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Autore: Paisean    27/02/2012    9 recensioni
Ciao a tutti!
Questa storia parla di una Isabella diversa, credo unica in questo sito.
Isabella soffre di anoressia, si vede grassa e brutta e mira alla perfezione del corpo.
Vuole essere un piuma così da poter volare via in un altro mondo.
Tratto dal primo capitolo:
Tutto urlava “Ospedale”, perfino i giornali di gossip sembravano pazienti in preda al dolore.
Almeno ci fosse una reale motivo al fatto che mi trovassi in quel posto da me sempre odiato.
“Perché menti a te stessa? Sai benissimo perchè ci troviamo qui” sussurrò la Voce “Per colpa delle tue grosse chiappe, della pancia gonfia e delle tue gambe grosse”
Dovevo ammettere che per l'ennesima volta la Voce avesse ragione. Come sempre.
Allora questa non so se sarà destinata ad essere solo una one-shot o che con il tempo decida di continuarla. Ma spero che abbiate voglia di leggerla e commentarla.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Anorexia





 

Bianco.
I muri, il pavimento, il soffitto, le porte, anche quegli stupidi divanetti erano dannatamente bianchi.
Tutto urlava “Ospedale”, perfino i giornali di gossip sembravano pazienti in preda al dolore.
Almeno ci fosse una reale motivo al fatto che mi trovassi in quel posto da me sempre odiato.
“Perché menti a te stessa? Sai benissimo perchè ci troviamo qui” sussurrò la Voce
“Per colpa delle tue grosse chiappe, della pancia gonfia e delle tue gambe grosse”
Dovevo ammettere che per l'ennesima volta la Voce avesse ragione. Come sempre.
Mi sedetti su una poltroncina libera mentre mia mamma andava in segreteria a chiedere se il dottore
fosse libero per la mia visita.
“Invece di startene qua seduta dovresti fare cento giri di corsa attorno all'ospedale per smaltire
l'insalata che hai mangiato a pranzo”
mi disse la Voce.
Non posso che ignorarla, almeno finchè non uscirò da questo ospedale.
Mia madre ritornò e mi chiese per l'ennesima volta come stavo e se avevo fame.
Avrei voluto urlare che non stavo affatto bene per colpa del mio peso esagerato,dei miei enormi fianchi
e che darmi da mangiare sarebbe stato come rotolarmi nella carne prima di andare
in una gabbia di leoni affamati. Invece mi limitai a dire che era tutto apposto.
La porta affianco a me si spalancò ed uscì un'infermiera.
«Entri il prossimo» disse guardando un attimo la cartella con gli appuntamenti. «Swan»
Appena finito di parlare mia madre si alzò, e io con lei.
«Siamo noi» disse con voce stanca, mentre entravamo nella stanza.
Come c'era da aspettarsi era banalmente bianca. Appena entrai il dottore si
alzò dalla sua scrivania con una cartella clinica in mano, probabilmente la mia.
«Isabella Swan» lesse mettendosi gli occhiali sul naso.
«Eccomi qua!» dissi con falso entusiasmo.
«E' una normale visita di controllo, quindi faremo test base: pressione,
peso altezza e robe varie» disse attento a pesare le parole nel modo giusto.
Alla parola peso mi immobilizzai più di prima. Quella parola per me significava tortura, imbarazzo quando
probabilmente il dottore avrebbe riso di quel numero esagerato.
Nella mia mente continuavo a sentire le risate e le prese in giro delle persone mentre gli passavo a fianco,
vedevo i bambini indicarmi per strada come se fossi una anormale, ma in fondo lo sono.
«Inizia a spogliarsi e si distenda sul lettino» disse il dottore mentre prendeva gli attrezzi necessari.
Le risate aumentavano, forse cercavano di farmi esplodere la testa.
Chiusi gli occhi cercando la calma dentro di me, invece trovai ricordi dolorosi e ferite non ancora guarite.
 
«Isabella palla di lardo! Isabella cicciona! Isabella ingrassa ma non scoppia! Ahaha»
i bambini cantavano attorno a lei, e quelli che erano
amici o amiche erano la a fare il coro e a ridere come iene.
Sentiva gli occhi colmarsi di lacrime e le guance bagnarsi.
«Smettetela!» urlò lei cercando di fermarli.
Ma loro continuavano a ridere indicandola come se fosse un mostro.
 
