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Autore: niki_    28/02/2012    5 recensioni
"Woah! Roxas che non sa qualcosa!", si portò le mani sui capelli per un secondo "I Maya hanno ragione, il mondo sta per finire!".
"Smettila, idiota", borbottò seccato dandogli le spalle.
"Magari fra un mese ci sarà l'apparizione dei Cavalieri dell'Apocalisse! Preghiamo che la nostra anima riceva la grazia!", continuò con voce disperata.
"La pianti o devo tappartela io quella fogna?".
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Where the rainbow ends?
Where the rainbow ends? è tratta da una storia vera, più o meno. Molto meno che più. Insomma era un freddo sabato dei primi di febbraio, Blizzard aveva finito di imbiancare per l'ultima volta la città e le mie amiche mi avevano trascinata di peso in centro perché stare a casa con -2° è da asociali. Grazie, ragazze, per avermi fatto amputare il naso...
Cooomunque, stavo aspettando l'autobus quando, dall'altra parte del Viale, ho visto in una pozzanghera i colori dell'arcobaleno benché in cielo non ci fosse - ancora devo capire cosa fosse quel dannato riflesso... Alieni? - e la mia mente ha iniziato ad elaborare varie teorie sulla domanda del titolo (che vedrete esposta più in basso) fino a far nascere questa One-Shot che, per inciso, è anche la mia prima Akuroku (escludendo Sfortuna. Fortuna., ma quella è una drabble)! Anche se ancora ho qualche dubbio... Per il momento l'avvertimento dello Shonen-ai rimane, al massimo lo leverò. 
E basta, non ho altro da dire. Solo autopubblicizzarmi la raccolta (prevalentemente demenziale) 30 short, random stories e augurarvi tutto l'amore di questo mondo! *sparge cuori a random*

Pairings - Axel/Roxas 

Disclaimer - Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i suoi personaggi sono di proprieta di Tetsuya Nomura.
Se KH mi appartenesse Axel non sarebbe morto. Assolutamente no, Nomura bello, questo non ce lo dovevi fare!

