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Autore: LucyToo    24/02/2012    7 recensioni
Kurt aiuta Dave a trovare la via d'uscita dal suo nascondiglio. Quando le cose prendono una piega peggiore di quanto potesse aver mai immaginato, è compito di Kurt aiutare Dave a rimettere insieme i pezzi. Non-con, violenza, omofobia.
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"Allora pensa a questo: se lo fai, qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Onestamente, non voglio essere impertinente, ma dovresti pensarci sul serio. Perché se immagini la cosa peggiore che potrebbe succederti e la confronti con l'inferno in cui stai vivendo adesso... vedrai qual è la scelta migliore e potrai prendere una decisione in modo più semplice.
E per quel che conta... anche se non sceglierai la strada che penso dovresti, sono comunque abbastanza fiero di te."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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The Worst That Could Happen
- Capitolo 30 -

http://www.fanfiction.net/s/7109340/30/The_Worst_That_Could_Happen
 

"Blaine ed io ci siamo lasciati ieri," riportò Kurt a suo padre e Carole quando tornarono dal fruttivendolo il giorno dopo.

Suo padre si voltò velocemente verso di lui, dimenticandosi di qualsiasi cosa era sul punto di dire mentre entravano nella stanza. La sua faccia si illuminò subito di preoccupazione, cercando di capire se avesse dovuto guidare fino a Westerville per prendere a calci qualcuno che si era comportato male con suo figlio.

Kurt gli sorrise radioso.

Burt sbattè le palpebre, la fronte corrugata. "Voi, uh."

"Lasciati," Kurt ripetè con un sorriso.

Entrambi lo fissarono.

Dal piano di sopra arrivò un improvviso passo rumoroso e cadenzato. "E' Finn? Ho proprio voglia di mettermi davanti alla console e fargli il c-hey!" Dave fece un rumore sordo quando arrivò in fondo alle scale, sorridendo imbarazzato agli adulti. "Hey! Um. C'è bisogno di aiuto?"

Carole rise dolcemente e gli porse la busta del fruttivendolo. "Aiutami a mettere via queste cose. Cucini tu stasera, devi controllare se abbiamo preso tutto ciò che ci serve."

Dave sorrise e prese la borsa, per poi afferrare una di quelle che stava portando Burt. "Lasciate la macchina aperta, prendo io il resto." disse avviandosi verso la cucina.

Gli occhi di Kurt non poterono fare a meno che seguirlo, e quando Dave passò di nuovo davanti a lui si scambiarono un grande sorriso.

"Oh."

Si voltò verso suo padre quando Dave sparì attraverso le porte della cucina. Vide lo sguardo sul suo volto e non riuscì a non arrossire. "Cosa?"

Burt lo fissò severo e guardando nella direzione in cui era scomparso Dave sospirò. "Non ci saranno più porte chiuse quando voi due siete di sopra insieme."

Le guance di Kurt divennero più rosse, ma sorrise radioso di rimando.

Suo padre scosse la testa paziente, ma dietro le sue spalle Carole fece un grande sorriso a Kurt.


Kurt avrebbe voluto dirlo a Blaine per primo, ma rispettava il suo desiderio di non chiamarlo per qualche giorno. Inoltre, era probabile che fosse ridicolmente appiccicoso chiamare il suo ex fin-troppo-recente per smaniare sulla sua relazione attuale, anche se alla fine Blaine aveva fatto tutto quello che aveva potuto per fare in modo che accadesse.

  • Quindi disse a suo padre e a Carole tutto quello che poteva condividere sentendosi comunque a suo agio, e quando Finn arrivò finalmente a casa e mise su Call of Duty sull’X-box Live, Kurt continuò a sedere affianco a Dave e a tenergli la mano finché non ebbe bisogno del controller. E anche Finn non poté fare a meno di farci caso.

    Finn, essendo quello che era, li guardò e basta e fece una smorfia. “Qui dovremmo considerarci fratelli, ragazzi. Disgustoso.”

    Dave suggerì innocentemente ‘cognato’,  invece, cosa che fece soffocare Finn finché Dave non gli tirò un pugno, e Kurt sorrise finché non gli fece male la faccia.

    Ed era semplice.

    Era semplice ed era giusto, e tutto tra loro era come era prima. Parlavano per ore, facevano i compiti, ridevano per cose strane. Dave lo chiamava quando non erano insieme, e gli mormorava parole scientifiche multisillabiche finché Kurt non iniziava a rabbrividire così tanto che sembrava avere un attacco epilettico.

    Era come era prima. C’era Dave, ragazzone goffo che imprecava come uno scaricatore di porto e sorrideva come un bambino timido. E c’era Kurt, che si prendeva cura di lui, si preoccupava per lui, e rideva con lui. Che andava da un terapista una volta alla settimana mentre Dave ci andava ancora due volte, che parlava attraverso il suo senso di colpa e la sua disillusione nel mondo in un ufficio colorato di rosa così per poter poi tornare a casa e concentrarsi ed essere assolutamente felice.

