, quasi esitante. La cosa avrebbe
lasciato perplesso
e incuriosito Kurt, se solo avesse avuto il tempo materiale di
realizzarlo: il
ragazzo, non sapeva nemmeno come, l'aveva fatto alzare, e lo stava
tirando in
pista per ballare.
Per qualche istante, rimase impalato, pietrificato, mentre l'altro
ballava così
vicino a lui.
Impiegò qualche minuto, per decidere di lasciarsi andare: dopotutto,
era il suo
addio al celibato. Più infelice di così non poteva esserlo-sempre tutta
colpa
di quei dubbi che l'avevano assalito quel pomeriggio- e per di più,
altro non
poteva fare.
Era bendato, senza un briciolo di percezione del tempo e dello spazio.
Tanto
valeva assecondare il toy boy assunto dalle sue amiche, no?
Il ragazzo si strusciava contro di lui, e ben presto Kurt cominciò a
sua volta
a muoversi, trovandosi stranamente a suo agio, nonostante non sapesse
nemmeno
cosa stesse facendo e con chi.
L'unica cosa che sapeva, era che quel ragazzo lo stava decisamente
facendo
impazzire.
Non sentiva più la musica rimbombante, solo il corpo di quel ragazzo
che
ballava col suo, le sue mani che lentamente si erano posate sulla sua
schiena e
scendevano verso il basso, provocandogli i brividi lungo la spina
dorsale.
Ma la cosa che più lo faceva uscire di testa era il suo profumo.
Quel ragazzo aveva un odore buonissimo, così familiare...si poteva
profumare di
sole? Perché a lui, quel profumo ricordava tanto la brezza leggera
delle
giornare di sole primaverili, proprio come Blaine.
..Blaine.
Il suo cuore cominciò a battere forte, così forte da poter coprire
qualsiasi
altro suono in quel locale.
Nonostante ogni cosa, in quel momento, gli gridasse il nome del suo ex,
una
parte di Kurt si rifiutava di crederci davvero; cosa ci avrebbe mai
fatto, lui,
in quel posto? Niente, ecco cosa.
Kurt era convinto che fosse da qualche parte nel Massachussetts, magari
in
qualche locale altamente raffinato, a bere champagne con quel bastardo
di
Sebastian, il suo grande amore; ma di certo, non lì,
non con lui.
Ma avrebbe potuto illudersi che fosse realmente Blaine. Non c'era
nulla di male, nello sperare; tanto il giorno dopo avrebbe spedito il
ricordo
di quella serata nel dimenticatoio, e soprattutto Dave non avrebbe mai
saputo
nulla.
Così si trattenne dal togliersi la cravatta che gli copriva gli occhi,
e
continuò a ballare con il ragazzo, senza pudore e senza inibizioni.
Fu solo al cambio di canzone, che lo lasciò un attimo spiazzato; la
musica non
era più movimentata, o almeno non ballabile come stavano facendo prima,
e le
braccia del ragazzo l'avevano stretto a lui.
A Kurt era mancato il respiro per qualche secondo, ma poi,
semplicemente aveva
avvolto il collo dell'altro con le sue, azzerando le distante.
Poteva sentire il suo fiato caldo sul mento, e il suo calore avvolgerlo
completamente, mentre si muovevano con calma.
Ogni muscolo di Kurt si stava sciogliendo, mentre il battito del cuore
del
ragazzo si confondeva col suo, entrambi veloci come le ali di una
libellula.
Kurt riusciva quasi a riconoscere Blaine in quell'abbraccio, nella
dolcezza con
cui lo stringeva sé, nel modo in cui riusciva a sentirsi a casa solo a
sentire
il suo profumo.
Senza nemmeno rendersene conto, aveva cominciato a rigirarsi i riccioli
del ragazzo tra le dita come soleva fare con Blaine; il sospiro
dell'altro gli
giunse chiaro,e fu come un pugno nel cuore: perché perfino il suo
respiro
glielo ricordava.
Involontariamente, una lacrima rotolò sulla sua guancia.
E la mano del ragazzo, calda e delicata, la raccolse, proprio nello
stesso
istante in cui attirò le sue labbra in un bacio lento.
