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Autore: Sophie Hatter    29/09/2006    4 recensioni
C'era sempre qualcosa di lui che riusciva a sfuggirle; lei invece quando gli stava di fronte si sentiva come spogliata di ogni segreto.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate, Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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delicate

 

nota: il testo della canzone in corsivo è "Delicate" di Damien Rice. Le parti in corsivo e grassetto sono delle riflessioni fuori dal tempo della ff.


We might kiss when we are alone
When nobody's watching
We might take it home

Kate aprì gli occhi lentamente battendo le palpebre. Girò lo sguardo intorno a sé e individuò subito la causa del suo improvviso risveglio: la flebile luce del mattino appena sorto filtrava attraverso le imposte fino a colpirla in pieno viso. Strinse le labbra e gli occhi in segno di lieve disappunto: l'ombra della stanchezza era ancora viva dentro di lei, e in quel momento le faceva girare la testa. Ma sapeva bene che, una volta sveglia, non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi. Si conosceva fin troppo bene, ogni sforzo sarebbe stato inutile. Si rassegnò immediatamente all'idea e rilassò i muscoli, richiamando a sé quel minimo di forza fisica che le avrebbe permesso di muoversi. Subito dopo stirò braccia e gambe e si voltò verso destra; con movimenti flessuosi si rannicchiò sul petto dell'uomo che le dormiva di fianco, cingendolo dolcemente con le braccia. Allungò il collo, si sollevò e poggiò la testa sulla sua spalla, rimanendo immobile ad ascoltare il suo respiro profondo, ancora immerso nel sonno. Rimase per qualche secondo in silenzio ad osservarlo, poi decisa a svegliarlo cominciò a baciarlo lentamente sulla guancia ispida e sulle labbra morbide. Non ci mise molto a svegliarlo; appena ebbe aperto gli occhi volse il viso verso di lei. Le sue iridi grigio-verdi ora la fissavano dagli occhi socchiusi con il suo sguardo ironico. Ogni volta che la guardava in quel modo sentiva il cuore scoppiarle.

Il suo sguardo su di lei spesso riusciva ad incuterle soggezione, si sentiva scrutata, perforata fin nel fondo dell'anima. Dai suoi sguardi capiva che aveva sempre saputo tutto di lei: quello che era stata, quello che si sforzava di essere, quello che tentava di nascondere al resto del mondo. Non gli sfuggiva niente. Con una sola occhiata era perfettamente in grado di bloccarla, di farla rimanere di fronte a lui muta e immobile, nel tentativo di percepire il significato dei suoi pensieri oltre le sue parole dure e irrisorie. C'era sempre qualcosa di lui che riusciva a sfuggirle; lei invece quando gli stava di fronte si sentiva come spogliata di ogni segreto.


We might make out when nobody's there
It's not that we're scared
It's just that it's delicate

"Ti sei dimenticato di chiudere le tende." mormorò, a fior di labbra, rimanendogli ancora vicinissima. Lui trattenne uno sbadiglio portando una mano alla bocca.
"Colpa tua, Lentiggini." replicò, inarcando un sopracciglio. "Quasi non mi hai fatto mettere piede in casa prima di saltarmi addosso."

Kate sorrise, ricordando il modo in cui l'aveva accolto quella sera; non aveva mai avuto una forte tendenza a lasciarsi andare in quel modo, ma l'attesa chiusa in casa la stava uccidendo, la preoccupazione continuava a crescere alimentata dallo scorrere inesorabile del tempo, e il vederselo ricomparire davanti agli occhi dopo che per un giorno intero aveva rischiato la vita di nuovo aveva fatto scattare la molla.

"Mi dispiace" gli disse, con aria divertita.

"Eh no, così non va affatto bene." rispose lui, con una smorfia di disapprovazione. "Hai già cambiato idea? L'accoglienza di ieri sera ti ha prosciugato tutte le energie?"

Kate scosse la testa, ridendo. Lui finse di assumere un'aria imbronciata.

"Hey, senti tesoro, non dovremmo essere già nella fase del rapporto in cui io mi devo sentire obbligato a farti certe confessioni per essere preso sul serio, ma nonostante tutto, ti dirò, cominciavo a sentirmi un uomo fortunato finché non mi hai spezzato il cuore in questo modo crudele."

Kate roteò gli occhi con un sorrisetto.

"E sentiamo, perché dovresti sentirti fortunato?" chiese, interessata. Lui si strinse nelle spalle.


We might live like never before
When there's nothing to give
Well how can we ask for more

"Non lo so, aiutami a scegliere: perché dopo due maledetti anni sono venuti a tirarci fuori da quel mucchietto di terra in mezzo all'oceano, o perché una volta tornati nel mondo reale i nostri cari compagni di viaggio ci hanno permesso di darci alla macchia liberi e felici con due passaporti nuovi di zecca?"