    Fu solo quando Kurt realizzò come le cose tra loro fossero cambiate poco che realizzò esattamente quanto ciò fosse davvero inevitabile.  Si chiamavano ancora e si mandavano messaggi e se ne stavano insieme nelle loro camere e ridevano sulla Albright oppure si lamentavano di Rachel o degli allenamenti di hockey e tutto il resto.

    Stavano già insieme, apparentemente. Erano già una coppia, forse per tutto il tempo che Dave era stato lì. L’unica differenza ora era che quando faceva sorridere Dave con quei sorrisi pieni, Kurt poteva senza esitazione tendere la mano e tracciare la rotondità delle sue guance e guardarle diventare rosa sotto il tratto delle sue dita.

    Quando voleva stringere la mano di Dave non doveva avere una ragione. Quando dovevano iniziare a darsi la buonanotte potevano baciarsi e sorridere e mormorare parole dolci e baciarsi ancora un po’ finché non passava un’ora e non si erano ancora dati la buonanotte per davvero.

    Mercedes finalmente giunse a far visita a casa di Kurt, arrivando con la sua Diva fiammante su tutti i cilindri, pronta a fare il terzo grado a Dave perché lei era ancora Team Blaine. Se non fosse che Kurt li lasciò soli in soggiorno per preparare un vassoio di bibite e snack – come si addiceva ad un corretto ospite, per Madame Martha Stewart – e quando tornò Dave aveva la faccia rossa e Mercedes sorrideva per qualcosa e picchiettava il numero di Dave sul suo telefono. Kurt chiese cosa si fosse perso, ma Mercedes giurò di mantenere il segreto e Dave si limitò a guardarlo con occhi vulnerabili e sorrise timidamente finché Kurt non capì il succo della questione.

    Santana minacciò Kurt con la violenza se mai Dave avesse dovuto anche solo pensare di dare l’impressione di star valutando la possibilità di considerare di essere infelice.

    Azimio fece giurare solennemente a Dave di non condividere mai un singolo dettaglio su qualsiasi cosa succedesse mai tra lui e Kurt, mai.

    Non diffusero la parola al McKinley, non per le prime settimane, ma non si nascondevano neanche. Dave andava alle prove del Glee quando non aveva gli allenamenti di hockey. Si sedeva e guardava e ignorava i tentativi di Rachel di farlo cantare. Kurt andava agli allenamenti di hockey quando non aveva il Glee, si sedeva e guardava dei ragazzi andare su e giù su dei pattini e colpire delle cose con dei bastoni, e non riusciva a distogliere lo sguardo da Dave, che si faceva strada tra gli altri a tutta velocità ogni volta che giocava.

    Come era prima, davvero. Niente di così diverso, eccetto che Kurt era stato un ragazzo felice per la maggior parte della sua vita e ora non c’erano parole per descrivere come si sentiva.

    Lui e Blaine parlavano. Kurt faceva del suo meglio per tenere Dave fuori dalle loro conversazioni, ma lui era quello che era, quindi le cose gli scappavano. Blaine li sosteneva più che mai, silenziosamente. Nei weekend dopo la loro rottura Kurt chiese il suo aiuto per mettere insieme la perfetta playlist Fancy per l’iPod di Dave, e Kurt vacillava tra l’odiare se stesso e il volere indietro il suo amico Blaine. Forse era egoista. Probabilmente era egoista.

    Dave lo amava in ogni caso, quindi. Essere egoista andava bene per Kurt.


    Blaine stava per arrivare, due settimane dopo l’ultima volta che si erano visti. Due settimane nell’‘amicizia’, sarebbe arrivato e sarebbe andato a cena con Kurt e Dave.

    La cosa preoccupò Kurt per tutto il giorno, afferrava Mercedes il più spesso possibile per essere rassicurato che le cose sarebbero andate bene, e mandava messaggi a Blaine quasi costantemente per essere sicuro che fosse certo, che volesse venire davvero, non solo per essere gentile e nascondere il fatto che ora disprezzasse Kurt.

    Blaine lo chiamò a pranzo, divertito e un po’ nervoso, ricordandogli che era lui quello che aveva rotto, quindi forse Kurt si sarebbe dovuto preoccupare dei suoi stessi poveri sentimenti feriti.

    Kurt andò alle prove del Glee club con un occhio sul telefono, e quando Blaine iniziò a mandargli messaggi sugli stessi vecchi noiosi dettagli sul suo viaggio mentre si avvicina, Kurt finalmente si rilassò.

    Iniziò a concentrarsi sulle prove giusto in tempo per perdersi qualsiasi cosa su cui Mr. Schue stesse finendo di sproloquiare. Qualcosa sulla semplicità e su come i testi più schietti fossero spesso quelli che rimanevano alla gente.

    Kurt si sedette affianco a Mercedes e provò a non sorridere come un idiota quando la porta si aprì e Dave si infilò dentro, sedendosi sulla sua solita sedia prossima-alla-via-d’uscita, vicino all'uscio. Dave gli sorrise di rimando, indicandosi il polso e poi il sopracciglio.

    Kurt sogghignò (per essere gentile con l’ex-ragazzo di Kurt, Dave aveva acconsentito a continuare ad usare Sopracciglia come soprannome per Blaine) e alzò 5 dita, visto che Blaine sarebbe dovuto arrivare verso le 5 se non fosse incappato nell’inizio dell’ora di punta.

