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Autore: Soul Sister    23/02/2012    6 recensioni
Kurt sta per sposarsi con Dave, e, giustamente, come vuole la tradizione, Mercedes e Rachel gli organizzano un addio al celibato, con tanto di spogliarellista tutto per lui, tenuto a realizzare qualunque suo desiderio.
E se quello spogliarellista non fosse niente popò di meno che Blaine, il suo primo vero amore che, a discapito del tempo, non aveva mai dimenticato? E se lui, oltre che spogliarellista, fosse anche il cantante assunto per animare il matrimonio di Kurt?
Cosa succederebbe, se Kurt si ritrovasse entrambi all'altare?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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*vietati pomodori e mazze chiodate*
*alla metà, si è pregati di proseguire fino alla fine, perché le apparenze ingannano*


What doesn't kill you make you stronger


"Lei è?" domandò la donna, squadrandolo da capo a piedi.
Blaine le sorrise gentilmente, com'era solito fare con tutti, anche quando, come in quel momento, stava a pezzi dentro di sé.
"Blaine Anderson. Sono il cantante".
"Oh" fece lei, ricordandosi improvvisamente di lui, "Sì, giusto. Mi segua"
Blaine obbedì, e si fece guidare dalla signora; entrarono in una grande sala, e la prima cosa che notò,quasi con un capogiro, era il colore predominante. Il blu.
Ogni cosa era abbellita da qualcosa di blu, o di azzurro. I centro-tavola erano bouquet di ortensie, i tovaglioli erano blu, così come le tende alle grandi vetrate; persino i bordini delle tovaglie e le loro cuciture erano blu.
Sul viso di Blaine si disegnò una smorfia impercettibile; chiunque avrebbe potuto dire che avevano fatto tutto nel migliore dei modi, pure lui stesso, ma tutto quell'azzurro rischiava di dargli alla testa. Se non avesse avuto un disperato bisogno di arrotondare lo stipendio per pagarsi l'affitto, sarebbe scappato via di lì, lasciando sposi e wedding planners senza il cantante che tanto volevano per accompagnare la cerimonia.
Perché Blaine odiava l'azzurro, in tutte le sue sfumature; anzi, lo aborriva, specialmente se era il colore degli occhi di qualcuno.
Lui detestava gli occhi azzurri. Erano così insignificanti..
Blaine scosse la testa, accorgendosi che i suoi pensieri stessero degenerando; respirò profondamente per riacquistare la sua pacatezza, ma un nodo si formò nella sua gola non appena percepì nell'aria il sentore di vaniglia.
A quel punto, gli sembrava doveroso chiedersi se la sfiga si stesse accanendo su di lui, perché era impossibile. Semplicemente inconcepibile.
Se c'era qualcosa che odiava più dell'azzurro, era la vaniglia; il suo sapore,il suo profumo..gli faceva venire quasi l'orticaria.
E questo, solo perché un tempo aveva amato sia quel colore, che quel profumo. In realtà, li amava ancora, ma gli provocavano talmente tanto dolore da fargli desiderare che non esistesse più niente che glielo ricordasse; perché lui aveva gli occhi azzurri come le ortensie, e la pelle che profumava di vaniglia, ed era la cosa più bella che esistesse nell'universo. E se l'era lasciata scivolare dalle dita stupidamente.
Nonostante fossero passati quasi tre anni, non c'era giorno in cui Blaine non si desse del deficiente per averlo lasciato andar via senza lottare, senza dimostrargli quanto davvero lo amasse. Perché quello che provava era genuino e intenso, ed era convinto che anche per lui fosse la stessa cosa; era convinto che il loro amore potesse sconfiggere di tutto, ma alla prima complicazione, avevano preferito lasciar perdere.
Ad essere franchi, Blaine all'inizio non aveva nemmeno preso sul serio le parole di Kurt, quando gli aveva detto che non potevano più stare insieme, se fosse tornato alla Dalton; l'idea che il suo ragazzo pensasse che lo stesse tradendo con Sebastian nemmeno lo aveva sfiorato, ma era proprio quello il punto. Ci era arrivato solo dopo, quando le sue giornate alla Dalton non erano come se le era immaginate, quando Sebastian gli aveva fatto notare poco gentilmente che Kurt era solo una checca isterica e che, a quel punto, poteva mettersi con lui.
Blaine non solo gli aveva sbraitato contro per come aveva definito il ragazzo che amava, ma da quel momento aveva smesso di parlargli definitivamente. La tentazione di fare una capatina al McKinley lo aveva colto spesso, ma l'unica volta che tornò a Lima per cercare Kurt, Finn -suo fratello- gli aveva gentilmente fatto capire che Kurt stava già soffrendo abbastanza a causa sua, e che non doveva più farsi vedere in giro.
E l'unica possibilità di farsi perdonare, era andata.
Purtroppo, quel sentimento era ancora lì, acceso nel suo cuore, e lo consumava sempre un po' di più.
"..Signor Anderson, ha capito?"
Blaine scosse la testa, richiamato all'attenzione. "Come? Scusi, mi sono perso un attimo. La vaniglia mi stordisce sempre un po' i sensi".
La signora fece un sorrisetto compiaciuto. "Il cliente in questione ha una predilizione per la vaniglia e questo colore, come avrà notato. Vuole che tutto richiami la persona del suo fidanzato."
Blaine si accigliò; erano due ragazzi?
Non trovò il coraggio di chiederlo, e tornò a prestare attenzione alle indicazioni della wedding planner.
"Domani, a mezzogiorno. Si vesta elegante, mi raccomando: non voglio un cantante vestito in tuta!" lo beffeggiò, accennando ai suoi pantaloni comodi e alla sua t-shirt slargata.
Blaine sorrise in modo stiracchiato, e annuì. "Sarò puntuale".
Grazie al cielo, pensò, il matrimonio non era troppo presto; quella sera doveva organizzare un addio al celibato al Titanium, e già sapeva che sarebbe finito sicuramente dopo le due. Almeno aveva la certezza di dormire un po', o si sarebbe addormentato cantanto, durante la cerimonia.