Kate appoggiò una guancia nell'incavo della mano, sorreggendosi sui gomiti con aria pensierosa. Annuì.

"Sì, mi hai proprio insinuato un bel dubbio." disse, spostando lo sguardo al soffitto.

"Beh, però su una cosa converrai con me, Lentiggini" disse lui, cingendola intorno ai fianchi con entrambe le braccia. "Il momento più memorabile è stato quello in cui Jack-o ci ha impartito la sua commovente benedizione." Kate scoppiò a ridere, tirandogli un pugno in pieno petto.

"E dai! E' stato carino, ammettilo."

"Già, si è proprio guadagnato il suo posto in paradiso." confermò lui, facendo un cenno col capo. "Avevo quasi le lacrime agli occhi quando con aria cerimoniosa mi ha battuto una pacca sulla spalla dicendomi trattamela bene."

Kate represse le risate, scuotendo la testa.

"Scommetto che ti ha fatto sentire realizzato."

"Oh, ci puoi giurare." le rispose lui con un ghigno. "Non credo di aver mai provato una soddisfazione più grande di quella."

Divertente o meno, dovevano comunque molto ai loro compagni. Avevano dato loro il permesso di sfuggire alla legge per evitare di finire in carcere, e per giunta insieme. A dispetto delle parole sarcastiche con cui si divertiva sempre a mascherarsi, ormai conosceva Sawyer fin troppo bene per non intuire che, in fondo, anche lui era grato a Jack per quello che aveva loro concesso.

Mai avrebbe potuto immaginare una cosa del genere. Una nuova vita, insieme a lui. Da fuggiaschi, fuori legge, sempre costretti a fare i conti con il rischio, con il sospetto, la paura, l'isolamento...

Ma insieme. Lei e Sawyer.

Sì, ogni tanto aveva il sospetto di essere attratta da lui. Ogni tanto, le veniva da chiedersi come potesse un uomo del genere metterle il cuore in subbuglio con una sola occhiata: era soltanto un cinico contorto ed arrogante, che disprezzava tutto e tutti e non si preoccupava di nasconderlo. Ma in quella totalità era incluso anche lui stesso: Sawyer si odiava, proprio come lei, per qualcosa che aveva fatto, e che molto probabilmente non si sarebbe mai perdonato. Faceva il possibile per tenere la gente lontana da lui, e lei aveva sempre rappresentato l'unica vera eccezione: solo lei su quell'isola aveva potuto vedere al di là del suo ironico disprezzo, e soltanto perché lui gliel'aveva implicitamente suggerito e concesso. Alle volte si coglieva intenta a riflettere così profondamente sui suoi meccanismi psichici da rimanerne quasi spaventata. Perché Sawyer la affascinava e la attraeva così tanto? Perché riusciva a sorprenderla sempre, ogni volta che pensava di aver capito qualcosa in più di lui? I suoi occhi riuscivano a farle andare il volto in fiamme come se fossero di fuoco, e altrettanto bene erano capaci di tramutarsi in ghiaccio...


We might make love in some sacred place
The look on your face is delicate

"Almeno sai chi devi ringraziare per essere un uomo così fortunato." concluse, avvicinandosi e dandogli un bacio a fior di labbra. Lui riaprì gli occhi subito dopo e la guardò, con un sorriso di consapevolezza dipinto sul volto. Lei gli gettò un'occhiata interrogativa.

"Certo che lo so." rispose, guardandola con quegli occhi di fuoco in cui lei si perse per l'ennesima, meravigliosa volta. Sentì le sue braccia stringerla più forte e le sue mani aderire alla sua pelle calda, e chinandosi su di lui lo baciò, inebriata dal suo sapore, dal calore delle sue labbra, dalla forza del suo corpo...

Spesso si ritrovava a percepire una sintonia talmente forte tra loro che, se fossero stati più vicini, forse avrebbero corso seriamente il rischio di baciarsi di nuovo. Quando era successo la prima volta, non era riuscita a concentrarsi con molta chiarezza sulle sensazioni che aveva provato: dapprima ricordava un senso di pietà acuta e quasi di sofferenza nel vederlo ridotto in quel modo, un sentimento che non aveva mai immaginato di poter provare per uno come lui; poi, un brevissimo, anomalo compiacimento nel sentirsi lusingata per la sua evidente preferenza e inclinazione verso di lei- cosa che aveva cercato di reprimere quanto prima-; quindi, una strana forza ipnotizzante che aveva prima incatenato i loro sguardi e poi avvicinato le sue labbra a quelle dell'uomo sanguinante a cui era inginocchiata di fronte. Per qualche secondo, la testa aveva preso a girarle e, incapace di porsi qualsiasi freno, si era lasciata andare ad un bacio molto più intenso e profondo di quanto fosse realmente nelle sue intenzioni. Per fortuna era riuscita a recuperare il controllo prima di sprofondare in un baratro assolutamente inaspettato e quasi scioccante, ma alle volte si sorprendeva ad aspettarsi quasi di rivivere un momento simile. Aveva quasi l'assurda e immotivata consapevolezza che prima o poi sarebbe successo di nuovo.