    Dave annuì e si sistemò, tirando fuori il cellulare per tenersi impegnato con qualche giochino.

    “Allora,” disse Mr. Schue sorridente quando nessuno sembrò dubitare della sua saggezza per quel che riguardava la bellezza della semplicità. “Chi non abbiamo sentito questa settimana? Puck? Artie?”

    “Sì, ho qualcosa.” Puck si alzò dalla sedia, dando un pugno al braccio di Lauren mentre passava – un segno d’amore tra i due, nessun dubbio. Kurt non aveva mai fatto finta di capire.

    Si spostò verso il pavimento e superò il piano, afferrando la sua chitarra dal muro e tirando una sedia di fronte a sè.

    Kurt sorrise quando Dave alzò lo sguardo verso di lui, roteò gli occhi e tornò al suo telefono. C’erano delle persone a cui Dave avrebbe fatto attenzione – più irritantemente, Rachel – ma nessuno degli atleti del glee erano nella lista.

    Le performance di Puck potevano essere... non-standard, e Kurt apprezzava il fatto che al contrario di quel che riguardava la maggior parte dei ragazzi nel Glee non aveva nessuna idea in anticipo di quale tipo di canzone Puck avrebbe potuto scegliere. Aveva fatto dei numeri così fantastici che avrebbero potuto metterlo su di un palcoscenico senza un singolo cambio e avrebbe sconvolto un pubblico. Ma era anche uscito fuori dai binari.

    Qualsiasi cosa Puck facesse la faceva fino in fondo, quindi Kurt era sempre interessato quando si faceva avanti.

    Puck si sedette di fronte al gruppo. Strimpellò un paio di volte, stringendo un paio di corde con il suo solito ghigno arrogante, e Kurt guardo di traverso Mercedes per condividere uno dei sorrisetti ‘oh dio e ora cosa’ che facevano solitamente all’inizio di una delle sue canzoni.

    Mercedes stava fissando dritto verso Kurt, assolutamente raggiante.

    Kurt sbatté le palpebre confuso, registrando l’eccitazione nei suoi occhi e l’esplosione di un sorriso. Giusto quando stava per chiederle di che tipo di droga si fosse fatta, Puck iniziò a suonare una melodia.

    Sollevò un sopracciglio a Mercedes e alla sua espressione piuttosto fuori luogo, ma si girò obbedientemente verso Puck per essere un buon pubblico.

    Era un piccolo brano, rapido e dolce, niente che Kurt conoscesse, e Puck suonò qualche nota e aprì la bocca, poi sbatté gli occhi e si accigliò.

    “Merda,” disse amabile. “Non mi ricordo neanche le parole.”

    Ci furono degli sbuffi e delle risate da dietro Kurt, ma il suo sopracciglio si aggrottò per il modo innaturale con cui recepì quelle parole, e per il modo in cui Mercedes era tutta fremente per l’attesa sulla sua sedia.

    Puck guardò gli altri. “Qualcuno mi aiuti qui – nessuno conosce questa canzone?”

    Nessuno la conosceva, ma Puck ghignò e iniziò a suonare la canzone dall’inizio, sicuro di sé, come se si aspettasse perfettamente che qualcuno si sarebbe alzato a cantare.

    E qualcuno lo fece.

    “This is the first day of my life
    Swear I was born right in the doorway.”

     Era un inizio incerto, una voce dolce che Kurt non riconobbe istantaneamente. Maschile e bassa ed esitante. Mercedes squittì con gioia affianco a Kurt. Puck continuò a suonare, silenzioso e non sorpreso.

    “I went out in the rain, suddenly everything changed
    They’re spreading blankets on the beach.”

    Vide del movimento con la coda dell’occhio, e gli occhi di Kurt si mossero lentamente come se si aspettasse degli ansimi di sorpresa dietro di lui.

    Dave.

    Era tutto rosso in viso, non aveva più il telefono in mano mentre si alzava. Si mosse dietro Puck, rimanendo su di lui mentre lui suonava senza reagire. Cantava.

    “Yours is the first face that I saw
    I think I was blind before I met you
    Now I don’t know where I am, I don’t know where I’ve been
    But I know where I want to go.

    Era nervoso e si vedeva – la sua voce era più morbida di quanto non dovesse essere, instabile all’inizio. Ma era bassa e sciolta e rauca, come era spesso Dave. Era perfetto.

    Kurt voleva guardare Mercedes, voleva sapere quanto avesse a che fare con questo, quando lei e Puck e Dave avevano avuto l’opportunità di far succedere tutto ciò. Ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Dave.

    Gli occhi di Dave guardavano dritto di fronte a lui, ma non era concentrato. Non stava guardando nessuno, stava solo arrossendo e cantando e Kurt non poteva neanche respirare perché il suono non era il benvenuto a sovrastare la voce di Dave.

    “And so I thought I’d let you know
    That these things take forever, I especially am slow
    But I realize that I need you
    And I wondered if I could come home.”

