Serie TV > Nikita
Segui la storia  |      
Autore: _G0tik4_    27/02/2012    4 recensioni
Stagione 1 AU. Alex/Michael. Quando Alex è reclutata nella Divisione, non ha idea che ci sono proprio loro dietro la morte della sua famiglia. Tutto ciò che vuole è ricominciare e crede che lavorare per la Divisione servirà a redimerla. Ma si sbaglia. L'unica persona che le guarda le spalle è anche l'unica che è destinata a tradire. Ma Alex sarà davvero pronta a tradirlo alla fine? E Michael, riuscirà mai a perdonarla? E se scoprisse che la stessa Divisione è il motivo per cui sua moglie e sua figlia sono morti? Si unirà a Alex nella battaglia contro di essa? No Nikita, almeno per il momento.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexandra Udinov, Michael, Owen Elliott, Sean Pierce, Seymour Birkhoff
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Questa storia sarà una Alex/Michael e inizierà direttamente dalla prima puntata della prima stagione come potete vedere ma sarà AU. Nikita infatti non sarà la protagonista ma la storia girerà tutta intorno ad Alex. Nikita non sarà l’agente ribelle, scappata dalla Divisione dopo che il suo fidanzato è stato ucciso, avrà un ruolo totalmente diverso e non apparirà per un po’ di tempo. Sarà dalla parte dei buoni però, non preoccupatevi! Alex invece non sarà la recluta doppiogiochista che è nel telefilm, almeno non all’inizio. Non sa ancora che la Divisione ha ucciso la sua famiglia, non sa nemmeno che la Divisione esiste sino al momento in cui viene reclutata. Sarà solo quando si troverà dentro la Divisione che inizierà a scoprire come sono veramente andate le cose la notte in cui suo padre è stato ucciso. Il pairing principale è Michael/Alex ma con probabili 'momenti' in futuro tra Alex e Owen, Alex e Ryan, Alex e Birkoff(come succede con Nikita nel telefilm) ma soprattutto tra Alex e Sean(perchè sono una coppia nel telefilm, o almeno lo erano). Owen finirà probabilmente con Nikita comunque.

Ho quotato direttamente dal Pilot, quindi riconoscerete molte delle battute. Per ora non ci sono molte differenze dalla storia originale ma ben presto le cose cambieranno. Spero vi piaccia!

 

Prologo

 

Detroit, Michigan.

 

“Muoviti.” Alex non riusciva a mascherare il nervosismo, le mani che stringevano il fucile erano madide di sudore e la sua presa non era ferma come sarebbe dovuta essere. Ancora non riusciva a credere di essere caduta così in basso. Era arrivata persino a rapinare delle farmacie pur di farsi. Che fine aveva fatto la ragazzina felice che faceva escursioni in mezzo al bosco con suo padre? Guardatela adesso invece, si vergognava di ciò che era diventata ma non poteva farci niente. Tutto era cambiato da quella notte, quando l’incendio nella villa era scoppiato e suo padre era stato ucciso da quegli uomini col passamontagna. Qualcuno, non sapeva chi, l’aveva salvata, tirandola fuori da lì ma non era servito a niente. Gli anni successivi a quella notte erano un incubo che non riusciva a cancellare dalla mente e ora, anche se le cose andavano un po’ meglio, era sempre schiava delle droghe che tanti anni fa la costringevano a prendere.

Cercò di scacciare quei pensieri e di tornare alla situazione attuale. Osservò il suo ragazzo per un attimo, stando attenta che i tre ostaggi inginocchiati a terra non si muovessero dalle loro posizioni. Ronnie stava riempiendo velocemente di scatole di medicinali le due sacche nere che aveva tra le braccia.

“Dai sbrigati.” Alex si rigirò velocemente verso gli ostaggi ma nessuno si era mosso, tornò così ad osservare Ronnie, il fucile che stringeva tra le mani ora leggermente abbassato verso il pavimento.

