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Autore: MichaelJimRaven    28/02/2012    0 recensioni
Un prologo totalmente inventato, per il bellissmo libro " La Storia Infinita" di Michael Ende
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo le pianure dell'ovest  non vi era altro da fare che oltrepassare il lago di Neran, la ninfa dei Rohensi.

Aveva camminato per quasi due giorni e , oramai, l'imbrunire di quello stesso giorno di marcia e fatica era prossimo.

 Noth era consapevole di avere poco tempo ancora,  prima di mancare completamente all'invito che gli era stato fatto.

Erano quasi dieci anni che non faceva ritorno: da quando aveva aiutato l'Impero a sedare la rivolta dei Mordiroccia.

A quei tempi, il nord non era sicuro come adesso. Oggi, grazie alla pace fatta tra i giganti di pietra e gli Elfi di Transal, era possibile viaggiare ed esplorare quelle tere in cerca di cibo e minerali rari senza rischiare di finire dentro le trappole di una delle due fazioni che all'epoca erano bellicose e continuamente in guerra e litigio.

Ci era voluto un bel po' di persuasione da parte di Noth.. e soprattutto, una lunga battaglia dove egli, con i gradi di generale, aveva condotto l'esercito delle Creature Diurne a fronteggiare la Notte ed il Buio che fino a quei giorni imperversavano indisturbate per quel regno.

BlackSpark, il cavallo di Noth, aveva rallentato la propria marcia , non sentendo più le spronate del suo cavaliere, intento a ricordare epiche battaglie di molti anni addietro.

Oramai era diventato un uomo di considerevole età ed esperienza; non più un guerriero dalla spada pronta e capace ma un deciso diplomatico e saggio consigliere.

L' Infanta Imperatrice lo aveva convocato per un consiglio sul nuovo male che stava affliggendo Fantàsia.

Dalle alte montagne del Nord e dalle assolate spiagge sabbiose del Sud, erano iniziate ad avanzare strane nuvole plumbee, grigiastre e di colore tetro, che inglobavano paesi e popolazioni facendo letteralmente sparire dentro esse , qualunque cosa vi finisse malauguratamente.

Non vi era alcuna spiegazione logica per quel fenomeno e , cosa più preoccupante, pareva non esistesse rimedio alcuno per fermarne l'avanzata. Noth non era in grado di spiegare a se stesso una sola motivazione valida da sottoporre al Consiglio.

Aveva una sola idea, e quella avrebbe esposto.

BlackSpark stava rallentando sempre di più la lemme marcia e il guerriero dell'Ovest, vestito della sua armatura da viaggio,  aveva deciso di fermarsi per qualche attuo a far riposare la bestia.

"Va bene, va bene …Pigrone di un cavallo! Se avessi saputo che ti saresti ridotto in questa maniera, avrei senz'altro continuato a farti galoppare giornalmente anche dopo la Battaglia di Eos!"

Avrebbe voluto mantenere un cipiglio severo, ma la smorfia di beffeggio del cavallo che gli aveva mostrato i dentro, nitrendo divertito , era riuscita a sciogliere anche quella parvenza di rimprovero. Cavalcava oramai da più di due giorni. Il lago era stato appena oltre passato.

Erano stato fermi almeno  un paio d'ore nelle quali si erano rifocillati: BlackSpark con fieno e zucchero, Noth con del pane e della carne secca che teneva sempre in grande quantità e scorta quando si trovava a dover compiere tragitti lunghi. Se la faceva preparare dal cuoco della Taverna del Lupo Grigio, il posto in cui si trovava a trascorrere intere serate a ridere, bere e raccontare vita vissuta e storie da focolare. Si viveva così, all'Ovest, quando si era in pace.

Dopo la pausa di ristoro, l'uomo si era rimesso in cammino verso la Torre d'Avorio , oramai prossima , situata al centro di Fantàsia, fulcro e risorsa dell'Impero.

Non vi era vento e la notte era fresca.

BlackSpark era riuscito a destreggiarsi egregiamente nelle piccole paludi boschive che delimitavano l'arrivo all'enorme prato che fungeva da parco alla Torre.