    Dave iniziava ad acquistare sicurezza parola dopo parola. Diventava un po’ meno molle, un po’ meno arioso, e i suoi occhi cominciavano a mettere a fuoco le persone una ad una. La sua bocca scattò in su quando guardò Mercedes e lei si dimenava esaltata affianco a Kurt.

    Poi, prendendo un respiro, gli occhi di Dave si mossero verso Kurt e rimasero lì.

    “This is the first day of my life
    I’m glad I didn’t die before I met you
    But now I don’t care, I could go anywhere with you
    And I’d probably be happy.”

    Kurt non poté farci niente quando sbatté gli occhi e la sua vista si appannò. Non poté evitare di portarsi la mano alla bocca, coprendo quell’aspetto ridicolo sulla sua faccia che non riusciva a decidersi se guardare a bocca aperta o sorridere.

    Raggiunse e afferrò la mano di Mercedes, e lei rise e la strinse.

    Dave sorrise, ancora arrossendo, e fece il giro attorno alla sedia di Puck, avvicinandosi a Kurt mentre cantava. Aveva le mani infilate nelle tasche, la sua andatura era lenta, ma era adatta alla chiave basse di questa canzone che Kurt non conosceva.

    "So if you wanna be with me
    With these things there's no telling
    We'll just have to wait and see
    But I'd rather be working for a paycheck
    Than waiting to win the lottery."

    Dave porse una mano e Mercedes lasciò andare la mano di Kurt, così che potesse prendere quella del ragazzo. Kurt voleva piangere, stava per scoppiare a piangere, ma non riusciva a smettere di sorridere.

    Dave fece un sorriso smagliante e intrecciò le loro dita, e se c'era qualche dubbio sul fatto che la canzone fosse una serenata per una persona in particolare, lo mise a tacere facendo alzare Kurt e cantandogli gli ultimi versi, in modo tenero e sorridendo.

    "Besides, maybe this time it's different
    I mean I really think you like me..."

    Puck suonò ancora per un po', e Kurt lo sentì ma non ci fece molto caso. Sorrideva a Dave, prendendogli l'altra mano, fregandosene delle lacrime che aveva negl occhi e del sorriso che stava facendo, di sicuro ridicolo.

    Quando Puck si fermò, però, fu più difficile ignorare le reazioni del'intero club. C'erano gioia, applausi, fischi. Finn fece un commento del tipo "Dio, è praticamente un incesto, raccapricciante" che Santana e Quinn spensero picchiandolo.

    Rachel fu in piedi in un secondo, strattonando Dave, che non sembrò notare la sua presenza, e poi gridando a Mr. Schue. "Si unirà alle New Directions, vero? Farà parte del Glee club, giusto?"

    Kurt rispose, forse troppo debolmente perché qualcuno oltre a Dave potesse sentire. "No," disse, non riuscendo a distogliere lo sguardo dagli occhi di Dave che sembravano brillare e dal suo sorriso nel volto ancora arrossito. "È un giocatore di hockey."

    Dave rise e strinse la mano di Kurt. "Mi ha detto che era l'unico modo per fare colpo su di te," disse a Kurt facendo un cenno a Mercedes.

    Kurt rise. L'avrebbe uccisa più tardi, quando fosse stato di nuovo in grado di pensare, per aver saputo che una cosa del genere sarebbe successa e non averlo avvertito. "Non l'unico modo," rispose con ancora in faccia un sorriso ebete. "Ma sei andato sul sicuro."

    "Solo..." Dave fece spallucce, dando un'occhiata oltre Kurt e avvicinandosi a lui, abbassando la voce. Kurt non dubitava che la maggior parte del glee club li stesse guardando con dei ghigni enormi sulla faccia. "So che sei nervoso riguardo a stasera. Volevo distrarti un po'."

    "Bugiardo!" Mercedes comparì di fianco a Kurt, sorridendo. "Si è esercitato tutta la settimana!"

    "Smamma, Mariah," balbettò Dave senza guardarla.

    Kurt rise e si avvicinò ancora di più, facendo scorrere le mani attorno a Dave e sorridendogli. "Proprio quando penso di non poterti amare di più."

    Dave alzò gli occhi al cielo e non poté nascondere un sorriso compiaciuto.

    "Solo una cosa," Kurt non poté evitare di aggiungere.

    Il sopracciglio di Dave si alzò. "Non so chi ti ha detto che avessi bisogno di una critica, Canterino, ma si sbagliavano di grosso."

    Kurt rise. "No, solo." Annuì verso Rachel, che aveva messo all'angolo Mr. Schue, facendo calorose richieste e gesticolando verso Dave. "Non avresti dovuto farlo davanti a lei. Preparati ad incontrare un'ossessionata Rachel Berry tutti i giorni."

    Dave emise un verso, basso e sincero abbastanza da far ridere Kurt di nuovo.


    Come distrazione funzionava. Kurt non riuscì nemmeno a sentirsi imbarazzato quando accostarono in una stradina e vide Blaine lì in piedi, appoggiato alla sua Jetta.

    Uscì dalla macchina, raggiante, cantando ancora più forte quando il motore si spense e la musica continuò.

