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Autore: Vahly    30/09/2006    19 recensioni
Era una mattina come tante altre, nulla di più, nulla di meno.Le vacanze estive erano iniziate da pochi giorni, ma Harry già trovava insopportabile la presenza dei suoi zii e dell’odiato cugino, e cominciava a chiedersi come avrebbe potuto sopportare tre mesi in loro compagnia. [...] Poi si ricordò di una cosa.Andò nella sua camera (se così poteva definirsi) e prese un po’ di polvere volante che tempo addietro gli aveva regalato Ron. Ringraziò mentalmente l’amico mentre, avvicinandosi al camino del salotto accese il fuoco e ve ne gettò un po’ sopra. < Diagon Alley! > Disse ad alta voce. Ma tanto per fare una cosa nuova, aveva sbagliato pronuncia. E si ritrovò da tutt’altra parte. < Oh, no… Nocturn Alley… Di nuovo! > Disse prendendosi mentalmente a calci. Sì, era proprio un idiota.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vacanze babbane



Chap 11
Sfogo




Quando il gufo arrivò a casa di Ron, il rosso era con Hermione. Non avevano ancora detto ad Harry che si erano messi assieme, era successo tutto così in fretta…
Dando un veloce bacio a stampo alla ragazza, si separò da lei ed andò a prendere la lettera.
La lesse attentamente, poi con un sorrisone stampato in volto disse allegramente alla mora:
– Ehi, anche per Harry a quanto pare ci sono novità!
Lei lo guardò incuriosita.
– Cioè? Ron le portò la lettera dell’amico.
– Vedi?
Disse allegro indicando un rigo in particolare, mentre Hermione lentamente sbiancava.
– Finalmente si è trovato la ragazza!
Esclamò pimpante.
Hermione lo fissò con occhi sbarrati.
– Tu non sai neppure cosa stai dicendo…


Erano le 9.00 passate, ma né Draco né Harry si erano ancora svegliati.
Avevano passato la serata precedente a giocare a scacchi, babbani naturalmente visto che solo quello c’era in casa, e Draco non aveva accettato di essere battuto due volte di fila da Harry, quindi lo costrinse a giocare ancora finché non avesse vinto almeno una volta. Anche se naturalmente non gli disse che era per questo che voleva continuare a giocare, il moro aveva capito perfettamente quanto gli bruciasse la sconfitta, e gli concesse un’altra partita. Che poi erano diventate due, tre, quattro…
Dopo quattro vittorie e tre patte, Draco finalmente riuscì a vincere, prendendo Harry per la stanchezza.
Soddisfatto, ghignò dicendogli:
– Visto? Avevo solo bisogno di scaldarmi…
Harry lo guardò divertito, ma non rispose. Aveva troppo sonno anche solo per pensare ad una qualsiasi battutina acida.
– Altra partita?
Domandò allegramente il serpeverde.
Ma Harry prontamente gli aveva sfilato la scacchiera dalle mani, prima ancora che potesse sistemare i pezzi.
– Non ci pensare nemmeno! Sono le 3.30 di notte! Possibile che tu non abbia sonno?
Draco ridacchiò.
– Sei proprio vecchio… per una serata che fai un po’ più tardi…
– UN PO’ più tardi?
– E capirai, che sarà mai… Ma guardati, hai le occhiaie fin sotto le scarpe. Pensa se un sera ti capita di andare in discoteca… muori là.
– Ah. Ah. Ah… Ha parlato il grande abitatore della notte… Guarda che anche tu hai gli occhi arrossati, sai? E prima hai anche sbadigliato, è inutile che fai finta di niente, ti ho visto!
– Non è vero!
Protestò il biondo, facendogli la linguaccia.
– Oh, sì che lo è.
– Soltanto una partita…
Piagnucolò.
– No.
Ribatté deciso Harry.
– Solo una…
Il moro sbuffò.
– E va bene… solo una.
Ma quella partita non venne terminata, perché Harry per poco non ci cascò sopra, per un colpo di sonno, e Draco capì che forse era meglio lasciar perdere.
Dopo aver aiutato il moro a rimettere tutto in ordine, non senza qualche protesta da parte di Harry perché per lui potevano anche mollare tutto lì così, Draco mormorò:
– Però una partitina a scarabeo…
Harry lo fulminò con lo sguardo.
– FILA SUBITO A LETTO O TI INCENERISCO!
Draco fece finta di rabbrividire.
– Oh, che paura…
Ma quando il moro prese la bacchetta, ghignando in maniera pericolosa, Draco si sbrigò a filarsela.
Harry, apparentemente soddisfatto, si recò nel suo odiato sottoscala e si buttò sul letto, senza neanche cambiarsi.