I loro corpi scivolavano l'uno sull'altro, in quei brevi istanti che potevano concedersi prima di riprendere la loro vita frenetica. Non riusciva mai a pensare coerentemente quando lo baciava, era totalmente fuori controllo, completamente catturata dall'esplosione dei suoi sensi, e più lo sentiva più avvertiva il desiderio quasi disperato di rimanere tra le sue braccia per sempre... Cosa rappresentava realmente per lei? Era davvero riducibile ad una qualche classificazione? Quello che sentiva, che provava, era tanto complesso ed intricato quanto lo era lui...


So why do you fill my sorrow
With the words you've borrowed
From the only place you've know
And why do you sing Hallelujah
If it means nothing to you
Why do you sing with me at all?

Immagini evanescenti le scorsero velocemente davanti agli occhi prima che li aprisse battendo ripetutamente le ciglia. Dischiuse le labbra, espirò, e si accorse che vedeva solo il buio davanti a sé.

Girò la testa da una parte all'altra. Annaspò leggermente, immersa nella confusione: non era lì che pensava di trovarsi. Il buio la circondava. Era appoggiata contro qualcosa... qualcuno. Qualcuno di cui riusciva a percepire il battito cardiaco tranquillo e regolare. Si era addormentata, rannicchiata sul petto di un uomo. Per un attimo rimase immobile a lasciarsi inebriare dall'aria che respirava a contatto con quella persona, poi si sollevò da lui staccandosi dal suo petto e, seduta di fianco a quell'ombra immobile, cercò di riprendere in mano i fili della ragione.

Non era proprio immobile. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente, respirando in modo quasi impercettibile. Ma in quello che era stato evidentemente un sogno, lui la baciava, tenendole una mano fra i capelli, poi il suo corpo premeva su di lei. Erano così vivi, reali, consistenti... come poteva essere stato solo un sogno?

Un momento. Tutto quel rammarico non aveva effettivamente ragione di esistere. Era stato soltanto il frutto di uno slancio istintivo a lungo represso, di un altro semplice, banale, frustrante scherzo mentale dell'isola. E per qualche istante anche dopo il risveglio aveva fermamente creduto che fosse vero. Incredibile. Da cosa era originata tutta la forza con cui aveva disperatamente tentato di aggrapparsi a quel sogno?

L'ombra a cui era appoggiata prima si mosse, facendola sobbalzare bruscamente. Sentì il suo sguardo penetrare il buio e squadrarla nella notte.

"Che succede, Lentiggini?" Lei scosse la testa.

"Niente di grave." rispose.

"Hai fatto un brutto sogno?" la provocò lui, in tono ironico.

"No, soltanto... non mi ricordavo di essermi addormentata." ammise.

"Beh, ci sei riuscita, e ti dirò di più, l'hai fatto addosso a me. Stavo ancora cercando di intavolare una conversazione quando mi sono accorto che eri già nel mondo dei sogni. E ti posso assicurare che non è stato divertente ritrovarmi a parlare da solo. Ah, e oltre a questo mi hai anche fatto venire i crampi a una gamba."

Sorrise lievemente, anche se lui non poteva vederla. Che sogno era stato. Qualcosa che, probabilmente, andava anche oltre l'immaginazione di Sawyer. Il suo sorriso si allargò.

"Sawyer?"

"Sì?"

"Ti ritieni mai..."- rifletté attentamente prima di scandire il seguito di quella frase- "...un uomo fortunato?"

Sentì l'eco della sua risata ironica.

"Fortunato?" ripeté lui. "Dopo che il mio aereo è precipitato su un'isola deserta, i soccorsi si fanno ancora desiderare e questo sputo di terra in mezzo all'oceano pullula di orsi polari in modo decisamente anomalo?"

Chinò la testa, distogliendo lo sguardo dalla sua ombra. Si aspettava una probabile risposta sarcastica, un commento cinico, e non avrebbe potuto guardarlo negli occhi e intuire la verità dal suo sguardo...

"Forse." Alzò gli occhi, cercando di vedere il suo viso. Forse? Rimase immobile a bocca aperta per qualche secondo ad aspettarsi un proseguimento, una battuta, una smentita di qualche genere, ma niente. Intravedeva la sua sagoma nella penombra. Incrociò le braccia, sorridendo.

Imprevedibile. Tutto quello che sapeva essere. Tutto quello che forse lei amava.

Forse.

   
 
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