"Edmund, credo di doverti delle scuse" disse la piccola Lucy entrando nella stanza del fratello. 

"Cosa vuoi dire, Lu?" le domandò Edmund. 

"Io ho fatto la bugiarda come sempre" disse Lucy. "Mi sono inventata quella storia di Narnia, e tu hai fatto bene a dire la verità, e cioè che era tutto frutto della mia fantasia". 

Edmund era sbalordito dalle parole della sorella. Sapeva che Narnia era vera, c'era stato anche lui, e si sentiva tremendamente in colpa per aver dato della bugiarda a Lucy davanti i suoi fratelli. Ma quella storia era davvero assurda e Susan e Peter non ci avrebbero creduto né ora e né mai. 

E ora Lucy veniva a chiedergli scusa? 

"Lucy, io..." 

Edmund non poteva dire a Lucy che l'aveva fatto apposta, la sorella si sarebbe offesa, ma non poteva nemmeno dire che Narnia non esisteva, l'avrebbe preso per matto. 

E allora, cosa fare? 

"È solo che mi manca papà." 

Sviare l'argomento, la cosa migliore. 

La piccola Lucy si sedette sul letto vicino il fratello. 

"È in guerra da moltissimo tempo" continuò. "E noi siamo qui in questa casa con due sconosciuti." 

"La mamma ci ha mandato qui per proteggerci" affermò Lucy. "Era pericoloso restare a casa." 

"Sì, è vero" l'assecondò il fratello. 

"E poi non è così male stare qui. A quest'ora non avremmo mai scoperto Narnia!" esclamò la minore dei Pevensie. 

Sei furba, sorellina ammise Edmund. Hai sicuramente preso da me. 

"Che ne dici di giocare a nascondino?" esordì Edmund. "L'ultima volta hai interrotto il gioco, sbucando fuori quando Peter aveva appena finito di contare e affermando d'esser stata via per ore..." finì la frase già fuori dalla porta. 

Ma dovrà passarne di tempo per superare il maestro! 

Lucy sospirò. E va bene, se non riesce a farlo ammettere a Edmund, troverà un modo per farlo vedere a Susan e Peter stessi!