Così, la mattina dopo erano tutti e due in coma profondo. Quando Draco si svegliò, fu colpito in pieno dalla luce del sole, e pensò distrattamente che doveva essere parecchio stanco, tanto da dimenticarsi perfino di tirare le tende.
Si stiracchiò, e si alzò dal letto chiedendosi come mai Harry non l’avesse svegliato, e che ore fossero.
Gli venne in mente di aver fatto un sogno che riguardava anche il moretto, ma non ricordava bene di cosa si trattasse… sapeva solo che gli aveva lasciato una strana sensazione di disagio mista ad un vago senso di vuoto.
Si sforzo di non pensarci, e stancamente si recò in bagno.
“Che schifo”, pensò ironicamente, “ieri sera non mi sono neppure lavato. Potter mi sta proprio rovinando… a furia di conviverci, sto diventando un animale…”
Rise fra sé e sé.
In fondo, però, Potter gli piaceva. Si sentiva bene con lui, e quasi gli sarebbe piaciuto poter restare sempre con lui. “No, aspetta… che cavolo sto pensando!?” Si disse, spaventato per suoi pensieri: che cavolo gli stava succedendo? Lui non poteva provare qualcosa per Harry Potter. Già era difficile la sua situazione, se poi si fosse preso una cotta per lui, sarebbe stato finito. Altro che tentare di chiarirsi con suo padre, poi…
Ma non era quello il momento di pensarci.
Una volta lavato e vestito, decise di scendere in cucina.
Harry cucinava sempre… per una volta poteva anche provare a farlo lui, no?
Cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliare il moro, cercò qualche cosa di commestibile e una padella per friggere le uova.
Gli ci vollero tre frittate bruciate, prima di raggiungere un aspetto perlomeno decente. Non le buttò: magari alla civetta di Potter poteva andar bene anche quello.
Poi prese un paio di fette di pane tostato, e frugò la dispensa alla ricerca della marmellata. A Potter piaceva quella di more, almeno così gli sembrava… Ma senza burro, la mattina gli risultava pesante.
Si stupì di quante cose avesse imparato del suo rivale stando a contatto con lui per così poco tempo, mentre per anni aveva ignorato praticamente tutto ciò che riguardava la sua vita privata.
Un po’ si dispiacque per il tempo perduto, ma relegò quei pensieri in un angolo remoto dentro di sé, mentre cercava di ricordarsi quanti cucchiaini di zucchero il grifondoro metteva nel succo d’arancia.
“Due”, si disse, “e niente latte insieme, perché sennò rompe che fa acidità.” Dopo aver trovato un vassoietto, si diresse nella camera di Potter, e quando ne aprì la porta, rimase shockato: come si poteva dormire in un buco del genere? Anche solo immaginarlo per lui era impossibile, se fosse stato al posto del moro, avrebbe avuto di sicuro un attacco di claustrofobia. Non che la stanza dove dormiva lui fosse particolarmente ampia, specialmente se confrontata con quelle che aveva al Malfoy Manor, però…
I suoi pensieri si interruppero, quando vide l’altro muoversi.
– Harry…
Lo chiamò piano, mentre si avvicinava a lui.
– Mhh… Draco… che ci fai qui?
Mugolò Harry.
Il biondo sorrise.
– Servizio di colazione in camera.
Il moro si stropicciò gli occhi, confuso, e Draco notò che guardarlo così gli faceva tenerezza.
– Servizio che?
Domandò, più sveglio, mettendosi a sedere con la testa poggiata al muro.
Poi notò il vassoietto nelle mani di Malfoy.
– Hai cucinato?
Draco annuì imbarazzato.
– Non è che ho fatto poi molto…
– E tutta questa gentilezza da dove spunta fuori?
Chiese divertito.
Draco gli ficcò il vassoio fra le mani.
– Oh, piantala. Pensavo ti avrebbe fatto piacere, ma se continui a fare così me ne vado.
Harry gli sorrise.
– Sei davvero incredibile…
Il serpeverde arrossì violentemente, e mentre Harry prendeva la forchetta, guardando la frittata da ogni lato, come per volerla studiare, borbottò:
– Non sono poi un grande cuoco… Se fa schifo lasciala, non mi offendo.
Harry scosse la testa, mentre la assaggiava. La sua espressione cambiò improvvisamente non appena cominciò a masticarla, ma si sforzò di non farlo notare.
– No, no, è buonissima…
Draco lo guardò compassionevole.
– Non sai mentire…
– E va bene, hai messo lo zucchero al posto del sale, rincoglionito. Ma apprezzo il pensiero, è stato un gesto davvero carino…
“E dolce”, pensò, ma evitò di dirlo.
– Grazie…
Aggiunse poi, prima di addentare una fetta di pane e marmellata.
Una volta finito di mangiare, Draco lo costrinse ad alzarsi.
Il moro avrebbe voluto restare un altro po’ a letto, ma l’altro glielo impedì.
– Cattivo… lo so che tu mi odi.
Mugugnò Harry.
– Oh, sì Potter… ed una sera di questa vedrò di ucciderti nel sonno.
Ribatté Draco, mentre lo trascinava via per una manica e lo sbatteva in bagno.