Un bacio che sapeva di ritrovo e di addio, un bacio che sapeva di amaro
e dolce
insieme, un bacio che stava uccidendo entrambi col passare dei secondi.
Kurt si strinse maggiormente a Blaine, e inspirò profondamente il suo
profumo.
Perché ormai era sicuro che fosse lui. Non sapeva come, non sapeva
perché e per
merito di chi, ma erano lì, insieme, l'uno tra le braccia dell'altro, e
i loro
cuori si stavano fondendo.
"Blaine.." mormorò, contro le sue labbra.
La stretta del ragazzo si sciolse improvvisamente, e un pezzo di cuore
di Kurt
andò via con lui. Almeno, finché Blaine non gli afferrò la mano e
cominciò a
trascinarlo con sé senza dire niente.
-
"Allora, divertito ieri sera, eh?"
Kurt non rispose alla domanda di Rachel e Mercedes.
Ma non lo fece perché, semplicemente, non sapeva cosa dire. La sera
prima non
poteva dire di essersi divertito; fosse stata tutta la sera uno
strusciamento come all'inizio, magari con qualche litro di alcol nelle
vene,
sì, avrebbe potuto dire alle sue amiche che aveva dato un ottimo saluto
alla sua
vita da celibe.
Ma lui non si era divertito, non aveva riso. Ma questo Rachel e
Mercedes non lo
sapevano, come non sapevano che lo spogliarellista a cui l'avevano
affidato non
era che Blaine.
Blaine con cui aveva fatto l'amore per tutta la notte, che aveva pianto
con e
per lui; Blaine che, con la sua innocenza, chiedendogli se si stava
davvero per
sposare, lo stava implorando di rimanere con lui.
Blaine che l'aveva stretto a sé, che si era addormentato con la testa
appoggiata al suo petto; Blaine che aveva abbandonato ancora
addormentato, con
solo un leggero bacio sulle labbra e una lacrima di dolore.
Blaine che amava ancora follemente, e che lo ricambiava dopo tutto quel
tempo.
Kurt sospirò pesantemente, e si portò la tazza di cappuccino alla bocca
per
berne un sorso e affogare nel sapore della caffeina il rimorso.
Rachel e Mercedes lo guardarono storto, attendendo una risposta che non
arrivava e che probabilmente non era quella che aspettavano.
Kurt rimase qualche istante ancora in silenzio, valutando se dire o
meno la
verità alle sue amiche.
"Era Blaine" disse infine, a capo basso, rigirandosi tra le mani il
bicchiere di carta.
Rachel alzò un sopracciglio, perplessa quanto Mercedes. "Come?"
"Era Blaine, il ragazzo di ieri. Quello che mi avete affibiato come
spogliarellista, o quel che era.", chiarì Kurt, osservando le reazioni
delle sue amiche di sottecchi; il viso di Rachel era diventato
improvvisamente
più pallido, mentre la bocca di Mercedes aveva disegnato una piccola O
per la
sorpresa.
"Hai passato la notte con lui?" Rachel non riuscì a mordersi la
lingua, e lo chiese forse un po' troppo direttamente.
Kurt strinse le mani in pugni stretti, e annuì. "Lo so che è stato un
errore. Ma credo sia stato l'errore più bello della mia vita".
"Non è per quello, Kurt" ribatté Mercedes, dando voce ai suoi
pensieri, identici a quelli di Rachel. "Abbiamo paura che tu ne
soffra."
Kurt piantò lo sguardo su un punto indefinito del tavolo di fronte a
lui, senza
tuttavia vederci niente.
"Soffro da quando ci siamo lasciati, è una cosa con cui convivo
ormai". bofonchiò. Poi alzò lo sguardo sull'orologio appeso alla parete
del café, e sospirò. "E' ora di tornare a casa. Ormai Finn sarà
arrivato a
casa con Burt e Carole" affermò, alzandosi e agguantando il suo
giacchetto.
Mercedes e Rachel si scambiarono un'occhiata preoccupata, e lo
seguirono fuori
dal bar per andare a casa Hummel-Hudson.