-
-
"Kurt? Ci sei?" incalzò Rachel, bussando piano alla porta della camera del ragazzo.
Dall'altra parte, sentì un tonfo e un rumore molto simile ad un singhiozzo, che fece preoccupare non poco la ragazza.
A discapito delle ingiurie che avrebbe potuto tirarle dietro il suo migliore amico, Rachel aprì la porta e cercò immediatamente con lo sguardo Kurt.
Lo trovò accucciato in un angolo della stanza, la testa appoggiata alla parete fredda e l'aria distrutta.
Si fiondò immediatamente al suo fianco, e senza badare a ciò che il ragazzo teneva in grembo, gli scosse una spalla con fare apprensivo.
"Kurt..! Stai male? Cosa c'è che non va?" domandò, cercando di moderare la voce e non far trapelare il panico che la stava invadendo.
Come poteva non essere praticamente terrorizzata,quando il suo migliore amico sembrava stesse piangendo tutte le sue lacrime di punto in bianco?
In quel momento, Rachel notò l'album fotografico che le mani di Kurt stavano stringendo quasi spasmodicamente, e involontariamente si ritrovò a trattenere il respiro. Era semplicemente senza parole, ed era tutto dire, dato che Rachel Berry aveva sempre qualcosa da dire; ma, in quel momento, qualsiasi cosa sarebbe uscita dalla sua bocca, le pareva così superficiale, così inutile. Sapeva bene che non poteva consolarlo, non se ciò che lo stava logorando veniva dal suo cuore spezzato.
Kurt si morse un labbro tremante, e chiuse gli occhi per qualche istante, come a racimolare un po' di contegno.
"Io..non so cosa mi prende, credo sia.. un po' di panico per il matrimonio..no?" mormorò con la voce spezzata.
Ma Rachel sapeva che, in quel momento, Kurt non voleva una bugia. Voleva qualcosa che lo rimettesse sulla strada della razionalità, qualcosa che gli facesse accettare la realtà. E lei, semplicemente, cercò di essere il più sincera e diretta possibile.
"E tu, per un po' di panico da matrimonio, prendi un album fotografico dei momenti più belli con un ragazzo che non è quello che sposerai tra nemmeno ventiquattro ore?"
Kurt abbassò la testa, e non fece una piega quando la sua amica riprese ad accarezzargli dolcemente i capelli per calmarlo.
"No" mormorò, con un sospiro.
Rachel piegò appena la testa, per osservare meglio il viso di Kurt, e stese le labbra in un sorriso triste e intenerito. "Non sei più sicuro di voler sposare Dave?"
Kurt continuò a tenere gli occhi chiusi, beandosi del tocco familiare della sua amica ma desiderandone un altro; c'era un motivo, se da qualche anno a quella parte, non impazziva più se qualcuno gli toccava i capelli: Blaine adorava passare la mano tra di essi, soprattutto quando Kurt era nervoso e voleva coccolarlo un po' per farlo rilassare.
Il suo cuore si strinse un po' di più davanti a quei ricordi, ma poi li scacciò via con un sospiro mesto.
"Io voglio bene a Dave, lui mi rende felice.."
"Ma non è Blaine, giusto?" continuò Rachel, e lui si limitò ad annuire.
"E' che mi manca, Rachel. Per quanto io voglia bene a Dave, per quanto lui mi faccia star bene, non è lui che vorrei mi aspettasse all'altare.." mentre diceva quelle parole, le lacrime tornarono a pungergli gli occhi, "Ogni giorno che passa mi pento sempre di più di averlo allontanato per una sciocchezza..Sono sicuro che a quest'ora saremmo ancora insieme.."
Rachel lo fissò con un'aria grave. "Kurt, ormai sono passati anni..pensavo l'avessi dimenticato"
Hummel scosse appena la testa. "Non è mai passata, Rach. Dopo quello che hai passato per stare con Finn, se vi lasciaste, lo dimenticheresti subito, eh?" incalzò; la sua voce era incrinata, ma riuscì lo stesso a trasmettere un po' della sua stizza.
Rachel si ritrovò di nuovo senza parole, benché la risposta ce l'avesse. Sapeva bene che se si fosse trovata nella stessa situazione di Kurt, anche lei non avrebbe dimenticato quello che provava per Finn. Era impossibile cancellare dal cuore un sentimento del genere.
Lei era assolutamente convinta che Finn fosse la sua anima gemella, perché si completavano.
E anche Blaine e Kurt erano due metà della stessa mela: stare separati, era probabilmente come essere privi di una parte dell'anima. Era un buco che non sarebbe mai stato colmato veramente.
Kurt, non ricevendo risposta, ma sicuro che la sua amica avesse capito ciò che provava, continuò: "In ogni caso, è stato solo un momento di debolezza. Non ha senso piangere sul latte versato, specialmente se ho un ragazzo come Dave che domani dirà il fatidico sì."
Rachel, a quel punto, lo abbracciò stretto, gli baciò una tempia con dolcezza, e gli sorrise con fare incoraggiante.
"Beh, coraggio." incitò, "Devi darti una sistemata, stai per prendere parte all'indimenticabile addio al celibato che io e Mercedes ti abbiamo organizzato!"
-
Due ore dopo, Kurt era tornato impeccabile come sempre; non sembrava nemmeno reduce da una vera e propria crisi di pianto: con le braccia incrociate al petto, l'aria fiera e una smorfia di disappunto disegnata sulle labbra, Kurt sembrava la quint'essenza della stizza.
