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Autore: Shannonwriter    23/02/2012    2 recensioni
è il compleanno di Violet, il primo che trascorre nella casa. Festeggiarlo le sembra davvero inutile, soprattutto quando la persona che vorrebbe accanto più di tutte non c'è. è stata lei a dirgli addio.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Tanti auguri piccola” disse Vivien svegliando la figlia con un bacio sulla guancia.

Violet si rigirò nel letto, infastidita dalla luce che filtrava dalla sua finestra. “Ma che diavolo…?” chiese confusa coprendosi il viso con una mano.

 “è il tuo compleanno, dobbiamo festeggiare!” le disse sua madre sorridente.

Violet spostò la mano e la guardò scettica. “Ti sembra che abbia ancora senso festeggiare visto che avrò per sempre quindici anni?”

Vivien le accarezzò il lunghi capelli. “Che c’è di male? Festeggiamo che sei ancora nelle nostre vite, che fai parte di questa famiglia.” Rispose guardandola con amore.

Quando faceva così Violet non sapeva più cosa dirle. Era vero, la loro famiglia era ancora in piedi in qualche modo e lei ne era felicissima. Era ciò che aveva sempre desiderato. All’inizio era andato tutto alla grande, la soddisfazione di avere riavuto indietro la famiglia che amava tanto da piccola l’aveva fatta andare avanti, le aveva reso persino sopportabile la permanenza forzata nella casa degli orrori. Ma dopo un po’ lo spazio rimasto vuoto nel suo cuore aveva cominciato a diventare sempre più ingombrante e metteva in secondo piano anche i momenti di serenità con sua madre e suo padre…

 “Violet, tesoro va tutto bene?” le chiese sua madre dandole un colpetto sulla spalla.

 “Cosa?”

 “Ti eri incantata. Tutto ok?”

 “Sì, sì certo.” Rispose Violet forzando un sorriso. “Allora? Che cosa mi avete preparato? Immagino che la torta ai mirtilli sia fuori discussione.” Era la sua preferita ma visto che negli ultimi tempi non c’erano nuovi inquilini non c’erano neanche gli ingredienti per preparare un dolce.

Vivien si illuminò. “Mmm, chissà..”

 “Che? C’è davvero una torta? Come avete fatto?” chiese sorpresa Violet.

Vivien la prese per mano. “Vieni giù e lo scoprirai.”

Violet sorrise, per davvero questa volta. Per quanto assurdo fosse festeggiare un compleanno finto era comunque bello essere la ragazza del giorno per una volta. Scese dal letto e si lasciò accompagnare al piano di sotto da sua madre, entusiasta di mostrarle che cosa aveva preparato.

In soggiorno c’erano Ben con in braccio il piccolo Jeffrey, Moira e Travis. Il ragazzo andava d’accordo con tutti perciò era impossibile tagliarlo fuori. Sembravano tutti molto emozionati, neanche fosse una festa vera. Le cantarono persino “tanti auguri”. Roba da matti. Violet non poté fare a meno di sentirsi un po’ in imbarazzo di fronte a tutte quelle attenzioni.

 “Allora? Questa torta?” chiese dopo la canzoncina.

 “Oh si,Moira portala qui.” Disse Vivien alla sua ex governante.

L’anziana signora si spostò in cucina e tornò poco dopo con un foglio bianco in mano. Lo girò e tutti quanti si trovarono davanti un magnifico disegno. Moira aveva riprodotto sulla carta una torta, dettagliata e colorata ad acquarelli. Era una torta coi mirtilli per giunta, completa di candeline e panna montata. Violet rimase a bocca aperta.

 “Ti piace? Abbiamo scoperto che Moira ha questo talento nascosto e dato che non possiamo avere una torta vera…” spiegò la madre allegra.

 “Visto che non è vero che sai solo pulire?” disse Travis a Moira facendole l’occhiolino. Moira sorrise, apprezzando i complimenti.

 “Grazie Moira, è fantastico.” La ringraziò di cuore Violet.

Erano stati tutti così carini a pensare a lei, era quasi commossa.

 “Bene, e ora il regalo vero e proprio.” Annunciò Ben. Jeffrey rise tra le braccia del papà. Quel piccolino era così speciale che per quanto ne sapevano forse capiva tutto quello che gli capitava intorno.

“Cosa? Come l’avete rimediato un regalo?” chiese Violet colta di sorpresa.

 “Non ti preoccupare. È da parte mia e di papà.” Rispose Vivien porgendole una grande scatola rettangolare.

 “Abbiamo aiutato un po’ tutti in realtà” aggiunse Moira.