«Ehi Bella ci sei?» chiese mia mamma sventolandomi una mano sulla faccia.
«Si»
«Dai, ti ha chiesto tre volte se ti puoi spogliarti e non hai mai risposto!» disse un po' seccata.
 «Devo proprio? Non mi sembra una procedura obbligatoria» dissi cercando qualche scusa.
“La vedo già tua madre vergognarsi di avere una figlia obesa, e poi immagina la faccia del dottore
mentre vede le tue grosse chiappe!“
sussurrò la Voce.
«Dai Bella non fare troppe storie!» intervenne mia mamma. 
Riluttante iniziai a sfilarmi la felpa e i pantaloni, rimanendo semplicemente in mutande, canottiera e reggiseno.
Cercai subito di non guardare la reazione dei presenti, ma per una frazione di
secondo notai lo sguardo del dottore allarmarsi.
«Ehm.. Sdraiati sul lettino» disse il medico togliendosi dal collo il fonendoscopio.
Feci come mi disse e iniziò a tastarmi il petto con quell'attrezzo. Appena finito tirò fuori il
Sfigmomanometro e mi calcolò la pressione.
Successivamente calcolò l'altezza e il peso. Fece tutto questo senza dire niente, senza fiatare.
A volte controllava due volte i dati, come per esserne sicuro. Ma sicuro di cosa? Del mio grasso?
«Hai un ciclo regolare, Isabella?» chiese lui.
«Ehmm..Da qualche mese il ciclo è assente» gli dissi rossa in faccia.
«Quanti mesi esattamente?»
«Circa dieci, mese in più mese in meno» risposi un po' evasiva. La verità la sapevo fin troppo bene.
Erano specificatamente 14 mesi, ma non volevo esagerare la cosa più del dovuto.
Insomma non avevo mai avuto il ciclo regolare, ho sempre saltato mesi, ed era più una
rarità se mi venivano e non il contrario.
Quando ebbe finito mi chiese di rivestirmi e di sedermi davanti alla sua scrivania.
«Aspetti, prima di andare volevo farle altre domande, Isabella» mi disse il dottore
con una calma quasi finta. «Ti gira mai la testa?»
«Qualche volta, ma credo sia normale»
«Soffri mai di dolori fisici, come ai muscoli addominali o altri? Sensazioni di freddo improvvise?
Tutto è importante per inquadrare il quadro della situazione»
«Sì, ho qualche dolore addominale dopo aver fatto esercizio fisico.
E ovviamente ho sensazioni di freddo abitando in un paese dove piove sempre» risposi con finta ironia.
«Fai tante volte esercizio? Come palestra, corsa o nuoto» mi chiese ancora.
“Tu nuoto? Questo medico deve avere tanto senso dell'umorismo! Insomma immaginati in costume,
sarebbe una scena comica!”
sussurrò la Voce.
«Si faccio cyclette quasi ogni giorno» risposi cercando di stare calma.
«Quante ore circa?»
«Mezz'ora, un oretta. Non so» dissi cercando di mentire il meglio possibile.
Facevo un'ora e mezza di cyclette ogni giorno dopo pranzo, per bruciare le calorie.
Dopo altre domande mi chiese di uscire per poter parlare in privato con mia madre.
La porta rimase socchiusa abbastanza da riuscire a sentire i loro discorsi.
«Vede signora, sua figlia come avrà di certo notato è molto più magra delle altre adolescenti.
Ma se fosse semplice magrezza non starei qui a parlarle e molto probabilmente
neanche lei oggi sarebbe qui. E sono qui per rispondere ai suoi dubbi» disse il medico cercando le giuste parole.
Riuscivo solo a sentire quello che dicevano senza poter vedere le loro reazioni.
«Sua figlia ha un ritmo cardiaco molto lento, pressione bassa, da quasi un anno il periodo mestruale è assente,
ha affermato lei stessa di sentire dolori  addominali, di sicuro dovuti all'eccessivo dimagrimento.
E questi signora sono un po' dei molti sintomi dell'anoressia»
Dopo non sentii più niente del loro discorso, troppo presa a scappare dal quel luogo.
"Questo non è un ospedale, ma un manicomio! E i dottori come quello sono quelli fuori di testa! Insomma
hanno molta fantasia per crederti anoressica!"
Rideva la Voce.
Le sue risate erano fastidiose, che ti prenetano nella pella e tu non puoi fare niente per evitarlo.
Quindi corro veloce cercando di scappare da quella voce malvagia.
Di certo erano tutti pazzi. Per essere anoressici bisogna essere magri e io di certo non lo ero. 
Forse se avessi corso più veloce avrei raggiunto un mondo dove non c'era un corpo a bloccare la tua anima. 
Dove tutti erano trasparenti come l'acqua.
In un luogo dove l'importanza non era la bellezza, ma la sostanza.
Un posto dove potevo essere leggera come una piuma così da poter volar via al soffio del vento.
Chiusi gli occhi sperando che tutto diventasse reale e non solo una mia immaginazione, ma quando 
gli riaprii vidi mia madre che correva verso di me come una disperata per raggiungermi.
Forse un giorno sarei riuscita a diventare perfetta. Ma mentre aspettavo quel giorno mi
facevo trascinare a forza da mia madre.
Quel tragitto in auto fu il più lungo della mia vita, ma non per la distanza dall'ospedale a casa mia
ma per il silenzio di tomba che regnava padrona.
Arrivati a casa notai che l'automobile di Charlie non era ancora parcheggiata sul vialetto, e ancora
senza dire parola entrammo in casa. Corsi subito in camera mia e mi tolsi i miei vestiti per rimanere
in tuta e chiusi la porta chiave per impedire a chiunque di entrare. Feci tutto senza mai guardarmi allo specchio.
Per un estraneo sarebbe stato impossibile non guardarsi allo specchio dato che occupava mezza
parete principale, ma con la mia forza dell'abitudine di schivarlo era diventato un giochetto da
ragazzi.
Mi sedetti sulla cyclette e corsi tanto, corsi fino allo stremo, fino a quando non riuscivo più a sentire
le gambe. Solo dopo ero soddisfatta.
Come un automa scesi e mi posai con delicatezza sulla bilancia che fino a prima era sotto il letto.
Incrociai le dita sperando che il risultato avuto all'ospedale fosse diverso almeno di qualche grammo.
35 kilogrammi.
Lentamente avrei raggiunto la perfezione e quella piuma che per me era diventata un riferimento.

Ciao a tutti!
So di aver trattato un argomento molto delicato, ma spero che nessuno pensi che abbia parlato
di una malattia come se fosse un gioco, uno scherzo. Perchè vi assicuro che non era il mio
obbiettivo. 
Non so se rimarrà una one-shot, o con il tempo decida di continuarla, ma sarò molto felice di
sentire i vostri giudizi.
Con affetto.
Monica

 


   
 
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