    "But I'd rather be working for a paycheck then waiting to win the lotteryyyy."

    Blaine sorrise, raddrizzandosi dalla sua posa casual mentre Kurt si avvicinava.

    "Sei di buon umore."

    Kurt lo abbracciò senza aspettare di vedere se Blaine gliene avesse data la possibilità.

    Fortunatamente Blaine era sempre Blaine, e abbracciò Kurt senza esitare un momento.

    "Ehi, tu."

    "Ciao." Blaine indietreggiò e lo studiò, scuotendo la testa. "Hai un aspetto terribile, non c'è da sorprendersi che mi abbia chiamato per salvarti."

    Kurt non riusciva nemmeno a parlare a causa del suo sorrisone.

    Gli occhi di Blaine si posarono su Dave. "L'hai drogato?"

    Dave fece spallucce. "È la musica," disse, e Kurt non poteva vederlo ma era sicuro che stesse alzando gli occhi al cielo. "Ce l'ha nell'anima o che cazzo ne so."

    Blaine sorrise. "Interessante! Non credo di conoscere la canzone che stavi cantando, è.."

    "Non la conosci?" il sorriso di Kurt si tramutò in una smorfia. "Non la conosci? È la mia canzone preferita di sempre."

    Blaine sbattè le palpebre, sembrando preoccupato per un attimo.

    Dave li superò e toccò il braccio di Kurt con il gomito. "Sì, da un'ora e mezza. Me l'ha fatta ascoltare ancora e ancora mentre venivamo fino a qui, cazzo."

    Kurt prese il braccio di Blaine mentre camminava per tenere il passo con Dave. "Suona meglio quando la canti tu," disse a Dave, per non la prima volta dopo aver ascoltato la versione registrata.

    "Hai cantato per lui?" Blaine gli chiese mentre inciampava per tenere il passo con Kurt. "Ha cantato per te?"

    Kurt si girò per raccontargli tutta la storia, seguendo Dave attraverso una porta senza prestare attenzione. Era proprio al punto in cui Puck fingeva di dimenticarsi le parole quando un coro di voci lo fece sobbalzare.

    "DAVID!"

    Kurt si guardò attorno per la prima volta, e si concentrò su qualcosa al di fuori della sua testa abbastanza per notare dove Dave aveva deciso che avrebbero mangiato.

    Sorrise agli ormai-familiari volti dietro la griglia, gli enormi sorrisi, il proprietario che si lanciò immediatamente di fianco alla cassa e tirò fuori il braccio per stringere le mani a tutti. Dave mise una mano sulla spalla di Blaine e lo allontanò da Kurt.

    "Ti ho portato un nuovo amico."

    "Un amico di Dave! Benvenuto, benvenuto!"

    Kurt rise mentre Blaine sbatteva le palpebre sconcertato ed esitante porgeva la mano all'uomo. Guardò verso Dave, mostrando tutta la sua sorpresa.

    Dave restituì lo sguardo alzando le spalle. "Non ho detto che non sarebbe mai potuto venire qui."

    Kurt rise e strinse il braccio di Blaine, avvicinandosi mentre finalmente gli lasciavano la mano. "Ricordami di spiegarti più tardi."

    Blaine gli fece un sorriso divertito.

    Si sedettero ad un tavolo vicino al muro, e Blaine si guardò attorno con lo stesso sguardo leggermente critico che aveva avuto Kurt tempo addietro.

    Kurt gli diede cinque minuti prima che si innamorasse del Gyro Hut.

    "Ehi!" raggiunse la mano di Dave sul tavolo, raggiante. "Andiamo al bowling dopo?"

    Dave alzò gli occhi al cielo e intrecciò le dita con quelle di Kurt.

    Blaine toccò il braccio di Kurt, facendo un cenno verso la cassa, alle facce dalla carnagione olivastra e con le sopracciglia folte che guardavano il loro tavolo con dei ghigni e dicevano cose in arabo. "Siete sicuri di... Voglio dire, siamo pur sempre a Lima."

    Dave rise. "Rilassati, Sopracciglia. Non si fanno problemi qui." guardò Kurt. "Il proprietario ha un figlio gay, non gliene fotte un cazzo." Il mento di Dave si mosse verso Blaine e alzò un sopracciglio.

    Kurt annuì, veloce e sicuro.

    Dave rise e lasciò andare la mano, tornando a guardare Blaine. "Aspetta, dovresti conoscerlo. È un bravo ragazzo." si girò sulla sua sedia e alzò la voce. "Yo, Sam!"

    Kurt era pazzamente, ridicolmente innamorato, ma quello non lo aveva privato della vista. Non aveva potuto evitare uno dei quei momenti da 'ma ciaooo' quando Samir uscì dall'ufficio sul retro e sorrise al loro tavolo.

    Blaine fece zoom su Samir come se fosse l'obiettivo di una macchina fotografica. Fece un rumore debole, una sorta di 'oh' mentre rimaneva a bocca aperta.

    Dave si alzò e strinse la mano di Samir in modo amichevole, facendolo avvicinare.