Violet sollevò il coperchio e diede un’occhiata all’interno della scatola. “Un vestito? State scherzando?” chiese la ragazza sbalordita prendendo tra le mani il suo regalo. Era qualcosa di antico, questo era certo. Forse addirittura risaliva ai tempi di Nora Montgomery. La seta blu scuro era contornata da degli ornamenti di pizzo alle estremità e una lieve scollatura sul davanti lo rendeva un capo elegante.

 “Era in soffitta, c’è un sacco di roba lassù.” Disse Ben. Lui e la moglie si scambiarono una veloce occhiata che Violet non comprese. “L’ho trovato io.” Specificò.

 “Ti piace?” chiese Vivien impaziente di ascoltare la risposta.

Violet fissava ancora la stoffa tra le sue mani. “Certo che mi piace, è bellissimo. Grazie”

 “Moira ci ha dato una mano a renderlo un po’ più moderno.” Disse Vivien.

 “Piuttosto che lasciarlo lassù a prendere la polvere è meglio che lo indossi tu, non credi?” commentò Ben.

Violet annuì sopraffatta da tutte quelle attenzioni.

 “Hey Vi, perché non ci fai vedere come ti sta?” propose Travis.

 “Magari più tardi, Travis. O quando si presenterà l’occasione giusta.” Rispose Violet. Non aveva fretta di fare una sfilata davanti a tutti.

 “Tipo? Quando faranno un ballo delle debuttanti qui?” ridacchiò il ragazzo.

 “Pensavo più a camminarci nei corridoi di notte per spaventare gente.”

 “Ragazza intelligente.” Approvò Moira.

 “D’accordo, allora puoi tornare in camera tua se vuoi. Buon compleanno piccola.” Le disse Vivien dandole un bacio sulla fronte.

 “Buon compleanno.” Si aggiunse suo padre abbracciandola.

Violet sorrise brevemente e portò via con sé disegno e scatola. Salì le scale e si ritrovò di nuovo in camera sua. Tirò fuori il vestito dalla sua confezione improvvisata e se lo mise davanti guardandosi allo specchio. Chissà se a Tate piacerebbe? pensò. Se ne pentì all’istante. Lo sapeva bene che non lo doveva più considerare, nella sua testa sapeva che era sbagliato. Ma il suo cuore…per il suo cuore era un’altra storia. Quello soffriva e sanguinava ogni giorno. Per quanto cercasse di scacciare il pensiero di lui c’era sempre qualcosa che glielo riportava alla mente. D’altronde tutto in quella casa le parlava di Tate, a partire da quella camera che era stata prima la sua. Era la loro camera. Ma lei l’aveva scacciato, aveva dovuto e quindi lui non era mai lì quando c’era lei. Obbediva, non si faceva più vedere come lei aveva voluto. E nonostante tutto sentiva sempre quel vuoto nel suo cuore che si espandeva sempre di più, per ogni giorno che passava da sola in quella camera, per ogni volta che qualche ragazzino dagli strani gusti musicali si stabiliva lì e attaccava i suoi poster al muro violando il loro posto. E certe volte il bisogno di chiamare il suo nome era così insopportabile che avrebbe solo desiderato potersi tagliare come faceva un volta, solo per concentrarsi su qualcos’altro. Ma il dolore fisico passava in fretta, l’altro rimaneva. Quando pensava a lui lo paragonava al Dottor Jekyll e a Mr. Hyde. C’erano queste due personalità in lui e Violet avrebbe voluto con tutto il suo cuore eliminare per sempre il Tate “cattivo”, cancellarlo una volta per tutte e tenere per sé il suo Tate, quello che la abbracciava forte, quello che aveva tentato con tutto sé stesso di proteggerla. Il suo amore. Iniziò a piangere in silenzio, come ogni volta che quei pensieri le invadevano la mente. Il silenzio era d’obbligo perché non voleva che sua madre e suo padre si accorgessero che era triste visto che nel giorno del suo compleanno si supponeva che fosse contenta. Ma lei non lo era. Non poteva dire la verità, non poteva dire che l’unica cosa che desiderava veramente più di tutto, ancora più della libertà, non l’avrebbe mai potuta avere.


-


Quella notte alla fine si era decisa a indossare il suo nuovo vestito. Doveva ammettere che forse era un po’ troppo elegante per lei, visto che non poteva indossarlo da nessuna parte tranne che in casa, ma aveva qualcosa di particolare che glielo faceva piacere.

Dato che l’idea di fare una sfilata davanti a tutti gli abitanti della casa ancora non la allettava andò a mostrare il suo vestito all’unica persona di poche parole lì dentro, Beau. Lui non l’aveva mai giudicata né messa a disagio, era innocente e questo le piaceva.

 “Hey Beau, ci sei?” lo chiamò nell’oscurità sbucando in soffitta.