-
Blaine rotolò sul fianco con un mugugno, aspettando di accoccolarsi al
corpo
caldo che aveva stretto per tutta la notte.
Quando però si ritrovò ad abbracciare semplicemente l'aria, Blaine
spalancò gli
occhi e si guardò intorno spaesato.
Si ritrovò nel suo letto sfatto, da solo, mentre il profumo di Kurt
ancora
impregnava ogni singolo angolo della sua casa; se n'era andato.
Blaine sentì un'amara consapevolezza nascere nel suo cuore, e fece una
smorfia:
certo che se n'era andato, stava per sposarsi. Con un altro
uomo.
Nonostante amasse lui. Nonostante si fossero amati proprio tra quelle
lenzuola,
stringendosi forte, mentre i loro cuori battevano all'unisono.
Con un sospiro si lasciò cadere sul materasso, passandosi stancamente
una mano
tra i capelli scompigliati, e si maledisse: perché aveva scelto di fare
il
cantante per i matrimoni? In quel momento, gli sembrava quasi una
tortura.
Pensare che mentre lui cantava canzoni d'amore con un sorriso falso
come Giuda,
il suo Kurt si stava legando ad un uomo che non l'avrebbe reso felice
lo
logorava.
Anzi, lo uccideva, lentamente e spietatamente. Perché era consapevole
che se
fossero tornati insieme, questa volta sarebbe andato tutto bene; era
passato
tanto tempo, erano cresciuti, erano cambiate tante cose, ma i loro
sentimenti..quelli no.
Quella del giorno prima, non era stata una sbandata di una sera. Kurt
era
sobrio, era consenziente, e non era stato solo sesso. Perché si erano
abbracciati stretti, e avevano parlato.
Avevano parlato con le lacrime che rigavano le guance di entrambi, col
cuore in
mano.
Blaine, per quanto si fosse ripetuto di non farlo, gliel'aveva chiesto:
"Ti stai davvero per sposare?"
Ma, senza che lo dicesse, Kurt aveva capito cosa sottindeva. Gli stava
chiedendo di sceglie, di rimanere con lui..ma evidentemente, aveva
fatto la sua
scelta.
Blaine sospirò, e si alzò per farsi una doccia veloce.
Purtroppo, il getto dell'acqua non riuscì a cancellare il pensiero di
Kurt, e
si arrese immediatamente alla prospettiva di non poter domare i suoi
ricci
impossibili; aveva perso persino la voglia di combattere contro i suoi
capelli.
Con l'umore sottoterra, Blaine indossò camicia, jeans e l'immancabile
cravattino, e si avviò verso il luogo della cerimonia.
Appena arrivò, la wedding planner non attese oltre; lo guidò
immediatamente sul
palco basso allestito per la band che avrebbe cantato con lui durante
la
cerimonia. Blaine, con un sospiro rassegnato, si sistemò il papillon,
pronto ad
assumere un sorriso falso.
Tutta la sua messa in scena, però, cominciò a vacillare, non appena
vide
entrare i primi invitati al matrimonio; invitati che, purtroppo,
conosceva
molto bene.
Erano gli amici di Kurt.
Ma il suo cuore si spezzò definitivamente quando entrò il giudice di
pace,
seguito poco dopo da Kurt e Dave Karofsky.
Blaine si sentiva nauseato. Avrebbe voluto scappare via di lì, vomitare
l'anima
e piangere fin quando non avrebbe finito le lacrime.
Ma poi posò di nuovo lo sguardo sul ragazzo che amava, e il suo cuore
ebbe un
sussulto.
Kurt era bello come il sole, vestito di tutto punto, con un sorriso a
tirargli
le labbra; ma i suoi occhi erano spenti, privi della luce che li aveva
sempre
illuminati.
Luce che si accese non appena incrociò lo sguardo di Blaine. Ma durò
giusto un istante: Kurt abbassò il capo, mentre le sue guance
assumevano un
adorabile color pesca e i suoi occhi si facevano lucidi.
Probabilmente si sentiva male quanto Blaine, solo che aveva la
consapevolezza
di star condannando entrambi.