Infatti, dopo l'ultimo canneto che ancora la celava alla loro vista, eccola apparire davanti agli occhi di cavallo e cavaliere in tutta la sua fulgida luce e perfezione.

" Ci siamo, Blackie! Te la ricordi?"

Il cavallo aveva praticamente fermato il trotto a pochi metri fuori del canneto ed aveva sbuffato compiaciuto alle parole di Noth.

Il prato verde si dilungava davanti a loro a perdita d'occhio. Da Nord e da Est, le montagne sembravano abbracciare quel luogo ergendosi a naturale protezione , come barriera invalicabile.

Al centro di questo spettacolo naturale si ergeva, poggiata su due enormi costoni di roccia lavica e sedimentata, l'imponente stelo bianco che costituiva la base della Torre d'Avorio. In cima ad essa, il trifoglio dorato che fungeva da piattaforma al palazza Imperiale, sembrava splendere di luce propria, rischiarando la valle del parco con i pistilli ideali di quell'enorme fiore bianco e luminoso. Dietro di essa, la grande Cascata dell Oblio, precipitava l'acqua del fiume Onivals per un profondo salto di un centinaio di metri, per poi fluire placida verso la pianura del grande Sud.

Lentamente, BlackSpark aveva ripreso a trottar verso la base della Torre, raggiungendola in una manciata di minuti.

La stalla Imperiale e le staffe dei viaggiatori erano già piene dei cavalli degli altri convocati. Parecchi metri sopra Noth, la riunione per le decisioni era iniziata da poco; poteva udire le voci conosciute di Cairon, il centauro dal doppio cranio , e Labes , il vecchio saggio dalla lunga barba bianca. I due principali consiglieri dell'Imperatrice.

"Rimani qui, Blackie! Non ci metterò molto.." aveva rassicurato al proprio cavallo, Noth, mentre lo legava alla staffa dorata che correva attorno alla stalla Imperiale. Il piccolo stalliere si era prodigato per dare una mano al possente cavaliere dell'Ovest, ma Noth lo aveva bloccato con un gesto della mano e le parole dure e seriose degli uomini del suo Regno. "Ad Ovest non servono aiuti. Si offrono agli altri!" e, con un sorriso, si era incamminato lungo la grande scalinata d'avorio bianco che portava fino all'androne principale, e da l', alla sala del Consiglio.

Le pareti dell'androne non avevano quadri o dipinti. Vi erano rappresentative venature dell'avorio, intarsiate nel cuore stesso della Torre. Fiori di ogni tipo e specie vi sbocciavano spontaneamente, aiutati dalla magia di quel luogo incantato. L'ultimo angolo di corridoio prima della Sala del Consiglio, era gremito di curiosi popolani , i quali non avevano accesso a quel simposio importante, e si erano ammassati dinanzi al portone , bloccandone il passaggio.

Senza dire alcune parole, Noth aveva estratto Etier, la spada bianca forgiata dai Maghi del Nifosan, a est della Valle della Luna. Era particolarità di quella lama, brillare al buio per diffondere la luce ed infondere il coraggio in chi la portasse al fianco.

Nessuno, oltre al guerriero dell'Ovest, aveva potuto mai ambire a una tale arma perfetta e , a detta dei Maghi, invincibile; certo era che Noth non aveva mai perso un duello, grazie anche alla particolarità della sua pregiata spada.

La luce di Etier aveva illuminato il lungo corridoio in pietra , fino a lambire le spalle dei curiosi che intralciavano il passaggio.

Come toccati da quella calda luce bianca, i primi avevano iniziato a voltarsi e a riconoscere il Grande Noth, custode dell'Aurin e Liberatore dell' Impero.

Al suo lento incedere, essi si scostavano placidi ed in silenzio.

Alcuni abbassavano il capo in segno di rispetto e altri, addirittura, applaudivano al passaggio di uno dei più grandi Eroi di tutta Fantàsia.

L'enorme porta di legno di quercia, con cardini d'oro e platino, era aperta sulla sala del Consiglio, allestita per le grandi occasioni.