Domanda stupida, dove poteva essere se non lì? La sua pallina rotolò verso di lei in tutta risposta. Violet la raccolse e aspettò che Beau si palesasse. Qualche secondo dopo era lì, nella fioca luce che la luna rifletteva dalla finestra nel piccolo spazio tra di loro.

Violet gli sorrise. “Hey, hai visto?” chiese facendo una piccola giravolta su sé stessa per fargli notare il vestito. Beau rise nella sua buffa maniera. “Compleanno”farfugliò.

 “Già. Un po’ stupido, vero?”

Beau fece “no” con la testa, scompigliandosi tutti i capelli.

 “Giochiamo un po’, ti va?” gli propose Violet abbassandosi alla sua altezza. Appoggiò la pallina a terra e gli e la lanciò. Lui saltellò felice e la rincorse. L’afferrò e gli e la rimandò indietro.

 “Non ti annoi mai, Beau?” chiese la ragazza senza pensarci.

Il suo amico inclinò la testa di lato senza capire.

 “No? Beato te.”

 “Tate.” Disse Beau. Violet trasalì e si voltò di scatto ma non c’era nessuno lì.

 Si calmò e prese un respiro.“No, non c’è Beau.”

 “Vestito” disse ancora il ragazzo indicando il suo regalo di compleanno.

Violet non capiva. “Si, me l’hanno regalato oggi. Papà l’ha trovato qui da qualche parte-“

 “NOOOOO! NOOOOO!” protestò Beau agitandosi avanti e indietro.

 “Che ti prende? Perché no?” chiese Violet allarmata. In momenti del genere desiderava che il suo bizzarro amico avesse un vocabolario un po’ più ampio.

 “Tate” ripeté.

Violet aggrottò la fronte sempre più confusa. “Perché continui a dire il suo nome? Non capisco.”

 “Tate, compleanno, vestito!” scandì meglio che poté.

Improvvisamente quelle parole messe insieme avevano un senso. Era stato Tate a trovare quel vestito? Suo padre le aveva mentito?

 “Violet?” la richiamò Beau rompendo il silenzio che si era creato.

 “Si ho capito Beau, grazie. Devo andare ora, ma torno più tardi ok?” si scusò alzandosi in piedi.

Beauregard era visibilmente dispiaciuto ma in cuor suo sperava di aver aiutato suo fratello. Era sempre così  triste…

Violet scese di fretta la scaletta e non si preoccupò nemmeno di farla rientrare. “Papà?” chiamò percorrendo a grandi passi il corridoio. “Papà??”

Arrivata giù in cucina finalmente lo trovò.

 “Wow tesoro, alla fine l’hai messo il vestito! Ti sta a meraviglia!” si complimentò Ben avvicinandosi per abbracciarla. Lei lo scansò.

 “Che c’è?”

 “L’ha trovato Tate il vestito?” gli chiese a bruciapelo guardandolo negli occhi.

Ben esitò. “Chi te l’ha detto?”

 “Allora è vero? perché mi hai detto una bugia?” chiese Violet arrabbiata. Le menzogne non le tollerava proprio più, di qualunque genere.

 “Ha importanza chi l’ha trovato?”

 “Non fare questi giochetti con me, rispondimi.”

 “Non sarebbe servito a niente Violet, cosa vorresti fare andare a dirgli grazie? Andiamo!” sbottò Ben.

 “Non ti riguarda.” Sibilò Violet guardandolo con rabbia.

 “Violet, vuoi dire che dopo tutto quello che ci ha fatto vuoi ancora avere a che fare con lui??”

La ragazza diede le spalle al padre e fuggì alla svelta dal tono di disapprovazione nella sua voce.

 “Andrai da lui adesso?? Violet!!” la chiamò ma lei non aveva alcuna intenzione di voltarsi indietro. L’aveva fatta arrabbiare sul serio, se la meritava la fottutissima verità almeno una volta anche se si trattava solo di uno stupido regalo di compleanno. I suoi piedi la guidarono automaticamente nel seminterrato, dove di solito evitava di avventurarsi. C’era fin troppo dolore lì, troppo rancore e risentimento perché lei ci potesse stare senza perdere completamente la testa, e poi ovviamente c’era lui.

Si fece coraggio e si rese immediatamente conto che stava per pronunciare quel nome che per mesi aveva scioccamente fantasticato di chiamare per vederlo lì, accanto a lei.

 “Tate?” lo chiamò timidamente con un filo di voce guardandosi attorno.

Niente codardia, niente esitazioni. “Tate?” riprovò a voce più alta e più decisa.

 “Ti sta benissimo.” Disse il ragazzo apparendo poco lontano da lei, le mani in tasca, il capo chino. Quasi come un bambino in castigo.

