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Autore: EdenGuns    23/02/2012    5 recensioni
Seguito di Appetite for Destruction e GN'R Lies
Avete appetito per la vostra illusione?
Inizia la vera avventura, tra colpi di scena e aspetti mai visti dei personaggi; tornano la contesa Eden e l'enigmatico Axl, ma anche nuove figure che non mancheranno di mettere del pepe nella vicenda.
Curiosi? Basta entrare per scoprire.
P.s. Il titolo del capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Solo buona lettura e lasciate un commento ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
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Pt. II

Le sue dita artigliarono la mia schiena in una reazione stupita, ma lei non si mosse.
Non provai neanche ad approfondire il bacio, consapevole del suo inevitabile rifiuto. Così mi scostai lentamente, tenendola però ancora stretta tra le braccia.

« Perché l'hai fatto?» sussurrò, guardandomi negli occhi.

Rimasi in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal suo.

« Non lo so.»

Portò una mano al mio viso e prese ad accarezzarlo lentamente: « Non è una motivazione valida, e lo sai.»

La sua profonda dolcezza riusciva sempre a scaldarmi il cuore, ma la serietà nei suoi occhi mi fece rimanere interdetto.

« Eden, io...»

Scosse la testa, liberandosi dalla mia presa.

« Will, non sarebbe giusto» disse, con voce tremante.

Mi morsi violentemente un labbro, impedendo al mio cuore di spezzarsi ulteriormente guardandola allontanarsi.

« Ti prego» mormorai, cercando di prenderle la mano.

Sfuggì alla mia presa, raggiungendo il bordo; fece leva con le braccia e uscì, grondante d'acqua.

Nuotai per arrivare ai suoi piedi.

« Lascia che ti dica tutto quello che provo» mormorai, allungando la mano per sfiorarle la gamba lasciata nuda dai pantaloncini corti.
Mi guardò con occhi pieni di lacrime: « Non mettermi dubbi che non ho mai avuto.»

Poi si voltò e prese a camminare verso casa, senza voltarsi.

 

Erano passati due giorni da quel pomeriggio; due notti in cui non riuscivo ad addormentarmi se non ad orari allucinanti e due giornate in cui Eden faceva di tutto pur di evitarmi. Mi sentivo male ogni volta che ci pensavo e quella situazione mi straziava.

Sempre il solito idiota impulsivo e combina guai.

La mia mente non mancava occasione di infierire sul mio stato d'animo.
Eppure non riuscivo a pentirmi di ciò che avevo fatto. Ricordavo benissimo il desiderio fuso a timore nei suoi occhi, il suo corpo stretto al mio.
Mi voltai su di un fianco, fissando con palpebre pesanti la sveglia.

Due e ventidue.

Con l'idea di bermi un bicchiere di latte mi alzai, stropicciandomi gli occhi.

Il sonno mi aveva definitivamente abbandonato e la prospettiva di una bevanda calda e fumante mi allettava molto.

Uscii dalla mia stanza e percorsi il corridoio velocemente, diretto in cucina. Arrivato in salotto vidi la televisione ancora accesa e, stupito, andai a spegnerla.

Mi voltai ed incontrai con lo sguardo la figura addormentata di Eden. Sorrisi dolcemente e mi avvicinai al divano, sul quale era rannicchiata.

« Piccola, vai a letto» mormorai, chinandomi per accarezzarle il braccio.

Lei emise uno strano verso contrariato, mugugnando.

« Vado tra poco, lasciami dormire...»

Risi, scuotendola delicatamente.

« Ti verrà un mal di schiena allucinante se dormi qui.»

Lei aprì un occhio assonnato, guardandomi male.

« Non mi muovo, stavo dormendo» disse, imbronciata.

Sorrisi, scuotendo la testa.

« Vorrà dire che ci penserò io.»

Passai un braccio sotto la sua schiena e l'altro per la piega delle sua ginocchia, prendendola in braccio.

« Ma ti diverti così tanto a sollevarmi?» mugugnò, allacciando le mani dietro il mio collo.

Le diedi un bacio sulla fronte, felice di non aver riscontrato distacco nelle suo parole, fino a quel momento.

« Un po'» ammisi, ridendo.
Iniziai a camminare verso la sua stanza, che si trovava dall'altra parte della casa.

« Will, ti prego mettimi giù ovunque, ma lasciami dormire» mugugnò, accoccolata al mio petto.