Fu un attimo, una questione di secondi e uno dei tre ostaggi si alzò e cercò di aggrappare il fucile, il minuto dopo uno sparo e l’uomo cadeva a terra morto. La maschera che indossava venne schizzata di sangue ma erano i suoi vestiti che avevano ricevuto il danno peggiore. L’aveva ucciso, certo senza volerlo, il colpo era partito senza che lei avesse intenzione di sparare, ma l’uomo era morto ugualmente, per mano sua.

Aveva voglia di gridare, di svegliarsi da quell’incubo ma era tutto vero. Una drogata e ora anche un’assassina. “Perdonami papa”. Diventare un’assassina era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Troppo tardi ora.

Guardò davanti a sé, verso il compagno che ora le stava di fronte. Non riusciva a distinguerne l’espressione per colpa della maschera che anche lui indossava. Tuttavia Ronnie non sembrava particolarmente turbato da questo ‘incidente’. Le droghe erano l’unica cosa che gli interessava.  Passò una delle due borse ad Alex senza dire una parola prima di scappare verso le scale.

La borsa in mano ancora aperta, anche Alex si affrettò a scappare ma inciampò proprio sul cadavere dell’uomo che aveva ucciso. Le scatole delle medicine si sparsero sul pavimento e si affrettò a raccoglierle.

Ronnie si girò un attimo per capire cosa l’avesse fermata e poi guardò verso le porte in vetro all’entrata. La polizia era quasi dentro l’edificio. Un ultimo sguardo verso di lei e poi Ronnie corse verso le scale lasciandola lì.

“Fermo, Polizia! Mani in Alto!” Gridò uno dei due poliziotti una volta entrato. Alex continuò meccanicamente a raccogliere le medicine, sperando di riuscire a scappare anche se la situazione era ormai disperata.

Entrambi i poliziotti l’afferrarono per le braccia e la misero in piedi prima di sfilarle la maschera dal volto.

“E’ una ragazza.” Uno dei poliziotti affermò sorpreso.

Le misero le manette ai polsi per poi portarla via. Solo in quel momento si rese conto che la sua vita ora era davvero finita.

 

Carcere di Massima Sicurezza, Michigan

 

Michael aveva visto numerose ragazze nella stessa posizione di quella che ora osservava da attraverso le sbarre che dividevano il corridoio con le celle dall’entrata del penitenziario. Ragazze finite, con una vita difficile alle spalle, orfane e senza punti di riferimento che per colpa di scelte sbagliate si ritrovavano proprio dove la ragazza, Alex, era adesso. C’era stato un tempo, diversi anni fa, che credeva davvero di fare la cosa giusta, spingere queste ragazze verso un’altra vita, una vita non scelta certo, imposta, ma almeno una vita che credeva fosse migliore. Ora non era più così sicuro.

Tuttavia ciò che pensava non aveva importanza, era il suo lavoro e si doveva limitare ad eseguire gli ordini.

“Questa và in isolamento. Occhio, è una che morde.” Sentì una guardia affermare malignamente.

“Avrai tanti ammiratori qui.” Continuò con lo stesso tono.

Proprio in quel momento, probabilmente provocata dalle parole beffarde della guardia, Alex iniziò a tirare pugni e calci nella vana speranza di riuscire a liberarsi e scappare. “E’ stato un incidente!” Continuava a ripetere, gridando. “Non volevo ucciderlo. Lasciatemi!”

Riuscì a liberarsi per un attimo, prima che le guardie la riafferrassero. Continuò a contorcersi ed ad urlare mentre veniva trascinata lungo il corridoio e portata verso la sua cella.

Sarebbe stata perfetta per la nuova vita che gli stava per offrire. E se si sentiva in colpa per quello che Alex sarebbe stata costretta a fare per ‘servire il proprio Paese’, cercò di non soffermarcisi a lungo.

 

Quartier Generale della Divisione, Posizione Sconosciuta.

Alex si risvegliò lentamente, gli occhi leggermente aperti per contrastare la luce bianca e abbagliante che proveniva dal soffitto e dalla parete di fronte a lei. La sua vista era sfuocata ma riuscì a distinguere una sedia in metallo sulla sua sinistra. Si rese conto che era sdraiata su un letto, uno vero, non la brandina di un carcere. Si alzò seduta si soprassalto, la vista che iniziava a schiarirsi.