Violet lo osservò travolta da quelle strane emozioni. Era da tanto tempo che non se lo trovava davanti così vicino a lei, da quando gli aveva detto addio.

 “L’hai trovato tu. È bellissimo” Disse accarezzando la gonna del vestito.

Tate abbozzò un sorriso imbarazzato. “Pensavo ti sarebbe piaciuto, tutto qui.”

 “è così. Volevo dirti grazie. Prima mio padre-“

 “Lo so, ti ha detto che l’aveva trovato lui. L’ho solo aiutato, va bene così.”

 “Perché non sei venuto a dirmi la verità?”

Tate scrollò le spalle. “Tu non mi vuoi intorno, io ti rispetto.”

Violet tacque. Quanto avrebbe voluto mandare all’aria tutto quanto, tutte le sue remore, tutti i suoi freni e abbracciarlo e basta. Eccolo lì il regalo che desiderava più di tutti, a pochi passi da lei. Ecco perché il vestito le piaceva, quel qualcosa che lo rendeva speciale era legato al fatto che era da parte sua. Odiava quella situazione di stallo, per quanto ancora sarebbe riuscita ad andare avanti senza impazzire?

 “Non avere mai paura di dire la verità, soprattutto a me.” gli disse infine incrociando il suo sguardo malinconico.

 “Mi dispiace così tanto Violet, se solo potessi tornare indietro io…” scoppiò Tate piangendo addolorato.

 “Lo so, è l’unica cosa che vorrei.” Disse lei soffrendo quanto lui.

Tate si avvicinò cautamente fino a che non fu a soli pochi centimetri da lei. La sua mano le sfiorò la guancia, un gesto che gli mancava da troppo, troppo tempo. Violet non poté più resistere e senza nemmeno pensarci lo abbracciò e anche lei scoppiò a piangere. La voce della ragione nella sua testa non la smetteva di urlarle che non andava affatto bene, che era sbagliato ma il suo cuore, il suo stupido cuore innamorato vinceva quella battaglia, per il momento.

Tate la strinse forte a sé, chiuse gli occhi e respirò il suo profumo. Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre perché a lui sarebbe andato bene così. Quello era il suo posto felice se c’era Violet con lui, era quello il senso della sua patetica esistenza.

 “Puoi perdonarmi Violet? Ti prego?”

La ragazza gli accarezzò dolcemente la schiena. “Vorrei Tate.” Ripose sincera tra le lacrime.

 “Mi dispiace tanto.” Si scusò lui di nuovo.

 “Lo so, lo so.” E il silenzio calò tra loro per un po’. Nessuno dei due aveva fretta di concludere quell’abbraccio e in quel momento era proprio quello di cui avevano bisogno, come ai vecchi tempi. Se solo in quella casa non ci fosse stato nessun’altro, se solo avessero potuto davvero cancellare tutti gli errori del passato…ma non si poteva.

Controvoglia Violet sciolse l’abbraccio ma Tate non aveva lasciato andare la sua mano. “Resta” la pregò in un ultimo disperato tentativo di tenere con sé la cosa più importante della sua vita.

In quegli occhi scuri c’era così tanto dolore, così tanta solitudine e Violet non poteva fare a meno di notarli. Gli sarebbe costato molto dargli una risposta. “Non posso.” Disse con uno sforzo e lasciò andare la presa.

Si allontanò piano verso le scale combattendo contro la tentazione di tornare sui suoi passi. Era il momento in cui la testa tornava a predominare sul cuore.

 “Buon compleanno Violet.” Disse Tate mestamente, ormai rassegnato a vederla andarsene di nuovo.

Violet si bloccò per un attimo tenendosi al corrimano di legno. Si fece forza e salito un altro gradino sparì.

 

Note: Io adoro i Violate e brulico di idee sulla coppia quindi ci ho riprovato dopo la raccolta e ho pubblicato anche questo. Siate clementi. A parte ciò, un paio di precisazioni: sono confusa sull'argomento cibo visto che in teoria un fantasma non mangia,giusto..? Ma ad Halloween Tate si beve un caffè e Violet beve dell'acqua nella 1x07. Mmh..nel dubbio ho messo sta cosa della torta perchè mi sembrava carina. L'età di Violet se è stata detta negli episodi mi è sfuggita quindi sentitevi liberi di correggermi. Siccome si è parlato più volte di mandarla al college immagino che avesse sui 17 anni.*Beau ha mai parlato nella serie? Non ne sono certa ma secondo me qualcosa sa dire. Ok, ho finito :)

*Avevo scritto che aveva 17 anni in questa ff ma poi ho corretto perchè ho scoperto dal twitter di Taissa Farmiga che Violet aveva 15 anni.

 

   
 
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