Cairon , il centauro, era in piedi al centro di un circolo di uomini che discutevano. Le loro voci si erano fermate al sommesso rumore del popolo. Voltatisi tutti verso la porta della sala, avevano riconosciuto Noth di Amadin: il custode dell'Aurin.

Il Consigliere aveva voltato il proprio busto verso l'uomo dell' Ovest, scalciando terra con gli zoccoli.

"Sei in ritardo , Noth! Ad Ovest non esiste l'obelisco di Indir? "

Il rimprovero dell'anziano centauro era solo labiale. Sorrideva, contento e gioviale mentre muoveva sicuri passi incontro all'ultimo arrivato.

Era, Cairon, imponente e maestoso: scura la pelle, albini gli occhi, ricoperto in torso da una veste Blu, con ricami dorati. la lunga barba corvina, iniziava ad avere molti peli bianchi. Giusto davanti al Custode, aveva chinato la testa per guardarlo da pari a pari, quasi sfidandolo con i propri occhi.

Noth, imponente e marziale, portava il mantello con lo stemma dell'Impero. Solo i generali potevano fregiarsene. Il suo, però, aveva anche una particolare mostrina in argento, cucita a doppio filo attorno al collo.

Una mostrina che figurava due serpenti intrecciati.

"Ad Ovest, abbiamo tempo a sufficienza da potercelo gestire come crediamo, Cairon!"

era stata la pronta risposta di Noth, ricambiando lo sguardo del centauro, per nulla intimorito da quell'eccessiva prova di intimidazione fisica.

"Quali notizie porti, amico mio?" disteso, ora, Cairon aveva spostato il proprio essere, per permettere a Noth di affiancarlo per ritornare al centro del Concilio.

Era curioso come tutti gli altri membri di quella particolare sede, fossero rimasti in silenzio ed in ordine, considerando che fino a poco tempo prima, Noth aveva sentito le loro grida fino alla base della Torre.

Giunto al cento della Sala, assiema al Consigliere capo, l'uomo aveva risposto alla domanda scuotendo torvo la testa.

"L'Ovest ha cominciato ad accusare i primi segni di questo male oscuro. I villaggi delle montagne di Nora sono spariti..Assieme ad esse, purtroppo.. E pare che dal Reame di Tùrinas , le vedette degli alti colli stiano tenendo sotto controllo i movimenti delle strane nuvole. Le notizie sono le stesse di cui tu mi hai avvisato nella tua lettera, Cairon: L' Impero sta in qualche modo implodendo, divorato da questo.. Nulla!"

A quella parola, tutti presenti, esclusi quelli che non avevano bocca, erano trasaliti con un sospiro terrorizzato.

"..il Nulla sta avanzando. Ogni giorno di più. Dobbiamo trovare una soluzione, Noth! "

Cairon, fermo e duro davanti al Concilio, aveva mosso quella frase come un ordine verso l'amico di molti anni e di molte battaglie. Ora, egli era solo colui che faceva le veci dell'Imperatrice.

"Dov'e' l' Imperatrice, Cairon? Perché non presiede questa riunione?"

La domanda di Noth aveva trovato molti assensi tra la folla che presiedeva la Sala. La giovane e delicata ragazzina che era l'Imperatrice, era sempre presente a tutte le decisioni importanti che riguardavano ogni più' piccolo reame del grande Impero di Fantàsia..ed era piuttosto singolare che non fosse presente  in una situazione così grave.

Cairon aveva voltato il capo verso la porta del palazzo superiore, quello che custodiva la sala del Trono e le stanze dell' Imperatrice. Il suo sguardo era triste come la voce che usciva da lui in quel momento.

"Amico mio… La nostra cara e giusta Imperatrice è malata. Da quando il Nulla ha iniziato a manifestarsi nel nostro mondo… Lei è caduta in una sorta di catatonico malessere: i medici di corte non capiscono il motivo, ma io, sospetto che la cosa sia indissolubilmente legata al fenomeno che ci sta preoccupando!" solenne, ora, il centauro si era voltato nuovamente verso Noth, e lo guardava serio. " Occorre trovare l'origine di questo problema e sedarlo. Solo così potremo riavere la nostra Imperatrice in salute.. e il nostro mondo salvo!"