Non si fidava per niente delle sue amiche, e non sapeva cosa aspettarsi da un addio al celibato organizzato da Rachel e Mercedes.
Quando si era lamentato col suo fidanzato, Dave, riguardo a quella idea balzana, lui era scoppiato a ridere: "Andiamo, Kurt! E' una cosa così! Anche i miei amici mi hanno organizzato qualcosa!"
Hummel aveva storto il naso e guardato severamente il suo futuro compagno. "Ti conviene fare da bravo, David Karofsky!"
E con quelle parole e un bacio a stampo -così diverso, dall'irruento primo bacio datogli al liceo-, si era lasciato trascinare via dalle sue amiche.
Ormai, tutti i ricordi di Blaine erano tornati in un cassetto chiuso a chiave in un angolino della sua mente. Era stato un errore lasciarsi sopraffare dalle emozioni e dai ricordi, e non sarebbe più ricaduto in quell'errore. Era stato solo un momento di debolezza.
Così, si rilassò e chiacchierò tranquillamente con le sue amiche durante il tragitto in auto fino alla meta sconosciuta.
Quando il taxi sostò davanti ad un bar gay, Kurt alzò un sopracciglio. "Ragazze, vi facevo più fantasiose..!"
Non aveva finito di parlare, che Mercedes e Rachel l'avevano fatto scendere di peso dal taxi e trascinato davanti alla porta del locale.
"Ma voi non potete entrare" le apostrofò, piccato, ma in risposta ricevette solo un ghigno malizioso da parte della Berry.
"Sì che possiamo, tesoro" lo informò lei, mentre lui e Cedes la seguivano fino ad un tavolo evidentemente riservato a loro. Alcuni ragazzi guardarono storto le sue amiche, forse più irritati dalle loro continue risatine che incuriositi dalla loro presenza.
Mercedes pretese che Kurt si sedesse sui divanetti e ordinasse dei super alcolici, rigorosamente tutti per lui, che-da sottolineare- era astemio.
Le sue proteste non valsero a nulla, perché la ragazza nera gli aveva posato un dito sulle labbra e l'aveva fulminato con un'occhiataccia.
"Agli addii al celibato scorrono fiumi d'alcol, è una tradizione. Non vorrai romperla, vero?"
Kurt alzò un sopracciglio, scrollandosi dalla faccia la mano della sua amica. "Cedes, lo sai che l'unica tradizione che seguo è il Natale, e delle altre non me ne frega nulla?"
Fu Rachel, stavolta, a rispondere, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
"E a noi non frega nulla se sei poco tradizionale. Noi ti abbiamo organizzato questa sorpresa, e tu te la godrai."
In quel momento, le luci si abbassarono ancora di più, mentre i faretti colorati lampeggiavano a ritmo di musica.
"E' un addio al celibato un po' particolare" lo avvisò Mercedes; nonostante non riuscisse bene a vederla in faccia, Kurt poteva immaginarsi il sorrisetto compiaciuto che le tirava la bocca.
"Sono proprio curioso di sapere cos'avete combinato"
Appena disse quelle parole, un ragazzo si materializzò davanti ai suoi occhi, mentre ballava al ritmo di 'Sexy and I know it'; grazie alle luci intermittenti, Kurt riuscì a notare che quello spogliarellista- o, almeno credeva lo fosse-, non era tanto alto, ma che, in compenso, pareva avere un fisico da urlo.
Deglutì a vuoto, mentre Rachel gli dava un leggero colpetto di gomito nel fianco. "Noi andiamo. Divertiti!"
Kurt, con un nodo alla gola, stava per implorare le sue amiche di rimanere, ma poi si rese conto che la voce gli mancava del tutto e non avrebbe nemmeno potuto ringraziarle come la buona educazione comandava.
Il ragazzo, ancheggiando in modo assolutamente scandaloso, si levò dal collo la cravatta e si avvicinò a lui.
Kurt sentiva le sue guance incandescenti, e si chiese se per caso avessero acceso il riscaldamento a maggio inoltrato.
Pensiero che venne completamente accantonato, non appena il ragazzo fu abbastanza vicino da poter distinguene appena i tratti del viso.
Kurt voleva sapere almeno che faccia avesse quel ragazzo provocante, così, tanto per nascondersi se l'avesse mai rincrontrato fuori da lì, ma improvvisamente sentì qualcosa di morbito e liscio oscurargli la vista; l'aveva bendato con la sua cravatta.
Ma l'aveva fatto con mani tremanti, quasi esitante. La cosa avrebbe lasciato perplesso e incuriosito Kurt, se solo avesse avuto il tempo materiale di realizzarlo: il ragazzo, non sapeva nemmeno come, l'aveva fatto alzare, e lo stava tirando in pista per ballare.
Per qualche istante, rimase impalato, pietrificato, mentre l'altro ballava così vicino a lui.
Impiegò qualche minuto, per decidere di lasciarsi andare: dopotutto, era il suo addio al celibato. Più infelice di così non poteva esserlo-sempre tutta colpa di quei dubbi che l'avevano assalito quel pomeriggio- e per di più, altro non poteva fare.
Era bendato, senza un briciolo di percezione del tempo e dello spazio. Tanto valeva assecondare il toy boy assunto dalle sue amiche, no?
Il ragazzo si strusciava contro di lui, e ben presto Kurt cominciò a sua volta a muoversi, trovandosi stranamente a suo agio, nonostante non sapesse nemmeno cosa stesse facendo e con chi.
L'unica cosa che sapeva, era che quel ragazzo lo stava decisamente facendo impazzire.