Lui aveva la scelta. Lui avrebbe potuto dir di no a
Karofsky e
mettersi con Blaine. Ma sapevano tutti e due che non l'avrebbe fatto.
Mentre il giudice di pace cominciava a parlare, la chitarra acustica al
fianco
di Blaine cominciò ad essere strimpellata dolcemente; il moro chiuse
gli occhi,
prese un bel respiro, e li riaprì, nello stesso istante in cui
cominciava a
cantare.
I heard
that
you're settled down
that you found a boy and you're married now
I heard that your dreams came true
Guess he gave you things I didn't gave to you
Appena
Blaine cominciò a cantare, il cuore spezzato di Kurt perse un
battito.
Era patetico come quella canzone calzasse a pennello. E dire che Dave
l'aveva
scelta solo per la sua dolcezza, senza di certo badare al testo.
Ed era ancora più patetico il fatto che fosse proprio il suo Blaine,
a
dovergliela cantare, il giorno del suo matrimonio.
Oh, che stupido. Blaine non era suo, non più.
Avrebbe potuto esserlo, se solo avesse trovato il coraggio di guardare
negli
occhi il suo ragazzo e dire di no.
Già, coraggio. Quella parola che Blaine gli aveva ripetuto
tante di
quelle volte, nei primi mesi della loro amicizia, cresciuta, per
scherzo del
destino, proprio a causa dell'uomo a cui stava per mettere la fede al
dito.
Ma era davvero una questione di coraggio, o di semplice egoismo?
Come avrebbe mai potuto, Kurt, dire di no?
Non era in debito con Dave; non gli doveva niente, perché se David
aveva
rimesso insieme quello che rimaneva di un Kurt completamente distrutto,
lui, a
sua volta, gli aveva aperto le porte di una nuova vita.
Ma non riusciva proprio a spezzargli il cuore, nemmeno di fronte alla
prospettiva di riavere Blaine tra le sue braccia.
Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you, too
Don't forget me, I begged, I remember you said
Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead
.
Blaine
ci stava provando
veramente, a non scoppiare a piangere.
Ma ogni parola di quella canzone che usciva dalla sua bocca era un
pezzo del
suo cuore che si sgretolava miseramente.
Si poteva morire per lo strazio? Perché sembrava che a lui stesse
succedendo.
Nel momento in cui il celebrante chiese a Karofsky se voleva sposare
Kurt,
senza neanche rendersene conto, Blaine alzò la voce, come se quel "Sì,
lo
voglio" lo stesse urlando al posto suo.
"E lei, signor Kurt Hummel, intende prendere in marito il qui presente
David Karofsky?"
.
Don't forget me, I begged, I remember you said
Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead
.
Kurt
chiuse gli occhi.
I respiri trattenuti di tutti gli invitati giunsero quasi amplificati
alle sue
orecchie, facendo a gara col battito del suo cuore a chi era più
assordante, e
si sentì ancora più male di prima.
Era arrivato il momento della fatidica risposta. E nonostante qualche
istante
prima avesse preso una decisione, improvvisamente tutta la sua
sicurezza era
svanita, così come la sua razionalità.
Perché sulla punta della sua lingua, quel "no" pizzicava per uscire.
Quel no, che avrebbe sconvolto il suo equilibrio, ma che gli avrebbe
restituito
Blaine.
Dave piegò appena la testa verso di lui, per scrutare il suo viso,
attendendo
una risposta.
Ma gli occhi di Kurt si erano fusi con quelli di Blaine, Zaffiro in Oro
fuso,
per un istante che sembrò durare un secolo.
E in quello scambio di sguardi, come un tempo, seppero capirsi.
I hate to turn up out of the blue, uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it
I hoped you'd see my face and you'd be reminded
that for me it isn't over yet
La voce
di Blaine si ruppe definitivamente,
esattamente come il suo cuore.
Kurt aprì la bocca, e guardò il giudice di pace cercando di assumere
l'espressione più convinta del suo repertorio; dopotutto, era un
attore.
"Sì, lo voglio."
Dave sospirò, sollevato, e il celebrante sorrise appena di sbieco. "A
seguito della vostra risposta affermativa, in nome delle leggi dello
Stato di
New York, dichiaro che siete uniti in matrimonio".
