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Autore: HarleyQ_91    24/02/2012    0 recensioni
Vivien si avvicinò al dipinto e sollevò la candela per illuminarlo meglio.
Avevano tutti un’espressione così seria i conti Turner, persino la piccola Alyssa, che avrà avuto circa cinque anni, non sembrava godere di quella gioia e spensieratezza tipica della sua età.
E poi c’era lui, quel giovanotto che non era riuscita ad osservare bene qualche ora prima. Ora, col mozzicone di candela a qualche centimetro dalla tela, fece luce sul suo volto, illuminandone anche i più piccoli particolari.
Il conte Aaron Turner.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è ambientata nella prima metà del '600, in Inghilterra. Un periodo tumultuoso per il popolo inglese, la Corona suscita malcontento tra la plebe come tra i nobili e Vivien - contessa decaduta per degli sfortunati eventi - si ritroverà schiacciata tra queste due fazioni.
A volte la sua mente ragiona come se avesse ancora un titolo, dimenticandosi di essere poco più di una serva, e sarà proprio questo suo temperamento ribelle a suscitare attenzione nel conte Aaron Turner, uomo borioso e indecifrabile, lussurioso e schivo, che nasconde un segreto pericoloso.

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Prologo


Un urlo agghiacciante si librò per il corridoi di villa Foster. Non si era capito bene chi lo avesse emesso, ma non aveva importanza, bastò quell’unico suono nel buio della notte ad allarmare tutta la servitù e i padroni.
Una donna di mezza età, con i capelli brizzolati raccolti in malo modo in una cipolla che aveva tentato di fare mentre scendeva affannosamente le scale, spalancò la porta della camera da letto della padroncina, che dormiva ancora beata nonostante il tumulto che stava proliferando in quella casa.
In circostanze ordinarie non si sarebbe mai lasciata vedere in sottoveste e scompigliata dalla propria padrona, ma non aveva avuto il tempo per vestirsi. Un minuto di troppo per allacciarsi il bustino e sarebbe potuto essere troppo tardi.
“Signorina Vivien, svegliatevi”. Esclamò allarmata la donna, prendendosi il permesso di scuotere la spalla della ragazza che ancora giaceva sotto le lenzuola.
“Signorina, dovete subito uscire di casa, la sala ovest è in fiamme”.
Come se si fosse appena svegliata da un incubo, la ragazza sussultò ed aprì gli occhi. Si mise a sedere sul materasso e prese la sua serva per entrambe le braccia, come se da sola non riuscisse a sostenersi.
“Clelia, i miei genitori?”
“Bisogna uscire di qui, signorina, subito!” La donna non pensò più alle buone maniere – quando la paura prendeva il sopravvento difficilmente si teneva conto delle riverenze – e trascinò la sua padrona fuori dal letto, trascinandola per un braccio.
I capelli castani della ragazza, di solito sempre così pettinati e composti in qualche pettinatura alla moda, erano ora un cespuglio arruffato sopra quella testa troppo pallida per una quindicenne in salute. Mai una signorina nobile si sarebbe permessa di uscire di casa in quelle condizioni, eppure Clelia riuscì a trascinare fuori dalle mura domestiche la piccola Vivien persino senza scarpe.
E lo spettacolo che si presentò davanti alla giovane nobile fu spaventoso.
Lingue di fuoco che spuntavano dalle finestre come se fossero esigenti di aria da respirare, scintille dorate che cadevano sul giardino antistante la villa come pioggia incandescente, urla strazianti di una donna.
“MADRE!” Urlò Vivien, ormai fuori dal cancello della villa.
La stanza dei genitori era nell’ala ovest, affianco alla biblioteca, il punto da cui il fuoco aveva cominciato a divampare. Lì sarebbe dovuta essere anche la sua stanza, ma per un caso fortuito – due settimane prima era crollato un muro – si era trasferita momentaneamente vicino alla camera di Clelia, la sua balia, nell’ala dedita alla servitù.
Un altro urlo fece sobbalzare la piccola nobile, che portandosi entrambe le mani davanti alla bocca, cominciò disperata a piangere. Sarebbe anche di corsa rientrata in casa, se solo Clelia non l’avesse trattenuta.
“Cosa volete fare? Ammazzarvi, forse?”
“Ma mia madre… e mio padre…” La giovane aveva la voce strozzata dal pianto e il cuore lacerato dal dolore. Vedere i proprio genitori morire senza poter far nulla era peggio che morire con loro. Voleva vedere sua madre, quella donna così fiera che, benché non le avesse mai dato molte dimostrazioni d’affetto, l’aveva cresciuta con principi di orgoglio e coraggio, qualità che ad una dama non devono mai mancare. E suo padre, uomo a volte così tenero da risultare debole, ma che aveva amato sua figlia con tutto se stesso e non le aveva mai fatto mancare niente.
Vivien non li avrebbe più rivisti, non vivi per lo meno, e la cosa non riusciva proprio ad accettarla.
Una parte della villa crollò e le macerie seppellirono anche l’ultimo barlume di speranza che la giovane nobile riserbava nel suo cuore. Speranza che ciò che le stava succedendo davanti agli occhi fosse solo un sogno, speranza che, voltandosi all’indietro, non avrebbe trovato i suoi servi in tenuta da notte e terrorizzati, ma le braccia di suo padre ad accoglierla come faceva quando era piccola.
Speranza che quella notte non fosse mai accaduta.
Vivien Foster in quell’incendio aveva perso tutto, la sua casa, la sua famiglia, i suoi punti di riferimento e ciò che lei vedeva come suo futuro. Per quanto lei fosse ancora viva, una parte del suo essere era rimasto tra quelle fiamme ed era bruciato con loro.
A soli quindici anni di esistenza Vivien Foster aveva già assaporato cosa fosse la disperazione.


 

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Salve a tutti!^^
Questa è la seconda storia che pubblico su EFP!
A dire il vero l'avevo sommersa nel cassetto dei ricordi e l'ho riscoperta solo qualche giorno fa, quindi scusate se non è scritta benissimo!
(ammetto che per una perfezionista come me è una bella sconfitta! Ma ho tentato di aggiustarla, per quanto fosse possibile).
Spero che mi facciate sapere che cosa ne pensate!^^
Un bacio

*HarleyQ_91*

  
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