    Kurt si avvicinò a Blaine mentre lui fissava il ragazzo. "Allora," disse a bassa voce. "Il ragazzo che hai conosciuto alla Dalton... Come va? Non te l'avevo ancora chiesto."

    Gli occhi di Blaine non si staccavano da Samir.

    "Non ha funzionato." rispose.

    Un attimo dopo era in piedi, con il suo sorriso migliore in volto. Si mosse intorno al tavolo, porgendo la mano. "Sam, non è così? Piacere di conoscerti."

    Samir lo guardò e gli sorrise, tutto labbra carnose e occhi marroni chiari in contrasto con la pelle scura.

    Kurt ebbe ua stretta al cuore per un momento, e pateticamente non sapeva se fosse per Blaine o per Samir. Ma Dave si allontanò e lasciò i due da soli a parlare, e quando tornò a sedersi al suo posto di fronte a Kurt, quella stretta si dissolse come zucchero nell'acqua.

    Dave approfittò del loro momento da soli per prendere la mano di Kurt, per passare delicatamente il suo pollice sulle nocche dell'altro. "Siamo a posto ora?"

    Kurt sorrise subito. "Tu e Blaine? Come, ha lasciato che tu avessi me e tu gli hai presentato Samir in cambio?"

    "Huh. Mettiamola così.." Dave lo guardò negli occhi e sorrise, timido come faceva di solito (Kurt lo aveva imparato di recente) quando era emotivo.

    "Cazzo, ora sarò in debito con lui per il resto della mia vita, vero?"

    Kurt distolse lo sguardo e sorrise cercando di non sentirsi fin troppo felice. "Mi sembra giusto."


    Se c’erano ancora momenti oscuri, avvenivano con sempre meno frequenza.

    Ma era ancora difficile.

    Kurt poteva solo dare una mano in quelle occasioni, reggendo un bicchiere d’acqua fuori dal bagno, aspettando che la porta si aprisse.

    Dave emergeva dopo alcuni minuti, pallido e tremante, il volto e i capelli madidi di acqua (sudore). Cercava il bicchiere, e la mano gli tremava ma Kurt aveva imparato a non sentirsi così male quando succedeva.

    Kurt gli prese il braccio e se lo portò verso la stanza, in silenzio e triste.

    Uno dei due ragazzi espulsi che i poliziotti avevano lasciato andare… voleva tornare al McKinley. Non c’era nessun altra scuola con un programma di football decente, e il ragazzo voleva avere un incontro con Dave, Figgins e i loro genitori (i genitori del ragazzo, supponeva Kurt, e sperava che suo padre avrebbe potuto parlare per Dave.)

    Dave aveva detto a Kurt che non importava, che uno qualunque della squadra avrebbe potuto fare da palo per richiesta del team. L’aveva fatto anche lui un paio di volte. Non biasimava i pali, aveva detto. Dubitava che avessero un’idea di cosa stesse succedendo dietro la porta.

    Ma ora quello...

    Kurt si mise davanti a Dave e gli rimboccò le coperte. Dave si sedette sul materasso con un singhiozzo, mettendo il bicchiere sul tavolino vicino al letto.

    “Stanno peggiorando.” Kurt guardò Dave scivolare dentro le coperte. Si sedette a lato del letto quando Dave si fu sistemato.

    Dave sbuffò, ma non negò. “È stata solo una lunga giornata.”

    “No. Hai vomitato di nuovo.” Kurt si avvicinò e gli tirò i capelli indietro, sapendo che niente al mondo era magico. Il suo amore non era abbastanza per lenire le ferite. Ma Dio, voleva così tanto che tutto quello finisse. “Era da un po’ che non lo facevi.”

    Dave scosse la testa, ma non discusse. La sua mano scivolò libera dalle coperte per catturare il tessuto fine del pigiama di Kurt. “Sto bene.”

    “No che non stai bene.” Kurt poteva vedere l’ombra nei suoi occhi, e le occhiaie sotto di essi. Tutto era perfetto, e ora quel marchio nero. Lo odiava, odiava che Dave dovesse soffrire per qualcosa avvenuto mesi prima.

    “È per l’incontro, vero? Il bastardo che vuole tornare a scuola.”

    “No.”

    Kurt sbuffò e guardò la luce soffusa che filtrava dalla piccola finestra di Dave, guardò il palo perfettamente posizionato fuori.

    “E allora cosa? Le cose vanno peggio, Dave. Lo so, sono con te tutte le notti che…” Inspirò ed espirò.

    Le cose erano perfette, ma era preoccupato.

    “Sono…” Dovette sforzarsi, inspirare ed espirare. “Sono io?”

    Dave soffiò all’istante. “Cosa? E perché?”

    Kurt fissò la sua mano, posata senza curanza sui capelli di Dave. “Intendo… questo. Te e me.” Incontrò gli occhi di Dave. “Ti spingo troppo? Ti… tocco troppo, o…?”

    Dave sollevò subito un sopracciglio, gli occhi concentrati e spalancati. “Kurt.”

    Kurt aprì la bocca, deglutì, ma non prese la parola.

    Dave sbuffò e lo studiò. Dopo un momento si alzò e diede un colpo secco al fianco di Kurt. “Alzati.”