Da quel momento in poi, fu solo frenesia.
Kurt si sentì sballottato a destra e a manca, di abbraccio in
abbraccio; i
migliori auguri delle persone a cui voleva bene gli arrivavano
ovattati, come
se si fosse trovato al di sotto di una campana; ma, in quella bolla,
non era
solo.
Sentiva distintamene gli occhi di Blaine su di lui, ed erano l'unica
cosa che
gli dava la forza di stare in piedi; non poteva crollare davanti a lui.
Sarebbe
stato ipocrita da parte sua, cadere miseramente in ginocchio davanti a
Blaine
che, per tutto quel tempo, non aveva detto niente, sperando in una sua
mossa. Perché era Kurt che avrebbe potuto ribaltare la situazione, ma
non lo
aveva fatto. E piangere per una scelta che dipendeva esclusivamente da
lui era
stupido. E pure inutile, a quel punto.
All'improvviso, tutto intorno a lui si pietrificò. I cari di Kurt si
erano
voltati quasi all'unisono in una direzione, mentre quelli di Dave
osservavano
la scena incuriositi e confusi, ma senza dire una parola.
Kurt sciolse l'abbraccio con Quinn, e si voltò quasi meccanicamente
indietro,
ritrovandosi ad osservare Blaine che avanzava verso di lui.
Quando furono a meno di un metro di distanza, rimasero a fissarsi per
qualche
istante, entrambi col cuore che batteva forte e gli occhi ardenti.
Kurt fu il primo ad azzerare le distanze, avvolgendo il collo di Blaine
e
stringendosi a lui con un brivido; le braccia del moro lo cinsero
immediatamente, quasi aggrappandosi alla sua giacca per trovare un
appiglio e
non lasciarsi scivolare a terra.
Kurt inspirò profondamente il profumo di sole di Blaine, e sospirò.
"Mi avevi promesso che non mi avresti mai detto addio..e lo stai
facendo
per la seconda volta" mormorò Blaine, con voce rotta.
Kurt trattenne a stento un singhiozzo, mentre una lacrima rotolava
sulla sua
guancia fino a perdersi tra i riccioli di Blaine.
"Mi dispiace.." riuscì solo a sussurrare, prima che le gambe gli
cedessero. Ma Blaine lo sorresse, improvvisamente tornato stabile sulle
sue
gambe giusto per non far cadere Kurt. Perché tra loro era sempre stato
così: si
erano sempre aggrappati l'un l'altro nel momento del bisogno, sin dal
loro
primo incontro, quando Kurt aveva chiesto una mano a Blaine per
orientarsi
nella Dalton.
Blaine sospirò, e stese le labbra in un sorrisetto che di allegro non
aveva
nulla.
"Courage" lo incoraggiò in un sussurro che, nonostante tutto,
arrivò forte e chiaro al cuore di Kurt.
Stesse persone, stesse parole, ma in un contesto completamente diverso;
persino
il significato di quella parola aveva cambiato sapore. Se per Kurt era
sempre
stata quasi sacra perché lo faceva stare meglio, ora gli lasciava solo
il
retrogusto di amarezza sulla lingua e nel cuore.
Quanto poteva essere bastardo il destino?
Kurt si strinse un po' di più in quell'abbraccio, che sembrava aver
fermato
perfino il tempo, e cercò di imprimere il tocco delle mani delicate di
Blaine
nella memoria, e il suo profumo, e il calore del suo respiro sul collo.
"Lo sai, vero, che cerco uno come te da una vita?" mormorò, usando le
parole con cui Blaine gli aveva confessato di essere innamorato di lui.
L'ex usignolo ridacchiò, e sciolse lentamente l'abbraccio guardandolo
negli
occhi. "Lo so, vale lo stesso per me."
Kurt sorrise, mentre un'ultima lacrima gli scivolava sulla guancia.
Ti amo.
Blaine gli lasciò una veloce carezza sulla guancia, ricambiando lo
sguardo e
allontanandosi poi di un passo.
Ti amo anch'io.
Poi sorrise, e si voltò verso di Dave. "Congratulazioni ad entrambi."