Non sentiva più la musica rimbombante, solo il corpo di quel ragazzo che ballava col suo, le sue mani che lentamente si erano posate sulla sua schiena e scendevano verso il basso, provocandogli i brividi lungo la spina dorsale.
Ma la cosa che più lo faceva uscire di testa era il suo profumo.
Quel ragazzo aveva un odore buonissimo, così familiare...si poteva profumare di sole? Perché a lui, quel profumo ricordava tanto la brezza leggera delle giornare di sole primaverili, proprio come Blaine.
..Blaine.
Il suo cuore cominciò a battere forte, così forte da poter coprire qualsiasi altro suono in quel locale.
Nonostante ogni cosa, in quel momento, gli gridasse il nome del suo ex, una parte di Kurt si rifiutava di crederci davvero; cosa ci avrebbe mai fatto, lui, in quel posto? Niente, ecco cosa.
Kurt era convinto che fosse da qualche parte nel Massachussetts, magari in qualche locale altamente raffinato, a bere champagne con quel bastardo di Sebastian, il suo grande amore; ma di certo, non lì, non con lui.
Ma avrebbe potuto illudersi che fosse realmente Blaine. Non c'era nulla di male, nello sperare; tanto il giorno dopo avrebbe spedito il ricordo di quella serata nel dimenticatoio, e soprattutto Dave non avrebbe mai saputo nulla.
Così si trattenne dal togliersi la cravatta che gli copriva gli occhi, e continuò a ballare con il ragazzo, senza pudore e senza inibizioni.
Fu solo al cambio di canzone, che lo lasciò un attimo spiazzato; la musica non era più movimentata, o almeno non ballabile come stavano facendo prima, e le braccia del ragazzo l'avevano stretto a lui.
A Kurt era mancato il respiro per qualche secondo, ma poi, semplicemente aveva avvolto il collo dell'altro con le sue, azzerando le distante.
Poteva sentire il suo fiato caldo sul mento, e il suo calore avvolgerlo completamente, mentre si muovevano con calma.
Ogni muscolo di Kurt si stava sciogliendo, mentre il battito del cuore del ragazzo si confondeva col suo, entrambi veloci come le ali di una libellula.
Kurt riusciva quasi a riconoscere Blaine in quell'abbraccio, nella dolcezza con cui lo stringeva sé, nel modo in cui riusciva a sentirsi a casa solo a sentire il suo profumo.
Senza nemmeno rendersene conto, aveva cominciato a rigirarsi i riccioli del ragazzo tra le dita come soleva fare con Blaine; il sospiro dell'altro gli giunse chiaro,e fu come un pugno nel cuore: perché perfino il suo respiro glielo ricordava.
Involontariamente, una lacrima rotolò sulla sua guancia.
E la mano del ragazzo, calda e delicata, la raccolse, proprio nello stesso istante in cui attirò le sue labbra in un bacio lento.
Un bacio che sapeva di ritrovo e di addio, un bacio che sapeva di amaro e dolce insieme, un bacio che stava uccidendo entrambi col passare dei secondi.
Kurt si strinse maggiormente a Blaine, e inspirò profondamente il suo profumo. Perché ormai era sicuro che fosse lui. Non sapeva come, non sapeva perché e per merito di chi, ma erano lì, insieme, l'uno tra le braccia dell'altro, e i loro cuori si stavano fondendo.
"Blaine.." mormorò, contro le sue labbra.
La stretta del ragazzo si sciolse improvvisamente, e un pezzo di cuore di Kurt andò via con lui. Almeno, finché Blaine non gli afferrò la mano e cominciò a trascinarlo con sé senza dire niente.
-
"Allora, divertito ieri sera, eh?"
Kurt non rispose alla domanda di Rachel e Mercedes.
Ma non lo fece perché, semplicemente, non sapeva cosa dire. La sera prima non poteva dire di essersi divertito; fosse stata tutta la sera uno strusciamento come all'inizio, magari con qualche litro di alcol nelle vene, sì, avrebbe potuto dire alle sue amiche che aveva dato un ottimo saluto alla sua vita da celibe.
Ma lui non si era divertito, non aveva riso. Ma questo Rachel e Mercedes non lo sapevano, come non sapevano che lo spogliarellista a cui l'avevano affidato non era che Blaine.
Blaine con cui aveva fatto l'amore per tutta la notte, che aveva pianto con e per lui; Blaine che, con la sua innocenza, chiedendogli se si stava davvero per sposare, lo stava implorando di rimanere con lui.
Blaine che l'aveva stretto a sé, che si era addormentato con la testa appoggiata al suo petto; Blaine che aveva abbandonato ancora addormentato, con solo un leggero bacio sulle labbra e una lacrima di dolore.
Blaine che amava ancora follemente, e che lo ricambiava dopo tutto quel tempo.
Kurt sospirò pesantemente, e si portò la tazza di cappuccino alla bocca per berne un sorso e affogare nel sapore della caffeina il rimorso.
Rachel e Mercedes lo guardarono storto, attendendo una risposta che non arrivava e che probabilmente non era quella che aspettavano.
Kurt rimase qualche istante ancora in silenzio, valutando se dire o meno la verità alle sue amiche.
"Era Blaine" disse infine, a capo basso, rigirandosi tra le mani il bicchiere di carta.
Rachel alzò un sopracciglio, perplessa quanto Mercedes. "Come?"