Nel pomeriggio Draco ebbe la sua piccola rivincita, battendo un paio di volte Harry a scarabeo. Gli diede un po’ fastidio il fatto che la cosa non scocciasse per niente al moro, dato che a cosa più bella nel battere qualcuno stava nel fatto che puoi goderti la sua espressione di rabbia e frustrazione, ma in fondo non si può avere nulla dalla vita.
Poi, su richiesta di Draco che si era stancato di starsene chiuso dentro casa, uscirono per fare un giretto.
Lì vicino c’era un parco comunale, ed Harry pensò che magari a Draco sarebbe potuto piacere stare un po’ a contatto con la natura. Aveva ragione.
– Che carino! – esclamò – Tu da piccolo venivi qui a giocare?
Harry scosse la testa.
– No, in linea di massima restavo nel giardino di casa.
– Ma è un buco! Cioè, non voglio sminuire casa tua, ma…
Harry sorrise tristemente.
– No, è vero. Però i miei zii non volevano che io avessi contatti con la gente… normale. Avevano odiato mia madre per il fatto di essere una straga, ed odiavano me per lo stesso motivo. Non sopportavano il fatto che potessi imbarazzarli davanti a qualcuno.
Draco si sentì un po’ in colpa per aver iniziato il discorso, ma ancora di più sentiva la rabbia crescergli dentro per il comportamento dei parenti di Harry.
– Gente normale? E perché, tu cos’eri per loro? Non è che poi avessi scritto in fronte “Ehi, guardatemi, sono un mago!”
Harry scosse la testa, trattenendo una risata.
– No, è vero, ma per loro era come se ce l’avessi. Ancora adesso mi considerano una specie di mostro…
Disse passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato.
Poi mormorò:
– Scusa, non volevo intristirti con questi discorsi. Draco si avvicinò a lui, e gli posò una mano su una spalla.
– Scusami tu. Se avessi saputo, non te l’avrei chiesto…
Harry abbassò lo sguardo.
– Ma non lo sapevi. Comunque, oramai non importa più. È passato il tempo in cui facevo sì che una cosa del genere potesse ferirmi.
Mormorò, anche se il suo sguardo diceva il contrario.
Draco lo attirò a sé, e lo abbracciò, spiazzandolo un secondo.
Non credeva che il biondo avrebbe fatto spontaneamente una cosa del genere, ma in fondo ne aveva bisogno.
Per quanto cercasse di fingere perfino con sé stesso che non gli importava affatto dei suoi zii, in realtà era una ferita che ancora non si era rimarginata, ed Harry sospettava che non avrebbe mai potuto rimarginarsi del tutto.
Strinse Draco, e poggiò la testa nell’incavo del collo del biondo, che gli accarezzò la schiena lentamente.
Era la prima volta che si lasciava andare con qualcuno per quanto riguardava i suoi zii, ed anche se Ron ed Hermione conoscevano la situazione, non ne avevano mai parlato. Non si accorse neppure delle lacrime che avevano cominciato a scendere dai suoi occhi.
Dopo un po’, Draco lo separò delicatamente da sé, e asciugandogli gli occhi con le dita, gli chiese:
– Preferisci tornare a casa?
Harry scosse la testa.
– No, tranquillo. Scusami, sembro un idiota…
– Non è vero.
Disse serio accarezzandogli una guancia.
– Dai, cerchiamo una panchina.
Propose Draco, prendendolo per mano.
– E, Harry… non sei un mostro. Sei una persona fantastica, e se te lo dico io puoi crederci. Solo che i tuoi zii sono dei coglioni, tutto qui.
Harry arrossì leggermente, e strinse la mano di Draco.
– Grazie.
Sussurrò il moro, e Draco con un’alzatina di spalle ribatté
– E di che? Dopo tutte le volte che hai sopportato le mie turbe mentali, mi pare il minimo.
Harry sorrise.
– Mannaggia, così non potrò più chiederti di pagarmi per il supporto morale…
– Non l’avresti fatto comunque… Chi vorrebbe i soldi del figlio di un mangiamorte?
– E chi sarebbe tanto pazzo da portarsi a casa il figlio di un mangiamorte che lo odia?
Domandò a sua volta Harry.
Draco lasciò la sua mano, per dargli una spinta.
– Di certo uno squilibrato mentale…
– Concordo. Uh, ecco una panchina!
Esclamò il moro indicando davanti a sé.
– A chi arriva prima!
Gli disse il serpeverde, cominciando a correre.
– Ehi, non vale! Sei partito prima!
Esclamò Harry, per nulla infastidito, mentre correva dietro a Draco, cercando di afferrarlo per la maglietta, senza riuscirci.
Il biondo con un salto conquistò la vittoria, e facendo una linguaccia ad Harry glielo rinfacciò. Quest’ultimo con uno spintone quasi lo buttò giù, ma Draco reagì e presto finirono a litigare scherzosamente.
Ed Harry, che già non pensava più ai suoi problemi d’infanzia, si sentì libero, come non mai.



- continua… -



Note dell’autrice


Ed una volta tanto anche Harry ha modo di sfogarsi… mi pare pure giusto, no? Che ne pensate?
Lasciatemi un commentino!
Bacioni, Vahly











   
 
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