La stanza in cui si trovava era circondata da pareti in cemento ed era piuttosto spoglia, fatta eccezione per una scrivania e un comodino con due mensole sopra di esso.

“Ciao Alex? Ti fai chiamare Alex giusto? Mai Alexandra?” sentì provenire da una voce all’interno della stanza.

Si rese conto in quel momento che c’era un uomo con lei nella stanza, poco più che trentenne, forse trentadue-trentatre anni, castano, con un po’ di barba, vestito in giacca e cravatta, molto attraente ma con un’aria fin troppo seria.

“E tu chi sei? Che posto è questo?” Alex chiese a metà tra lo spaventato e il sospettoso.

“Ovviamente non è una prigione. E non siamo nemmeno in Michigan, anche se siamo gli unici a saperlo.” Alex lo osservò avvinarsi alla scrivania alla destra del suo letto e afferrare una cartella di metallo per poi aprirla. “Il primo Novembre, il medico del carcere ha certificato la tua morte, classificandola come suicidio.”

A quel punto si avvicinò al suo letto. Alex continuò a osservarlo, il suo viso che rifletteva la confusione che provava.

“Le tue ceneri riposano qui.” Indicò con una mano la foto di una cripta, di un cimitero non precisato, all’interno della cartella che aveva poggiato, aperta, ai piedi del letto. La pagina sulla destra riportava invece la sua fedina penale.

“Mi chiamo Michael e lavoro per il Governo, vogliamo offrirti una seconda opportunità.” Continuò, prendendo la sedia davanti alla scrivania e sedendosi direttamente davanti a lei, ai piedi del letto sulla sinistra.

“Perché? Perché a me?” Alex gli chiese ora più spaventata che confusa.

“Beh, perché sei una giovane e bella ragazza bianca, senza legami affettivi e senza un passato. Quello in realtà ci sarebbe ma è difficile da ricostruire; ma quello che maggiormente ha attirato la nostra attenzione è come hai ammazzato un criminale che stavamo per ammazzare noi.”

Alex a quel punto si alzò di corsa dal letto e cercò di scappare ma Michael le afferrò il polso, girandole la mano verso il basso, impedendole di muoversi.

“Si chiamava Kyle e contrabbandava droga. Se ti alzi ti spezzo il polso.”

“Io non ho ucciso nessuno, è stato Ronnie.” Cercò di negare, alzando leggermente la testa e pregandolo con gli occhi di lasciarla andare.

“Non mentire, abbiamo visto i video della sorveglianza, e ascoltato le dichiarazioni dei due testimoni. Sappiamo come è andata. Sappiamo anche che è stato un incidente. Non preoccuparti comunque, come ho detto era un criminale e sarebbe morto in ogni caso.” A quel punto le lasciò andare il braccio e Alex tornò a risedersi sul letto, raggomitolandosi con le braccia che abbracciavano le gambe, le spalle appoggiate alla parete.

“Per quanto riguarda il tuo compagno, è stato trovato morto a pochi metri da casa. Overdose. Al suo funerale non c’era nessuno.”

Alex iniziò a piangere, i capelli bagnati di sudore e non lavati, che le coprivano parte del viso.

“La tua vita si è chiusa, Alex. Io te ne posso offrire un’altra. Ma dovrai guadagnartela.”

“E come faccio a guadagnarmela?” Chiese con voce leggermente tremante.

“Addestrandoti. A non sembrare una troietta strafatta per esempio. Dovrai assumere una postura corretta, camminare come si deve, parlare educatamente.” Michael si alzò a quel punto, bussando alla porta per indicare che aveva finito e potevano aprire. “E imparare a servire il tuo Paese, invece che pensare solo a te stessa.” Si girò un’ultima volta verso di lei prima di uscire, la porta che si richiudeva dietro le sue spalle.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Nikita / Vai alla pagina dell'autore: _G0tik4_