"Era Blaine, il ragazzo di ieri. Quello che mi avete affibiato come spogliarellista, o quel che era.", chiarì Kurt, osservando le reazioni delle sue amiche di sottecchi; il viso di Rachel era diventato improvvisamente più pallido, mentre la bocca di Mercedes aveva disegnato una piccola O per la sorpresa.
"Hai passato la notte con lui?" Rachel non riuscì a mordersi la lingua, e lo chiese forse un po' troppo direttamente.
Kurt strinse le mani in pugni stretti, e annuì. "Lo so che è stato un errore. Ma credo sia stato l'errore più bello della mia vita".
"Non è per quello, Kurt" ribatté Mercedes, dando voce ai suoi pensieri, identici a quelli di Rachel. "Abbiamo paura che tu ne soffra."
Kurt piantò lo sguardo su un punto indefinito del tavolo di fronte a lui, senza tuttavia vederci niente.
"Soffro da quando ci siamo lasciati, è una cosa con cui convivo ormai". bofonchiò. Poi alzò lo sguardo sull'orologio appeso alla parete del café, e sospirò. "E' ora di tornare a casa. Ormai Finn sarà arrivato a casa con Burt e Carole" affermò, alzandosi e agguantando il suo giacchetto.
Mercedes e Rachel si scambiarono un'occhiata preoccupata, e lo seguirono fuori dal bar per andare a casa Hummel-Hudson.
-
Blaine rotolò sul fianco con un mugugno, aspettando di accoccolarsi al corpo caldo che aveva stretto per tutta la notte.
Quando però si ritrovò ad abbracciare semplicemente l'aria, Blaine spalancò gli occhi e si guardò intorno spaesato.
Si ritrovò nel suo letto sfatto, da solo, mentre il profumo di Kurt ancora impregnava ogni singolo angolo della sua casa; se n'era andato.
Blaine sentì un'amara consapevolezza nascere nel suo cuore, e fece una smorfia: certo che se n'era andato, stava per sposarsi. Con un altro uomo. Nonostante amasse lui. Nonostante si fossero amati proprio tra quelle lenzuola, stringendosi forte, mentre i loro cuori battevano all'unisono.
Con un sospiro si lasciò cadere sul materasso, passandosi stancamente una mano tra i capelli scompigliati, e si maledisse: perché aveva scelto di fare il cantante per i matrimoni? In quel momento, gli sembrava quasi una tortura. Pensare che mentre lui cantava canzoni d'amore con un sorriso falso come Giuda, il suo Kurt si stava legando ad un uomo che non l'avrebbe reso felice lo logorava.
Anzi, lo uccideva, lentamente e spietatamente. Perché era consapevole che se fossero tornati insieme, questa volta sarebbe andato tutto bene; era passato tanto tempo, erano cresciuti, erano cambiate tante cose, ma i loro sentimenti..quelli no.
Quella del giorno prima, non era stata una sbandata di una sera. Kurt era sobrio, era consenziente, e non era stato solo sesso. Perché si erano abbracciati stretti, e avevano parlato.
Avevano parlato con le lacrime che rigavano le guance di entrambi, col cuore in mano.
Blaine, per quanto si fosse ripetuto di non farlo, gliel'aveva chiesto: "Ti stai davvero per sposare?"
Ma, senza che lo dicesse, Kurt aveva capito cosa sottindeva. Gli stava chiedendo di sceglie, di rimanere con lui..ma evidentemente, aveva fatto la sua scelta.
Blaine sospirò, e si alzò per farsi una doccia veloce.
Purtroppo, il getto dell'acqua non riuscì a cancellare il pensiero di Kurt, e si arrese immediatamente alla prospettiva di non poter domare i suoi ricci impossibili; aveva perso persino la voglia di combattere contro i suoi capelli.
Con l'umore sottoterra, Blaine indossò camicia, jeans e l'immancabile cravattino, e si avviò verso il luogo della cerimonia.
Appena arrivò, la wedding planner non attese oltre; lo guidò immediatamente sul palco basso allestito per la band che avrebbe cantato con lui durante la cerimonia. Blaine, con un sospiro rassegnato, si sistemò il papillon, pronto ad assumere un sorriso falso.
Tutta la sua messa in scena, però, cominciò a vacillare, non appena vide entrare i primi invitati al matrimonio; invitati che, purtroppo, conosceva molto bene.
Erano gli amici di Kurt.
Ma il suo cuore si spezzò definitivamente quando entrò il giudice di pace, seguito poco dopo da Kurt e Dave Karofsky.
Blaine si sentiva nauseato. Avrebbe voluto scappare via di lì, vomitare l'anima e piangere fin quando non avrebbe finito le lacrime.
Ma poi posò di nuovo lo sguardo sul ragazzo che amava, e il suo cuore ebbe un sussulto.
Kurt era bello come il sole, vestito di tutto punto, con un sorriso a tirargli le labbra; ma i suoi occhi erano spenti, privi della luce che li aveva sempre illuminati.
Luce che si accese non appena incrociò lo sguardo di Blaine. Ma durò giusto un istante: Kurt abbassò il capo, mentre le sue guance assumevano un adorabile color pesca e i suoi occhi si facevano lucidi.
Probabilmente si sentiva male quanto Blaine, solo che aveva la consapevolezza di star condannando entrambi.
Lui aveva la scelta. Lui avrebbe potuto dir di no a Karofsky e mettersi con Blaine. Ma sapevano tutti e due che non l'avrebbe fatto.
Mentre il giudice di pace cominciava a parlare, la chitarra acustica al fianco di Blaine cominciò ad essere strimpellata dolcemente; il moro chiuse gli occhi, prese un bel respiro, e li riaprì, nello stesso istante in cui cominciava a cantare.