« Senti, ti lascio dormire in camera mia, uh? Vado io in quella degli ospiti» provai, deviando il percorso.

Entrammo insieme, e la posai delicatamente sul letto.

« Buonanotte, Ed» sussurrai, dandole un bacio sulla guancia.

Feci per alzarmi da lei, ma la sua mano afferrò un lembo della mia maglietta, trattenendomi.

« Non voglio sfrattarti» disse, ad occhi chiusi.

Tirò e fece in modo che mi sdraiassi, avvolgendola con le braccia.

« Mi spiace di averti ignorato» continuò, sempre più addormentata.

Sospirai mentre lei si accoccolava a me.

« Tranquilla.»

Presi ad accarezzarle i capelli, finché non sentii il suo respiro diventare regolare e calmo.

« Mi senti?»

Lei non rispose, continuando a sognare.

« Eden, ci conosciamo da quasi cinque anni, sai? Ti ricordi quando Duff ti ha presentata a noi per la prima volta? Ecco, è stato in quel momento che ho capito che non saresti mai potuta essere soltanto la ragazza di un mio amico.
Sweet child o' mine è tua, e non te l'ho mai detto. Mi hai talmente colpito che sono stato capace di scrivere un testo del genere poco dopo averti conosciuta. Quella notte, la prima che hai passato a casa nostra. Immagino che la ricordi.»

Un sorriso amaro arricciò le mie labbra.

« Ma non voglio parlare di te e Duff. Voglio parlare di noi due.»

Le carezzai la guancia con la punta delle dita, sicuro che stesse dormendo.

« Io ti amo, Eden, e lo farò per sempre. Ecco perché ti ho baciata in piscina, ecco perché ti guardo in quel modo, ecco perché desidererei essere Duff.»

Ripresi un attimo fiato, deglutendo.

« E nel profondo lo sapevi già, dolce bambina mia» sussurrai, chiudendo gli occhi a mia volta e addormentandomi con lei.

 

Mi svegliai solo nel letto.

Dove sei?

Scivolai fino a toccare coi piedi il pavimento e, passandomi una mano tra i capelli, uscii dalla stanza.

Sentivo un leggero sottofondo musicale e riconobbi Hotel California.
Eden amava quella canzone, ma la ascoltava raramente, perché le metteva tristezza.

Raggiunsi il salotto e la trovai seduta a gambe incrociate sul tappeto, a leggere un libro.

Prima che potessi proferire parola lei alzò lo sguardo, inchiodandomi con i suoi meravigliosi occhi azzurri.

« Non possiamo andare avanti così» disse, mordendosi l'interno del labbro.

Rimasi in piedi in silenzio, col cuore che batteva dannatamente forte.

« Questa notte hai detto delle cose» mormorò, chiudendo il libro e posandolo per terra accanto a sé.

Il mio cuore mancò un colpo.

Pensavo dormissi.
« Le pensi davvero?» continuò, alzandosi.

Deglutii impercettibilmente, guardandola avvicinarsi. Poi annuii, incapace di parlare.

« Will» sussurrò, spostandomi con una carezza un ciuffo di capelli dal viso.

Non lo dire, ti prego.

« Diventerò sua moglie, capisci?»

Rabbia e lacrime lottavano alla pari dentro di me.

« Non potevo tenertelo nascosto ancora» dissi, stringendo i pugni.

Lei mi posò una mano sul petto, dove batteva il mio cuore ferito.

« Will, sei il mio migliore amico» tentò.

Sospirai, allontanandomi dal suo tocco.

« Non sono mai stato solo quello, e lo sai. In piscina, quando ti ho baciata, l'ho visto nei tuoi occhi.»

Le sue gote si colorarono di un timido rosso, mentre lei si affrettava a scuotere la testa.

« Non è vero» mentì, con sguardo lucido.

Risi amaramente: « Ah no? Non hai sentito niente?»

Mi fissò, sull'orlo di un pianto.

« No, non ho sentito niente» disse, con voce spezzata.

Bugiarda.

« Non mentirmi, Eden. Ti conosco troppo bene.»

« Io non ti amo.»

La rabbia si impossessò del mio corpo, della mia mente.
Del mio cuore.

La presi tra le braccia e, tenendole con un mano la nuca, la baciai.

