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Autore: ethelincabbages    24/02/2012    14 recensioni
“Ti sei sbucciato il ginocchio; perché non piangi, Fred?”
“Mi sono sbucciato il ginocchio; perché non ridi, George?”

Uno sguardo nella mente di George Weasley a qualche mese dalla morte del fratello: si trova a Diagon Alley, nell’ufficio sopra i Tiri Vispi, ed è costretto ad affrontare l’assenza del gemello in maniera definitiva. Quarta Classificata al Parlami di Lui! Contest indetto da Freddy16 sul Forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Blast
Genere: Angst, Introspettivo, Drammatico
Avvertimenti: OOC?
Rating: Giallo
Personaggio scelto: George Weasley
Altri personaggi: Fred Weasley
NdA: Blast non è una parola. È un suono, è un’onomatopea per esplosione, fragore, scoppio, ecc. L’ho fregato ai vorticisti (era il titolo di una loro rivista) e alle chewing-gum con la pubblicità dei cinesini. Ho preso ispirazione dalla canzone Londra Brucia dei Negramaro (la parte finale) e ho distinto la canzone dai corsivi usando un font diverso. Ho messo OOC con un punto interrogativo tra gli avvertimenti perché George potrebbe sembrarlo, ma io penso sinceramente che la morte di Fred lo possa condurre a perder la testa in un certo qual senso, quindi non so, meglio avvisare nel dubbio.
NdA2: Questa flash era parcheggiata nel mio pc da un bel po’ di tempo. Qualche mese fa Malia mi ha fatto il piacere di betare la prima versione, e di questo la ringrazio tantissimo perché quella chiacchierata che abbiamo avuto mi ha fatto molto bene, ma non mi sentivo ancora di pubblicare. Non so in effetti cosa mi abbia spinto a mandarla al contest di Freddy, ma sono molto felice di averlo fatto. Ringrazio tanto Freddy perché in questo tempo di magra per i giudici di contest è stata sempre presente e si è impegnata tantissimo per darci i risultati, trovate i suoi giudizi qui. Spero possa piacervi, anche se il tema non è originalissimo. Buona lettura

 

Blast

per non dimenticare
il tempo che fugge
verso i tuoi giorni
non ho direzione
e vago nel buio
non ho destinazione
e dammelo tu
un nuovo indirizzo
dove trovarmi

 
10 Agosto 1998 – Diagon Alley, Londra
93, Diagon Alley, Londra. Londra, Diagon Alley, 93.
Diagon Alley: la banca Gringott, i gelati di Fortebraccio, le caldarroste, le bacchette di Olivander, i libri del Ghirigoro, l’eleganza per ogni occasione di Madame McClan,  Pluffe, scope e Boccini agli Accessori di prima qualità per il Quidditch, gli scherzi dei Tiri Vispi Weasley.
Tiri Vispi Weasley.
93, Diagon Alley, Londra. Tiri Vispi Weasley. Di Fred e George Weasley.
La carta marcata dal ghigno colorato di due pupazzi – gemelli – gli scivolò via dalle dita. Stanco, si sentiva stramaledettamente stanco. Lasciò che il volantino rovinasse sul pavimento pieno di scatoloni e cianfrusaglie. Si abbandonò dietro la scrivania, non meno disordinata.

 “Impresari, George! Siamo degli imprenditori! Ci serve un ufficio!”

C’erano volgari statuette di gnomi, una scatolina trasparente che lasciava intravedere un impasto giallastro, una confezione di Merendine Marinare, e lo schizzo di un presunto riproduttore di pensieri.

“Una scatola, Fred?”
“Non lo vedi? È un riproduttore di pensieri.”
“Oh, oh. Geniale! Ma… ecco, da cosa dovrei capirlo?”
“Ma dal titolo, no?”

Diagon Alley. Le persone tornavano a riempire la strada. Sembrava quasi che una guerra non ci fosse mai stata. C’era un sacco di gente. Troppa. Passeggiavano, felici di ricostruire la vita. La vita.
Un vecchio, proprio sotto la finestra, stava togliendosi il capello in segno di saluto verso una giovane donna curvilinea. Due bambini correvano, probabilmente diretti al negozio lì accanto, per ammirare la nuova Firebolt Blast.
Blast. Come un esperimento mal riuscito, di nascosto dalla mamma in cameretta. Blast. Come un orecchio che si spappola, quando un vecchio professore acido ti lancia una maledizione dal nome antipatico.

“Ti manca qualcosa, George?”
“Sì, un orecchio.”

Blast. Come un’esplosione dal pessimo tempismo. Blast. Come una parete che crolla. Blast. Come la luce verde di troppe, troppe maledizioni. Blast. Come l’ultimo scoppio di una risata.

L’ultimo spettro d’una risata.

Blast. Come il rovinare a terra di una scrivania troppo ingombrante. Blast. Come il fragore provocato da uno sbotto di magia involontaria e finestre che si frantumano. Sul viso.

“Ti sei sbucciato il ginocchio; perché non piangi, Fred?”
“Mi sono sbucciato il ginocchio; perché non ridi, George?”

Troppi colori c’erano in quella stanza. Troppi rumori. Troppe scatole ingombranti e inutili.
Qualcosa come il richiamo d’una sottospecie di coscienza sembrò ricordargli che non sarebbe dovuto rientrare a Diagon Alley: non era ancora pronto a ristabilirsi nel loro appartamento. Lo rimosse con rapidità, con un calcio, come con la scrivania.
Ce l’aveva ancora una maledetta coscienza, poi? Gli mancava qualcosa. E non era il suo orecchio. Mancava l’altra parte di sé. E d’ora in poi sarebbe mancata per sempre.
A calci, si fece spazio tra gli scatoloni, con le spalle alle finestre spaccate: non poteva guardare ancora là fuori. C’era tanta rabbia che bruciava nel suo stomaco, c’era tanta paura di non farcela a sopravvivere, tanta frustrazione, tanta solitudine. Nessuna risata. “Perché non ridi, George?” La voce squillante di un bambino identico a se stesso gli rimbombò nella mente.
Si lasciò cadere a terra, tra le scorte di Torrone Sanguinolento, bacchette trabocchetto e una serie di mai provati filtri d’amore. Lo specchio di fronte a lui gli restituiva un’immagine cara e perduta.

“A che ci servono gli specchi, fratellino?”

Raccolse d’istinto la prima cosa che gli capitò tra le mani. Scagliò merendine, boccette,  e vecchi petardi contro quell’immagine crudele. Finché non si ruppe in tanti pezzetti diamantini.
Finché blast. Come una risata amara. Come un’esplosione di fuoco e fiamme, per il muro, sul parquet.
Riflesso, nel vetro, il suo ritratto.

appeso a uno specchio
ad ogni ritorno
un nuovo ritratto
ad ogni ritorno
appeso a uno specchio
il mio ritratto

A metà.

 
   
 
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