I heard that you're settled down
that you found a boy and you're married now
I heard that your dreams came true
Guess he gave you things I didn't gave to you

Appena Blaine cominciò a cantare, il cuore spezzato di Kurt perse un battito.
Era patetico come quella canzone calzasse a pennello. E dire che Dave l'aveva scelta solo per la sua dolcezza, senza di certo badare al testo.
Ed era ancora più patetico il fatto che fosse proprio il suo Blaine, a dovergliela cantare, il giorno del suo matrimonio.
Oh, che stupido. Blaine non era suo, non più.
Avrebbe potuto esserlo, se solo avesse trovato il coraggio di guardare negli occhi il suo ragazzo e dire di no.
Già, coraggio. Quella parola che Blaine gli aveva ripetuto tante di quelle volte, nei primi mesi della loro amicizia, cresciuta, per scherzo del destino, proprio a causa dell'uomo a cui stava per mettere la fede al dito.
Ma era davvero una questione di coraggio, o di semplice egoismo?
Come avrebbe mai potuto, Kurt, dire di no?
Non era in debito con Dave; non gli doveva niente, perché se David aveva rimesso insieme quello che rimaneva di un Kurt completamente distrutto, lui, a sua volta, gli aveva aperto le porte di una nuova vita.
Ma non riusciva proprio a spezzargli il cuore, nemmeno di fronte alla prospettiva di riavere Blaine tra le sue braccia.