    “Cosa?” Kurt obbedì, perché era programmato per fare qualunque cosa Dave chiedesse senza un attimo di esitazione in notti come quelle.

    Dave alzò le coperte e si sistemò contro il muro. “Vieni qui.”

    Kurt guardò il letto, ma il suo corpo e la sue mente reagirono all’unisono, soprafacendo ogni senso di colpa o esitazione. Si mise nel letto, e Dave gli sistemò le coperte intorno.

    Per un momento Dave lo guardò, mentre Kurt si sistemava e aggiustava nervosamente il cuscino. Dave si sdraiò sulla schiena, aprendo il braccio, e Kurt scivolò in quello spazio come se lo avesse fatto centinaia di volte, come se avesse effettivamente esperienza nel dormire accanto a qualcuno.

    Passò il braccio sopra il suo petto e quello di Dave si mosse fino a circondargli la schiena, tirandoselo addosso. Kurt si aggrappò alla sua t-shirt e la sua gamba si mise tra le sue e sentì che essere nel letto di Dave in quel modo era esattamente il luogo a cui apparteneva.

    La guancia di Kurt era contro la maglietta di Dave, e guardò il suo stesso dito tracciare percorsi immaginari contro la t-shirt.

    Dave si mosse e accarezzò il braccio di Kurt con il retro delle dita. “Devi smetterla di preoccuparti così tanto,” disse, la voce bassa e roca.

    Kurt fece uscire un respiro che era diventata una risata mentre saliva. “Augurami buona fortuna per quello.”

    Dave brontolò dolcemente. “Sono serio. Pensi davvero di ferirmi in qualche modo?”

    “Stai peggiorando,” disse di nuovo Kurt. Lo sapeva, lo vedeva. Gli incubi non erano più così comuni, gli sprazzi di malumore, i momenti di angoscia non erano più così frequenti. Ma erano peggiori. “L’unica cosa che è cambiata sono io.”   

    “Vuoi sapere la mia teoria?”

    Kurt borbottò qualcosa lamentandosi ma non protestò.

    “Davvero, Fancy” La bocca di Dave era contro i capelli di Kurt. “Ti piacerà. È roba scientifica.”

    “E siamo già a letto? Pericoloso.” Era una battuta, ma abbastanza cinica.

    Dave sembrava sorridere mentre rispose. “Si chiama diffusione.”

    “Non è di certo la parola scientifica più sexy che tu mi abbia detto,” disse Kurt.

    “Le mie scuse. Potrei chiamarla diffusione molecolare se ti fa girare la testa.”

    Kurt rise nonostante tutto. “Meglio,” concesse.

    “Tu e le tue fisse,” disse Dave trai suoi capelli. Percorse il braccio di Kurt, avanti e indietro, mentre parlava. “Okay, lasciami capire come spiegarti questa cosa… molecole, giusto? Si muovono a caso, sono difficile da prevedere. Impossibile, se vuoi credere ad un mucchio di teorie di meccanica quantistica.”

    “Sei una molecola?” chiese Kurt con un sorriso, e la paura e il senso di colpa stavano già scivolando via dal letto. Forse era perché era vicino a Dave in quel modo, realizzando poco a poco quanto fosse caldo, quando fosse comodo. Magari era Dave, la sua voce bassa e roca.

    Comunque.

    “Lasciami parlare Fancy. E no, non sono la molecola, asino.”

    Kurt ghignò contro la maglietta di Dave, e chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo, aspirando il profumo del detersivo preferito di Carole, e Dave sotto quello.

    “Okay, molecole, movimenti casuali. Ci sei? Il punto è, se metti abbastanza molecole dentro uno spazio delimitato, nonostante i movimenti casuali, queste tendono a diffondersi. Si espandono fino ad occupare tutto lo spazio a disposizione.” Il dito di Dave si mosse oltre, andando a raggiungere la mano di Kurt e rimanendo lì. “Quindi maggiore spazio possono riempire, maggiore sarà la loro diffusione. Minore lo spazio, più le molecole si concentreranno.”

    “Penso di essere d’accordo con te,” disse piano Kurt. “Se ignoro la parte della ‘molecola’ è meno spaventoso.”

    “Mmm,” Dave ridacchiò, con una risata bassa e di gola. “Beh… è quello che sta succedendo. Questo è quello che penso.”

    Kurt sbattè gli occhi aprendoli e alzò la testa verso Dave.

    Dave gli sorrise, gli occhi pesanti. “Un paio di mesi fa, tutto quanto quello che mi circondava era maledettamente miserabile. Lo sai, no? Non avevo nulla di buono, niente a parte l’amicizia con te. Tutto il resto di me era completamente esposto, pieno di questa dannata infelicità.” Dave prese la mano di Kurt. “Ora? Ho questa bellissima vita, e sono così dannatamente felice.” disse quelle parole semplicemente, ma Kurt udì il sorriso, e la verità. “E questo ha spinto via la miseria (tristezza). Ha meno spazio da riempire. Quindi non sto peggiorando, Kurt. È solo che sono così felice il resto del tempo, che tutto questo squallore si concentra in questi pochi dannati momenti.”