Karofsky guardò quasi esitante la mano che Blaine gli porse, poi
l'afferrò e si
guardarono di sottecchi.
Blaine fissò accigliato il marito dell'uomo che amava, mai stato più
serio.
"Prenditi cura di lui e non farlo mai soffrire. Mai, intesi?"
David strinse forte la mano, improvvisamente irrigidito. "Non
preoccuparti, non farò il tuo stesso errore".
Il suo sibilo era arrivato come una stoccata inaspettata sia per Blaine
che per
Kurt; il controtenore trattenne il fiato per qualche istante, gli occhi
fissi
su i due uomini della sua vita in attesa di una reazione.
Ma, ancora una volta, Blaine riuscì a sorprenderlo; sorrise a suo
marito. Di un
sorriso triste, però, che non gli fece brillare gli occhi.
"Appunto. Sii quello che non sono stato io, e donagli tutto l'amore del
mondo, perché è l'unica cosa che puoi dargli. Kurt è una persona
meravigliosa e
si merita tutta la felicità possibile."
Dave, a quel punto, rilassò l'espressione, e voltò il viso in direzione
di Kurt
con un sorriso intenerito. "Lo so. Lo amo anche per questo".
Dopodiché, si avvicinò a lui e gli chiese di ballare. "Ti devo un ballo
dal PROM del terzo anno" scherzò.
Blaine s'infilò le mani nei jeans scuri, e si eclissò lentamente,
lasciando che
Kurt si godesse il giorno del suo matrimonio.
Lasciò il compito di cantare al ragazzo con la chitarra acustica, e
raggiunse
l'organizzatrice per dirle che sarebbe andato a casa.
Lei lo guardò con sufficienza. "Se te ne vai non ti pago".
Con un sorriso innamorato e rassegnato, Blaine posò dolcemente lo
sguardo su
Kurt, che, in quel momento, volteggiava con Karofsky, tra le altre
coppie.
Dopodiché, scrollò le spalle: "Non m'importa".
"Non t'importa?"
In quel momento, gli occhi di Kurt lo cercarono tra la gente, fino a
scorgerlo
nell'angolo della sala fino ad incrociare il suo sguardo.
"No" rispose, mentre si portava una mano al petto, per poi allungarla
verso di Kurt, come se gli stesse lanciando il suo cuore.
Lui gli sorrise, prima che Karofsky gli facesse fare una giravolta e
rompesse
il contatto visivo.
Già, non gli importava. L'unica cosa che gli premeva era la
serenità di
Kurt. E se David Karofsky gli dava quella certezza, allora Blaine
poteva pure
andarsene un po' più tranquillo.
Un ultimo sguardo al ragazzo che amava, poi chiuse dietro di sé le
porte della
sala ricevimenti.
E un po', gli sembrò quasi di lasciarsi alle spalle una parte della sua
vita. E
pure il suo cuore, che aveva lasciato in custodia a Kurt, sicuro che
l'avrebbe
custodito per sempre.
Semplicemente, perché gli apparteneva. Era suo, e sempre lo sarebbe
stato.
.
.
.
.
.
Ora, non
so quante persone abbiano
letto tutta la storia. Probabilmente il novanta percento avrà chiuso la
pagina
dopo il fatidico "sì" di Kurt, delusi e schifati dalla piega della
storia.
Perché probabilmente, ci si aspettava un "IO MI OPPONGO" stile
Shreck, e pure un vissero felici e contenti nel loro Chalet
dell'amore.
E ad essere sincera, ci ho pure pensato.
Ma poi, per quanto il mio Kurt sia OOC, ho pensato che non era
plausibile. Sì,
per quanto già avevo stravolto i personaggi, tanto valeva farla finire
in modo
inverosimile, no? No.
Perché sono convinta che Kurt, OOC o meno, non avrebbe mai tirato un
tiro
mancino del genere. Nemmeno a Sebastian. Tantomeno a Dave che qui ha
rimesso
insieme i cocci del suo cuore.
Indi per cui..credo che sia giusto farla finire così. v_v
E ora posso anche smetterla di parlare da sola XD
Adieu ;D