Never mind, I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you, too
Don't forget me, I begged, I remember you said
Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead

.

Blaine ci stava provando veramente, a non scoppiare a piangere.
Ma ogni parola di quella canzone che usciva dalla sua bocca era un pezzo del suo cuore che si sgretolava miseramente.
Si poteva morire per lo strazio? Perché sembrava che a lui stesse succedendo.
Nel momento in cui il celebrante chiese a Karofsky se voleva sposare Kurt, senza neanche rendersene conto, Blaine alzò la voce, come se quel "Sì, lo voglio" lo stesse urlando al posto suo.
"E lei, signor Kurt Hummel, intende prendere in marito il qui presente David Karofsky?"

.

Don't forget me, I begged, I remember you said
Sometimes it lasts in love, but sometimes it hurts instead

.

Kurt chiuse gli occhi.
I respiri trattenuti di tutti gli invitati giunsero quasi amplificati alle sue orecchie, facendo a gara col battito del suo cuore a chi era più assordante, e si sentì ancora più male di prima.
Era arrivato il momento della fatidica risposta. E nonostante qualche istante prima avesse preso una decisione, improvvisamente tutta la sua sicurezza era svanita, così come la sua razionalità.
Perché sulla punta della sua lingua, quel "no" pizzicava per uscire. Quel no, che avrebbe sconvolto il suo equilibrio, ma che gli avrebbe restituito Blaine.
Dave piegò appena la testa verso di lui, per scrutare il suo viso, attendendo una risposta.
Ma gli occhi di Kurt si erano fusi con quelli di Blaine, Zaffiro in Oro fuso, per un istante che sembrò durare un secolo.
E in quello scambio di sguardi, come un tempo, seppero capirsi.

I hate to turn up out of the blue, uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it
I hoped you'd see my face and you'd be reminded
that for me it isn't over yet