Non si divincolò dalla mia stretta violenta, neanche quando insinuai la lingua tra le sue labbra, strappandole quel bacio; rimase inerme, senza muovere un muscolo. Il contatto fu obbligato e non trovai un minimo di piacere in quello che stavo facendo.

« Non puoi dirmi che non senti niente!» urlai, lasciandola libera.

Lei mi guardò con occhi pieni di lacrime.

« Sono Axl Rose, cristo! Migliaia di ragazzine desidererebbero di essere al tuo posto, perché non lo capisci? Posso avere tutto e tutti, e tu non fai eccezione!»

Preso da una rabbia cieca respiravo a fatica, con lo sguardo appannato dal dolore e la mente offuscata.

La vidi avvicinarsi lentamente, posarmi una mano sul fianco e sorridere tristemente.

« Tu non sei Axl Rose. Tu sei Will, il mio Will» mormorò, guardandomi negli occhi.

In quel momento capii quello che le avevo appena fatto e serrai la mascella, odiandomi.

Mi ero ripromesso di non toccarla se lei non avesse voluto.

« Perdonami, piccola.»

La abbracciai, e lei si lasciò stringere affondando il viso nel mio petto singhiozzando silenziosamente.

« E' sbagliato, Will» disse, tremando.

Scossi la testa, poggiando il mento sul suo capo.

« L'amore non è mai sbagliato.»

Alzò il viso e incatenò i nostri sguardi.

« Ma io sto con lui» mormorò, con un doloroso senso di colpa negli occhi.

« Lo so. Ma dimmi, ora, davvero non hai sentito niente quando ti ho baciata?»

Sfuggì alla mia presa e si allontanò, passandosi sul viso una manica per asciugarsi le lacrime.

« E anche se avessi sentito qualcosa?» sbottò infine, voltandosi verso di me.

La guardai, col cuore che accelerava i battiti ad ogni suo respiro.
«
When I look into your eyes
I can see a love restrained
» cantai, avvicinandomi a lei.

Sorrise dolcemente, lasciando che le prendessi la mano.

« But, darlin, when I hold you
Don't you know I feel the same
» continuò, intrecciando le dita alle mie.

Le sorrisi a mia volta, portandomi la sua mano al cuore.

« Batte per te, Eden; batterà sempre e solo per te.»

Chiuse gli occhi, respirando forte.

« Si possono amare due persone, Will?» chiese, senza aprirli.

Non dissi nulla e la baciai, chinandomi su di lei. Sentii le sue dita affondare nei miei capelli e le sue labbra schiudersi, lasciandomi approfondire quel contatto.

Gioii dentro di me, impossessandomi di quel suo pentimento e annullandolo.

Dimenticalo un attimo, ti prego.

Ma sapevo che si stava odiando per i sentimenti che provava per me e per quello che stava facendo. Avrei voluto dirle di non preoccuparsi, eppure non lo feci. Sentivo anch'io quel retrogusto amaro insieme al denso piacere che mi procuravano le sue labbra.

Si staccò, allontanandosi da me.

« Non posso, davvero» sussurrò, abbassando lo sguardo.

« Lo so, Eden. So che non puoi. Ma tu lo vuoi

Scosse la testa, prendendosela tra le mani.

« Non cambia nulla, Will. E dimmi una cosa: manderesti tutta la band a puttane solo per me

Non riuscirai a farmi pentire di quello che ho fatto.

« Sì.»

Scrutò nei miei occhi alla vana ricerca di una menzogna.

« Perché devi essere sempre così dannatamente sincero?»

Feci un sorriso sghembo, passandomi una mano tra i capelli.

« Me lo dicono tutti.»

Rise flebilmente, stropicciandosi gli occhi.

« Sono confusa» ammise.

Mi avvicinai, carezzandole il viso col dorso della mano.

« Eden, è una tua scelta. Non ti obbligherò a fare nulla, prenditi tutto il tempo che vuoi.»

Annuì, sospirando.

« Io lo amo più della mia vita, capisci? Non ho mai avuto dubbi su di lui, ma ora non riesco ad essere più sicura di nulla.»

No, non capisco, ma lo so.

La puntina del giradischi che raschiava il vinile ci riscosse da quella conversazione come sospesa nel tempo e nello spazio.

Andò a porre fine a quello stridio, dandomi il tempo di riassettare le idee.

Ora non si torna più indietro, William.

   
 
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