    Kurt ci pensò.

    “La sola cosa che hai fatto,” disse Dave dolcemente, “è darmi qualcosa da confrontare con le notti come questa. Hai preso sempre più spazio, e se questo significa che queste stronzate saranno sempre peggio e sempre più rare, allora va bene.”

    Kurt sorrise, abbassando la testa e premendo le labbra contro la maglietta di Dave, proprio sul cuore. “Ti amo,” mormorò, ed era più vero ogni volta che lo diceva.

    “Ti amo,” rispose Dave, commosso e sincero.

    Kurt odiava gli incubi, la porta del bagno che lo svegliava, il bicchiere d’acqua che non poteva dimenticarsi di riempire ogni notte, giusto in caso. Odiava i momenti di dolore negli occhi di Dave, la disperazione, la furia.

    I ricordi. C’erano ancora, nella mente di Dave, nei suoi pensieri.

    Odiava vederli, ma erano veramente molto meno frequenti. Non erano frequenti come lo erano una settimana prima, e di certo non lo erano quanto un mese prima, e anche allora era sempre meglio di come erano due mesi prima.

    Il suo problema, forse, era che tendeva a dividere il tempo in un certo modo, invece di vederlo con un susseguirsi di cambiamenti.

    L’aveva sempre fatto. Con Dave più che con ogni altro e ogni cosa. C’era stato il periodo di Karofsky, degli spintoni e le granitate e le occhiate di odio. Poi il bacio, e la fase intermedia prima che andasse alla Dalton. Poi la fase dei Bullywhips. La mail imbarazzante che Dave gli aveva mandato avrebbe potuto essere l’inizio di una nuova fase, che l’aggressione nello spogliatoio aveva terminato (fatto terminare) troppo presto, e poi era cominciata una nuova orribile fase.

    Kurt separava costantemente la vita di Kurt, e quella di Dave, in quei periodi arbitrari, con fine ed inizio, istante dopo istante. Anche innamorarsi di Dave gli era sembrato accadere in blocchi prefissati di tempo. Quel giorno e quel giorno, ancora e ancora. Perfino in quel momento, in quel momento che aveva Dave, non poteva smettere di pensare alle differenze tra un istante e quello dopo. Era meglio questa settimana della scorsa? Era peggio questo momento dello stesso momento una settimana prima?

    Era abbastanza ridicolo, ora che riusciva a vederlo per quello che era. In dieci anni non avrebbe separato i suoi ricordi del liceo in mille momenti diversi.

    In dieci anni, in un anno, ci sarebbe stato un solo momento che contava veramente. Prima di Questo e Questo. La linea che avrebbe separato quei due periodi (e non era una linea, non una reale, perfino per qualcosa di quelle dimensioni, perché l’amore non era una singola caduta dal precipizio, no?) sarebbe stata l’unica a rimanere.

    Kurt si chiese se ci fosse qualche teoria scientifica per tutto quello, qualche doloroso ovvio termine fisico che descrivesse il modo in cui niente cominciava o finiva per davvero, semplicemente cresceva e si espandeva.

    Dave stava russando piano nel suo orecchio, la mano su quella di Kurt, così non si preoccupò di chiederlo a lui. Per il momento sarebbe rimasto contro Dave a chiedersi in maniera distante se suo padre lo avrebbe ucciso al mattino per averli trovati così, prima di ricordarsi che la porta della stanza di Dave era ancora aperta, quindi tecnicamente stavano rispettando le regole.

    Dave dormiva. Contro di lui, caldo, comodo e contento, e Kurt non ci mise molto a seguirlo.

    E, come sempre quando Kurt rimaneva accanto a Dave, gli incubi non li disturbarono più quella notte.

     

    Fine
     


    Note Finali.
    Abbiamo deciso di pubblicare insieme i capitoli 29 e 30 perchè anche Lucy ha fatto così nella versione originale. Anche perchè il 30 è l'epilogo e a detta sua non aveva senso pubblicato staccato dal 29.
    Speriamo caldamente che questa fanfiction possa esservi piaciuta, che vi abbia fatto piangere e che vi abbia toccato il cuore come ha fatto a noi che ci abbiamo messo davvero l'anima per tradurla. Speriamo che la nostra traduzione vi sia piaciuta e che sia stata almeno un po' fedele con le emozioni che suscita l'originale.
    Grazie a chi ha seguito questa storia dall'inizio e chi l'ha scoperta solo dagli ultimi capitoli.
    Grazie a chi ci ha lasciato recensioni, commenti e quant'altro per farci sapere che questa storia stava davvero piacendo. 
    Grazie a tutti i complimenti che ci avete fatto per la traduzione, sono davvero sentiti e vi ringraziamo davvero tanto
    Grazie a chi si è preso il tempo di leggere tutti e trenta questi meravigliosi capitoli ed ha saputo apprezzarli.
    Grazie anche a chi, leggendo questa storia si è innamorato un po' di più di Dave Karofsky e abbia capito la bellezza di questo personaggio.


    Ilaria, Irene, Martina, Clarissa, Gianluca e Noemi.

  
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