La voce di Blaine si ruppe definitivamente, esattamente come il suo cuore.
Kurt aprì la bocca, e guardò il giudice di pace cercando di assumere l'espressione più convinta del suo repertorio; dopotutto, era un attore.
"Sì, lo voglio."
Dave sospirò, sollevato, e il celebrante sorrise appena di sbieco. "A seguito della vostra risposta affermativa, in nome delle leggi dello Stato di New York, dichiaro che siete uniti in matrimonio".
Da quel momento in poi, fu solo frenesia.
Kurt si sentì sballottato a destra e a manca, di abbraccio in abbraccio; i migliori auguri delle persone a cui voleva bene gli arrivavano ovattati, come se si fosse trovato al di sotto di una campana; ma, in quella bolla, non era solo.
Sentiva distintamene gli occhi di Blaine su di lui, ed erano l'unica cosa che gli dava la forza di stare in piedi; non poteva crollare davanti a lui. Sarebbe stato ipocrita da parte sua, cadere miseramente in ginocchio davanti a Blaine che, per tutto quel tempo, non aveva detto niente, sperando in una sua mossa. Perché era Kurt che avrebbe potuto ribaltare la situazione, ma non lo aveva fatto. E piangere per una scelta che dipendeva esclusivamente da lui era stupido. E pure inutile, a quel punto.
All'improvviso, tutto intorno a lui si pietrificò. I cari di Kurt si erano voltati quasi all'unisono in una direzione, mentre quelli di Dave osservavano la scena incuriositi e confusi, ma senza dire una parola.
Kurt sciolse l'abbraccio con Quinn, e si voltò quasi meccanicamente indietro, ritrovandosi ad osservare Blaine che avanzava verso di lui.
Quando furono a meno di un metro di distanza, rimasero a fissarsi per qualche istante, entrambi col cuore che batteva forte e gli occhi ardenti.
Kurt fu il primo ad azzerare le distanze, avvolgendo il collo di Blaine e stringendosi a lui con un brivido; le braccia del moro lo cinsero immediatamente, quasi aggrappandosi alla sua giacca per trovare un appiglio e non lasciarsi scivolare a terra.
Kurt inspirò profondamente il profumo di sole di Blaine, e sospirò.
"Mi avevi promesso che non mi avresti mai detto addio..e lo stai facendo per la seconda volta" mormorò Blaine, con voce rotta.
Kurt trattenne a stento un singhiozzo, mentre una lacrima rotolava sulla sua guancia fino a perdersi tra i riccioli di Blaine.
"Mi dispiace.." riuscì solo a sussurrare, prima che le gambe gli cedessero. Ma Blaine lo sorresse, improvvisamente tornato stabile sulle sue gambe giusto per non far cadere Kurt. Perché tra loro era sempre stato così: si erano sempre aggrappati l'un l'altro nel momento del bisogno, sin dal loro primo incontro, quando Kurt aveva chiesto una mano a Blaine per orientarsi nella Dalton.
Blaine sospirò, e stese le labbra in un sorrisetto che di allegro non aveva nulla.
"Courage" lo incoraggiò in un sussurro che, nonostante tutto, arrivò forte e chiaro al cuore di Kurt.
Stesse persone, stesse parole, ma in un contesto completamente diverso; persino il significato di quella parola aveva cambiato sapore. Se per Kurt era sempre stata quasi sacra perché lo faceva stare meglio, ora gli lasciava solo il retrogusto di amarezza sulla lingua e nel cuore.
Quanto poteva essere bastardo il destino?
Kurt si strinse un po' di più in quell'abbraccio, che sembrava aver fermato perfino il tempo, e cercò di imprimere il tocco delle mani delicate di Blaine nella memoria, e il suo profumo, e il calore del suo respiro sul collo.
"Lo sai, vero, che cerco uno come te da una vita?" mormorò, usando le parole con cui Blaine gli aveva confessato di essere innamorato di lui.
L'ex usignolo ridacchiò, e sciolse lentamente l'abbraccio guardandolo negli occhi. "Lo so, vale lo stesso per me."
Kurt sorrise, mentre un'ultima lacrima gli scivolava sulla guancia.
Ti amo.
Blaine gli lasciò una veloce carezza sulla guancia, ricambiando lo sguardo e allontanandosi poi di un passo.
Ti amo anch'io.
Poi sorrise, e si voltò verso di Dave. "Congratulazioni ad entrambi."
Karofsky guardò quasi esitante la mano che Blaine gli porse, poi l'afferrò e si guardarono di sottecchi.
Blaine fissò accigliato il marito dell'uomo che amava, mai stato più serio. "Prenditi cura di lui e non farlo mai soffrire. Mai, intesi?"
David strinse forte la mano, improvvisamente irrigidito. "Non preoccuparti, non farò il tuo stesso errore".
Il suo sibilo era arrivato come una stoccata inaspettata sia per Blaine che per Kurt; il controtenore trattenne il fiato per qualche istante, gli occhi fissi su i due uomini della sua vita in attesa di una reazione.
Ma, ancora una volta, Blaine riuscì a sorprenderlo; sorrise a suo marito. Di un sorriso triste, però, che non gli fece brillare gli occhi.
"Appunto. Sii quello che non sono stato io, e donagli tutto l'amore del mondo, perché è l'unica cosa che puoi dargli. Kurt è una persona meravigliosa e si merita tutta la felicità possibile."
Dave, a quel punto, rilassò l'espressione, e voltò il viso in direzione di Kurt con un sorriso intenerito. "Lo so. Lo amo anche per questo".
Dopodiché, si avvicinò a lui e gli chiese di ballare. "Ti devo un ballo dal PROM del terzo anno" scherzò.
Blaine s'infilò le mani nei jeans scuri, e si eclissò lentamente, lasciando che Kurt si godesse il giorno del suo matrimonio.
Lasciò il compito di cantare al ragazzo con la chitarra acustica, e raggiunse l'organizzatrice per dirle che sarebbe andato a casa.
Lei lo guardò con sufficienza. "Se te ne vai non ti pago".
Con un sorriso innamorato e rassegnato, Blaine posò dolcemente lo sguardo su Kurt, che, in quel momento, volteggiava con Karofsky, tra le altre coppie. Dopodiché, scrollò le spalle: "Non m'importa".
"Non t'importa?"
In quel momento, gli occhi di Kurt lo cercarono tra la gente, fino a scorgerlo nell'angolo della sala fino ad incrociare il suo sguardo.
"No" rispose, mentre si portava una mano al petto, per poi allungarla verso di Kurt, come se gli stesse lanciando il suo cuore.
Lui gli sorrise, prima che Karofsky gli facesse fare una giravolta e rompesse il contatto visivo.
Già, non gli importava. L'unica cosa che gli premeva era la serenità di Kurt. E se David Karofsky gli dava quella certezza, allora Blaine poteva pure andarsene un po' più tranquillo.
Un ultimo sguardo al ragazzo che amava, poi chiuse dietro di sé le porte della sala ricevimenti.
E un po', gli sembrò quasi di lasciarsi alle spalle una parte della sua vita. E pure il suo cuore, che aveva lasciato in custodia a Kurt, sicuro che l'avrebbe custodito per sempre.
Semplicemente, perché gli apparteneva. Era suo, e sempre lo sarebbe stato.
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Ora, non so quante persone abbiano letto tutta la storia. Probabilmente il novanta percento avrà chiuso la pagina dopo il fatidico "sì" di Kurt, delusi e schifati dalla piega della storia.
Perché probabilmente, ci si aspettava un "IO MI OPPONGO" stile Shreck, e pure un vissero felici e contenti nel loro Chalet dell'amore. E ad essere sincera, ci ho pure pensato.
Ma poi, per quanto il mio Kurt sia OOC, ho pensato che non era plausibile. Sì, per quanto già avevo stravolto i personaggi, tanto valeva farla finire in modo inverosimile, no? No.
Perché sono convinta che Kurt, OOC o meno, non avrebbe mai tirato un tiro mancino del genere. Nemmeno a Sebastian. Tantomeno a Dave che qui ha rimesso insieme i cocci del suo cuore.
Indi per cui..credo che sia giusto farla finire così. v_v
E ora posso anche smetterla di parlare da sola XD
Adieu ;D

  
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