Where the rainbow ends?
Roxas studiava attentamente le punte delle sue Converse nere mentre aspettava l'autobus che si stava avviando tranquillamente verso i venti minuti di ritardo. Piegò le ginocchia e sciolse un po' le gambe per cercare di non congelare sul posto maledicendo mentalmente quegli incapaci della compagnia dei trasporti che non riuscivano ad organizzare un servizio decente neanche nelle ore di punta della giornata. Avrebbe saltato il pranzo e ciò non lo aiutava a migliorare l'umore già pessimo per la pesante giornata che aveva appena passato.
Scalciò un po' di neve compatta per la stizza. Aveva nevicato, sì, ma non abbastanza per chiudere le scuole seppur in una quantità sufficiente a mandare in tilt tutta la città e i trasporti pubblici. E lui doveva prendere la corriera per raggiungere casa sua, sperduta in mezzo alla campagna, a mezz'ora di autobus dal centro abitato.
Mandò un'altra maledizione sottovoce - al sindaco, alla neve e alla compagnia dei trasporti - e alzò al massimo il volume dell'I-pod, sperando che Hero's come back riuscisse a calmarlo come al solito. Nonostante la musica a palla riuscì a sentire lo stesso il clacson di una Mini rosso fuoco. Dal labiale del guidatore dalla capigliatura dello stesso colore della carrozzeria riuscì a cogliere soltanto qualcosa come Roxy e passaggio.
"Ripeti, Axel", si tolse una cuffietta e si avvicinò al finestrino abbassato.
"Ho detto: ehilà, Roxy. Vuoi un passaggio per arrivare in culonia dove abiti tu?", sorrise l'altro.
Questo non se lo fece ripetere due volte e salì a bordo. "Grazie", bonfocchiò rapidamente rinfilandosi la cuffietta ma abbassando un pochino il volume.
"Allora, come stai, Roxy?", domandò affabile.
"Ti ho già detto milioni di volte di non chiamarmi Roxy perché, fino a prova contraria, non sono una ragazza", replicò guardandolo con un sopracciglio alzato "Comunque mi girano le palle: le scuole sono aperte e quella puttana della professoressa di latino si diverte a prendermi di mira, gli autobus non esistono più e a casa mia ci sono ancora cinquanta centimetri di neve che toccherà spalare a me perché Soruccio bello troverà all'ultimo una scusa per affibbiarmi tutto il lavoro", elencò rapido.
"Questo spiega Hero's come back", annuì il rosso come se parlasse fra sé e sé "Ma perché devi tenere il broncio anche con me?".
"Perché tu non aiuti a migliorare il mio umore", chiuse gli occhi con un mezzo sorrisetto per concentrarsi sulle ultime note della canzone.
"Che cattivo che sei!", si lagnò Axel scuotendo la testa "Io ti offro un passaggio e tu mi dici che ti dà fastidio vedermi?".
"Esattamente questo".
"Essere senza cuore", assunse un'aria da cane bastonato "Ecco, ora inizia pure a piovere!", osservò le goccie picchiettare contro il parabrezza.
"Almeno scioglierà la neve", sorrise fiducioso Roxas incrociando le dita.
Axel imboccò la superstrada sotto un temporale torrenziale che, contro le speranze dell'amico, si esaurì pochi minuti dopo.
"Ma che meraviglia!", esclamò allegro il rosso indicando fuori mentre il biondino borbottava qualcosa che assomigliavano a minacce di morte al fratello se non l'avrebbe aiutato a spalare quella fottutissima neve "C'è l'arcobaleno!".
Roxas seguì il dito di Axel fino a notarlo "Bello", annuì continuando a fissarlo.
"Secondo te dove finisce?", gli domandò all'improvviso.
L'altro ci rifletté su. "Non ci avevo mai pensato... Adesso come adesso non lo so".
"Woah! Roxas che non sa qualcosa!", si portò le mani sui capelli per un secondo "I Maya hanno ragione, il mondo sta per finire!".
"Smettila, idiota!", borbottò seccato dandogli le spalle.
"Magari fra un mese ci sarà l'apparizione dei Cavalieri dell'Apocalisse! Preghiamo che la nostra anima riceva la grazia!", continuò con voce disperata.
"La pianti o devo tappartela io quella fogna?".
Axel scoppiò a ridere rumorosamente. "Vuoi sapere un opinione esterna e non scientifica?", domandò con ancora un sorrisetto soddisfatto sul volto.
"Le tue opinioni non mi interessano, capelli a petardo".
"Non insultare la mia capigliatura! E comunque è di mia madre, non mia".
"Oh, se lo dice Aerith, d'accordo, sentiamo", appoggiò i piedi sul cruscotto e si tese verso l'altro.
"Lei mi diceva sempre, da piccolo, che l'arcobaleno finisce dove c'è la felicità", spiegò con l'indice alzato come se stesse spiegando un importante teorema.
"Avrei giurato nella pentola d'oro del folletto, ma questa è più fantasiosa", sorrise Roxas e inclinò la testa a destra - in un gesto che lo faceva assomigliare molto a Sora - pensoso "Il mio, allora, è infinito".
"Niente è infinito, Roxy: ogni cosa ha un inizio e una fine".
"Tralasciando il Roxy, che cavolo ti prende? Sembri più intelligente del normale!".
Axel posò la mano libera sulla testa di Roxas e gli scompigliò amorevolmente i capelli. "Oh, ma io sono intelligente. Sei tu che ti rifiuti di ammetterlo...".
"Non è questione di ammetterlo o meno,  è il QI", replicò calmissimo.
"Quei test non valgono niente", scosse la testa il rosso svoltando su una via laterale e rimanendo a bocca aperta "Allora non scherzavi quando dicevi che ce n'era mezzo metro...", scese dall'abitacolo fissando i cinquanta centimetri di neve che si trovavano sulla strada.
"Io non scherzo mai", ribadì Roxas passandosi la sciarpa intorno al collo "Grazie per il passaggio, Axel. Ci sentiamo stasera su Skype?".
"D'accordo, a patto che non mi ripeta La Divina Commedia per la millionesima volta: l'ho studiata anch'io quella roba!".
"Si vedono i risultati... A dopo", si avviò alzando una mano come saluto.
"Apetta, Roxy!", Axel lo rincorse, inciampando un paio di volte sui suoi piedi "Dato che non ho niente da fare potrei aiutarti a spalare".
"Mi chiamo Roxas, ROXAS! R-o-x-a-s, memorizzato?", si picchiettò la tempia con l'indice imitando l'amico con un sorriso mal celato sulle labbra "E comunque, grazie, ti devo un favore".
"Di niente", ricambiò lui con uno aperto a scoprirgli tutti e trentadue i denti "A questo servono gli amici".
E Roxas, guardando quel sorriso, non poté fare a meno di pensare alla storia di Aerith: Axel, senz'ombra di dubbio, era la fine del suo arcobaleno.

  
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