"Sei realmente sicuro che questa possa essere la soluzione migliore, Cairon? Non sappiamo alcunché su questa piaga che ci sta facendo morire! Non sappiamo dove porre e ricerche ne dove andare a chiedere consiglio!"

Cairon aveva incassato i dubbi di Noth con una disinvoltura che era tipica della sua razza: sembravano sempre "non toccati" dai problemi, ma capaci di gestirli e mantenerli dentro ad una sfera di casualità controllabile.

"L'Oracolo del Sud, Noth."

Ancora brusio, nelle voci dei presenti, questa volta più forte e preoccupato. Cairon si era trovato costretto a riportare il silenzio, intimando l'ordine dell'assemblea.

Solo Noth era rimasto impassibile. Si era avvicinato al centauro e aveva portato le mani dietro la testa, sganciando dal collo una collana d'oro.

Da quella collana, pendeva l'Aurin: il simbolo Imperiale. Un talismano costituito da due serpenti intrecciati che creavano l'inizio e la fine del mondo. Una sorta di Bene e Male, uniti per la reciproca sopravvivenza. Il Talismano che permetteva ai guerrieri la forza e l'immunitò dalla magie oscure. Era diceria di fantàsia, che fosse stato ritrovato all'alba dei tempi, assieme alla culla d'avorio in cui l'Imperatrice era stata generata.

Ancora una volta, l'emozione del popolo era diventata molesta per le orecchie di chi voleva ascoltare.

Ancora una volta, Cairon aveva riportato il silenzio.

"Sono troppo vecchio per un viaggio del genere, Cairon. Ho compiuto da poco sessantotto anni. Sono solo il custode dell'Aurin, oramai. Posso essere una guida, non un condottiero!"

Le mani dell'uomo stavano porgendo il Talismano al Consigliere.

"Prendi l'Aurin. Sarà molto più utile a chi dovrà compiere questa missione al mio posto!"

Il centauro aveva ricevuto solennemente quella collana dall'umano, e l'aveva ceduta altrettanto solennemente al mago di corte, che aveva subito provveduto a celarla dentro una sfera di vetro.

"Manderà un emissario a cercare il Cacciatore del Bufalo Purpureo. Egli è un guerriero valoroso, forte e capace!"

Noth aveva sorriso a quelle  parole.

Aveva avuto voce di quell'uomo, anche se non lo aveva mai incontrato di persona.

Si diceva che lui ed il suo cavallo, Artax, fossero veloci come il vento che soffia.

"Da quanto mi risulta, il Bufalo Purpureo scorrazza ancora libero per le praterie!"

Un sorriso, aveva accompagnato le parole di scherno del vecchio guerriero, oramai prossimo al congedo da quell'assemblea.

"Quarant'anni fa, mi era stato detto di rivolgermi al più grande guerriero dell' Ovest, colui che aveva debellato i Giganti del MeinFlen! E io stesso , avevo obiettato dicendo che mi risultava che ce ne fossero stati ancora, in giro! … I nostri ruoli si invertono, vero Noth?"

Il guerriero aveva sorriso.

Si era voltato verso la porta del Palazzo Superiore, ed aveva preso a muoversi verso di essa raggiungendo la scalinata principale, fermandovisi davanti.

Aveva nuovamente estratto Etier , conficcandola con la forza rimastagli, nell' avorio dell scalinata. Successivamente, si era inginocchiato davanti alla propria spada e a quelle scale, simbolo della loro sovrana.

Nessuno aveva udito le parole che l'uomo stava pronunciando in una sorta di preghiera, ma chiunque era stato in grado di sentire l'urlo barbarico che egli aveva lanciato alla fine di quella personale cerimonia.

Un condottiero aveva ceduto il passo.

Un  nuovo guerriero, ora, aveva sulle spalle il fardello della pace e della serenità dell' Impero.

Un guerriero giovane, forte e proveniente dallo stesso Ovest in cui lui era nato, cresciuto e per il quale aveva lottato e combattuto per decenni.

Quel guerriero, si chiamava Atreyu, e sarebbe arrivato alla Torre d'Avorio di lì a poco.

  
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